Vaticano II
Gli ultimi anni del pontificato di Pio XII sono contrassegnati da un ripiegamento della Chiesa su se stessa e da un irrigidimento dal punto di vista dottrinale
Infatti:
- dal ‘44 al ’52 non ci fu un Segretario di Stato;
- nel ’54 la nomina del sostituto alla Segreteria di Stato, Mons. G.B. Montini ad arcivescovo di Milano, fu interpretata come un allontanamento dalla Curia Romana;
- i contatti con i vescovi e le udienze con i responsabili della Curia si andarono sempre più rarefacendo fino alla completa eliminazione;
All’inizio del suo pontificato, però, ci furono della aperture a livello dottrinale:
- nel campo ecclesiologico, con l’enciclica Mystici corporis Christi, si rinnovava e superava il concetto post-tridentino della Chiesa vista come società perfetta;
- nel campo esegetico, il papa incoraggiò lo studio della Bibbia con l’enciclica Divino Afflante Spiritu del ’43;
- nel campo liturgico, il movimento di rinnovamento liturgico fu riconosciuto con l’enciclica Mediator Dei;
- la proclamazione del dogma dell’assunta, nel 1950, costituì l’apoteosi del pontificato di Pio XII;
A partire dagli anni ’50 gli interventi del papa nel campo dottrinale hanno un carattere punitivo:
- la condanna della teologia francese con l’enciclica Humani Generis;
- interdizione dei preti operai nel ’54;
Il successore di Pio XII fu il cardinale Patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli, che prese il nome di Giovanni XXIII. Egli nacque a Sotto il Monte, provincia di Bergamo, da una famiglia contadina. Fu segretario del vescovo di Bergamo mons. Radini Tedeschi e dopo aver servito nell’esercito italiano, fu chiamato a Roma per assumere la direzione italiana dell’Opera per la Propaganda Fide e nel ’25 iniziò la carriera diplomatica presso la Santa Sede:
- dal ’25 al ’35 visitatore apostolico in Bulgaria;
- dal ’35 al ’44 delegato apostolico a Costantinopoli e in Grecia;
- dal ’44 al ’53 nunzio apostolico a Parigi;
- dal ’53 al ’58 Patriarca di Venezia;
Tre mesi dopo la sua elezione al soglio pontificio, convocò il Concilio Ecumenico Vaticano II, idea non originale dal momento che il Concilio Vaticano I ,interrotto a causa della guerra franco-prussiana e della conquista di Roma da parte dell’esercito italiano, fu rimandato sine die. I successori di Pio IX avevano fatto dei progetti di ripresa, ma Pio XI che aveva avuto il parere favorevole di tutto l’episcopato, fu bloccato dalla situazione politica del suo tempo, oltre che dallo scoppio della 2° guerra mondiale, mentre Pio XII terminato il conflitto, affidò il compito di preparare il concilio al Santo Uffizio, ma per varie ragioni tra cui la sua età avanzata, il concilio preparato non fu neanche annunciato.
I prodromi del concilio possono ricercarsi, probabilmente dall’esperienza di Giovanni XXIII come segretario di mons. Radini Tedeschi e dal suo contatto con le Chiese d’Oriente, come fu importate il fatto che nel ’57, dopo il suo ingresso a Venezia, convocò un sinodo locale. Addirittura alcune indiscrezioni riportano il fatto che, già durante il conclave si parlava di una convocazione di un concilio, anche se al suo annuncio il 25 gennaio del 1959 nella Basilica di s. Paolo fuori le mura, tutto l’episcopato riunito rimase impressionato. Anzi le domande che tutto il mondo cattolico si poneva erano:
- se tale concilio sarebbe stato nuovo o una semplice ripresa del Vaticano I;
- se si fosse tratta di un concilio di Unione delle Chiese Cristiane come quello di Firenze del 1439, o di un concilio solo cattolico;
- se si fosse trattato di un concilio di condanna dopo la crisi modernista, sul modello del concilio di Trento, o di un concilio di riforma o di aggiornamento della Chiesa;
Dopo l’annuncio del nuovo concilio non si aggiunse nessuna precisazione per almeno 4 mesi, fino a quando fu resa pubblica la decisione del papa di istituire una commissione ante-preparatoria, la cui presidenza fu affidata al cardinale Segretario di Stato Domenico Tardini, in quanto il papa voleva coinvolgere anche la Curia Romana, oltre che il Santo Uffizio, mentre il segretario di tale commissione, poi del concilio stesso, fu mons. Pericle Felici. Detta commissione aveva il compito di:
- consultare l’episcopato per avere consigli e suggerimenti;
- raccogliere le proposte formulate dai sacri Dicasteri della Curia Romana;
- preparare il programma di cui trattare durante il concilio;
- suggerire la composizione dei diversi organi conciliari (Commissioni, Segretariati, etc.);
La commissione ante-preparatoria, durata dall’estate del ’59 all’estate del ’60, aveva l’incarico di preparare solo la consultazione dell’episcopato, dei Dicasteri della Curia e delle Facoltà Pontificie, con una lettera firmata dal cardinale Tardini, nella quale si chiedeva di esprimere con libertà e sincerità consigli e suggerimenti utili per la preparazione del concilio, e per non limitare questa libertà alla lettera non era allegato alcun questionario.
Dalle risposte dei vescovi raggruppate in circa 2000 schede si può notare che:
- ci fu un certo interesse verso il concilio dal momento che il 90% rispose alla lettera, mentre altri ne furono impossibilitati a causa delle condizioni politiche in cui vivevano;
- il carattere conformista e individuale della maggior parte delle risposte, mentre solo tre furono le risposte collettive, fra cui i vescovi della Germania, che risposero con un Testo collettivo di tutti i vescovi tedeschi;
-
le risposte esponevano problemi più di disciplina che di pastorale e concordavano su tre argomenti:
- definizione del ruolo del vescovo, cioè si chiedeva di precisare e allargare le prerogative del vescovo soprattutto in campo disciplinare, mentre altri chiedevano di rivalutare il ruolo del vescovo sul piano teologico, cercando in tal modo un completamento dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano I;
- l’accelerazione della riforma liturgica: alcuni volevano delle riforme parziali e specifiche, altri invece, più profonde, che partendo dal Movimento della Riforma liturgica portasse non solo ad una riforma completa, ma anche all’introduzione della lingua volgare nella liturgia;
- ripristino del diaconato permanente, visto come risposta alla crisi di vocazioni;
In base alle risposte pervenute, i vescovi si possono raggruppare in tre gruppi:
-
gruppo degli intransigenti (italiani, spagnoli, latino americani, polacchi, inglesi), che volevano perseguire e ridefinire l’opera iniziata col Concilio di Trento e proseguita col Concilio Vaticano I, cioè volevano che fosse affermata l’identità del cristiano cattolico e a tale scopo chiedevano:
- la definizione di nuovi dogmi, soprattutto mariani;
- la pronuncia di condanne sulla linea del Syllabus;
-
gruppo dei riformisti (francesi, tedeschi, belgi, olandesi e vescovi cattolico/orientali), i quali volevano che il concilio rispondesse alle attese del mondo contemporaneo, comportando un aggiornamento della Chiesa, per quanto riguarda, ad esempio, l’ecumenismo, poi chiedevano:
- la riforma dell’Indice;
- la soppressione del giuramento antimodernista;
- la modifica dei metodi del Santo Uffizio, per quanto riguarda il diritto di difesa dell’imputato durante il dibattimento;
- gruppo diversificato (Brasiliani, americani, africani, dell’Oceania), che fu il più attento ai bisogni del mondo circostante e alle problematiche proprie dei singoli popoli;
La 2° fase preparatoria del concilio
Va dagli anni ’60 ai ’62, fu avviata dallo stesso papa col motu proprio Super dei nutu del 5 giugno 1960. in tale fase si provvide alla costituzione delle 10 commissioni, che corrispondevano ai Dicasteri della Curia Romana:
- commissione dei vescovi;
- commissione della disciplina del clero e del popolo cristiano;
- commissione dei religiosi;
- commissione della disciplina e dei sacramenti;
- commissione degli studi e dei seminari;
- commissione per le missioni;
- commissione per l’apostolato dei laici;
- commissione per le Chiese orientali;
- commissione per la liturgia;
- commissione per la teologia;
Queste commissioni avevano l’incarico di preparare sulla base dei vota degli schemi ed erano presiedute dai presidenti dei rispettivi Dicasteri.
L’unico organismo innovativo fu il Segretariato per l’unità, elevato successivamente al rango di commissione, la cui presidenza fu affidata al cardinale Bea. La commissione più rappresentativa di tutte fu la Commissione Centrale presieduta dal Romano Pontefice, incaricata di stilare il regolamento del concilio e all’interno del quale ci furono 2 discussioni principali:
- la lingua del concilio: l’enciclica Veterum sapientia, afferma che la lingua ufficiale della Chiesa e quindi del concilio, è il latino;
- la votazione per l’approvazione dei documenti in aula: maggioritaria (1/2 dei votanti) o qualificata (2/3 dei votanti);
Passata la sorpresa iniziale il concilio divenne un fatto esclusivamente romano, in quanto non era sentito dalla maggior parte dell’opinione pubblica cattolica, e i laici non furono associati alla preparazione del concilio, almeno fino alla sua apertura. Ma nonostante tutto, sia prima, sia durante la sua celebrazione, i vari lavori furono resi pubblici, grazie alla creazione di un Ufficio Stampa, alla pubblicazione di riviste, furono fatti degli studi, degli incontri, trasmissioni televisive, pubblicati vari libri.
I membri effettivi dell’assemblea deliberativa oscillavano, a seconda delle sezioni e dei momenti, tra i 2000 e i 2200, tra cui vi erano delle diversità di età, di formazione, di responsabilità apostolica, di provenienza geografica. Fu un vero concilio universale, in quanto tutti i Paesi erano rappresentati, anche se i vescovi più numerosi erano italiani, ma ciò non significava che fosse più influente degli altri, in quanto, a differenza degli altri episcopati, non aveva esperienza di collegialità, dal momento che la CEI fondata da Pio XII nel 1952 raggruppava solo i presidenti delle conferenze regionali.
Il funzionamento dell’assemblea richiedeva una politica di alleanze, cioè i diversi gruppi nazionali formarono dei gruppi internazionali per raggiungere il numero legale necessario per l’approvazione dei documenti. Si formarono gruppi linguistici, e gruppi dottrinali che furono essenzialmente 2:
- gruppo della maggioranza riformista (80%) che raggruppava l’episcopato dell’Europa Occidentale, dell’Africa e dell’America Latina;
- gruppo della minoranza antiriformista, che raggruppava alcuni vescovi spagnoli, italiani, filippini e dell’Europa Orientale;
Accanto ai Padri conciliari parteciparono ai lavori:
- i Periti, esperti ufficiali del concilio che avevano il diritto di assistere alla sedute conciliari;
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i Teologi, esperti privati, cioè consiglieri personali dei singoli vescovi, erano soprattutto dei canonisti, il cui compito era:
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elaborare e partecipare alla stesura degli schemi e alla rielaborazione dopo le sedute conciliari;
- preparare gli interventi dei Padri in aula;
- tenere le conferenze fuori delle aule conciliari;
- il consiglio ecumenico delle Chiese mandò il teologo svizzero Lukas Vischer;
- il Segretariato per l’unità dei cristiani, mandò tre osservatori: 2 della comunità di Taizé, Roger Schutz e Max Thurian e il noto teologo protestante Oscar Cullmann;
Alla vigilia del concilio, la Chiesa cattolica non aveva rapporti ufficiali con le altre Chiese cristiane perché:
- non aveva partecipato alla creazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese Cristiane con sede in Ginevra;
- rifiutava la parola ecumenismo, in quanto si riteneva l’unica Chiesa fondata da Gesù Cristo, anzi auspicava un ritorno delle altre chiese nell’unica Chiesa di Cristo;
- papa Pio XI con l’enciclica Mortalium animos del 1928, condannò l’ecumenismo, definendo i cristiani di quelle chiese “pancristiani”;
Ma Giovanni XXIII mostrò la sua indole ecumenica, aprendo i lavori del concilio alla partecipazione di osservatori non cattolici:
- le Chiese ortodosse, tranne quella russa, manifestarono di essere disponibili al dialogo col nuovo papa e alla sua iniziativa di convocare un nuovo concilio ecumenico. Ma mentre il patriarca Atenagora era favorevole all’invio di una delegazione delle Chiese ortodosse al concilio, il patriarca di Mosca esprimeva la sua ostilità a causa del regime sovietico a cui era soggetta e poi perché temeva che il concilio avrebbe confermata la condanna del comunismo ateo. La svolta si ebbe nel ’62 quando il patriarca di Mosca decise di mandare 2 osservatori col beneplacito del governo russo, cosa che sorprese le altre chiese ortodosse, al punto che gli osservatori russi furono gli unici ortodossi durante le prime due sessioni del concilio. Dopo la visita a Gerusalemme di Paolo VI vi fu un’intesa col patriarca di Costantinopoli Atenagora, che portò alla partecipazione delle altre chiese ortodosse al concilio, dalla terza sessione in poi;
- le Chiese protestanti, anche se erano interessate al concilio, temevano che la Chiesa cattolica sottraesse a Ginevra la leaderschip sul dialogo ecumenico;
- la Chiesa anglicana fu interessata al concilio fin dall’inizio, tant’è che l’arcivescovo di Canterbury inviò un suo rappresentante nell’estate del ’59, mentre nel dicembre dell’anno successivo fu lui stesso ad recarvi;
- la creazione del segretariato per l’unità dei cristiani, nel dicembre del ’60, fu ben accolta dalle altre confessioni cristiane, in quanto aveva come compito quello di curare le relazioni con le altre Chiese e convincerle a partecipare al Concilio;
Il concilio conta di 4 sessioni e 3 intersessioni:
I sessione (ottobre-dicembre 1962), fu segnata da diversi eventi:
- il discorso di apertura del papa, che fu bene accolto da tutti perché conteneva un atteggiamento innovatore del papato;
- le commissioni conciliari furono approvate con tre giorni di ritardo, perché i Padri conciliari volevano conoscere prima i membri, per non nominare persone già scelte da altri;
- il messaggio al mondo, che aveva lo scopo di manifestare l’interesse del concilio per i grandi problemi dell’umanità;
Durante questa I sessione ci furono grandi dibattiti sui seguenti argomenti:
- lo schema della liturgia;
- le due fonti della Rivelazione;
- lo schema della Chiesa;
Ma la sessione si concluse senza l’approvazione di alcun documento.
I° intersessione (’62-’63)
Questo primo periodo di pausa è stato molto importante tanto da essere definito come una seconda preparazione del concilio, perché durante questo periodo saranno elaborati tutti gli schemi, soprattutto quello sulla Chiesa, che poi sarà la GS. Alcuni momenti salienti di questo periodo sono:
- il 27 aprile 1963, a causa della sua salute, il papa approva vari schemi inviandoli alle commissioni per la loro rielaborazione;
- il 21 giugno 1963 fu eletto come nuovo papa Paolo VI, che comunicò l’intenzione di continuare il concilio;
La riapertura venne fissata per il 29 settembre 1963.
II° sessione (settembre-dicembre ’63), si aprì con un lungo discorso di Paolo VI, nel quale affermava la necessità:
- dell’unità dei fratelli separati;
- di un’apertura al mondo;
- della Chiesa di riformarsi;
L’evento centrale di questo periodo fu la discussione sullo schema sulla Chiesa e l’approvazione dei primi due testi del concilio, il 4 dicembre 1963:
- la costituzione Sacrosantum Concilium sulla sacra liturgia;
- il decreto Inter Mirifica sugli strumenti di comunicazione sociale;
II° Intersessione (’63-’64), durante la quale molti padri manifestarono la loro preoccupazione di ritornare nelle loro diocesi da cui erano assenti da molto tempo. Dunque il cardinale di Monaco Döpfner fu incaricato di elaborare un piano di riduzione dei lavori conciliari per chiudere al più presto i lavori conciliari con la terza sessione. Tale piano Döpfner prevedeva di prendere in considerazione solo gli schemi più importanti. Questa seconda intersezione fu caratterizzata da due iniziative spettacolari del papa:
- il suo viaggio in Terra Santa, il primo grande viaggio di un pontefice;
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l’enciclica Ecclesiam suam del 16 agosto del 1964, definita come l’”enciclica del dialogo”, che può essere suddivisa in tre cerchi concentrici:
- dialogo con i fratelli separati;
- dialogo con le altre religioni;
- dialogo con i non credenti;
III° Sessione (settembre-dicembre ’64)
L’assemblea riprese l’esame sulla Chiesa e sui Vescovi sugli schemi preparati durante la seconda intersessione, molto discussi tanto che culminarono nella cosiddetta “settimana nera”, i cui antefatti sono da ricercarsi nelle decisioni del papa:
- fa precedere il capitolo III° della Lumen Gentium dalla Nota Praevia;
- il rinvio della votazione del testo sulla libertà religiosa alla successiva sessione;
- l’introduzione di varie modifiche sullo schema sull’ecumenismo;
Ma nonostante le tensioni furono approvati i seguenti testi, il21 novembre 1964:
- la costituzione dogmatica Lumen Gentium sulla Chiesa;
- il decreto Unitatis Redintegratio sull’ecumenismo;
Nel discorso di chiusura di questa sessione, il papa proclamò Maria Madre della Chiesa.
III° Intersessione (’64-’65): rimanevano ancora inconclusi 11 testi e fra questi alcuni dovevano essere rielaborati completamente.
IV° Sessione (settembre-dicembre ’65)
Nel suo discorso di apertura il papa fece due annunzi importanti:
- l’istituzione di un sinodo dei vescovi, che aveva natura consultiva e non deliberativa;
- la sua visita all’O.N.U., in occasione del 20° anniversario della costituzione di quest’organismo internazionale, che si sarebbe tenuta a New York;
In questa quarta e ultima sessione furono approvati tutti i documenti restanti.
Venivano cancellate le reciproche scomuniche tra la Chiesa Cattolica e le Chiese ortodosse e l’8 dicembre del 1965 il concilio si chiudeva solennemente con una grande cerimonia in piazza s. Pietro.