Le gesta dei cavalieri templari hanno sempre affascinato, innegabilmente sono anche i misteri che spesso si credono nascosti dietro all'esistenza dei Templari. Cerchiamo di fare chiarezza.
Chi erano i cavalieri templari?
I templari erano cavalieri che decisero di rimanere in Terra Santa e di dedicarsi alla difesa dei pellegrini. Il pellegrinaggio a Gerusalemme era diventato pericolosissimo, non di rado i pellegrini venivano attaccati, assaliti e depredati. I templari hanno avuto certamente un ruolo di rilievo nelle crociate, ma non nacquero per queste, ma per rendere sicuro il cammino dei pellegrini. L'idea del primo maestro dell'ordine, Ugo di Payns, è quella di una militia Christi allo scopo di proteggere i pellegrini. La storia dei cavalieri templari non è nascosta, ma di certo affascinante, arriveranno ad essere potentissimi, talmente potenti da poter far paura, e forse è stata proprio questa la causa principale della loro fine. I cavalieri del Tempio o Templari erano sotto la diretta autorità del papa.
I templari: la storia
La prima crociata
Il 27 Novembre 1095 il papa Urbano II predica la crociata
dinnanzi a un concilio provinciale riunito a Clermont. In questo discorso
offre una possibilità di riscatto a quei cavalieri banditi che violano la
pace di Dio che la Chiesa si sforza di far rispettare. Offre quindi alla
cavalleria di andare a lottare contro gli infedeli, di andare a liberare
Gerusalemme; "vadano dunque a combattere contro gli infedeli - una
battaglia che val la pena di combattere e che merita di concludersi con un
trionfo - coloro che finora si sono dedicati a guerre private ed abusive,
con grave danno dei fedeli! Diventino cavalieri di Cristo, coloro che non
erano che masnadieri! Lottino ora, a buon diritto, contro i barbari, coloro
che si battevano contro i loro fratelli e parenti! Guadagneranno ricompense
eterne, coloro che divenivano mercenari per pochi miserabili soldi.
Lavoreranno per la gloria dell'anima de del corpo, coloro che fino ad ora si
affaticavano a danno dell'una e dell'altro. Qui erano tristi e poveri; là
saranno gioiosi e ricchi. Qui erano nemici del Signore; là saranno suoi
amici" (Fulcherio di Chartres, Historia Hierosolymitana)
I movimenti durante la prima crociata
Il successo di questo discorso fu impressionante migliaia di uomini di
tutte le condizioni si misero in marcia. Per lo più una massa
indisciplinata che massacra gli ebrei della Valle del Reno e che senza
guida si muove verso Gerusalemme. Ma oltre a questa massa indisciplinata
verso Costantinopoli si muovono gruppi di cavalieri, di signori piccoli
e grandi. I veri crociati, quindi, si diedero convegno a
Costantinopoli, erano milites di tutte le parti d'Europa,
attrezzati per la guerra. L'imperatore Alessio Comneno mirava a trarre
vantaggio personale dall'impresa, voleva sconfiggere i Turchi che lo
minacciavano; i crociati intendevano combattere per il Santo Sepolcro e
non per Bisanzio. Scopo della crociata era infatti la liberazione della
cristianità occidentale dai Turchi: nessuna promessa di restituzione
dei territori ai Greci, antichi possessori.
Nell'anno 1099 i crociati entrano a Gerusalemme e
riconquistano i luoghi santi della Palestina. La maggior parte dei
crociati ultimato il loro voto tornarono in Europa, le forze rimaste in
Terra Santa erano irrisorie e si dispiegavano soltanto in qualche città
fortificata o nei castelli frettolosamente edificati nei punti
nevralgici del regno di Gerusalemme.
La nascita dei templari
Predoni e briganti infestavano le
strade, il pellegrinaggio non era affatto semplice e sicuro, i
pellegrini venivano sorpresi, depredati e massacrati. Il regno di
Gerusalemme è circondato il suo territorio è una piccola oasi in un
deserto intorno di infedeli. "Già poco sicura dunque nel tratto che
attraversava la pianura costiera, la strada diveniva del tutto
impraticabile, senza scorta, nei passi della Giudea, tra Ramleh e
Montoie" (Alain Demurger, Vita e morte dell’ordine dei templari, Il giornale biblioteca storica, Milano:2005, p. 19)
Fu qui che alcuni cavalieri decisero di prolungare il loro voto
consacrando la loro vita alla difesa dei pellegrini. Si riuniscono
intorno a uno di loro, il primo maestro dell'ordine dei Templari: Ugo di
Payns e al suo compagno Goffredo di Saint Omer.
Così questi cavalieri si impegnarono a difendere i pellegrini e
proteggere le vie che portano a Gerusalemme, consacrano quindi la loro vita
e decisero di fare voto davanti al patriarca di Gerusalemme. Inoltre re
Baldovino II li accoglierà in una sala del suo palazzo sulla spianata del
Tempio. Più tardi il re Baldovino si sposto nella Torre di Davide e lascerà
la sua prima residenza reale a questi cavalieri, questa residenza si
identificava con l'antico Tempio di Salomone che i mussulmani avevano
trasformato nella moschea di Al-Aksa. Da questo momento L'Ordine creato sarà
quello del Tempio e i suoi membri i templari.
Gli inizi
Gli inizi dei templari non sono molto conosciuti i racconti più
precisi sono molto posteriori alla fondazione del primo ordine religioso
militare della cristianità. Si cita di solito Guglielmo di Tiro che nacque
in Palestina verso il 1130, cancelliere del regno di Gerusalemme nel 1174.
Cominciò la sua Historia rerum in parti bus transmarinis gestarum
durante il regno del re Almarico I (1163-1174), all'epoca in cui questo
conduceva vittoriose campagne militari in Egitto e l'avvenire del regno
sembrava assicurato e ci dice: "Lo stesso anno 1118, alcuni nobili
cavalieri, pieni di devozione per Dio, religiosi e timorati di Dio,
rimettendosi nelle mani del signore patriarca per servire Cristo,
professarono di voler vivere perpetuamente secondo le consuetudini delle
regole dei canonici, osservando la castità e l'obbedienza e rifiutando ogni
proprietà. Tra di loro i primi e i principali furono questi due uomini
venerabili Ugo di Payns e Goffredo di Saint-Omer" (Guglielmo di Tiro, XII, 7)
Per lo più gli storici hanno riportato l'avvenimento solo
succintamente e tramite questi testi ci dicono che la data di
fondazione dell'ordine è il 1119 o il 1120. La regola dell'ordine fu invece composta agli
inizi del 1129 dagli stessi templari, al concilio di
Troyes, il concilio si riunì su richiesta del maestro Ugo di
Payns, sotto cui ebbe inizio l'ordine.
La prima pagina dell'ordine dà
dei templari una definizione quasi perfetta "In primo luogo parliamo
a tutti coloro che rinunciano a seguire la propria volontà e con cuore
puro desiderano servire da cavalieri il Re sovrano, indossare con
premurosa sollecitudine ora e per sempre la nobile armatura
dell'obbedienza. Noi vi esortiamo dunque - voi che avete condotto finora
la vita del cavaliere secolare, la quale non ha Cristo come sua causa e
da voi abbracciata solamente come servigio umano - vi esortiamo a
seguire quelli che Dio ha scelto dalla massa dei dannati e ha destinato
alla difesa della Santa Chiesa, e vi chiediamo di unirvi a loro per
sempre. Prima di ogni altra cosa, chiunque vorrà essere cavaliere di
Cristo, scegliendo questa santissima compagnia, deve mettere nella sua
professione una pura diligenza e una ferma perseveranza, virtù che è
così degna, così santa e stimata così alta che se tu la conserverai in
modo puro e duraturo, servirai nella compagnia dei martiri che a Gesù
Cristo donarono l'anima. In questa congregazione è fiorito e resuscitato
l'ordine della cavalleria. Un Ordine che disprezzava l'amore per la
giustizia, nonostante fosse suo compito, e non faceva quello che doveva:
difendere i poveri le vedove, gli orfani, le chiese. Si adoperava invece
per nuocere, spogliare, uccidere.
Bene ha operato il Signore Dio con noi, e Nostro Signore Gesù Cristo;
il quale ha mandato i suoi amici dalla santa Città di Gerusalemme sulla
strada di Francia e Borgogna. Essi, per la nostra salvezza e per
l'accrescimento della vera fede, non cessano di offrire la loro anima a Dio,
desiderando il sacrificio".
Questa pagina mette in evidenza la vocazione dei Templari,
insieme monaci e soldati, come pure la loro convinzione di incarnare la vera
cavalleria, quella che la Chiesa si era impegnata a promuovere, quella in
difesa dei deboli e della giustizia
L'ordine nacque per varie ragioni:
La volontà di
rinunciare al mondo di alcuni cavalieri i quali fecero una scelta di
tipo religioso
La creazione di
questo Ordine corrispondeva completamente ai desideri delle autorità
religiose e laiche del regno di Gerusalemme, era opportuno infatti
dare vita a un'organizzazione nuova e specifica per assicurare una efficace
azione di protezione ai pellegrini.
L'impegno infuso dal
suo primo Maestro: Ugo di Payns
Ugo di Payns
Su Ugo di Payns, signore della Champagne non abbiamo moltissimi
dati. Non si sa se abbia partecipato alla prima crociata e se fosse presente
nel 1099 all'assedio di Gerusalemme. Alcuni storici lo fanno partire per la
crociata e ritornare nel 1100, ma per una data più sicura bisogna aspettare
il 1104, anno in cui accompagna il conte Ugo di Champagne che compie il suo
primo pellegrinaggio nei luoghi santi. Poi non si sa molto delle successive
tappe, si sa che torna di nuovo in Palestina nel 1114 questa volta per
fermarsi, si materializza l'idea di una militia Christi allo scopo di
proteggere i pellegrini.
L'anno della fondazione del movimento come abbiamo detto oscilla
tra il 1119 e il 1120, le fonti non sono tantissime. Ma al concilio di
Troyes del 1129 l'ordine doveva avere 9 anni almeno a quanto affermano
Giacomo di Vitry e Guglielmo di Tiro.
Nel 1127 Ugo di Payns attraversa il mare con cinque
compagni, tre i suoi obiettivi:
Dare all'ordine una regola: approvata dalle
autorità ecclesiastiche d'Occidente
Far conoscere l'Ordine
Reclutare nuovi cavalieri: nuovi combattenti
di Cristo in protezione della Terra Santa.
Payns non solo era un bravo e pio cavaliere ma era dotato sicuramente di
sottigliezza di mente e di eloquenza, tanto che seppe convincere papa Onorio
II della utilità e della purezza della milizia di Cristo. Ricordiamoci che
all'epoca le classi erano divise nettamente: religiosi, combattenti, e gente
comune. Un ordine che legasse le prime due classi non era sicuramente
qualcosa di poco originale. Ma certo non era solo, aveva il sostegno di San
Bernardo. È lui ad occuparsi della convocazione del concilio di Troyes. Il
concilio è presieduto dal legato pontificio Matteo d'Albano e riunisce gli
arcivescovi di Sens e Reims. La regola dei templari approvata al concilio fu
scritta secondo alcuni proprio da San Bernardo su richiesta di Payns,
secondo altri la regola sarebbe stata antecedente al concilio di Troyes.
Secondo la regola l'Ordine aveva numerosi tipi di membri:
I cavalieri, che appartengono
alla nobiltà e che sono i combattenti propriamente detti
I sergenti e gli scudieri che sono gli
aiutanti, reclutati tra il popolo e la borghesia
I sacerdoti e i chierici che
assicuravano il servizio religioso dell'Ordine
I servitori,
gli artigiani, i domestici e altri aiutanti
Fatto questo Ugo di Payns poté passare al punto successivo che era quello di
far conoscere l'Ordine ma soprattutto di reclutare nuovi addetti, e di
trovare donazioni per l'Ordine. Il re Alfonso d'Aragona, non avendo figli,
lasciò in eredità il suo regno per un terzo ai Templari, un terzo agli
Ospitalieri, un terzo ai canonici del Santo sepolcro, fu una delle tante
donazioni ai Templari. Quando Ugo di Payns s'imbarcò per ritornare in Terra
Santa, portava con sé un forte contingente di nuovi cavalieri.
Le critiche all'ordine
Ugo di Payns ha inventato una nuova figura quello del monaco cavaliere, due
etiche che erano radicalmente opposte. Per conciliare serviva un grande
cambiamento spirituale che fu quello che portò anche alla crociata.
Il cristianesimo primitivo condannava ogni guerra ed ogni violenza era una conseguenza del peccato originale sempre cattiva e illecita. Mano
mano il pensiero teologico diventa più ricco di sfumature: si può condannare
chi risponde ad un'aggressione? Nasce il concetto di guerra giusta.
Entra l'idea di guerra giusta, una guerra lontana da mire di ricchezze, una
guerra per difendere un diritto e deve essere combattuta se inevitabile dal
principe e dall'autorità pubblica.
Quando nel IV secolo l'impero romano diviene un impero cristiano certe cose
cambiano. E così Sant'Agostino dice "Giuste sono le guerre che vendicano
ingiustizie". Anselmo attribuiva il potere di decidere il ricorso alla
forza alla Chiesa stessa e a nessun altro. Anche per San Bernardo la
guerra può essere ammessa solo come male minore. Il cristiano deve
agire non con la violenza ma con forza di persuasione, ma una guerra
difensiva è giustificata. La crociata per San Bernardo deve essere intesa
come guerra difensiva. Quando la guerra diviene contro gli infedeli diventa
guerra santa, si combatte per Cristo e per questo ci si aspetta, da chi la
combatte, una condotta morale ancora più esemplare.
La guerra serve quindi per riportare la pace così dice Sant'Agostino "Noi
dobbiamo volere la pace e fare la guerra solo per necessità, poiché non si
cerca la pace per preparare la guerra ma si fa la guerra per ottenere la
pace. Siate dunque pacifici anche combattendo, per condurre con la vostra
vittoria coloro che combatterete alla felicità della pace"(Sant'Agostino, Lettera 305).
In questo grande trionfo non mancarono di certo le critiche, la domanda più
importante era quella sulla possibilità che un monaco potesse far scorrere
sangue anche se per la Terra Santa, anche se contro gli infedeli. La
risposta della Chiesa sembrava esserci stata già con l'indizione della
crociata da parte di Urbano II, ma certo in quel momento erano dei secolari
a portarla avanti.
Payns chiese per ben due volte l'aiuto di San Bernardo in questo senso, la
risposta faticò ad arrivare ma alla fine scrisse la celebre omelia De
laude novae militiae (Lode della nuova cavalleria), una risposta ai
dolorosi interrogativi di una comunità in crisi d'identità. In questo testo
Bernardo fa notare come la Terra Santa appartiene a Gesù Cristo e quindi non
è un regno come tutti gli altri, intollerabile quindi lasciarlo in mano ai
Mussulmani, era necessario quindi versare del sangue per conservare quella
che è la culla della cristianità. Per questo servivano cavalieri di Cristo,
non cavalieri secolari presi da altri interessi. Il vero cavaliere è senza
macchia e senza paura e qui Bernardo propone i Templari come modello "si
fanno l'un l'altro delle cortesie e praticano la legge di Cristo aiutandosi
vicendevolmente" (San Bernardo, De Laude novae militiae).
L'omelia ebbe una grande risonanza.
L'importanza di questa omelia fu enorme il compito dei Templari non era
semplice erano persone che cercavano la salvezza della propria anima più che
combattenti, conciliare le due cose non era affatto semplice, questa omelia
servì quindi probabilmente per sostenere gli stessi dubbi morali dei
Templari.
L'organizzazione ecclesiastica dei Templari
Nel 1136 muore Ugo di Payns e succede Roberto di Craon, si
occuperà dell'organizzazione dei Templari. Chiede a Papa Innocenzo II di
mettere i Templari sotto la diretta autorità del papato: fino ad adesso i
templari erano sotto l'autorità del patriarca di Gerusalemme, al quale il
concilio di Troyes aveva dato la libertà di poter modificare la regola. Così
Papa Innocenzo II, il 29 Marzo 1139, emette la bollaOmne
Datum Optimum, dove sono fondati i privilegi dei Templari:
Per cominciare l'esenzione
dalla giurisdizione episcopale. Ora i Templari erano sotto la
diretta autorità del papato.
L'ordine quindi potrà
avere sacerdoti e cappellani che assicurino l'assistenza religiosa e il
culto indipendentemente dai vescovi del luogo.
Attribuiva al Maestro
templare il potere di modificare la Regola, con il consenso del capitolo,
poteri tolto quindi al patriarca.
elezione del
Maestro da parte dei soli monaci senza interventi esterni
Il rafforzamento dell'autorità del maestro sui frati,
che gli devono totale obbedienza e non possono lasciare l'ordine senza il
suo permesso
L'esenzione
dalle decime, unicamente i cistercensi ne sono esonerati come i
Templari.
Diritto di costruire oratori e farsi seppellire
Di certo questi privilegi non quietarono le critiche, anzi tutt'altro, e la
gelosia verso i privilegi di questo Ordine aumentò. In questo modo i
Templari godono di grande autonomia e di grandi risorse, i Templari iniziano
ad acquistare potere. Nessuno certo avrebbe potuto immaginare tanto, nessuno
dei primi nove cavalieri aveva potuto immaginare cosa sarebbe accaduto.
Poveri cavalieri che si erano riuniti intorno ad Ugo di Payns e che avevano
il compito per niente semplice di sorvegliare il cammino dei pellegrini.
Il 7 aprile 1145 Eugenio III promulgava la bollaMilitia
Dei, che permetteva ai Templari di costruire loro proprie cappelle,
al fine di non mescolarsi durante le funzioni religiose ai peccatori. In
questo modo tra l'altro i Templari venivano esentati dall'interdetto e dalla
scomunica ei vescovi.
Le regole dei templari sono molto severe e non pochi sono coloro che alla
fine lasciano i loro voti, molti di questi divengono, una volta usciti
dall'Ordine, nemici dei Templari.
Attività
economica
Tutta l'attività militare dell'ordine era sostenuta da una grande attività
economica. Lo sforzo di sostenere l'Ordine nella Terra Santa attirava ogni
specie di donazione, come abbiamo anche detto precedentemente.
I Templari avevano una flotta privata con la quale
trasportavano i pellegrini ma commerciavano anche e inoltre mandavano
approvvigionamenti alle forze templari in Terra Santa. Nel 1292, papa Nicola
IV ordinò loro di equipaggiare venti galere nelle acque di Cipro per
proteggere l'isola e l'Armenia. Erano esperti nel commercio marittimo e
possedevano case nei porti principali dell'Europa meridionale.
Si
donano ai Templari terre, fondi abbandonati, pascoli,
rendite di una decima e tanto altro. In Provenza come in altre regioni
occidentali tantissime le terre dei Templari, questi imponevano le tasse ai
contadini per lo sfruttamento del terreno. I Templari entrarono in possesso
di questi terreni:
per donazione
ma anche, soprattutto in Spagna, se li aggiudicavano in cambio di aiuti militari
oppure
acquistando terre investendo le liquidità che avevano;
oppure ancora
attraverso le bonifiche, bonificarono parecchie aree paludose.
L'incremento delle ricchezze Templari fu destinato alle attività in Terra
Santa, fecero ampi progetti edilizi nei loro quartier generali. Almeno nei
primi anni, molte delle loro operazioni erano finalizzate ad agevolare i
pellegrini in Terra Santa.
Quindi si attrezzavano per il finanziamento dei pellegrini uno
dei primi prestiti riguarda Petre Desde, prestito concesso in modo che
potesse realizzare il pellegrinaggio, promise di lasciare alla sua morte la
sua casa oltre a terre e vigneti e orti ai Templari. La reputazione dei
Templari fu quella di offrire gratuitamente al pellegrino trasporti sicuri,
ma in realtà il guadagno Templare era grande come abbiamo visto. I più
ricchi consegnavano denaro ai Templari in occidente per poi riprenderlo in
Terra Santa funzionavano in questo modo anche come banche
questo per il fatto che possedevano case in Terra Santa e in molte parti
dell'Europa. "La sicurezza delle case templari e la possibilità di
trasferirvi fondi in caso di pericolo, le rese luoghi ideali per depositare
valori e non necessariamente solo denaro e metalli preziosi. Il tempio di
Londra, che è stato definito da uno studioso come l'antesignano medievale
della Banca d'Inghilterra, era usato come deposito del tesoro reale già dal
1185, e ciò dimostra che già a quel tempo l'Ordine era un potere finanziario
di notevole importanza."(Edward Burnman, I templari l'ordine dei poveri cavalieri del Tempio di Salomone, Vonvivio, Firenze:1988)
I
depositi erano messi al sicuro in posti che apparivano inviolabili,
la natura militare religiosa dell'ordine fa si che fosse una garanzia
depositare ogni sorta di bene prezioso da loro. Si poteva lasciare
praticamente di tutto, ma di tutto nel vero senso della parola, si potevano
lasciare, gioielli, ma anche cavalli, muli o schiavi mori. I re inglesi
erano usuali lasciare gioielli e beni preziosi al Tempio per essere
custoditi dai Templari. Anche gli altri ordini religiosi possedevano
depositi di sicurezza, ma per quanto riguarda i Templari erano un ordine
sicuramente particolare l'essere religiosi e militari insieme dava una
sicurezza particolare.
Abbiamo qualche documento di qualche perdita dei templari, qualche volta
riuscirono a rubare ai Templari parte dei beni che proteggevano.
I templari procedevano anche a confische in seguito,
appropriazione di redditi e proprietà al fine di assolvere pagamenti o di
soddisfare reclami mossi al proprietario. Questo dimostra la grande fiducia
di re e nobili, i quali usavano i Templari nei pagamenti internazionali,
contraevano prestiti offrendo garanzie.
La forza dell'Ordine è grandissima e il loro mercato non si ferma qui. In
forza delle loro ricchezze iniziano a prestare denaro a
persone di tutte le classi sociali. In Francia i Templari furono i banchieri
della casa reale per più di un secolo. In Oriente, Baldovino II di
Costantinopoli dette la Vera Croce come pegno per un prestito contratto con
i Templari nel 1240 in Siria latina.
I Templari nel corso di due secoli divennero i banchieri di potenti,
papi e monarchi. I papi usavano anche altre banche ma per tutto ciò
che riguardava la Terra Santa usava i Templari. I Templari facevano giungere
i sussidi papali in Terra Santa e le informazioni a Roma. Ma non solo erano
banchieri anche di grandi sovrani, in particolare di Francia e Inghilterra,
nelle cui capitali erano situati i due più grandi Templi fuori dalla Terra
Santa. Sino a Filippo il Bello il tempio di Parigi fu letteralmente il
centro dell'amministrazione finanziaria francese: amministrava le finanze,
riscuoteva le imposte, trasferiva capitali, controllava i debiti, pagava i
vitalizi. Alcuni regni arrivarono ad essere indebitati con i Templari come
il regno d'Inghilterra all'epoca di Enrico III.
La seconda
crociata
Nel 1144 Edessa viene conquistata dalle truppe mussulmane capitanate da
Zengi. Il1 dicembre del 1145 il papa Eugenio III pubblica le bolle
che bandiscono la seconda crociata. La crociata deve avere un
solo capo che è il re di Francia Luigi VII.
La predicazione della crociata è affidata a San Bernardo, che mobilita
per la crociata l'imperatore di Germania Corrado III e raduna tante
persone che non sono militari, sul campo di battaglia si vedrà la
conseguenza. Il 27 aprile 1147 centotrenta cavalieri del Tempio si
riuniscono in un capitolo a Parigi, intorno al Maestro di Francia,
Everardo des Barres e al papa Eugenio III, qui organizzarono la loro
partenza per la crociata e fu qui che ebbero il consenso di portare in
permanenza la croce "affinché questo segno trionfale sia perb essi
uno scudo grazie al quale non fuggano davanti a nessun infedele". Il
re di Francia e l'imperatore non riuscirono a mettersi d'accordo su un
itinerario comune e come vedremo questo non fu affatto buono.
Non corre buon sangue tra latini e greci, e si vede nell'accoglienza
Bizantina, non son visti di buon occhio i latini che sono venuti a fare
un loro regno in Oriente. Luigi VII arrivò a Costantinopoli non senza
difficoltà e trovò i resti della crociata tedesca, non erano riusciti a
partire insieme i due eserciti e la conseguenza per i tedeschi fu molto
negativa.
L'esercito del re francese si addentra nelle montagne dell'Asia minore con
pochi viveri, avanzano lentamente decimati da continui attacchi Turchi.
Goffredo di Rancogne avanza più rapidamente degli altri ostacolati dai
bagagli e dai non combattenti e si separa dal grosso della truppa
lasciandoli vittime dei Turchi. Il re in questo caso
ammira la disciplina dei templari, tanto da seguirli lui stesso e
darli come modello a tutto il suo esercito. Diede il comando allora al
Maestro templare che suddivise l'esercito in gruppi di cinquanta
cavalieri e ad ogni gruppo venne dato come capo un templare. In questo modo
cavalieri come Goffredo di Rancogne che agivano di testa loro si
sottomisero all'arte della guerra dei Templari. Ogni movimento era perfetto,
bastava uno sguardo del maestro che il templare al comando dei cinquanta
uomini si sarebbe mosso in maniera coordinata con la sua piccola schiera di
cavalieri.
In questo modo i crociati riuscirono ad infliggere gravi perdite ai loro
avversari, ma principalmente ad uscire da quella situazione. Infatti la
crociata ebbe una fine disastrosa, Luigi VII dovette lasciare una parte
del suo esercito ad Adalia, dove si era fatto massacrare e si imbarcò
per Antiochia, ma lo stesso Luigi VII disse che in realtà senza i
Templari probabilmente non sarebbero usciti da quella situazione.
La crociata naturalmente si tirò addosso molte critiche, i latini di
oriente richiedevano milites, San Bernardo aveva chiamato anche chi non
era abile nel combattere, si richiedevano non pellegrini, ma ordini
militari.
Everardo des Barres esce come l'eroe della crociata, a
capo dei Templari di Francia porta ordine nelle schiere di un esercito
incontrollabile. Diviene Maestro del Tempio nel 1149. Più tardi lasciò
questa carica tornando a una vita votata alla contemplazione. Quindi non
sarà lui ma il suo successore Bernardo di Tremelay
responsabile di un episodio che dà molta meno gloria ai Templari.
La città di Ascalona era l'ultima piazza del litorale ad aver resistito
al primo slancio dei crociati, si credeva imprendibile, era un'impresa
difficile, l'assedio durò quattro mesi e sarebbe di certo stato
abbandonato senza il contributo degli ordini militari. I Templari
divennero padroni nel mentre della città di Gaza che era stata loro
affidata nel 1149. E qui c'è il comportamento non esemplare da parte del
Maestro Bernardo di Tremelay, almeno a quanto raccontato da Guglielmo di
Tiro, aperto il varco, fece passare unicamente i Templari,
dandogli così la possibilità di prendere la maggior parte del bottino.
Il che non
fu comunque una gran mossa, i quaranta templari
entranti in città furono circondati e uccisi dai turchi e lo fu lo
stesso Maestro. Possibile anche che questa sia una versione di
Guglielmo di Tiro sempre molto critico contro i Templari, ne ha sempre
attaccato l'orgoglio e la cupidigia, e forse quei quaranta templari si sono
trovati solo davanti la breccia, anche perché quale Templare esperto poteva
non sapere che non era così semplice entrare in quella città anche avendo
aperto una breccia? Ascalona venne alla fine
conquistata il 19 Agosto 1153. Forse i Templari volevano oltre a
Gaza anche questa città e potrebbe essere uno dei motivi del loro
ingresso per primi in città, più che per saccheggiare per entrare per
primi nella città, forse per mire sulla città stessa. Comunque Baldovino
III diede la città a suo fratello Amalrico forse anche per reprimere un
po' le pretese dei Templari.
La caduta di Ascalona garantì la sicurezza della parte meridionale del regno
e aprì ai Franchi la via dell'Egitto. Ma la situazione geopolitica del
Vicino Oriente stava cambiando e non a favore del Regno di
Gerusalemme. Nel 1154 l'Egitto è fatimita, al Cairo regna un califfo sciita,
eretico quindi agli occhi del califfato sunnita di Bagdad. Nur-ed-Din aveva
appena unificato la Siria e ora mirava all'Egitto, per unificare tutto il
mondo mussulmano, e poi farla finita con i cristiani. Il regno di
Gerusalemme si trovava a dover far di tutto per evitare questa unione, gli
ordini militari sempre aggressivi nei confronti degli infedeli sono pronti a
guidare qualsiasi tipo di incursione armata, ma certo il regno di
Gerusalemme aveva poche risorse umane per poter mantenere nel caso le
possibili conquiste. I contrasti sono notevoli, anche all'interno
dell'ordine, c'è la mentalità soprattutto dei nuovi crociati, quella della
guerra armata, quella di non scendere a patti quella di nessuna tregua, si
scontra con i più esperti con chi sa che ora è inutile, che bisogna
organizzarsi prima di qualsiasi altra cosa, questi vengono accusati di
scendere a patti con gli infedeli. Le perdite dei Templari obbligano a
chiamare altre truppe dall'Occidente, questi nuovi crociati sono per la
guerra, faticano ad accettare l'idea di tregua. In questo periodo si acuisce
anche la rivalità tra i due ordini militari, rivalità che c'è sempre stata
tra i due ordini, anche se poi ora come sempre saranno al fianco nel momento
delle imprese militari.
Nel
1167
il re Almarico I riuscì a procurarsi una posizione di sicuro vantaggio sul
Saladino per l'Egitto. In Egitto si instaurò una sorta di protettorato
franco, i Templari avevano partecipato a tutte queste spedizioni
egiziane, a quanto pare con parecchi uomini. Il re Almarico I volendo
approfittare di un sabotaggio dell'applicazione dell'accordo da parte del
Visir Shawar, che deteneva il potere in Egitto, finì per proporre con
Gilberto d'Assailly, maestro dell'Ospedale un attacco in Egitto per
sottometterlo interamente. I Templari non erano d'accordo, Bertrando
di Balnquefort maestro dell'Ordine non voleva che fossero i latini a
prendere l'iniziativa nella rottura dell'accordo, quindi non
partecipò alla spedizione. Il Maestro dell'Ordine rimane fedele quindi a un
trattato negoziato proprio da un templare dell'Ordine: Fouchier. L'obiettivo
della conquista dell'Egitto inoltre non era realistico, c'era una scarsità
di uomini per realizzarla. Tutto si concluse con una sonora sconfitta e il
Saladino entrò vittorioso al Cairo, si sbarazzò di Shawar e prese il suo
posto, l'impero mussulmano ora era tutto unito, anche se la piena unità di
raggiungerà solo con la morte di Nur-ad-Din, a favore del Saladino che sarà
a capo di tutti i mussulmani.
Da registrarsi due cose il re Almarico segui l'Ordine dell'Ospitale in una
folle impresa e questo ebbe una conseguenza disastrosa per la situazione di
Gerusalemme, per la prima volta un Ordine militare non seguì una
battaglia contro gli infedeli, così fecero i Templari. Ormai tra
l'altro da tempo in ogni decisione da prendere riguardo interventi militari
si sentivano i maestri dei due grandi ordini militari, che hanno una
notevole importanza. I Templari vengono usati come arbitri nei conflitti
locali, spesso mandati da re per trattare riconciliazioni, sono ottimi
negoziatori.
Nel 1174 morì re
Almarico di tifo.
Questa morte giovò ai Templari che erano arrivati a forti conflitti con il
re. L'autorità regale perse potere a causa delle reggenze, vista l'età
minore dei re, e crescono le profonde divisioni con le classi dirigenti
dello Stato. Gli Ordini militari sono quelli che difendono il Regno di
Gerusalemme, in Europa si parla tanto di crociata, ma la si fa poco e sono
loro che sono qui, le cronache del tempo ne parlano sempre più come eroi
temerari. Sotto il regno del figlio lebbroso di Almarico le forze si
riunirono sotto il pericolo mussulmano, i Templari prendono parte attiva
nella difesa del regno. Il 22 novembre del 1177 riportano una vittoria
contro i trentamila mamelucchi del sultano Saladino: la vittoria di
Mont Gisard, fu una delle più umilianti sconfitte del Saladino: i
suoi uomini si trovarono privi di cibo e di risorse d'acqua sotto gli
attacchi ripetuti delle truppe franche mentre si ritiravano in fuga verso
l'Egitto. Questa lezione la ricorderà bene ad Hattin in una situazione
opposta a questa. Subito dopo le truppe reali e i templari si dirigono a
nord per portare rinforzi alla frontiera del Giordano, e al Guado di
Giacobbe, sotto Safed, costruiscono il castello detto Chatelet, la difesa
del quale è affidata ai Templari.
Nel 1179 ci fu la prima rivincita del Saladino che fece
distruggere il castello templare al Guado di Giacobbe, i
Templari furono fatti prigionieri e tutti trucidati tranne il maestro
dell'Ordine Oddone di Saint-Amand che viene fatto prigioniero e morì in
prigione.
Nel 1180, dopo le rovinose sconfitte dell'anno precedente, vennero
concluse delle tregue con il Saladino. Il Regno non era
sicuramente al massimo splendore, la paura era tanta, e anche gli stessi
Ordini a quanto dice Guglielmo di Tiro si erano chiusi nei propri
castelli, aspettando di essere assediati.
In questi anni Balduino IV ha la lebbra e a tratti affida il regno in
reggenza ad altri, così come fa con Raimondo di Tripoli, che per dieci
anni fu prigioniero dei mussulmani e liberato tramite riscatto
dall'Ordine dell'Ospedale, fu reggente del regno dal 1174 al 1176, anno
in cui Balduino IV, divenuto maggiorenne assume il potere e si appoggia
a una figura non ben voluta dai baroni che è Guido di Lusignano. A
partire dal 1183 i fallimenti di Lusignano e l'ostilità dei nobili nei
suoi confronti portano il re a rivolgersi nuovamente a Raimondo III,
Lusignano aveva sposato la sorella di Balduino IV, madre dell'erede al
trono Balduino V, che ha solamente 5 anni quando il re si sente vicino
alla morte. Balduino IV figlio di Almarico muore il 16 Marzo 1185,
Lusignano manovra in modo che non siano rispettate le disposizioni di
Baldovino IV e il 20 luglio 1186 Sibilla, sorella di Baldovino
IV, e Guido vengono incoronati al Santo Sepolcro dal patriarca, che è
del loro partito.
Il Maestro Templare ebbe in questo notevole influenza, Gerardo di
Ridefort giunge in Terra Santa durante il regno di Almarico I, entra al
servizio di Raimondo di Tripoli come cavaliere mercenario, ha ricevuto
quindi un feudo come stipendio, il conte di Tripoli gli promette la mano
di una ricca ereditiera, e Gerardo di Ridefort era ansioso di accasarsi.
Ma Raimondo era a corto di soldi e non sa resistere alle offerte
allettanti di un ricco pisano e dimentica la sua promessa, questo non
gli verrà mai perdonato. Gerardo di Riderfort entra quindi nell'ordine e
la sua ascesa è rapidissima, e designato Maestro dell'Ordine all'inizio
del 1185. Gerardo di Riderfort fu il principale artefice del successo di
Guido Lusignano. Alla morte di Balduino V, invano un Raimondo diffidente
cercherà di convincere Sibilla a rispettare il volere del fratello, il
patriarca e il Maestro dei templari spingevano per l'incoronazione.
Raimondo di Tripoli raggiunse un modus vivendi soddisfacente con il
Saladino. Un avventuriero Rinaldo di Chatillon attaccò, nonostante la
tregua una ricca carovana egizia.
Raimondo III nonostante ciò riuscì a mantenere una non facile tregua, il
Saladino aveva giurato di condurre una jihad contro Gerusalemme e di
uccidere con le proprie mani Reginaldo. Annuncia in base agli accordi con
Raimondo la rappresaglia contro il territorio di Acri, e Raimondo
consente il passaggio alle truppe mussulmane a condizione che l'incursione
duri un solo giorno e risparmi le città e la popolazione civile.
Gerardo di Ridefort
a questo punto, appena viene a sapere di questo, sconsigliato dal
Maestro degli ospitali eri che da altri, alla testa di centoquaranta
cavalieri attacca a Casal Robert i settemila mamelucchi di
Saladino, l'esercito templare era numericamente inferiore a
quello del Saladino. Fu uno sterminio, lui e pochi altri fuggirono
miracolosamente, per rappresaglia la popolazione di Nazareth fu ridotta
interamente in schiavitù. Il rancore tra Gerardo di Ridefort e Raimondo
di Tripoli crebbero dopo questo avvenimento. La sconfitta fu un
disastro è sicuramente una grande macchia di questo Maestro,
fece perdere parecchi dei migliori templari, senza
considerare che la situazione del regno di Gerusalemme fu messa ancora
più in bilico. Dopo ciò il Saladino si portò a Tiberiade e ne iniziò
l'assedio nel 1187. Tiberiade era difesa da Eschiva, la moglie di
Raimondo.
Raimondo raccolse le forze e le unì a quelle di Guido di Lusignano, mentre i
Templari arruolavano contingenti con le loro ricchezze. Raimondo
aspettava la ritirata del Saladino, nonostante la propria moglie ne era
ostaggio, ma non voleva mettere per questo in pericolo l'intero
esercito, era un suicidio cercare di avanzare, sotto il caldo del sole
cocente: senza punti ove vi fosse acqua la missione non era semplice.
Inoltre il Saladino avrebbe dovuto ritirarsi secondo Raimondo non poteva
stare ancora per troppo tempo lontano dalle sue terre. Pare che la maggior
parte degli uomini presenti fossero dello stesso avviso, poiché molti di
loro conoscevano il paese quanto Raimondo e sapevano che era impensabile
avanzare senza punti di rifornimento d'acqua sicuri. Per questo invece fu
accusato da Gerardo di Ridefort di debolezza, il Maestro sosteneva che
Raimondo era un traditore e che Tibiriade era a poche miglia di distanza.
Insinuò che re Guido se avesse rifiutato di attaccare sarebbe passato da
codardo agli occhi del nemico per questo Guido Lusignano finì per aderire al
pensiero del Maestro templare. Raimondo sosteneva che il Saladino non poteva
rimanere ancora a lungo a Tiberiade e che quando se ne fosse allontanato
avrebbero potuto riprendere la città, ma che era un suicidio muovere ora
l'esercito.
Guido diede all'esercito l'ordine di mettersi in marcia la mattina di
Venerdì 3 Luglio 1187.
Fornendo inoltre uno stimolo in più all'esercito mussulmano, il venerdì era
il giorno santo mussulmano, il giorno preferito per compiere imprese
militari. L'obiettivo era Tiberiade i soldati cristiani erano bersagliati
dalle frecce dei soldati mussulmani a galoppo. L'esercito verso mezzogiorno
si trovò nelle sorgenti di Turano, che erano a un terzo della strada sino a
Tiberiade. Ora si sarebbero potuti fermare a Turano, dove disponevano
d'acqua o continuare verso Tiberiade, che si trovava nove miglia più avanti.
Si decide di avanzare verso Tiberiade verso il villaggio di Hattin
in modo da evitare il grosso del contingente del Saladino. Appena l'armata
lasciò Turano il Saladino mandò degli uomini che bloccavano l'eventuale
ritirata prendendo ed occupò la sorgente, in caso di ritirata non avrebbero
avuto un posto per accamparsi con dell'acqua. L'esercito dovette accamparsi
durante la notte circondato dalle truppe mussulmane, i soldati che
lasciavano il campo per cercare acqua erano colpiti dai tiratori mussulmani.
Il Saladino fece accendere incendi nella macchia intorno per rendere con il
fumo ancora più insopportabile la sete dei soldati. Accasciato dalla sete e
dal caldo l'esercito la mattina del quattro luglio si rimise in marcia sotto
il sole già a quell'ora rovente e si dovette accampare sul poggio di Hattin.
I primi a essere attaccati furono i Templari della retroguardia, i crociati
vennero accerchiati, i soldati ruppero i ranghi e si dettero alla fuga,
Raimondo riuscì con pochi altri con una carica disperata a rompere le linee
nemiche e a fuggire il re fu invece catturato, il resto delle truppe
massacrate. Presero la tenda reale la Vera Croce, la parte migliore
delle guarnigioni di tutti gli stati crociati era stata distrutta.
L'odio del Saladino si scagliò per prima contro Rinaldo di Chatillon. Il
Saladino lasciò in vita sorprendentemente il Maestro del Tempio, più tardi
lo si accusò di aver abbracciato la fede mussulmana, al quanto inspiegabile
questa liberazione che però probabilmente fu pagata con il castello templare
di Gaza.
Il 2
Ottobre 1187 cadde Gerusalemme ormai senza più
difese. Il Saladino arrivò sino a Gerusalemme ridusse in schiavitù la
maggior parte della popolazione e il Templum domini e il Tempio di Salomone
ridivennero moschee. Tiro resistette agli attacchi del Saladino, grazie a
Corrado del Monferrato aiutato da Templari e Ospitalieri. Gerardo di
Riderfort tornò al comando dei Templari intanto e decide insieme a Guido di
porre l'assedio ad Acri, mossa avventata che costò la morte al Maestro il 4
Ottobre 1189. Intanto dopo gli episodi di Hattin si preparava finalmente la
terza crociata. Il re tedesco Federico Barbarosa morì nel Giugno del 1190
attraversando l'Asia Minore, ma in Oriente sbarcarono il re Francese
Filippo II e l'angioino Riccardo I. Il 12 Luglio 1191 I crociati con
Riccardo I e Filippo II conquistarono Acri. Filippo II ripartì
per la Francia dopo tre settimane, Riccardo rimase nella speranza di
riconquistare Gerusalemme.
Durante la marcia da Acri verso sud lungo la costa, l'esercito
cristiano si era trovato particolarmente in difficoltà e qui l'esperienza
degli ordini militari fu essenziale, e risaliva ai giorni della marcia di
Luigi VII attraverso l'Asia Minore. Ci furono perdite consistenti
soprattutto di cavalli e fu essenziale l'apporto degli Ordini che riuscirono
a recuperare buoi e foraggio, guarendo gli uomini e respingendo i continui
attacchi. Nella battaglia di Arsuf del 7 Settembre ancora una volta il ruolo
chiave da Riccardo fu assegnato agli Ordini militari. Era essenziale
mantenere ordine in battaglia per questo il sovrano si affidò agli Ordini.
Questi successi consentirono di risollevarsi al Regno di Gerusalemme,
reintegrando le città costiere sino a Giaffa, compresa Acri, ormai divenuta
la città più importante, dove tutti i movimenti militari avevano stabilito
il proprio quartier generale. Non riuscì invece la conquista di Gerusalemme,
il consiglio dei residenti era di attendere non c'erano le possibilità di
riprenderla ora. Tra questi residenti i due Ordini militari, con la morte di
Gerardo di Ridfort i Templari erano tornati alla loro tradizionale cautela.
Fu deciso quindi di ripiegare verso la costa e di riedificare Ascalona in
modo da poter sorvegliare i turchi mentre recavano viveri dall'Egitto a
Gerusalemme.
I templari rimasti senza maestro nel 1189 elessero dopo diciotto mesi, nel
1191, Roberto di Sablè, vassallo del re d'inghilterra Riccardo I. Per
l'intero svolgimento della crociata aveva fatto affidamento sui Templari,
Riccardo I, ora si rafforzò ancora di più questo affidarsi a loro. A Roberto
di Sablè succederà Gilberto Erail.
I templari poterono acquistare, dal re Riccardo I, l'isola di Cipro, questo
dimostra le grandi finanze dell'ordine, la situazione non fu semplice, il 5
Aprile del 1192 scoppiò una rivolta a Nicosia, dove si diceva la guarnigione
avesse trattato la popolazione alla stregua di villani, e solo una disperata
carica dal castello salvò i Templari. Nel maggio del 1192 Riccardo vendette
perciò l'isola a Guido di Lusignano, al quale il mese precedente era
subentrato Corrado del Monferrato al titolo di re di Gerusalemme. Quando
nell'Ottobre del 1192 Riccardo iniziò il viaggio di ritorno in
Occidente, e fu scelto un gruppo di Templari per accompagnarlo nel
pericoloso viaggio di ritorno, forse vestito proprio da crociato, venne
catturato nei pressi di Vienna da Leopoldo d'Austria per essere poi venduto
all'imperatore Enrico VI e rilasciato solo nel Febbraio 1194. La Crociata
aveva ottenuto buoni obiettivi, sicuramente migliori di quelli di alcune
crociate precedenti. Nel 1193 muore il Saladino che aveva
unificato il mondo mussulmano.
Roberto di Sablè morì il 28 Settembre del 1193 al suo posto fu eletto
Gilbero Erail. In questo periodo le tensioni tra Templari e Ospitalieri
salgono dovrà intervenire il Papa Innocenzo III per fare da giudice tra i
due. Il Papa ci teneva per avere il pieno controllo dei Templari e non
accettò che i Templari venissero toccati da altri tanto che annullò la
scomunica inflitta dal vescovo di Sidone a Gilberto Erail. Allo stesso tempo
il Papa si preoccupava delle lamentele contro i Templari e del loro orgoglio
eccessivo. Quando Innocenzo III fu elevato al soglio pontificio nel 1198
decise di dare assoluta priorità a una crociata, la Terza Crociata aveva
ottenuto tanto, ma certo molti luoghi santi erano ancora nelle mani degli
infedeli, Gerusalemme compresa.
I partecipanti alla quarta crociata contrattarono con Venezia il trasporto
via mare, senza essere i condizione di pagarlo, acconsentirono a venir
dirottati verso Costantinopoli nel 1204, non ebbe grande esito questa
Crociata. Quando Innocenzo morì nel Luglio del 1216 il suo successore Onorio
III portò avanti i progetti per la Quinta Crociata. Le forze
crociate nel Novembre del 1219 espugnarono Damietta, situata sul delta del
Nilo. Al-Kamil offrì a questo punto Gerusalemme in cambio del ritiro dei
franchi, l'offerta però fu respinta da Pelagio, d'accordo con i Templari
d'altra parte era indifendibile così Gerusalemme. Nel 1220 la crociata si
bloccò i cristiani si arroccarono nelle loro posizioni, attendevano aiuti
per proseguire. Al Muazzam aveva iniziato l'attacco nella palestina del Nord
fu così che il Maestro Templare tornò a difendere a nord. Acri e Tiro
subirono gravi danni. I crociati erano ansiosi dell'arrivo di Federico e dei
tedeschi.
Nel Giugno del 1221 al-Kamil avanzò nuove proposte di pace, che non
differivano da quelle dell'Ottore del 1219, questa volta i templari si
dimostrarono favorevoli. Pelagio convinto che Federico II stesse per
arrivare le respinse. L'esercito crociato rimase intrappolato senza viveri
non poteva né ritirarsi né attaccare. Sottoposti a questa pressione i
cristiani dovettero accettare di lasciare Damietta. Il mancato
arrivo di Federico II decretò la fine della Quinta Crociata.
Dopo la sconfitta del 30 agosto 1221, Federico II continuava a non
arrivare, nel 1225 il patriarca e i maestri degli Ordini militari scrivono
una lettera a Gregorio IX lamentando il prlungato ritardo.
Federico partì per la Crociata, sbarcando ad Acri il 7 settembre 1228.
La spedizione di questo imperatore scomunicato non aveva carattere
religioso: egli pensava di realizzare il piano di suo padre Enrico VI, cioè
di egemonia nel Mediterraneo. All'arrivo fu accolto con gioia, sino alle
lettere papali che dicevano di non aver nessun contatto con Federico II
scomunicato, i Templari si opporranno allora all'imperatore Federico II,
scomunicato dal Papa proprio a causa del suo ritardo alla partenza di questa
crociata. Ora il suo arrivo non era ben visto né dai Templari né da molti
altri crociati, e soprattutto non era ben visto né dal Patriarca né
dall'Ordine dell'Ospedale. Il 4 Febbraio 1229 Intavolate
trattative con il sultano di Egitto Malek-el-Khamil, padrone della
Palestina, si giunse al trattato di Giaffa, con il quale
Federico II ottenne il dominio della città di Gerusalemme, Betlemme e
Nazaret, con le strade che le collegavano a S. Giovanni d'Acri,
promettendo in cambio che per dieci anni non ci sarebbero stati attacchi
degli Occidentali contro l'Egitto. I luoghi santi rimanevano ai mussulmani,
anche questo di certo non piacque ai templari, inoltre l'assenza di mura
rendeva la città totalmente aperta ai saccheggi. Federico II il 18
Marzo 1229 si pose in testa la corona reale. Due giorni più tardi
venne il legato papale che mise sotto interdetto la Città Santa e scomunicò
il re. Federico II addirittura per vendicarsi assediò ad Acri il castello
dei Templari. Nel 1230 Federico II tornato in Francia non solo si
impossessò delle magioni templari ma imprigionò i frati. Ci fu un
periodo di battaglie e tensioni tra gli ordini militari tra Templari,
Ospitalieri e Teutoni. Intanto gli imperiali vengono pian piano scacciati,
nel 1243 i Templari, grazie alle alleanze con il Sultano di Damasco,
cominciarono a rioccupare le loro case di Gerusalemme. Ma gli assalti dei
sultani d'Egitto non tardarono e Gerusalemme fu riconquistata l'esercito
franco fu distrutto e di trecentoquarantotto templari trecentododici erano
caduti.
Tutto questo creò di nuovo l'impeto della crociata e fu così che Luigi
IX re di Francia, prende la croce, conquisto Damietta il 6
Giugno 1249. Nella battaglia di Mansura il re affidò l'avanguardia
dell'esercito ai Templari e al fratello Toberto d'Artois, questo si impegnò
in una battaglia solitario senza rispettare gli ordini del re e del Maestro
Templare Gugliemo di Sonnac, trovò la morte con tutti i suoi compagni e i
Templari che l'avevano dovuto seguire per non lasciare solo il suo debole
contingente. Fu un disastro un'epidemia di Tifo e dissenteria decimò
l'esercito e il re fu fatto prigioniero il 5 aprile 1250.
Morì anche Gugliemo di Sonnac, suo successore fu Rinaldo di Vichiers. I
templari erano riusciti con la politica di alleanza con Damasco a concludere
un particolare trattato che re Luigi li obbligò a rompere, questo per porre
fine alla fama che avevano preso i templari di orgogliosi e insubordinati.
Il 25 aprile 1254 il re di Francia riparte per tornare in patria.
Quando divenne maestro nel 1273 Gugliemo di Beaujeu, il regno
di Gerusalemme si riduceva alla città di San Giovanni d'Acri, Tripoli,
Tortosa e Beirut. I templari erano gli unici a tenere a bada i mussulmani,
cosicché in pratica il maestro templare era il re senza corona del regno.
Nel
1289 Tripoli cadde in mano al sultano Qalaoun,
l'avvento dei mongoli aveva rallentato i mussulmani, ma i baroni francesi
non seppero comprendere l'importanza di una possibile alleanza con i
mongoli. Nel 1291 sbarcarono ad Acri dei crociati italiani che
non erano soldati professionisti, questi si avventarono sui Mussulmani
e li massacrano, era un periodo di tregua, accordato ai cristiani
dal sultano del Cairo, ora pretese il sultano l'immediata punizione dei
colpevoli. Il consiglio di Acri temporeggiò, fu così che il Sultano
arrivò sotto le mura di San Giovanni d'Acri con 60 mila cavalieri e
160 mila fanti, mentre la città contava 40 mila abitanti.
Il
18 maggio aperta una larga breccia nelle mura, il sultano ordinò l'assalto.
I maestri del Tempio e dell'Ospedale marciarono insieme per difendere la
Torre maledetta. Guglielmo di Beaujeu fu ferito sotto l'ascella da una
freccia, mentre si ritirava barcollando alcuni pensarono che si ritirasse "Quando
si sentì colpito, si ritirò e credettero che fuggisse; alcuni crociati di
Spoleto lo fermarono gridando: 'per amor di Dio, signore, non ci abbandonate
o la città è perduta!'. E lui rispose 'non sto fuggendo, sono morto,
guardate il colpo' ". Steso su uno scudo, fu trasportato nella commenda
templare dove morì nel giro di qualche ora. I mamelucchi forzarono le
ultime difese e fecero strage della popolazione urlante. Diecimila
persone trovarono rifugio nella commenda del Tempio, Pietro di Sevry,
maresciallo del tempio era riparato lì. La volta resistette dieci giorni
agli attacchi dei mamelucchi. Al-Ashraf offrì ai Templari una resa con
l'onore delle armi e la possibilità di partire per Cipro, Pietro di Sevry e
i suoi Templari vennero portati davanti al sultano che li fece decapitare
contro la parola data. La caduta del regno latino di Gerusalemme avviene con
la presa di Acri del 1291 definitivamente, e con la strage della popolazione
e dei Templari.
I Templari cercarono di difendere Sidone, avevano eletto come Maestro
Tibaldo Gaudin, questi partì per Cipro per andare a prendere rinforzi e non
tornò più, Sidone cadde il 14 Luglio. Cipro a questo punto era
piena di fuggitivi, gli Ordini militari avevano stabilito qui il loro
quartier generale.
Nel
1292 papa Nicolo IV,
sperando di poter riconquistare la Terra Santa pensò a una fusione tra gli
ordini militari, ma il tutto non si avverò mai. Nel 1293 muore Tibaldo
Gaudin, sostituito da Giocomo di Molay. Questi dopo la sua elezione
s'imbarcò per l'Europa, con l'obiettivo di sensibilizzare alla Terra Santa i
principi europei. La sua propaganda non ebbe gran successo, nel 1300 il
Maestro templare mise in piedi un corpo di spedizione formato, da Templari,
Ospitalieri e Ciprioti. L'obiettivo fallì ma poterono impadronirsi di Road
in cui venne creata una roccaforte templare. I mamelucchi sbarcarono
sull'isolotto e fecero strage, da quel momento gli Ordini militari
restarono condannati all'inattività e aspettavano una nuova crociata.
Gli Ospitalieri non credendo ormai più alla crociata si spostarono in
Francia, mentre Molay da quel momento lotta per una crociata generale.
Critiche e declino
Le originarie motivazioni di Ugo di Payns sostennero l'Ordine del Tempio
per un breve periodo. Poi man mano l'ordine lasciò un po' di
quegli ideali che erano alla base dei fondatori. I primi
risentimenti contro l'ordine iniziarono con l'indipendenza dalle
autorità ecclesiastiche. Sin dal 1154 il patriarca di Gerusalemme
lamentò l'abuso dei privilegi da parte dei Templari. Guglielmo di Tiro,
fu un grande oppositore dei Templari, li descrive come arroganti e
superbi "Per un lungo periodo essi mantennero intatto il loro nobile
scopo e condussero la loro attività in modo abbastanza saggio. Con il
passare del tempo, però, essi cominciarono a scordare l'umiltà,
guardiana di tutte le virtù, la quale, sedendosi di proposito sul
gradino più basso, non corre pericolo alcuno di cadere. Essi si
allontanarono dal patriarca di Gerusalemme, il quale aveva permesso la
costituzione del loro Ordine e i loro privilegi iniziali, e gli
rifiutarono obbedienza che invece gli avevano mostrato i loro
predecessori. Essi costituirono motivo di preoccupazioni anche per le
chiese di Dio, in quanto si sottrassero ai loro tributi e disturbavano
ingiustamente i loro possessi"(Guglielmo di Tiro, Hystory, I, p.526-527)
I Templari non si fecero mai voler bene dalla
gerarchia locale delle Terra Santa, secolare o ecclesiastica che sia.
In realtà come abbiamo visto furono criticati sin dall'inizio, sia per
la particolarità del proprio ordine, monaci che prendevano le armi,
monaci militari, sia per i privilegi notevoli che avevano.
Verso la fine del XII secolo l'attacco si concentrò verso i
due peccati principi dei Templari: l'orgoglio e l'avarizia. Papa
Innocenzo III, in una lettera del 13 Settembre 1207, condannò
formalmente l'orgoglio dei Templari. La diffusione dei movimenti
di povertà volontaria rafforzò le accuse contro la loro avarizia, tutta
chiara quando il Maestro Bernardo di Tremelay durante l'assedio di
Ascalona fa entrare prima i Templari in modo da prendere la maggior
parte del bottino.
Secondo Innocenzo era l'eccessivo orgoglio che li portava ad
abusare dei privilegi accordati loro. Anche la politica di reclutamento fu
accusata chiunque fosse pronto a pagare due o tre denari all'anno poteva
essere ammesso all'Ordine e quindi sepolto anche se scomunicato. La bolla
Sull'orgoglio dei Templari fu usata successivamente per molte accuse
rivolte contro di loro. Il sentimento popolare per le mancanze dei
Templari aumentò durante il secolo XIII, sino a che Clemente IV
ancora una volta li rimproverò e suggerì loro di mostrare maggiore umiltà e
moderazione. Etienne de Sissi, maresciallo dell'Ordine venne scomunicato,
Clemente ricordò ai Templari come l'Ordine dipendesse dal Papa. Poco dopo
Gregorio X accusò il Maestro Tommaso Berard di depravazioni non specificate,
probabile fossero legate a usura e guadagni eccessivi.
I Templari senza crociata
Quando il concetto di crociata e l'ideale crociato vennero meno,
venne a mancare la loro ragion d'essere. I Templari aspettavano una crociata
che non sarebbe più arrivata. La crociata inoltre aveva perso un po' il suo
senso, da lotta per la liberazione diventa lotta contro gli eretici nella
famosa crociata contro i catari e diviene lotta contro i nemici del Papa
come Federico II, addirittura Bonifacio VIII farà una crociata contro la
famiglia dei Colonna a Roma che si era opposta alla sua autorità.
Dopo il 1291 la situazione dei Templari è quindi particolare,
qui si registra ancora di più la separazione tra l'idea dell'Ordine, l'idea
di San Bernardo e la realtà. Era ormai lontano il combattere in Terra Santa,
anche se sembra che il Maestro Giacomo Molay non abbia veramente mai smesso
di crederci. Il movimento era nato per difendere i luoghi santi, questa era
stata l'idea che li aveva resi vivi, che gli aveva dato tutti quei
privilegi, che li aveva riempiti di donazioni. Il De Laude di San
Bernardo li identificava per lo più, se non unicamente, come cavalieri alla
difesa della Terra Santa, la loro missione era fallita.
Il 6 Giugno 1306 vennero convocati a comparire davanti Papa
Clemente V i Maestri del Tempio e dell'Ospitale. Giacomo di Molay
invita il papa a non unire gli ordini in quanto ci sono discordie
tra questi ordini, arriva ad affermare che la rivalità tra i due ordini era
una buona cosa sempre stata a vantaggio dei cristiani contro i mussulmani.
Il Maestro rifiutò l'idea quindi di una fusione. Invitò il papa a proclamare
una nuova crociata, forse non si rendeva conto della situazione intorno a
lui.
I Templari si trovavano in una difficile situazione la
causa della sconfitta della guerra veniva riversata su di loro,
si diceva che erano scesi a patti con i mussulmani, si accusavano le
continue discordie tra chi avrebbe dovuto lottare uniti. Coloro che erano
usciti dall'Ordine non davano delle grandi testimonianze, si parlava dei
contrasti con gli Ospitalieri come causa del fallimento del Regno di
Gerusalemme, senza considerare come nonostante i contrasti nei momenti
importanti questi due ordini hanno sempre combattuto a fianco.
Ai Templari si rimproveravano i cattivi costumi, la loro ricchezza aveva
portato probabilmente ad allontanarli dal loro ideale iniziale, si diceva
spesso "bere come un Templare". Girava inoltre anche ogni sorta di falso
pettegolezzo, giravano voci di libri segreti, di volgarità. Inoltre i
privilegi che avevano ormai risultavano sempre più
intollerabili visto ora la loro inutilità.
L'ordine però continuava ad impegnarsi contro gli infedeli, molti dei
contemporanei probabilmente nutrivano ancora speranze in loro e sicuramente
la situazione era divisa, ma la maggior marte dei contemporanei
probabilmente li vedeva ancora come eroi. E così si sentivano anche
la maggior parte di loro probabilmente, erano un Ordine di cavalieri che
avevano dato sicuramente tanto alla Chiesa, che si erano occupati a rischio
della propria vita della difesa della Terra Santa, che avevano lottano senza
paura in molte circostanze e che erano stati sino all'ultimo alla difesa
della Terra Santa. Come detto almeno il loro Maestro non sembrava aver perso
le speranze, si organizzava per una nuova crociata, per tornare a riprendere
la Terra Santa.
Si può pensare quindi che gli arresti furono del tutto inaspettati,
sicuramente lo erano gli arresti da parte del re visto che erano un Ordine
sotto il controllo unicamente del Papa, ma probabilmente non c'era in
definitiva nessun vero timore, solo alcune critiche e accuse a cui
rispondere.
La fine dei Templari
Filippo il Bello e i Templari
Filippo il Bello era divenuto re nel 1285 a soli diciassette anni, avvertì
con forza il fascino e l'autorevolezza della santità del suo avo, Luigi IX,
del quale ottenne la canonizzazione nel 1297. Filippo IV era cresciuto nella
convinzione che la Francia fosse il regno prescelto da Dio i cui sovrani
godevano del suo particolare favore per la fede dimostrata.
Filippo il Bello in realtà non aveva da lamentarsi di loro gli avevano
sempre dato il loro appoggio. Erano i banchieri del re. Nel corso delle
forti contese che hanno opposto il re di Francia e Papa Bonifacio VIII, i
templari hanno generalmente patteggiato per Filippo il Bello, seppur con
forti divisioni interne, ricordiamoci che per regola i templari erano sotto
lo stesso controllo del papa. D'altronde anche il trasferimento del tesoro
reale al Tempio del Louvre potrebbe essere una mossa suggerita dai templari
stessi, come ha suggerito Marion Melville, che non volendo disubbidire al
Papa, in occasione dell'imposta sui beni del clero a vantaggio delle finanze
reali, avrebbero così lasciato le mani libere al Re nella gestione del suo
tesoro. Nel 1302, i Templari, avevano accordato al re il loro sostegno
contro Bonifacio VIII, con qualche resistenza, ma il visitatore di Francia
Ugo di Pairaud aveva usato la sua autorità, e riceve dal re una lettera di
protezione per se stesso e per il suo Ordine. Nel 1306 i Templari protessero
il re in una delle loro case mentre era assediato da alcuni rivoltosi,
alcuni accusarono anche i Templari visto che si impegnarono solo a
proteggere senza disperdere i rivoltosi, ma certo la regola proibiva loro di
usare la spada contro un cristiano, anche se in questo caso la vita del re
era minacciata. D'altronde come abbiamo già detto erano i banchieri reali,
gestivano molte funzioni che sicuramente, se Filippo il Bello avesse saputo
qualcosa, non sarebbero state lasciate ai Templari.
Tutto sembrava assolutamente normale qualche giorno prima dell'arresto
appena il giorno prima il Maestro dell'Ordine, Giacomo di Molay, aveva
accompagnato il re nella chiesa dei Giacobini per assistere ai funerali di
Caterina di Courtenay, moglie di Carlo di Valois, fratello cadetto del re.
Il motivo per il quale il re francese fece questo arresto incredibile può
avere sicuramente vari motivi, e occorre a mio avviso presentarli tutti per
poi scegliere quello più possibile. Naturalmente non si può stare nella
testa di Filippo il Bello, come al solito c'è un motivo ufficiale, che è il
motivo di eresia, il motivo che poi vedremo più tardi sarà quello che
tenterà di estorcere nelle confessioni sotto tortura. Vediamo i vari motivi
che possono aver portato il re francese a questo assalto ai templari:
In primis il motivo ufficiale: non è escluso che si fosse persuaso della
colpevolezza templare, magari legato anche agli altri possibili motivi che
vedremo dopo, ma che ci fosse questa consapevolezza in lui con l'obbligo
morale di passare subito all'azione, d'altra parte questo era quello che
vedeva come obbligo dei re francesi come abbiamo detto prima. Era quello che
fondava la sua credenza nella Francia scelta da Dio, i re francesi sino ad
ora era stati sempre attenti sia in Francia che fuori a tenere il
cristianesimo puro e a lottare contro eresia o avversario. Filippo manteneva
un atteggiamento distaccato e austero, Bernardo Saisset, vescovo di Pamiers
dirà "non è un uomo, è una statua", il re era segnato da una
forte moralità censoria, lo stesso processo contro Bonifacio VIII,
sicuramente è legato a motivi storici diversi, ma ufficialmente era a causa
di problemi morali. Se veramente Filippo si fosse convinto che
serpeggiasse nei templari eresia e depravazione sessuale, certo
seguendo la sua mentalità non avrebbe sicuramente osato ad intervenire. Nel
1314 umiliò i suoi figli e punì le loro mogli per una vicenda di adulterio.
D'altronde anche l'attacco agli ebrei oltre che avergli fruttato molti
guadagni era motivato dal fatto che credeva calpestassero le ostie
consacrate. Quindi certo sta a noi avere una nostra visione, bisogna vedere
se Filippo il Bello nascondesse sotto motivi di lotta all'eresia le
battaglie contro i suoi nemici o per i propri guadagni, o se questo fosse in
realtà una casualità o se ancora le due cose stanno insieme. D'altronde la
rimozione delle ricchezze da mani così depravate come quelle dei Templari
sarebbe stato a questo punto compito di un re cristiano, come si riteneva.
Da aggiungere a questo sicuramente l'influenza di un consigliere come
Nogaret sicuramente abile a trovare prove, talvolta anche false per andare
ad ottenere ciò che vuole. Potrebbe essere stato questo consigliere a
sconsigliarlo in maniera adeguata sino a convincerlo della colpevolezza dei
templari, anche se certo non è così semplice da credere che Nogaret si sia
messo ad indagare da solo sui Templari senza il minimo ordine o richiesta da
parte del re. Più difficile immaginare che sino alla fine pensasse a questa
colpevolezza certa, visto che tentò in ogni modo di accelerare il processo
temendo che potessero risultare innocenti, certo a quel punto ci aveva messo
la faccia, se fossero stati assolti sarebbe stato un bel problema di
immagine.
Diciamo che il motivo forse più citato e quello forse più vicino anche
rispetto al contesto è quello della confisca dei beni templari.
Il tempo di Filippo non era un periodo di agio, l'inizio del regno fu
gravato dalla fallimentare crociata del padre contro l'Aragona, del
1284-1285, e negli anni seguenti si aggiunsero le guerre contro
l'Inghilterra e le Fiandre, vi era estremo bisogno di denaro. Questo si vede
anche nella tassazione del clero che creò il primo contrasto con Bonifacio
VIII tra il 1296 e il 1297. Le confische ai banchieri italiani del 1291 e
del 1311 e agli ebrei del 1306 dimostrano le grandi necessità finanziare di
Filippo. I Templari, l'abbiamo già detto, disponevano non solo di grande
ricchezza monetaria essendo banchieri, ma anche di terreni e proprietà
immobiliari e mobiliari in ogni regione della Francia. Inoltre nel 1306
Filippo aveva ordinato di ristabilire una coniazione conforme agli standard
fissati da Luigi IX nel 1266, questa operazione richiedeva grandi quantità
della materia prima necessaria.
Oppure ancora probabilmente vedeva questa come un'occasione di
indebolire il papato, i Templari erano in pratica l'esercito del
papa, ubbidivano soltanto al papa e oltre al potere di ricchezze c'era un
potere militare. Certo è che non in Occidente i Templari non erano grandi
combattenti, quelli si riservavano per l'Oriente ormai, ma comunque in
questo modo salì sopra al potere del papa, con ciò eliminò uno dei movimenti
strettamente legati al Papa che rappresentavano anche un prestigio per lui,
nonché una fonte di comando, l'obiettivo di Filippo il Bello come quello di
Bonifacio VIII era l'egemonia completa sia in campo spirituale che
temporale, un Ordine che fosse così legato al papa e su cui avesse solo
potere il Papa certamente cozzava contro questa sua idea. Il Tempio e
l'Ospedale erano istituzioni religiose e militari subordinate al papa, in
qualche modo il segno del suo potere temporale, l'esercito della Chiesa.
Bonifacio non se ne era servito, ma avrebbe potuto farlo.
Forse ancora temeva il grande potere dei Templari, questo è
meno credibile un po' perché, come abbiamo detto, in Occidente non era più
come prima di ordine militare, in pratica oramai erano come francescani e
domenicani, non erano più guerrieri in occidente. Ma certo il potere non è
solo militare i possedimenti erano tanti, e potevano forse sembrare uno
stato nello stato? Sia Filippo III che Filippo IV cercarono di impedire
l'estensione dei possedimenti templari oltre i limiti della conferma di
Luigi IX del 1258, ma ciò va considerato come uno dei tentativi compiuti da
molti sovrani del tempo per ridurre le proprietà tenute in manomorta dalla
Chiesa.
L'idea dell'unione dei due ordini anche potrebbe aver
contribuito, in realtà l'idea dell'unione dei due ordini militari, Templari
e Ospitalieri, aveva sicuramente stuzzicato Filippo, che vedeva questi due
ordini sotto il proprio diretto controllo, il no del Maestro Templare
probabilmente non fu visto benissimo dal re francese.
Continuando con la storia Nogaret quindi aprì un inchiesta sui Templari. Il
processo dei Templari sarebbe una continuazione del processo a Bonifacio
VIII.
Importante è la figura di Nogaret che non va affatto sottovalutata, Filippo
il Bello lo chiamò alla sua corte come consigliere e lo fece cavaliere. Nel
1303 si segnalò per la lotta e il processo a Papa Bonifacio VIII.
L'attentato di Anagni del 7 settembre 1303 fu da lui orchestrato, in questa
occasione Bonifacio VIII lo accusò di essere patarino, cioè cataro. Le
accuse contro i Templari furono dello stesso stile di quelle lanciate a
Bonifacio VIII: eresia, sacrilegio, tradimento della Chiesa ecc.. Nogaret fu
anche l'esecutore del sequestro dei beni degli ebrei nel 1306. In una
memoria, inoltre, aveva indicato i Templari come responsabili della
sconfitta in Terra Santa e aveva proposto la confisca dei loro beni per
finanziare una nuova crociata. Sarà nominato cancelliere del regno il 22
settembre 1307, pochissimo tempo prima dell'arresto dei templari, di cui
probabilmente è stata parte attiva.
Verso l'arresto
Importante il ruolo anche di Esquieu di Floyran, ha accolto le
confidenze di un templare prigioniero, le avrebbe riferite inizialmente al
re d'Aragona, Giacomo II, il quale non lo ascoltò e quindi provò con Filippo
il Bello. La denuncia di Esquieu di Floyran procurava al re l'occasione di
incolpare subito i Templari, fornendogli moventi apparentemente
inattaccabili, poi sarebbe arrivato il turno degli Ospitalieri. Il re quindi
ufficialmente favorì i Templari e stette al loro fianco, ma di nascosto
lavorava alla loro rovina.
L'11 ottobre 1303 era morto Bonifacio VIII, succedette Benedetto XI, che
però morì improvvisamente il 7 luglio del 1304, il giorno prima il Papa si
stava preparando a scomunicare Nogaret. Sul soglio pontificio sale
Clemente V, una personalità vedremo al quanto debole,
pronta sempre a scappare e temporeggiare, molto meno a prendere decisioni.
Sarà il primo papa avignonese, famoso l'incidente durante la sua
incoronazione in cui cadde un muro sul quale si era ammassata una folla di
spettatori, lo stesso Papa cadde da cavallo, da alcuni fu preso come segno
di sventura.
Il 21 Aprile 1307 il re si incontro con Clemente e comunicò al papa precise
informazioni sui Templari, estratte dal dossier di Nogaret. Clemente
protestò, non voleva credere alla colpevolezza dei Templari, e dubitava
delle prove di Nogaret. Filippo il Bello finse di condividere i suoi dubbi e
gli suggerì di autorizzare l'apertura di un processo. Clemente V non oppose
un rifiuto categorico e promise che si sarebbe informato e disse al re di
proseguire le sue indagini e tenerlo informato.
Nogaret intanto dal 1306 lavora all'inchiesta e interroga persone che sono
state cacciate dall'ordine per vari motivi, e inoltre fa infiltrare delle
spie nell'ordine stesso.
Nell'entourage del papa c'erano dei Templari e Giacomo di Molay fu
sicuramente preavvisato di ciò che si tramava contro l'Ordine. Infatti nel
Giugno del 1307 il Maestro dell'Ordine presiede un capitolo dell'ordine a
Parigi, probabile che si sia parlato delle voci sgradevoli che circolavano
sull'ordine almeno a partire dal 1305. Questa volta si tratta di critiche
grosse non come quelle di superbia e avarizia, si parla di eresia, idolatri,
sodomia. Chiede al pontefice di aprire un'inchiesta per dimostrare
l'insensatezza delle accuse vergognose rivolte contro l'ordine.
Il 24 agosto 1307, il pontefice fa sapere al re di Francia che avrebbe
ordinato l'apertura di un'inchiesta e scrisse a Filippo il Bello: "Tu ci
hai scritto che ci invierai ambasciatori nel giorno dell'Assunta; dobbiamo
farti sapere che, secondo le disposizioni dei medici, noi dobbiamo seguire
un certo regime fino ai primi giorni di settembre; poi dobbiamo prendere
delle medicine. Inviaci dunque i tuoi ambasciatori verso il mese di ottobre.
Ti sovvieni di quel che ci hai detto a Lione e a Poitiers riguardo ai
Templari; ciò che hai detto, a noi è sembrato incredibile, impossibile; in
seguito abbiamo saputo cose inaudite, ma siamo costretti ad esitare e ad
agire secondo i consigli dei nostri fratelli. Il Gran Maestro e i precettori
dell'Ordine hanno protestato, supplicandoci di procedere a un'inchiesta.
Hanno chiesto di essere assolti se risulteranno innocenti e di essere
condannati se colpevoli, cosa che non crediamo siano. Non sapremmo, dopo il
parere dei nostri fratelli cardinali, come rifiutare ai Templari ciò che
domandano. E poiché la questione è grave, ci recheremo venerdì a Poitiers in
modo da pensare con i nostri fratelli a ciò che sarà ritenuto necessario
fare. Tu ci rimanderai le informazioni che avrai potuto raccogliere, sia per
lettera sia attraverso i tuoi ambasciatori".
L'inchiesta papale si sarebbe trascinata per anni, il re lo sapeva, e
addirittura i Templari potevano uscirne con una piena assoluzione. Quindi
decise di fare da sé
anche se la cosa era pericolosa e illegale, si trattava di calpestare la
giurisdizione della Chiesa. Riunì una commissione nell'abazia di Maubuisson
vicino a Pontoise. La lettera di Clemente fu considerata un accordo tacito
all'apertura dell'inchiesta. Egidio di Aycelin faceva notare come il
processo poteva spettare unicamente al Papa visto che i Templari solo da lui
potevano essere giudicati e che il contrario avrebbe portato conseguenze
estreme. Nogaret, che come abbiamo detto, si era schierato a suo tempo
contro Bonifacio VIII che era stato scomunicato da Benedetto XI, era solito
impiegare accuse di pratiche magiche ed eretiche per attaccare i nemici del
re, ribatté invece che l'assenso all'apertura del processo era nella lettera
del 24 Agosto.
Il
14 settembre 1307 Filippo il Bello inviò messaggi sigillati a tutti i balivi
e siniscalchi del regno ordinando l'arresto dei templari e la confisca dei
beni da loro detenuti.
Un operazione incredibile, fatta nello stesso tempo in tutte le parti della
Francia, i Templari furono arrestati. Nelle lettere si mostrava stupito dei
crimini dei templari, incredulo, ma dice di essersi dovuto arrendere
all'evidenza.
I commissari dovevano immediatamente interrogare i Templari, poi chiamare i
commissari dell'Inquisitore, i quali dovevano:
Notificare loro che
il papa e il re erano stati informati dei loro crimini
Promettere il perdono
se avessero confessato la verità
Ricorrere alla
tortura per ottenere la confessione
Interrogarli in
particolare sui voti e le promesse fatte al momento dell'entrata nell'Ordine
Vigilare che le
confessioni non venissero ritrattate
I
crimini di cui li si accusava:
Dopo la loro
accettazione li si portava dietro l'altare e li si obbligava a rinnegare
Gesù Cristo per tre volte e sputare sulla croce
Il commendatario li
faceva spogliare e li baciava sulla schiena in basso, sull'ombelico e sulla
bocca
Li invitava a unirsi
carnalmente ai fratelli se lo richiedevano, questo la regola prescriveva
Il Templare portava
delle cordicelle sopra la camicia che non doveva mai togliere, queste erano
state prima messe intorno a un idolo
I preti dell'ordine
non consacravano il corpo di Nostro Signore
I commissari dovevano far pervenire al re solo le confessioni. Nei riguardi
dei Templari poterono essere usate le torture più dure infatti non c'era il
minimo accenno a torture aderenti a quelle accettate da papa Innocenzo IV
con la bolla Ad extirpenda del 1252 contro le eresie, soprattutto
catare. A Filippo il Bello, molto probabilmente, non interessava la verità,
forse non gli era mai interessata, ma interessava che le confessioni
avvenissero e che acquistasse senso il suo operato a questo punto, sapeva
benissimo come in realtà le torture portavano a confessioni anche
menzognere, poco tempo prima infatti scriveva al vescovo di Tolosa "Sono
informato da numerose lamentele che il fratello Folco di Saint-Georges,
inquisitore della fede nel Tolosano, commette delle atrocità, costringendo
quelli che accusa di eresia a confessioni menzognere, minacciando o
applicando la tortura, e quando non riesce a strappar loro delle parole
sufficienti a condannare la loro innocenza, subordina falsi testimoni".
In questo momento ormai il re aveva fatto qualcosa che esulava dal suo
mandato, quindi l'unico modo di uscirne bene era quello che risultassero
colpevoli i Templari, a questo punto quindi, qualsiasi sia stato il motivo
di partenza, a lui interessava che fossero colpevoli in ogni modo.
I templari forse erano stati avvertiti del tutto, ma non fuggirono,
non fecero nulla forse perché sicuri della propria innocenza, forse perché
pensavano che nessuno avrebbe osato mettere le mani sul Tempio: dipendendo
solo dal Papa in effetti l'ordine avrebbe dovuto rendere conto solo a lui,
neanche al re di Francia. Fieri di appartenere a un ordine eroico
disprezzavano le critiche. Non opposero la minima resistenza neanche
all'arresto di Filippo, d'altronde come abbiamo più volte detto,
sarebbero andati contro al loro giuramento sulla regola se avessero alzato
la spada contro i cristiani.
Nogaret si occupò personalmente di arrestare Giacomo di Molay e i suoi
fratelli nella commenda di Parigi. Era un ampia fortezza, ma entrò chiedendo
gli fosse aperto in nome del re e non incontrò la minima resistenza. Pochi i
templari che fuggirono, una ventina all'incirca e tra questi c'era il
Maestro di Francia Gerardo di Villers, fuggirono esclusivamente perché si
trovavano fuori dalle loro case in quel momento. Filippo il Bello ora aveva
ottenuto ciò che voleva ma la sua missione non era finita gli occorrevano il
prima possibile le confessioni dei Templari e bisognava avere l'assenso del
popolo e degli altri stati.
Il 16 ottobre, Filippo il Bello indirizzò ai principi e ai prelati della
cristianità delle lettere, invitandoli ad imitarlo e far arrestare i
templari che si trovavano nei loro stati. Ebbe unicamente tre risposte
affermative da parte del duca della Bassa Lorena, del conte di Juliers e
dell'arcivescovo di Colonia. Il resto della cristianità rispose a Filippo
che era giurisprudenza del Papa unicamente. In particolari severe le
risposte di Edoardo II d'Inghilterra e Giacomo II d'Aragona, entrambi
credono alla purezza dell'Ordine e sono pronti a difenderlo. Anche la
reazione del Papa è stizzita "il vostro comportamento impulsivo è un
insulto contro di noi e contro la Chiesa romana" scrive al re il 27
ottobre dicendo:"Figli carissimi, lo diciamo con dolore, in sprezzo a
ogni regola, mentre noi eravamo lontani, avete messo le mani sulle persone e
sui beni dei templari, siete arrivato fino a metterli in prigione e, il
colmo del dolore, non li avete rilasciati; inoltre a quel che si dice,
andando più avanti, avete aggiunto al dolore della prigionia un altro dolore
che, per riguardo alla Chiesa e a noi, riteniamo di passare per il momento
sotto silenzi. Avevamo comunicato alla Vostra Altezza Serenissima, con le
nostre lettere, che la questione era stata presa in mano e che intendevamo
cercare in modo degno la verità. Nella stessa lettera vi pregavamo di aver
cura di comunicarci quanto avevate scoperto su questo argomento, promettendo
di trasmettervi quando avremmo noi stessi scoperto. Ciò malgrado, voi avete
commesso questi attentati sulla persona e sui beni di individui che sono
subordinati direttamente a noi e alla Chiesa romana. Da questo procedimento
affrettato, tutti notano, e non senza ragione, un oltraggioso disprezzo nei
confronti nostri e della Chiesa romana".
Questo arresto di Filippo senza nessuna autorizzazione da parte del Papa era
un nuovo colpo al papato. Dopo aver umiliato la Chiesa nella persona di
Bonifacio VIII ora continuava mettendo in discredito uno dei suoi Ordini più
importanti. Clemente V certamente fu contrario alla decisione di Filippo, ma
non aveva grande polso, immaginiamo solamente come avrebbe reagito in questa
circostanza un papa come Bonifacio VIII o Innocenzo III. Clemente V non
dispone la liberazione dei Templari, non minaccia la minima sanzione contro
il sovrano eppure ha tutto il resto dell'Europa dalla sua parte. Uno dei
pontefici precedenti non avrebbero aspettato due volte a dare una scomunica
al sovrano francese e magari, perché no, un Bonifacio VIII avrebbe anche
inaugurato una crociata contro di lui. Certamente i tempi erano cambiati da
quelli dei suoi predecessori, ma Clemente V di certo non fu uno dei papi più
decisi e coraggiosi della storia della Chiesa.
I Templari quindi naturalmente rimasero nelle prigioni. Confessarono
quasi tutti, pochissimi resistettero e non furono gli esponenti più
importanti, lo stesso Maestro dell'Ordine confessò, ma d'altronde le
torture devo essere state veramente crudeli e senza limiti. Questo fu
un'arma per Filippo il Bello, che presentò queste confessioni a un Clemente
V che sbollita la rabbia fu disposto a parlare o trattare. Il Papa
acconsentì a questo punto a consentire l'arresto dei Templari in tutta
Europa, in compenso chiese e ottenne che le loro persone e i loro
beni fossero rimessi alla Chiesa.
Il
22 novembre 1307, promulgò la bolla Pastoralis
proeminentia. Il documento prescriveva l'arresto dei templari
e il sequestro dei loro beni e la loro restituzione nel caso fossero stati
provati innocenti. Anche se con queste note, comunque la bolla parlava di
arrestare i Templari in tutta Europa cosa che gli altri stati cristiani non
avrebbero mai fatto senza l'ordine del Papa. L'intenzione di Clemente era
comunque quella di proteggerli dai tribunali dei vari stati e di difendere
le loro proprietà.
Nel dicembre 1307 Clemente V inoltre mandò a Parigi due cardinali,
Berengario di Fredol e Stefano di Suisy, al fine che ottenesse dal re
che rinunciasse ai Templari e ai loro beni. Filippo il Bello
acconsentì a tutto, sapendo che tanto il Papa non aveva le forze per
sorvegliare i Templari e che i beni li avrebbe comunque per ora tenuti lui
anche se rigorosamente separati, non cambiava nulla quindi, i Templari
rimanevano nelle prigioni del re. Anche se in questo modo Filippo non potè
impedire ai due cardinali di interrogare a porte chiuse Giacomo di
Molay, Ugo di Pairaud e alcuni altri dignitari. Questi sicuri di una
protezione del Papa raccontarono tutto, raccontarono dell'arresto e
delle torture e le promesse di Nogaret, quindi ritrattarono le
confessioni e dichiararono che trentasei tra loro erano morti per le
torture. Clemente V appena saputo questo nel febbraio del 1308 revocò
i poteri degli inquisitori e sospese il procedimento.
Questo annullava in pratica tutte le confessioni, in questa situazione molto
probabilmente i templari sarebbero stati prosciolti. Filippo il Bello ora si
trovava in una posizione assai scomoda, Clemente V era ancora più convinto
ora dell'innocenza dei Templari. Il re francese a questo punto aumenta
le pressioni nei confronti del papa e mobilita l'opinione pubblica
del regno, stesso modo con cui aveva agito contro Bonifacio VIII. Cerca
l'appoggio dell'università chiedendole se può un potere laico intervenire in
caso di errore evidente, la risposta dell'università è negativa, difende la
giurisdizione ecclesiastica e afferma che il Tempio è un ordine religioso,
ammette che dato le confessioni c'è il grave sospetto di eresia. Altro mezzo
la diffamazione, vengono pubblicati libelli anonimi contro il papa che è
accusato di nepotismo, di favorire l'eresia e altro, tutto accompagnato dal
continuo riferimento a Bonifacio VIII. Le pressioni su Clemente V sono
tante, come le accuse di voler difendere i Templari, inoltre per mettere in
imbarazzo il Papa, il re francese rimise sul tavolo il processo di Bonifacio
VIII. Clemente volle sentire i Templari lui stesso, e lo
chiese al re di Francia, mossa sbagliata, naturalmente non poteva sentire
tutti i Templari e quindi la scelta dei sessantadue Templari da portare fu
accurata, nessun dignitario e parecchi avevano lasciato l'Ordine e avevano
offerto la propria testimonianza prima dell'arresto. Dal 27 Giugno al 1
Luglio 1308 ripeterono le loro confessioni anche di fronte al papa quindi:
avevano tutti rinnegato Cristo con la bocca e non con il cuore, sputato
sulla croce o a fianco, ricevuto il consiglio di unirsi carnalmente ai loro
fratelli anche se mai attuato, avevano finto di adorare l'idolo barbuto. Il
Papa rimase colpito e aspettò di sentire i dignitari e il Maestro, ma questi
non arrivarono, si fermarono vicino Chinon, si erano ammalati nel corso del
viaggio e non potevano proseguire, difficile da credere questa scusa. Il
papa capì che si cercava di ingannarlo e mandò tre cardinali a interrogarli,
Nogaret assisteva agli interrogatori e questo era illegale, i dignitari
confessarono tutti, e i cardinali informarono sia il Papa e sia Filippo il
Bello invocando misericordia sui dignitari del Tempio
Il 5 luglio Clemente V cede, gli inquisitori vengono richiamati,
agiranno insieme ai vescovi nell'ambito dell'organizzazione diocesana. Il
Tempio in quanto tale sarebbe stato oggetto di una inchiesta approfondita,
affidata, per ciascuno dei regni interessati a una commissione pontificia,
al papa il compito di scegliere i commissari.
L'8 agosto 1309 la prima commissione ecclesiastica di Francia apre le sue
sedute a Parigi, nel monastero di Santa Genoveffa. È composta pressoché
unicamente da vescovi devoti al re. Il 26 novembre 1309 il Maestro
dell'Ordine, Giacomo di Molay compare davanti ai commissari, quando gli
viene letta la deposizione fatta davanti ai delegati del Papa la rifiuta si
fa due volte il segno della croce poi dopo aver parlato con Guglielmo di
Plaisians dice di dargli tempo per pensare. Quando il Maestro tornò di
fronte alla commissione chiese di parlare esclusivamente con il Papa. I
commissari gli promisero di scrivere al Papa. Le difese dell'Ordine non
mancarono né le accuse verso le false confessioni che derivavano dalle
torture.
La commissione riprende i lavori il 3 febbraio 1310, i difensori
dell'Ordine aumentano cinquecentotrentadue frati provenienti da ogni parte
dei regno dichiarano di volerlo difendere. La loro difesa è sempre
più salda e la situazione diventa preoccupante per il re, e il re passa ai
fatti ottiene dal papa che sia affidato a Filippo di Marigny il vacante
arcivescovado di Sens, ora il Vescovado di Parigi dipende da quello di Sens,
spetta a Filippo Marigny chiudere con un concilio le inchieste diocesane
della sua provincia sui singoli templari. Il 10 maggio l'arcivescovo
convoca tale concilio e fa condannare al rogo cinquataquattro templari di
Sens, che aveano confessato i propri crimini nel 1307, ma che
difendendo l'Ordine davanti alla commissione degli otto erano ricaduti
nell'errore. Altri roghi ci furono nei giorni successivi, i Templari
continuavano a dirsi innocenti. I due difensori principali dell'Ordine
Pietro Boulogne e Rinaldo di Provins, spariscono non se ne sanno i motivi. I
pochi templari che compaiono ancora davanti la commissione lo fanno in uno
stato pietoso confessano tutto qualunque cosa, si contraddicono mettendo in
imbarazzo la commissione stessa.
La commissione conclude le udienze il 26 maggio 1311, parte a questo punto
il concilio il 16 ottobre 1311. Il desiderio del Papa è ora quello di farla
finita al più presto con questa storia, ma la maggior parte del concilio
vuole sentire la difesa dei templari. Alla fine di ottobre sette templari
fanno irruzione nel concilio e affermano di voler difendere l'Ordine.
Clemente V si rende conto del pericolo. Se ha tanta fretta di concludere è
perché non vede l'ora di occuparsi della crociata e non vuole offrire il
pretesto al re di Francia di intervenire su vecchie questioni riguardanti
Bonifacio VIII.
Nel marzo 1312 Filippo convoca gli stati del regno a Lione, il 20 marzo
annuncia il suo arrivo a Vienne con il suo esercito. Il tempo stringe e
il papa di sua iniziativa pubblica la bollaVox in
excelsocon cui scioglie l'Ordine.
Una bolla del 2 Maggio 1312, la Ad providam attribuisce
all'Ordine dell'Ospedale i beni templari.
Molay sarebbe dovuto essere interrogato dal Papa, che però alla fine si
fece sostituire da tre cardinali, la sentenza era quella di carcere
perpetuo e severo, ma a quel punto il Maestro Molay e Charney
maestro di Normandia, s'opposero con ostinazione ritrattando tutto ciò
che avevano detto e dichiarando unico loro delitto quello di
essersi prestati a confessioni false per salvare la loro vita.
Lo
stesso giorno, il 18 Marzo 1314, fu costruito un rogo. I
due condannati vi salirono la sera stessa, chiedendo di volgere lo
sguardo verso Notre-Dame, gridarono ancora la loro innocenza e dinnanzi
a una folla attonita morirono con il più sereno coraggio.
Le morti nell'anno stesso di Clemente V di malattia e di Filippo il
Bello durante una caccia diedero corso a leggende, che narravano che
Molay avesse vaticinato ai suoi persecutori che durante l'anno sarebbero
comparsi davanti a Dio, questo è solamente una leggenda. La massoneria
francese poi inventò altre storie e altre leggende, riguardo a segreti
protetti dai Templari.
Massimiliano Salerno
Anno: 25 Ottobre 2008
Bibliografia
Malcolm Barber, La
storia dei Templari, Piemme, Casale Monferrato:1997
Edward Burman, I templari l'ordine dei poveri cavalieri del tempio di
Salomone, Convivio, Firenze:1988
Alain Demurger,
Vita e morte dell'Ordine dei Templari, Mondadori, Milano:2006
Andreas Beck, La
fine dei Templari, Piemme, Casale Monferrato:1994