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Locus teologico |
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La parola latina locus, luogo, deriva da una vicenda storica: Cano scrive in dodici volumi “i luoghi teologici” significa parlare delle fonti di Dio, principalmente Scrittura, Tradizione e Magistero, ci sono questi ma ce ne sono altri. Ad esempio l’uomo è un locus teologico, l’uomo con le sue domande, non nel senso che diventa criterio della verità, ma che interroga sulla verità. Luoghi significa categorie di riferimento, fonti per fare teologia. Questo discorso dell’iterazione tra i tre luoghi teologici fondamentali che sono Scrittura, Tradizione e Magistero vediamo come funzionano. Questo circolo ermeneutico è stato introdotto dal Vaticano II. Da dove partire quando si fa Teologia sistematica? Certamente la Parola di Dio deve essere al centro. Dei Verbum n.12, una delle cose scritte qui è che per interpretare la Parola di Dio bisogna interpretare le parole umane, se io non capisco il genere letterario con cui è scritto un libro della Sacra Scrittura vado fuori dalle intenzioni dell’autore. È importante capire che la Genesi non è storica, pensiamo al conflitto con Galileo Galilei. Quando facciamo la teologia la Parola di Dio come la usiamo? Noi mettiamo la Parola di Dio al centro ma ci interroghiamo sul vivere attuale, vediamo quali sono le domande degli uomini contemporanei su Gesù e trovare delle risposte nella Scrittura e nella Tradizione. L’equilibrio storia e fede evita sia il fideismo che lo storicismo, evita l’esagerazione dello storicismo perché i vangeli non sono libri di storia, difficile cogliere solo storia, o il fideismo, ad esempio Bultman, nessuna attenzione alla storia, solo la fede, il vangelo è incarnato nella storia. Le fonti per conoscere il Gesù storico sono i vangeli canonici. L’esegesi storico critica ha dato molti frutti, questo nasce dal fatto che la peculiarità del cristianesimo è quella di essere storica, ma non può esistere solo questo metodo, non basta, deve essere accompagnato da un metodo teologico. La mia fede mi deve portare a vedere un rapporto tra la rivelazione e ciò che la storia dice con i suoi mezzi. Non bisogna avere paura dell’esegesi storico critica, anzi se la seguiamo la fede non può che risultarne rafforzata. Io certo non posso dire che i testi non sperimentabili scientificamente non sono veri, come la resurrezione o tutto ciò che va al di là della sperimentabilità. Non posso fare una divisione tra testi storici e testi di fede, tutto è vero per noi, i vangeli raccontano le cose in maniera già interpretata per uno storico è importante che non travisino i fatti. Il Gesù che Paolo incontra è quel Gesù che muore in croce, certo ormai Paolo lo vive come un’esperienza mistica perché Gesù non è più storico, è risorto. Nei vangeli si racconta ciò che si annuncia e si annuncia raccontando Luogo ecclesiale della fede, i dogmi non sono un pacchetto di idee messe lì che si tirano fuori al momento opportuno per rispondere a qualche domanda di qualcuno, i dogmi sono cammino della Chiesa. Leggerli quindi con mentalità storica, una mentalità che quindi viene influenzata dal tempo, dal contesto, i testi si capiscono dai contesti. Perché Calcedonia ha detto che Gesù era vero Dio e vero Uomo? Perché in realtà c’era chi lo metteva in dubbio, il monofisismo. I dogmi veicolano una verità dalla quale non si può prescindere, ma questa verità si ricava da un contesto ben preciso dal quale io non posso prescindere, devo fare interagire quella verità vera per sempre dentro a quel contesto. Cano ha inserito quindi dei loci teologici in quelle che erano le fonti tradizionali. Introducendo i tre loci teologici, quello biblico, quello ecclesiale e quello umano. |