La restaurazione
Tra il 1815 e il 1830 fu il periodo della storia francese ed Europea detto della Restaurazione
Questo periodo va dalla sconfitta di Napoleone e alle rivoluzioni liberali. Il termine vorrebbe indicare un ritorno allo Status quo precedente alla Rivoluzione Francese, che in effetti, c’è stato solo in parte. Infatti:
- sul piano politico, ha significato la restaurazione delle antiche dinastie e del principio monarchico della monarchia assoluta di diritto divino. Ma la maggior parte dei re restaurati sono stati costretti ad accettare l’emanazione di una costituzione limitante il potere assoluto dei precedenti re e il riconoscimento di un certo numero di libertà quali di culto, di opinione, di stampa, tutto frutto della rivoluzione. Non si hanno più le monarchie assolute ma quelle costituzionali. La costituzione è un contratto tra la nazione e il sovrano che limita i poteri del sovrano. Costituzioni che conoscevano i nuovi diritti operati dalla rivoluzione francese. Anche la Chiesa, non ritornò ad avere quella posizione privilegiata che aveva prima di quest’evento, anzi fu costretta a difendere i propri diritti e a trattare con Stati non più cattolici, con degli accordi bilaterali;
- sul piano culturale, tale periodo coincide con quello del Romanticismo, movimento culturale, letterario, artistico, ma anche di pensiero che si pone come reazione all’Illuminismo, dove assistiamo ad un ritorno al sentimento, all’immaginazione, al sogno ed un ritorno al religioso, al misticismo. Si assiste nel primo trentennio del 1800, dopo il periodo decadente della seconda metà del 1700, ad una rinascita del cristianesimo, anche da parte del protestantesimo. Ci sarà l'idealizzazione del medioevo cristiano e l'idea di rifare un nuovo medioevo, ritornare al medioevo. Altro punto è l'esaltazione del papato, l'unica istituzione rimasta in qualche modo intoccata, è l'inizio di un movimento che sarà chiamato ultramontanismo, un movimento di adesione al papato oltre le alpi visto non solo come il capo della Chiesa Cattolica ma il simbolo di questa restaurazione;
Il ritorno del papa a Roma fu vissuto come una clamorosa rivincita del papato, soprattutto nell’ambito europeo, la figura della Chiesa fu riabilitata ed ebbe un certo peso diplomatico anche grazie all’opera del Segretario di Stato il cardinale Ercole Consalvi. Grande artefice della politica concordataria con Napoleone, successivamente fu costretto alle dimissioni e mandato in esilio, per la sua intransigenza proprio contro l’imperatore, ma alla abdicazione di questi, poté tornare a Roma, dove apparve come l’uomo forte della Curia Romana, esponente di quel partito dei politicanti che era contrapposto ai conservatori detti “zelanti”. Fu mandato come rappresentante della Santa Sede al Congresso di Vienna, convocato dalle potenze europee (Inghilterra, Austria, Prussia, Russia) per ridisegnare la mappa politica, ristabilire un equilibrio militare e assicurare il mantenimento della pace. Consalvi prima di andare a Vienna cercò di allearsi con:
- l’Inghilterra, la quale aveva ambizioni territoriali sul continente. Consalvi si recò in Inghilterra per ottenere il riconoscimento del ristabilimento dello Stato Pontificio;
- l’Austria, che pur se aveva mire espansionistiche in Italia, fu persuasa dal Consalvi di farsi garante del papato, vista la sua tradizione cattolica;
L’atto finale del Congresso restituì alla Santa Sede tutti i suoi territori, e a rimanere indipendente alla Santa Alleanza, stipulata secondo i principi del cristianesimo, tra l’imperatore cattolico d’Austria, lo zar ortodosso di Russia e il re protestante di Prussia. Tornato a Roma, il Consalvi, continuò la sua opera come Segretario di Stato fino al 1823, periodo in cui cercò di restaurare la diminuita grandezza di Roma, in quanto durante il periodo napoleonico, aveva subito un declino demografico oltre che urbanistico. Quindi rilanciò la vita intellettuale e artistica aprendo la città agli stranieri. La politica che lo contrassegnava era quella concordataria tra la Chiesa e i vari Stati, per cui creò la Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari. Suo collaboratore fu Raffaele Mazio, poi cardinale, artefice della politica concordataria in America Latina, dove gli Stati sorti dalle ex colonie spagnole e portoghesi, vollero continuare a ricevere i benefici che derivavano dal patronato regio. In questo periodo, il cattolicesimo conosce un nuovo slancio in vari paesi:
Il romanticismo in Germania
Qui sorge il Romanticismo, fra i cui esponenti ricordiamo:
- Friedrich Novalis che scrisse nel 1799 La Cristianità o l’Europa, in cui espresse la sua nostalgia per il Medioevo e soprattutto per il Sacro Romano Impero Germanico;
- Josef Görres, pubblicista renano, che dopo aver accettato la Rivoluzione Francese ne divenne uno dei più feroci avversari. Egli ritiene che il declino della Germania è avvenuto a causa della riforma protestante, quindi auspica un ritorno alla religione cattolica, come un ritorno al Medioevo cristiano;
I Centri culturali della Germania furono:
- l’Università di Monaco Di Baviera, che in questo periodo diviene uno dei maggiori centri dell’intelligenza cattolica tedesca soprattutto grazie all’insegnamento di insigni professori, quali: J. Görres; J. M. Sailer;
- il grande seminario di Magonza, che ritrova la perduta importanza grazie al suo rettore Bruno Francesco Liebermann, infatti diviene il più importante centro per la formazione sacerdotale, ma anche luogo di riflessione teologica;
- la facoltà teologica di Tubinga, sorta come università evangelica, nel 1813 vi è creata la facoltà di teologia cattolica, tra i cui insegnanti ricordiamo: Johann Adam Möhler;
La restaurazione in Francia
Francia, dove il rinnovamento cattolico trova la sua maggiore espressione fuori dalle Università. I principali apologisti della fede cattolica del periodo sono 3 laici:
- François-René Chateaubriand, autore de Il genio del cristianesimo (1802);
- Luigi de Bonald;
- Giuseppe de Maistre, autore del libro Del papa, esaltazione del papato del periodo post-napoleonico;
In Francia, in questo periodo, ci fu una sensibilità papista che insisteva sulla figura del papa, vista come fondamento della stabilità non solo della Chiesa, ma anche di quella sociale. La principale figura sacerdotale del periodo fu Félicité del Lamennais, autore del libro Saggio sull’indifferenza in materia di religione, un’apologia della Chiesa e del papa, segnato da un pensiero tradizionalista e controrivoluzionario. Ma il pensiero di tale autore si evolse nel tempo passando da una posizione tradizionalista ad una liberale, soprattutto nell’opera Dei progressi della rivoluzione e della guerra contro la Chiesa, in cui invita i cattolici, francesi e non, a liberarsi dalla tutela dello Stato gallicano e a rivendicare la libertà promessa dalla Costituzione. Così tale autore divenne il maggior pensatore di quel movimento che fu chiamato Il cattolicesimo liberale, che nel 1830 fonda il giornale l’Avvenire. All’inizio degli anni trenta si assiste ad una nuova ondata rivoluzionaria che cerca di far vacillare l’ordine restaurato nel 1815. queste rivoluzioni del 1830 hanno avuto una doppia caratteristica:
- liberale: queste rivoluzioni chiamano in causa i principi monarchici restaurati e rivendicano la libertà;
- dimensione nazionale: esse tendono a minare alla base il sistema internazionale stabilito dal Congresso di Vienna, a favore del principio della sovranità nazionale, cioè del diritto che ogni Nazione ha di costituire il proprio Stato, emancipato dalla tutela di qualsiasi Stato straniero;
Altri paesi
I cattolici del periodo si sono trovati in primo piano in questa lotta per le libertà, alla cui base c’è una doppia condizione:
- l’idea di un unione naturale tra cristianesimo e libertà, vista come ideale, come compimento dello stesso cristianesimo. L’alleanza tra il trono e l’altare è nefasta e di conseguenza la Chiesa deve liberarsi dalla tutela dello Stato;
- l’idea di nazione, vista non più come rottura col passato (concezione della Rivoluzione Francese), ma come continuità con esso.
La religione è vista come il maggiore elemento dell’identità nazionale e la Chiesa diviene il rifugio dell’esistenza delle nazioni soprattutto nei seguenti paesi.
Belgio
Dove il Congresso di Vienna creò dall’unione degli antichi Paesi Bassi austriaci (l’attuale Belgio), con le Province Unite del Nord (l’attuale Olanda) un nuovo Stato unitario “Il Regno Unito dei Paesi Bassi”, ponendovi a capo il principe protestante Guglielmo I d’Orange. Tale creazione fu un po’ artificiosa dal momento che i due popoli avevano tradizioni differenti: il Belgio cattolico e l’Olanda protestante. Guglielmo I erede della mentalità regalista del ‘700, cercò di sottomettere la Chiesa cattolica allo Stato, quindi contro di lui, i cattolici operarono un’alleanza con i liberali e realizzarono la cosiddetta strategia dell’“unionismo”, in cui i cattolici rivendicarono le proprie libertà in conformità a leggi costituzionali, che portarono nel 1830 all’indipendenza del Belgio. La nuova costituzione belga fu elaborata dagli aderenti a quest’alleanza e fu favorevole alla Chiesa che si affrancò dallo Stato e ottenne varie libertà (libertà d’insegnamento, libertà delle associazioni religiose, libertà nelle nomine dei vescovi, ecc.) senza perdere però la protezione dello Stato. Tale “Cattolicesimo liberale”, dove per liberale, si intendeva più un metodo per difendere gli interessi della Chiesa, che un vero e proprio ideale, fu condannato da papa Gregorio XVI con l’enciclica Mirari Vos, con cui si schiera con le potenze conservatrici per difendere l’ordine restaurato.
Irlanda
Dove nel 1801, fu promulgato l’atto d’unione dei Regni di Gran Bretagna e Irlanda, che ha decretato la fine dell’autonomia dell’Irlanda e l’inizio della colonizzazione inglese. Anche qui sorse il problema dell’unificazione di due popoli differenti con una diversa tradizione religiosa, e tale unione decretò anche la fine dei diritti civili e politici degli irlandesi, i quali costituirono un movimento di protesta che si proponeva di ottenere l’autonomia della nazione irlandese. Nel 1823 fu fondata, dall’avvocato Daniel O’Connor, l’Associazione Cattolica d’Irlanda, che con la sua attività costrinse il governo inglese a concedere nel 1829, un decreto d’emancipazione, che fu molto importante per tutti i cattolici non solo irlandesi, ma di tutto il Regno Unito. Tale vittoria, non arrestò, però, la lotta per l’emancipazione della Nazione che continuò sia con l’attività del movimento di O’Connor, sia col nuovo movimento della Giovane Irlanda, sorto nel 1830. I due tratti essenziali del movimento di O’Connor furono:
- il metodo democratico, in quanto aveva impostato la sua azione sui diritti civili e sul rispetto delle libertà civili;
- l’appoggio del clero, fin dall’inizio, tanto da dargli una connotazione clericale;
Polonia
La quale presenta dei punti comuni con l’Irlanda, perché in entrambi i casi c’è:
- una Chiesa clericale fortemente radicata nella società che ha un’autorità morale molto forte;
- una Chiesa unita alla nazione nella lotta per la sua emancipazione da un governo straniero;
La differenza, invece, consiste nel fatto che la Polonia è occupata da tre stati stranieri: Austria, Prussia e Russia. Nel 1815, infatti , fu costituito il regno di Polonia sotto il domino russo, ma che aveva un costituzione che garantiva la libertà di culto, rispettata fino al 1825, quando, con lo zar Niccolò I, la politica russa cambiò. Ma prima di questo cambiamento, l’atteggiamento del clero polacco verso la Russia, fu leale e rimase estraneo al movimento che portò alla rivoluzione del 1830 e alla dichiarazione d’indipendenza del 1831, poi cambiò con un atteggiamento più vicino alla nazione perseguitata dal potere zarista. Gli effetti della repressione zarista furono:
- la soppressione del Movimento Nazionale Polacco;
- l’abolizione della costituzione che garantiva la libertà di culto;
- la negazione delle libertà fondamentali;
Il concetto di nazione martire, fu espresso da quegli autori emigranti, tra cui ricordiamo Adam Mickiewicz autore del libro pubblicato a Parigi, Il libro della Nazione e dei pellegrini polacchi, in cui esalta la nazione polacca, vista come nazione messianica per eccellenza e indicata come nuovo Israele. Alla sconfitta del nazionalismo polacco del 1831 segue nel 1863, una nuova rivolta ed un’ulteriore sconfitta che porterà all’intensificazione dell’unione fra la nazione polacca e la Chiesa locale. Il cardinale Mauro Capellari, già prefetto di Propaganda Fide, eletto papa col nome di Gregorio XVI, adottò nei confronti di questi movimenti, un atteggiamento fermo e intransigente, dovuto principalmente, al movimento di ribellione, fomentato dai Carbonari, che portò alla fine del potere temporale della Chiesa, nel 1831. Per ristabilire l’ordine nei territori pontifici, il papa si rivolse al Cancelliere Metternich, cosa che portò la Santa Sede a essere solidale con i monarchi europei della Santa Alleanza. Con l’enciclica Mirari Vos del 1832, la Chiesa condanna le basi dottrinali del movimento cattolico liberale, in quanto la libertà era vista sia come errore che si oppone ai diritti della verità, sia come strategia pericolosa che porta alla rovina della Chiesa e dello Stato. Con quest’enciclica la Chiesa:
- chiude un’epoca che aveva visto l’alleanza tra la Chiesa e la rivoluzione, tra Dio e la libertà, tra il Cattolicesimo e la Rivoluzione Romantica;
- sceglie la via della contro-rivoluzione;