Significato soteriologico della morte di Gesù |
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Egli è morto per i nostri peccati, che vuol dire? La morte è conforme al volere di Dio? Ci sono dei punti problematici da una parte e dall'altra da chi vorrebbe vedere Gesù solo come un esemplare un profeta martire e chi vuole vedere invece la parte sacrificale. Quando viene annunciato il vangelo l'aspetto soteriologico è evidente. Negli Atti si afferma chiaramente che noi per mezzo di Cristo riceviamo la remissione dei peccati, la conversione viene a noi perchè saranno cancellati i peccati, gli Atti sono pieni di queste testimonianze, anche in San Paolo è un'espressione prevalente “morì per i nostri peccati” “fu consegnato per i nostri peccati”. In tutta la teologia del Nuovo Testamento questa posizione è prevalente, è così nella Lettera di Pietro e nella Lettera agli Ebrei, Eb 9 Gesù toglie i peccati di molti, sacrificio e sacerdote si intersecano nella Lettera agli Ebrei. La morte di Cristo e la cancellazione dei peccati sono strettamente congiunte, questo ci consente di scendere più in profondità sulla soteriologia della morte di Cristo. È sufficiente dire che siamo stati salvati nella morte di Cristo? Non è forse meglio dalla Pasqua? Morte e resurrezione insieme? Per capire qualche cosa bisogna per forza decodificare il linguaggio dell'Antico Testamento e vedere il salto di qualità, i linguaggi del Nuovo Testamento si riallacciano all'Antico ci sono dei termini comuni: espiazione, redenzione, propiziatorio. Vogliamo quindi capire il rapporto tra sofferenza di Cristo e peccati umani e tra redenzione e espiazione. Nell'Antico Testamento c'è una concezione soteriologica unitaria in cui si notano due accentuazioni una è legata al libro del Levitico (Lv 17,11) si parla di espiazione nel sangue. Il sangue espia in quanto il sangue è la vita per il Levitico, il sangue è quindi simbolo della vita, il rituale faceva si che con il sangue fosse asperso il popolo e parte del sangue sull'altare in espiazione per le loro vite. Dio è Signore della vita, egli la riprende a causa del peccato, quando si compiono dei sacrifici l'uomo è come se morisse di una morte simbolica attraverso l'offerta di un riscatto e riconquista così l'amicizia di Dio. Non è tanto versare il sangue per la divinità, che sarebbe una lettura pagana, il sangue invece asperso significa che l'uomo è purificato dai suoi peccati e si ritrova in una vita nuova, lavacro quindi dai propri peccati, questo è il significato del testo del Levitico, che ha fatto un salto di qualità rispetto alle religioni vicine. Il significato non è che bisogna offrire un sacrificio a Dio per placare la divinità assetata di sangue, ma esprime il fatto che Dio dona la vita che è nel sangue. Un'altra accentuazione è legata al filone profetico non tanto a quella sacerdotale. I profeti pongono attenzione a non cadere al ritualismo quasi che compiere dei sacrifici porti automaticamente a renderci puri. Senza che ci siano atti interni di pentimento i peccati non vengono espiati dai sacrifici e quindi in questo caso i sacrifici nel sangue sono inutili. Ciò che è più necessario sono l'obbedienza a Dio e il cuore contrito, il peccato è cancellato perchè c'è una sincera conversione del cuore (Sal 50). Più procediamo nella rivelazione e più ci accorgiamo che il cuore contrito e l'osservanza della legge vale di più del sacrificio. Ora la domanda è quali riferimenti veterotestamentari hanno rapporto con la morte di Gesù e con il suo significato soteriologico?
Sorge a questo punto la questione di come sia stata vissuta la croce da Gesù, Gesù era consapevole dell'universalità e unicità del suo sacrificio? Si perchè è coerente con quanto vissuto prima, nessuno poteva mandare il giusto a morire, c'è una consapevolezza e una scelta di Gesù nel non sottrarsi a questo destino avverso, Gesù vuole compiere la volontà del Padre di portare gli uomini alla salvezza. Il Padre non voleva che morisse sulla croce il Figlio, ha dato il suo Figlio per noi per la nostra redenzione, lo ha donato per noi, a volte si dice che è stato consegnato per noi, questo consegnare alla morte non vuol dire che è stata una marionetta nelle mani del Padre che non poteva fare altro, questo vuol dire invece lasciare che avvenga, non far si che avvenga. Gesù poteva prevedere di morire sulla croce, sapeva e capiva che la sua missione era una missione a rischio e così c'è la passione anticipata del Getsemani, risolve in questo abbandono totale nelle mani del Padre il suo destino. Il senso che Gesù ha dato alla sua morte è il senso di un martirio profetico è il senso di Jahvè. Bisogna interpretare bene due tipi di testi, Mc 10,45 “il Figlio dell'Uomo non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” il linguaggio del riscatto nell'Antico Testamento è quello del Goel cioè il riscatto del famigliare che annullava la schiavitù e così ricomprava la libertà di quel famigliare, c'è qui la misericordia del famigliare e il fatto che il conto ora è azzerato è stato riscattato. Colui che riscatta è Dio stesso, il redentore è Dio stesso che ti riscatta senza che tu glielo chieda, e il prezzo del riscatto non è economico. Questo testo intreccia il servire e il dare la vita in riscatto per tutti, non è una citazione diretta di Isaia ma c'è dietro tutta la mentalità di Isaia, c'è l'idea del servizio, il servo di Dio, servire Dio e servire gli uomini fanno unità, il salvare gli uomini fa parte del piano di Dio. Questo salvare l'umanità passa attraverso il suo offrire la vita, versarla nella morte in riscatto. Il servitore è colui che offre la vita per il riscatto degli uomini, un altro testo che ci fa capire questo senso sono le parole pronunciate sul vino Mc 14,24 “questo è il mio sangue il sangue dell'alleanza versato per molti” si rifà al sacrificio antico del Levitico, questa espressione è stata molto studiata. Il riferimento al sangue versato di Isaia è evidente è il sangue versato per la purificazione, versare il sangue sull'altare del popolo vuol dire che i peccati del popolo sono lavati, la tua vita è ridonata. Ger 31,31 si parla della nuova alleanza, bisogna rinnovare questa alleanza perchè il popolo infedele l'ha calpestata, bisogna collocare le tavole della legge nel cuore delle persone, ma l'alleanza che adesso Gesù rinnova va oltre quella antica, c'è una portata universale nell'alleanza che nelle forme eucaristiche è espressa con l'espressione “i molti” è un semitismo che traduce l'idea di “moltitudini” in sostanza questa espressione intende tutta la massa dell'umanità. Queste parole ci dicono che Gesù sicuramente pensava alla sua morte come quella del servo annunciato da Isaia, Gesù pensa che la sua morte è sulla scia del Servo di Jahvè, avrebbe offerto la sua vita nel sangue che avrebbe ristabilito l'alleanza con Dio. Nel Nuovo Testamento quale sviluppo ha avuto questa convizione da parte di Gesù di dare la sua vita in riscatto per molti? E l'evento del calvario come è stato interpretato in senso soteriologico? Il Nuovo Testamento ci fa vedere la morte di Gesù come un vero e proprio riscatto per il peccato, riscatto che avviene nell'obbedienza per amore. Riscatto dal peccato nel senso di oblazione, non perchè era necessaria la morte ma perchè Gesù ha fatto della morte un atto di amore, ha tramutato il dolore in amore. Il secondo significato è che questa offerta per amore avviene nel sangue cioè il Nuovo Testamento dopo la morte di Gesù e le parole che Gesù ha pronunciato afferma che questa alleanza è avvenuta nel sangue. Su questi due dati si innesta tutto lo studio teologico nei secoli. Gesù sulla croce ci ha riscattati dal peccato. Riscattare vuol dire pagare un prezzo, è morto per riscattarci dai nostri peccati, è morto come offerta libera che rinnova l'alleanza. La morte di Gesù in che senso è un vero e proprio riscatto? Non nel senso delle religioni antiche in cui la divinità doveva essere placata con dei sacrifici, qui non è risarcire una divinità offesa, ma un atto di obbedienza e amore al Padre in prima battuta, obbedienza al Dio Padre così come era scritto nelle profezie, anche nel Getsemani c'è un sacrificio della volontà e anche sulla croce le ultime parole sono di oblazione. Questo gesto dell'obbedienza e dell'amore è molto sottolineato soprattutto dal filone paolino e giovanneo, ci offrono entrambi una teologia crucis come una teologia caritatis, della carità, dell'amore. La causa della morte di Gesù, quello che spiega la morte di Gesù non è di per sé il morire violento ma l'amore che aveva per noi, il suo morire e il modo sono solamente gli strumenti del sacrificio, ma è per l'obbedienza di uno solo che molti sono stati costituiti giusti. La redenzione è quindi un'opera di amore. San Giovanni è su questa linea lo dice però in un altro linguaggio, il legame tra l'agape e la morte di Cristo è significativo, l'agape risplende nel volto di Cristo crocifisso. C'è un testo di 1 Gv 4,10 che è emblematico unisce due linguaggi diversi, quello di agape e di espiazione. Questi due linguaggi sembrano intendere in maniera diversa la redenzione, nell'Antico Testamento il Goel era un parente che si prendeva carico di uno della sua famiglia, abbiamo detto, si sostituiva alla persona schiava, pagava un prezzo e quella persona era libera. Il Goel già nell'Antico Testamento non è il parente prossimo ma è Dio, Israele meriterebbe castighi. Nel Nuovo Testamento è Dio che dona la riconciliazione nel sangue, non perchè il suo Figlio l'ha placato, si dà un senso nuovo a questo linguaggio sacrificale, Dio è misericordia, questo è il senso nuovo, Dio dona la riconciliazione nel sangue di Cristo, non c'è una necessità intrinsica al sangue di Cristo, ma è lo strumento e il mezzo che si è dovuto adottare. Questo motivo agapico è la risposta seria al perchè della morte in croce di Gesù. Ma non basta dobbiamo anche sottolineare un altro tema che è quello dell'alleanza, che avviene in un patto definitivo nel sangue. La teologia del sangue come strumento di redenzione appare chiarissima nelle formule eucaristiche liturgiche e nei racconti della passione, non è stata quindi la morte di Gesù solo amore, ma anche sacrificio che ci ha salvato. Questo aspetto del sacrificio nel sangue è messo in evidenza nella Lettera agli Ebrei, la teologia più completa di cosa è significata l'alleanza nel sangue. Con la morte di Gesù il patto antico è superato dal nuovo patto, e Gesù diviene il Sommo Sacerdote, unico Sommo Sacerdote, dei templi escatologici. I Sommi Sacerdoti portavano il sangue degli animali, Gesù non offre il sangue delle vittime ma il proprio sangue e lo offre una volta per sempre, non entra in un tabernacolo fatto da mani d'uomo, ma entra nei cieli. Nell'Antico Testamento i peccati venivano cancellati con il rito di espiazione, il sangue veniva versato sull'altare, un sangue simbolo di vita, non di morte, la simbologia del sacrificio di Cristo significa il suo amore smisurato, la sua stessa esistenza obbediente, in riferimento al sangue dell'Antico Testamento ora il sangue di Cristo vuole dire la nostra purificazione dal peccato. La redenzione non è il sangue in senso materiale, ma il sangue nel senso della sua esistenza amorosa, della sua vita per noi. La purificazione dal peccato avviene tramite la sua esistenza. La purificazione è ritrovarci ad essere figli tramite un'esistenza storica che non può essere disattesa. La croce non è stata un'incidente di percorso che si deve superare, la resurrezione è la risposta all'evento della morte in Croce di Gesù “Cristo nostra Pasqua si è immolato” noi celebriamo gli azzimi della Pasqua perchè celebriamo colui che è morto per noi e che ha vinto la morte. Noi contempliamo nel crocifisso colui che si è offerto per noi, l'amore immenso di Dio, la nostra contemplazione del crocifisso però non è solo quella a un martire, ma è un adorazione alla croce come Figlio di Dio che muore in Croce, un Figlio di Dio che vediamo già alla luce del risorto. La resurrezione di quel Gesù che mostra le piaghe un corpo non più martoriato ma dove le stigmate della sofferenza sono presenti. Gesù che appare è un Gesù con il suo corpo ma è glorioso, è il corpo di prima ma c'è anche qualcosa di molto di più, il corpo di Cristo glorioso non è solo configurato nello spazio e nel tempo come era quello di prima. Nel vangelo di Giovanni il dato storico della tomba di Giovanni è molto importante tanto che in Gv 20 la descrizione si fa minuziosa. Ci sono le bende giacenti, appiattite quindi, sono giacenti come appiattite, il sudario che era sul capo è ripiegato a parte. Le bende giacenti si riferisce al modo di seppellire dei giudei. La sepoltura di Gesù avvenne in modo particolare, non si faceva in tempo a farla, era molto più minuziosa la sepoltura per gli ebrei. Se la tomba è vuota alla luce di quel che Gesù aveva fatto prima e quel che Gesù ha fatto dopo c'è stato un avvenimento incontrollabile è Dio che lo ha resuscitato e glorificato. Gesù risorto è l'evento nuovo che genera la fede, ma nello stesso tempo tomba vuota e apparizioni diventano un segno. Nel vide e credette di Giovanni c'è quello che esisteva prima, ma la tomba vuota è il dato materiale che fa si che la fede possa essere irradiata. Come tutti i segni non induce la fede ma predispone e aiuta la fede. I segni sono segni per chi vuol vedere, per chi non vuole riconoscerli non sono segni e anche se Gesù appare potevano dire che era un fantasma. La risurrezione implica anche una materialità fisica del corpo terrestre, nella comunità primitiva di Gerusalemme c'è stato sempre un culto molto forte e radicato nella tomba di Gesù, questo ci fa capire che se gli evangelisti hanno insistito sulla tomba vuota è perchè quello era un riscontro che qualcosa è successo a Gerusalemme. Si era sparsa la voce che il corpo fosse stato rubato, il racconto della tomba vuota ha un valore di segno, un segno visibile e controllabile, lasciato da un evento che va oltre la storia, di carattere escatologico |