Scelta evangelica e organigramma
I membri di tutti questi ordini si dicono frati. E frate sta per fratello. Vivono in conventi. E il convento è l'unità territoriale di base.
Più conventi costituiscono una circoscrizione; e più circoscrizioni, una provincia.
I frati hanno in comune, con i monaci, la separazione dal mondo, l'ascesi penitenziale e i voti solenni; ma, a differenza dei monaci, i frati non posseggono beni produttivi, neppure in comune e poiché vivono di mendicità sono detti mendicanti. A differenza dei monaci, i frati entrano a far parte della vita cittadina e ben presto si infiltrano nelle pubbliche amministrazioni.
Inizialmente gli insediamenti dei frati furono molti modesti, conformi allo spirito di povertà assunto come regola di vita dell'Ordine.
Dalle costituzioni dei frati predicatori, redatte nel capitolo generale del 1228, apprendiamo che in fatto di edilizia furono dettate ai frati severe norme per cui gli edifici adibiti ad abitazione non dovevano superare m. 4, 56 per il piano terreno e 7, 60 con il piano superiore; l'altezza della chiesa non doveva superare m. 11, 40. Ancor più severe le norme che i frati minori si diedero, al capitolo generale di Narbona (1260), in fatto di edilizia.
E tuttavia, nonostante queste e altre distinzioni di fondo, c'è uno stretto legame tra monachesimo e ordini mendicanti.
Precursori degli ordini mendicanti sono i movimenti monastici a tendenza pauperistica, peregrinante e penitenziale del basso medioevo.
Le ricerche sugli ordini mendicanti hanno mostrato che il loro sorgere e il loro sviluppo non può essere considerato isolatamente. In particolare il sorgere dei due grandi ordini mendicanti, di inizio secolo XIII, fu reso possibile da una parte da quel vasto movimento religioso che si sviluppò in seguito alla "riforma gregoriana"; dall'altra dalla politica di Innocenzo III che diede una ordinata organizzazione al movimento pauperistico religioso e alla predicazione itinerante permettendo agli Ordini mendicanti di far propria la lotta contro l'eresia. Gli Ordini mendicanti costituirono la realizzazione ortodossa delle aspirazioni pauperistiche del secolo precedente.
Altra caratteristica dei mendicanti, oltre la povertà comunitaria, è la mobilità dei religiosi la cui stabile dimora non era come per i monaci il convento, ma il proprio Ordine. Inoltre, a differenza dei monaci antichi, i frati esercitano la cura d'anime e si recano fra la gente.
Inizia una nuova pastorale: in un primo momento presso le sedi cattedrali e parrocchiali; a partire dal 1240 i mendicanti cominciarono ad accogliere nelle loro chiese anche il popolo. Si venne così a creare quel caratteristico complesso urbano o extraurbano costituito da chiesa per l'esercizio delle funzioni liturgiche, in particolare per la predicazione in volgare e per l'ascolto delle confessioni, e dal convento per l'abitazione dei frati.
La scelta topica, già intorno alla prima metà del sec. XIII, era caduta in aree poste entro le mura cittadine o nelle immediate adiacenze; divenne poi prassi, a partire dagli anni '70.
L’insediamento dei mendicanti, nel tessuto urbano, risponde a scelte topotetiche che lasciano supporre un qualche disegno, più o meno consapevole, di spartizione dell'area di influenza. In linea di massima le grandi chiese e i conventi mendicanti sorgono lungo i vettori di espansione urbana, ciascuno su uno dei principali assi viari e con rare sovrapposizioni nello stesso quartiere o borgo. Cosicché, visti in pianta, finiscono per costituire una sorta di anello attorno al nucleo della città.
Dei mendicanti si valsero i pontefici e si valsero le stesse città. I pontefici se ne servirono per combattere l'eresia, per svolgere opera missionaria tra i pagani, per l'Inquisizione. Ne usufruirono le autorità civili per conseguire pacificazioni, per ricoprire uffici pubblici particolarmente delicati, per la diffusione della cultura, favorendo l'apertura dei loro studia.
Particolarità degli ordini mendicanti è la loro suddivisione in ramo maschile, ramo femminile e terz'ordine; quest'ultimo prende a modello le confraternite laiche che, dalla fine del sec. XI, si trovano collegate a benedettini o ad altri ordini. Il terz'ordine venne considerato come il surrogato della vita claustrale per uomini e donne sposate il cui ingresso in convento non era possibile. Costoro restavano nel mondo, conservavano famiglia, proprietà e professione, e sotto la guida del primo ordine si dedicavano a determinati esercizi di preghiera e determinate opere di carità.