TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

La sindone

 

Analizziamo le Prove

          Iniziamo con il dire che in realtà non è un dogma credere all'autenticità della Sindone, si può tranquillamente dubitarne, quindi analizziamone con serenità le prove a favore all'originalità e le prove a sfavore. C'è da dire che ci sono continuamente novità a proposito, quindi se mi aiutate ne sarò contento, in fondo c'è una e-mail a cui potete contattarmi se avete informazioni di siti, libri, o ricerche scientifiche che riportano qualcosa che qui io tralascio. Ho dovuto rifare completamente questa piccola sintesi e penso che più volte dovrò rifarla. Gli studi sono tanti e diversi, anche gli esiti sono completamente diversi, per questo il mio obiettivo sarà quello di mettere a paragone le posizioni su una stessa prova o indizio, e quando è possibile cercare cosa sia comune a tutti gli studiosi e quale sia la posizione che sembra più oggettiva.

Che cosa è?

Breve storia

Prima di iniziare a esaminare la sindone nei suoi vari contenuti, nelle sue varie particolarità iniziamo con il cercare di esaminare cosa sia

Questo telo ha avuto una storia molto varia, tanti sono stati i suoi viaggi, partiamo dalla storia che si suppone, quella dei primi secoli, non riconosciuta naturalmente da chi crede che sia un falso, per arrivare alla storia documentata.

Datazione della Sindone

Esame al Carbonio:C14.

Anno 1986/88 , vengono autorizzati i prelievi di campioni di telo dalla sindone,i campioni verranno poi inviati a tre laboratori(Oxford, Zurigo e Tucson), ma ecco poco dopo la risposta... La sindone è medievale. I dubbi su questo esame e sulla sua realizzazione non sono affatto pochi. Nella sezione vengono viste le testimonianze di coloro che pensano sia valida questa datazione al Carbonio C14, e di coloro che invece difendono l'autenticità della Sindone o almeno non danno valore a questa prova e i motivi che la rendono non veritiera.

Datazione tramite i Pollini

Nel 1973, Max Frei, esperto in microtracce e criminologo di fama internazionale, aveva scoperto sulla Sindone granuli di polline di pianti presenti in Francia e in Italia, ma anche di altre specie che non esistono in Europa. Questi ultimi provengono da piante che crescono in zone aride e fioriscono in epoche diverse nel Vicino Oriente. Frei notò inoltre che il polline più frequente sul lenzuolo era quello identico a quello fossile abbondante nei sedimenti del lago di Genezareth e del Mar Morto depositatisi circa duemila anni fa. La maggior obiezione a questa datazione sarebbe quella per cui non è possibile che questi pollini si conservino per 2000 anni.

Produzione dell'immagine

In che modo l'immagine è stata prodotta? Servirebbe una spiegazione valida almeno da chi nega l'autenticità della Sindone, insomma se anche ammettiamo che la Sindone è medioevale come ci dicono gli esami al carbonio c14 e se ammettiamo che la ricerca sui pollini non ha alcun valore scientifico, c'è bisogno di spiegare come si sia potuta creare una simile immagine. In questa sezione proprio questo sarà analizzato, la possibile formazione dell'immagine sindonica

Falsario Medioevale

Una volta esaminata la formazione dell'immagine passiamo ad un argomento strettamente collegato, il falsario medioevale. Quando si "scoprì" che la Sindone era medioevale, si pensò a un falso quindi, in che modo il falsario medioevale poteva ricreare questo tipo di immagine?

 

 

 

 
   
   
   

 

Dato Comune A favore dell'autenticità Contro l'autenticità La ricerca della Verità
       
Perfezione Sindonica      
       
       
I chiodi avevano perforato i polsi?      

         

DIPINTA CON SANGUE UMANO

 

           Sempre questo falsario non sapeva quel che conosciamo oggi del corpo umano, dovrebbe aver dipinto la Sindone con sangue umano. Questa è un'immagine formata a contatto, infatti al negativo appare più chiara, non può essere quindi un dipinto. Come sia stata impressa questa immagine sul lenzuolo non si sa, c'è chi dice che è stata fatta con l'esplosione di energia della trasfigurazione. Forse invece c'è stata una scoloritura chimica dovuta al sangue al sudore, ma certo malgrado si sia cercato di riprodurla non ci si è riusciti, quindi non si sa. Nasce anche il problema di come può essere stato tolto il lenzuolo al morto che ne era avvolto senza rovinare il lenzuolo. Dove c'è più contatto l'immagine è più nitida.

 

L'UOMO DELLA SINDONE E' MOLTO SIMILE A GESU' PER LO MENO SEMBRA ESSERE AVER SUBITO LA STESSA PASSIONE RACCONTATA NEI VANGELI

 

           Alla luce delle nostre conoscenze non c'è un solo elemento della Sindone che neghi un elemento evangelico e viceversa.

 

           FLAGELLAZIONE

          Secondo gli studiosi Gesù era legato a una roccia curvo in avanti. Sull'immagine della Sindone ci sono tanti colpi di frusta, sono 120 i colpi riportati, inferti con il flagrum romano, la striscia di cuoio si avvolgeva intorno al corpo dello strumento e le parti divise presentavano alla fine tre strumenti appuntiti che entravano nella pelle e poi si tirava via con un dolore che possiamo immaginare. Chi veniva condannato alla crocifissione non veniva flagellato prima, si flagellava chi aveva fatto qualcosa di non molto grave contro Roma, e la pena era 40 colpi appunto: 120 diviso 3 viene 40 e il flagrum appunto termina con tre parti appuntite, quindi i 120 colpi si devono dividere per 3.

          Sulle spalle quest'uomo ha portato la croce o meglio il patibulum, la parte orizzontale della croce, era legno grezzo che pesava sui 40 kg, sulla Sindone non abbiamo una piaga ma solo una tumefazione, quest'uomo quindi quando ha portato la croce è stato rivestito. Questo testimonia il fatto che Pilato probabilmente voleva salvare Gesù.

           Gesù viene condannato a morte perché era il Figlio di Dio, quella di Marco è la narrazione più antica e più scarna del processo davanti al sinedrio. Marco ci dice che si riunisce tutto il sinedrio quindi tutte e tre le componenti: sacerdoti, scribi e anziani. La carica di Sommo Sacerdote durava per un periodo di tempo poi si rimaneva sommo sacerdote ma non in carica. Occorrevano testimoni per l'accusa, più di uno, le donne non potevano testimoniare, parlavano separatamente l'uno dall'altro i testimoni. Le testimonianze venivano scritte e giudicate prive di valore se differivano del minimo dettaglio. Marco ci dice che queste testimonianze non coincidono.

          

          Il Sinedrio vuole seguire la procedura ma non ci riesce e quindi va contro le procedure, il Sommo Sacerdote interroga Gesù, cosa che non potrebbe fare, e non solo gli chiede di autoaccusarsi e non si può. Alla bestemmia di Gesù si strappa le vesti, e deve essere quindi ora condannato a morte.

          Giudea e Samaria erano sotto Pilato, Gesù era galileo e quindi lo manda a Erode perchè è lui che si occupa della Galilea anche se sotto Roma. Pilato fa l'errore capitale di pensare di governare la folla. Il procuratore agiva per procura diretta di Cesare, rispondeva solo e solamente all'imperatore, erano gli amici dell'imperatore, perciò nella frase “non sei amico di Cesare” c'è un “ti facciamo perdere la Gallia”. Pilato ribadisce che non trova nessuna colpa in Gesù si lava le mani, un gesto incomprensibile dagli ebrei. La Sindone ci conferma che fu flagellato, rivestito e caricato del patibolo.

CROCIFISSIONE

           I vangeli ci parlano della corona di spina e solo i vangeli parlano di un condannato con una corona di spine. Nella Sindone ci sono segni lasciati da il brunus, delle spine di brunus, un cespuglio di spine sbattuto con violenza. Anche la ferita sul polso c'è, c'è l'assenza dei pollici questo perchè il chiodo venne posto alla confluenza tra urna e radio, attraversato dal nervo mediano, se veniva messo sulla mano non avrebbe retto il peso del corpo. Questo nervo mediano provoca infatti il rientrare del pollice perchè lo governa. Questo verrà scoperto solo in alcuni campi di concentramento dove provarono a crocifiggere alcuni ebrei e si accorgeranno dove dovevano essere messi i chiodi. Il falsario medioevale che avrebbe creato questo falso quindi questa cosa non l'avrebbe dovuta sapere, visto che in quel periodo si credeva che i chiodi venivano messi sulle mani.

           La causa più immediata di morte in croce poteva essere l'asfisia, pian piano il corpo perdeva energia e si affossava. Nel caso dell'uomo della Sindone è da escludere questo, e da escludere nei vangeli perchè un uomo che muore così perde conoscenza Gesù chiede da bere, rifiutò l'aceto, parla, spirò soprattutto chi muore soffocato non lo fa.

          La ferita al costato viene limitata purtroppo dalla toppa, la ferita è certamente una ferita inferta post mortem, mentre tutte le altre sono state inferte quando era ancora in vita e gli studi ce lo dicono con assoluta certezza perchè i lembi di questa ferita sono aperti, su un essere vivente i lembi della ferita provano a chiudersi. Anche le dimensioni sono importanti, sono le misure standard delle lance romani, colpito quindi da una lancia romana dal basso verso l'alto, un tocco preciso, il tocco usato dai romani in battaglia, abili in questo colpo che entrando tra le costole andava diretto al cuore, il soldato romano quindi ha tirato un colpo che gli era stato insegnato per la battaglia.

           Il modo di sopravvivere sulla croce è quello di tirare su le gambe e ruotare il polso per sollevarsi e respirare, certo era doloroso ma era l'unico modo. Quindi ai due ladroni che erano vivi gli spezzarono le gambe per impedirgli di fare questo. Gesù era già morto e quindi gli diedero uno dei colpi a cui erano avvezzi un colpo caratteristico dei soldati romani in battaglia, esce sangue e acqua, o meglio sangue e siero. Gli inizi dell'infarto di cui è morto Gesù ci sono già al Getsemani quando suda sangue, Luca che è medico ci pone particolare attenzione. Ci sono anche le tracce delle varie cadute che gli creeranno anche una frattura del setto nasale, tenendo la croce non aveva per difendere il volto e sbatteva due volte la prima per l'impatto la seconda per la croce che sbatteva sulla testa. Chi muore di infarto inoltre prova tanto dolore e quindi lo spirò ci sta tutto, l'urlo di dolore. La fuoriuscita di sangue è talmente abbondante dalla ferita che anche nel retro c'è la colatura del sangue.

 

LA SEPOLTURA

 

           Si porta nella tomba, viene avvolto nella sindone ma non c'è tempo di rispettare il rito giudaico della salma, rasatura completa di barba e baffi, lavaggio della salma per sette volte. Ma non c'è tempo o il 7 aprile del 30 o il 3 aprile del 37, entro le 18 doveva essere completato il tutto perchè il tramonto avviene per quell'ora a Gerusalemme ad Aprile.

           Un enigma è come è stato separato il lenzuolo dal corpo, ci sono tracce di tutti i tipi qua sopra tranne che la decomposizione del corpo, questo corpo non si è decomposto qui, la scienza ci dice con assoluta chiarezza che il contatto del corpo con il lino non può essere stato superiore alle 36 ore perchè non si trovano tracce di decomposizione. Dalle 18 alle 24 6 ore del venerdì 24 del sabato per arrivare a 36 ore non deve andare oltre le 6 della domenica. Giovanni ci dice che la domenica vanno al sepolcro di buon mattino, queste donne vanno a completare l'opera di sepoltura che non era stata possibile il venerdì trovano la tomba aperta. Si recano quando era ancora buio, quindi ci siamo nelle 36 ore.

           Il sudario c'è era stato messo prima della sindone, non è nitido come la sindone il gruppo sanguigno è lo stesso (ab), il Sudario di Oviedo, e questa immagine qui è sovrapponibile al volto della Sindone. Misura 84 x 53. l'ipotesi è che quando Gesù era sulla croce ma già morto si copre con il sudario, quando viene trasportato dal calvario al sepolcro questo sudario ormai era inutile pieno di sangue, questo sudario era infatti avvolto da una parte, il lenzuolo invece si è afflosciato su se stesso. Portarsi via un cadavere nudo era la cosa più impura per la religione ebraica, e uno che doveva portarlo via si preoccupa di togliere tutte le bende dal corpo? Max Frei fa anche qui l'indagine dei pollini solo 6 tipi sono comuni, ci sono quindi stati due percorsi diversi.

 

ALTRE PROVE DELL'AUTENTICITA' DELLA SINDONE

 

           Un ulteriore conferma sull'autenticità o meno del telo sindonico, viene dal ritrovamento su quest'ultimo di scritte, di epoca antichissima ai lati del volto, molto probabilmente, scritte da un ufficiale che ne constatava la morte riconoscendo la salma avvolta nella sindone.

Cosa si legge sul telo?  Secondo quanto ha affermato uno studioso (Pietro Ugolotti) che si rifà alle foto di G.B. Judica Cordiglia del 69, si legge chiaramente un NAZARENU sopra l'arcata sopracciliare sinistra.

Questo non è però un "avvistamento " unico, molti studiosi hanno osservato sul telo sindonico numerosi caratteri, ma forse i più curiosi sono quelli che che sono stati trovati nei pressi del ginocchio dell'uomo della sindone che dicono in un "latinorum" misto a provenzale: "Sanctissime Jesi miserere Nobis" santissimo Gesù abbi pietà di noi.

Ma chi è stato a scrivere questo messaggio? Probabilmente il tempo, infatti, in passato venivano create delle reliquie per contatto tramite l'appoggio sul telo di piccole pergamene sulle quali venivano scritte invocazioni o raccomandazioni, è probabile che l'inchiostro di una di queste abbia trapassato la pergamena e abbia appena impresso il lenzuolo rendendo, di questa reliquia, testimonianza perenne.

Attenzione però ad una cosa fondamentale, non è assolutamente possibile vedere ad occhio nudo queste scritte perché sono più che cancellate dal tempo e solo un attento studio con avanzatissimi mezzi, permette il riconoscimento, difficoltoso, dei pochi caratteri che sono impressi sul telo.

Questo lo scrivo perché quando si incominciò a parlare di queste scritte saltarono su letteralmente "come funghi" numerosi "lettori" che videro sulla sindone praticamente di tutto, alcuni addirittura trovarono impressi sul telo gli strumenti utilizzati per la condanna di Gesù.

 

Perché all'Uomo della Sindone non si vedono i pollici e ha il piede destro che copre il sinistro

I due chiodi usati per fissare ogni braccio alla croce, trapassando il rispettivo polso passano nel cosiddetto "spazio di Destot", in corrispondenza del carpo (polso, appunto) e ledono i nervi mediani; questo provoca il ripiegamento del pollice sotto il palmo della mano (prof. Barbet). Queste cose non erano note nel Medioevo, in cui oltretutto si riteneva che i chiodi trapassassero le mani, non i polsi. Eppure, il presunto falsario medioevale artefice della Sindone tra il 1260 e il 1390 lo sapeva (?!) visto che sul Lenzuolo le ferite da chiodi agli arti superiori sono ai polsi e non alle mani e queste hanno i pollici invisibili, come ripiegati dietro ai palmi per lesione dei nervi mediani.

I due piedi sono inchiodati uno sull'altro con un solo chiodo, per cui una gamba resta flessa. Alla morte sopravviene la rigidità cadaverica e la gamba flessa rimane tale, così com'era sulla croce, col piede destro posizionato sul piede dell'altra gamba.

Monete

Sulle orbite oculari del Volto della Sindone sono state individuate le impronte di due monete romane con la scritta in Greco "Tiberio Cesare" e l'immagine d'un mestolo votivo. La prima  fu scoperta nel 1954 da F.L. Filas, sulla palpebra dell'occhio destro,  che il perito numismatico M. Marx individuò essere l'impronta d'una moneta fatta eseguire da Ponzio Pilato tra il 29 e il 32 d.C. Questi studi furono confermati dal professor Tamburelli con l'ausilio del computer. Di recente il Baima Bollone e il Balossino hanno interpretato alcuni segni sull'arco sopraccigliare sinistro come dovuti a un'altra moneta, a sua volta presumibilmente della stessa epoca romana.

L'uso di porre una moneta su ciascun occhio chiuso del cadavere aveva il fine di non farli riaprire per le contrazioni meccaniche che possono sopravvenire nel periodo immediatamente seguente il trapasso.

 

Aloe e mirra

L'aloe e la mirra trovate sulla Sindone corrispondono agli aromi di cui parlano i Vangeli, usati per ungere il corpo di Gesù prima della sepoltura. Si noti che per la fretta, come pure abbiamo letto sopra nei Vangeli, la salma di Gesù non venne lavata ma solo unta, in quanto stava per sopraggiungere il sabato, giorno di riposo assoluto per gli Ebrei. Altrimenti, sul Lenzuolo non sarebbe rimasta alcuna traccia di sangue.

Crurifragium

Dopo parecchio tempo ch'erano sulla croce, ai condannati  ancora vivi venivano rotte le gambe (crurifragium), così che non potessero più far perno sul poggia piedi, se legati, o sul chiodo evitando così, provvisoriamente, l'asfissia che sopravviene quando si è appesi; e dunque morissero, consentendo di por fine al servizio di guardia. I Vangeli ci dicono che a Cristo non furono rotte le gambe perché i soldati videro che era morto (però, per sicurezza, un soldato gli trapassò con la lancia il cuore). Sulla Sindone le gambe sono infatti intere; e c'è il segno evidentissimo del colpo di lancia nonché il sangue di cadavere che ne è uscito.

Segni delle ferite e delle abrasioni

Sulla Sindone troviamo rappresentate tutte le lesioni che subì Gesù durante la sua Passione e Morte, così come riferiscono i Vangeli. Guardando non la Sindone ma la sua lastra fotografica (naturalmente, se si osserva invece direttamente il Lenzuolo, quanto sotto è detto a destra si vedrà a sinistra e viceversa), vediamo quanto segue.

È confermato da tutti gli esperimenti degli anatomo-patologi che hanno studiato la Sindone che, osservando la lastra fotografica partendo dall'inizio del telo e procedendo fino alla sua metà, si trovano via via: 

Ferita da chiodo al piede destro (il sinistro è coperto dal primo; infatti, come s'è detto, i piedi furono inchiodati al palo verticale della croce con un solo chiodo e, dopo la morte, restarono nella stessa posizione, per la rigidità cadaverica): sulla Sindone, al contrario che nella lastra, il piede destro e sinistro appaiono viceversa come piede sinistro e destro, perché, come s'è detto a sazietà, si tratta di un'immagine speculare negativa). 

Ferita da chiodo al polso sinistro (il destro è coperto dal polso sinistro, in quanto le mani sono incrociate, in posizione tale da coprire la zona pubica)

Ferita da lancia al costato, all'altezza del cuore, con segno di un gran fiotto sanguigno che dalla ferita cola lungo il fianco e il costato.

Ferite sulla fronte, come prodotte da spine, di cui una molto profonda da cui è uscito un fiotto sanguigno a forma di 3

Partendo dal centro del telo e, a mano a mano, procedendo verso la nostra destra, troviamo:

Ferite da spine alla nuca (in totale, le ferite da spine sono più di trenta).

Abrasioni sul dorso, sotto le spalle, provocate dal trasporto di una pesante trave (patibulum della croce)

Oltre 120 ferite da flagello sulla schiena, sui glutei e sulle gambe fino ai calcagni.

Calcagno e pianta insanguinata del piede.

Statistica

Diversi matematico-statistici, indipendentemente l'uno dall'altro, considerando tutti i dati  che si possiedono sulla Sindone, hanno calcolato che c'è solo una possibilità su molti milioni (per alcuni, su miliardi) che il Lenzuolo non abbia realmente avvolto il cadavere di Gesù di Nazaret crocifisso, e che l'immagine dell'Uomo non sia quella del Redentore. Secondo il Filas, esisteva solo una possibilità su 10 seguito da 26 zeri che l'Uomo che fu avvolto nella Sindone non fosse Gesù. Per il Donovan, che calcolò in seguito con un metodo più prudente, una possibilità su ben 225 miliardi.  Per Stevensen e Habermas, che hanno voluto fare un calcolo assolutamente per difetto, una su 82.944.000. Anche gl'italiani prof. ing. Giulio Fanti e dott. Emanuela Marinelli sono arrivati a concludere che la probabilità che non si tratti di Cristo è di una su molti milioni. Dunque, tende alla certezza, statisticamente, che il Lenzuolo abbia avvolto proprio la salma di Cristo e che l'immagine sia la sua.

 

Sulla sindone tracce di DNA femminile

 

Se vi aspettate un articolo di "scredito" di questa affermazione, purtroppo vi devo deludere, è vero, sulla sindone è ampliamente possibile trovare tracce di DNA femminile, per quale motivo?

Il numero di donne che hanno potuto toccare la sindone e quindi imprimere anche loro tracce anche solo minime di sudore di grasso cutaneo o altro sono numerose, Margherita di Charny, proprietaria della sindone per molti anni, poi tutte le principesse di Savoia, che dire della principessa Clotilde che addirittura la restaurò?

Non dimentichiamo poi il lavoro di riparazione che fece restare la sindone per ben 2 anni nelle amorevoli e salvatrici mani della monache del convento di Chambery che applicarono le toppe triangolari sulla Sindone dopo l'incendio!

Quindi le voci di scandalo o di errore che erano nate quando la notizia era stata diramata sono ampiamente errate e oltretutto, la spiegazione non è solo plausibile ma anche, a mio parere, una delle poche possibili.

 

 

La storia del telo attraverso i pollini

E' noto a tutti che l'aria oltre a essere un gas contiene sospesa al suo interno numerose particelle tra cui i pollini che quando sono presenti nell'aria in grandi concentrazioni...fanno la felicità delle persone allergiche; è anche noto che la sindone fu protagonista di numerose esposizioni all'aperto e di numerosi spostamenti... e proprio su questi dati che si basa lo studio trattato in questo paragrafo.

Il procedimento, che vede come protagonisti i pollini, venne utilizzato per la prima volta da un criminologo svizzero appassionato di sindonologia, Max Frei che attraverso l'utilizzo i una semplice tecnica, ovvero l'applicazione di "Scotch" su parti del telo sindonico è riuscito a prelevare e analizzare i pollini presenti sulla Sindone ottenendo risultati strabilianti: alcuni tipi di pollini appartengono a specie di piante esistenti solo nella Palestina di 2000 anni fa; altri provengono da piante che crescono in Turchia (avvalorando così la storia che ha visto il passaggio della sindone a Edessa).

Esistono poi sulla sindone pollini di piante appartenenti alla cosiddetta Macchia Mediterranea, che la sindone ha potuto "catturare" durante il suo lungo pellegrinare in Francia, Inghilterra e Italia.

Anche questa tecnica non ha potuto che confermare le innumerevoli voci a favore di questo lenzuolo.

Su questo lenzuolo vi sono rattoppi e segni di bruciature.

È certo,  alla luce dei prelievi e delle analisi di esperti, che vi sono depositati invisibili pollini di piante del Medio Oriente e pollini di flora delle Alpi; inoltre,  si trovano sul telo tracce di aloe e di mirra nonché di aragonite (una composizione di carbonato di calcio, ferro e stronzio), una terra presente a Gerusalemme e, in particolare, in una tomba studiata dal Levy-Setti, ricercatore di Chicago che, confrontando con l'aragonite della Sindone, ha concluso che le due terre sono esattamente eguali.

È inoltre sicuro, dopo analisi effettuate da diversi anatomo-patologi di fama internazionale, tra cui il torinese prof. Luigi Baima Bollone, che sul lenzuolo vi sono macchie di sangue coagulato del gruppo AB negativo, DNA maschile.

Per inciso, è curioso sapere che sangue dell'identico tipo AB negativo maschile macchia il cosiddetto Sudario di Oviedo (Spagna), una tela di centimetri 83x52. Queste impressioni ematiche sono  in forme simmetriche e  richiamano nel complesso un volto umano; inoltre, che i resti (reliquie) del miracolo che la tradizione riporta,  avvenuto nell'VIII secolo a Lanciano in provincia di Chieti (un sacerdote aveva dubitato della presenza di Cristo nell'Eucaristia, mentre stava consacrando, e il pane e il vino s'erano trasformati in carne e sangue) sono: sangue rappreso gruppo AB come quello della Sindone; carne umana di tessuto miocardico (analisi del 1970 del prof. Odoardo Linoli, anatomo-patologo).  Per maggiori informazioni sul Sudario di Oviedo: Centro Español de Sindonologia, www.linteum.com

Alcune macchie di sangue della Sindone sono accompagnate da siero sanguigno (il che significa sangue di cadavere), altre no, cioè sono di persona ancora viva.

Sindone.jpg (17638 byte)sind_neg_destra.jpg (14292 byte)sind_neg-sinistra.jpg (15194 byte)

È certo che il telo ha subito bruciature nel lontano passato. Ne restano evidentissimi segni: in modo particolare, quelli dell'incendio del 4 dicembre 1532  avvampato nella cappella di Chambery in Savoia, dove il lenzuolo era custodito: due righe carbonizzate per tutta la lunghezza del lenzuolo e fori, poi coperti da toppe a cura di suore Clarisse d'un vicino convento; inoltre le religiose cucirono, per rinforzare il lenzuolo, una fodera sul suo retro, per tutta la sua estensione.

È poi del tutto evidente che sul lenzuolo è impressa l'immagine d'un corpo umano di fronte  e di retro.

Ebbene, l'immagine umana sulla Sindone è un negativo fotografico. Così, impressa fotograficamente, sul rullino, o più anticamente sulla lastra negativa, appare come positiva. È un po' come se l'Uomo si fosse specchiato e in questo specchio-Sindone fosse rimasta fotografata in negativo la sua immagine: così come in ogni negativo e come per un'immagine allo specchio ciò che è destro appare sinistro e viceversa.

È poi sicuro che il lenzuolo è dello stesso tipo adoperato per avvolgere i cadaveri in Palestina all'epoca di Gesù, anche se era pure nell'uso, in alternativa, bendare la salma all'egiziana, così come sappiamo, anche, dal Vangelo secondo Giovanni a proposito del cadavere di Lazzaro di Betània. La salma veniva posta supina sul lenzuolo, con i piedi all'estremità e il capo verso il centro del telo (a volte all'incontrario: capo verso l'estremo e piedi verso il centro); l'altra metà del lenzuolo veniva ripiegata sul cadavere, che così restava compreso entro la sindone.

Nel parlare della sepoltura di Gesù, solo gli evangelisti Matteo, Marco e Luca scrivono che fu posto in sindòn, sindone, o lenzuolo. Giovanni no, nella traduzione italiana troviamo bende invece di sindone. Dopo aver letto i brani evangelici che ne parlano, vediamo di risolvere questo piccolo "giallo" delle bende.

"Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò" (Mt, 27, 57 - 60)

"Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d'Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro" (Mc, 15, 42 - 46 )

"C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatea, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato (Lc, 23, 50 - 54).

Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque posero Gesù, a motivo della Preparazione(*) dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino (Gv, 19, 38 - 42).

(*) parasceve

Giovanni ci parla pure del ritrovamento dei lini funerari di Gesù, la mattina della domenica successiva al venerdì della crocifissione, nel sepolcro ormai vuoto ch'era stato di Cristo prima di risorgere:

"Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: 'Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!'. Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti". (Gv, 20, 1 - 9)

Dunque bende?! Non sindone?

Ebbene, vi avevo detto che avevo lasciato un indizio; precisamente, avevo parlato di traduzione. Se si va all'originale greco, si vede che i due apostoli, oltre al "sudario" (fazzoletto che, secondo certa ipotesi, si avvolgeva come mentoniera al cadavere per tenere la bocca della salma chiusa; secondo altra supposizione, il fazzoletto era posto sul capo), rinvengono othònia, cioè generici tessuti di lino, al plurale, quindi non bende come risulta nella traduzione italiana, che non è alla lettera. Poiché othònia significa generici tessuti di lino, la parola può infatti  riferirsi di fatto, essendo parola plurale,  a un lenzuolo insieme a bende (*); certamente non significa bende. Si noti che gli altri tre evangelisti non ci dicono di quale tessuto fosse la Sindone di Gesù: ci pensa Giovanni, che scrive il suo Vangelo per ultimo, tra gli anni 90 e 100, a colmare la lacuna.

Se avesse voluto parlare espressamente di bende, Giovanni avrebbe usato non othònia ma keirìai come, nel medesimo Evangelo - Gv, 11,44 -, relativamente alla risurrezione di Lazzaro.

(*) Era a volte nell'uso del tempo di legare assieme, con bende, rispettivamente polsi tra loro e caviglie tra loro del defunto, e così avevo ipotizzato nella prima stesura di questo scritto. Però  se nel Sepolcro giacevano anche bende, esse non potevano esser servite a questo scopo; ciò nell'ipotesi che l'impressione dell'immagine originasse dall'energia della Risurrezione le bende attorno ai polsi e alle caviglie sarebbero state infatti, altrimenti, esse stesse impresse mentre sul Lenzuolo l'immagine sarebbe mancata per queste parti del corpo.  

 

 

La Sindone