L'intervento di Pipino, re dei Franchi
Gregorio III si rivolge ai Franchi, capaci di sconfiggere gli Arabi a Poitiers
Almeno tre i motivi per cui Gregorio III si era rivolto ai Franchi: questi erano stati i primi, tra i popoli germanici, a convertirsi al cristianesimo (496); si erano mostrati capaci di sconfiggere gli Arabi a Poitiers e soprattutto erano stati riformati, grazie all'azione missionaria di Bonifacio.
A respingere l'attacco degli arabi, come ad appoggiare l'opera di riforma della Chiesa, era stato però non il sovrano merovingio, ma Carlo Martello (714-41), un loro maggiordomo. La dinastia franca, che aveva avuto in Clodoveo il fondatore della potenza, dopo di lui, non aveva più saputo esprimere uomini capaci, per cui il potere era passato in mano ai maggiordomi, quasi primi ministri.
I motivi che avevano indotto i Germani a convertisi: la superiorità del cristianesimo, l'esempio dei principi e influssi vari di carattere politico ed economico. Sotto Clodoveo erano state fondate parrocchie, vescovadi e monasteri. Questi ultimi furono centri attivi non solo di cristianesimo, ma anche di civiltà. Si ricominciò a scrivere, anche se rozzamente, si riprese il commercio. L'azione missionaria fu poi continuata dai Carolini, da Carlo Martello a Carlo Magno.
Come tutti i barbari, a differenza dei Romani, i Franchi non avevano però il concetto di Stato, come ente superiore al singolo. Ritenevano il regno come un patrimonio personale della famiglia reale, allo stesso modo dei possessi e dei tesori. Ne consegue una confusione tra diritto pubblico e privato. I capi erano dei fedeli del re, non degli ufficiali o degli amministratori pubblici. I Germani possedevano il senso del nucleo familiare ed erano legati fra loro -quando non lo erano dal sangue- dal giuramento di fedeltà. I rapporti di diritto erano retti da usi e costumi, appunto dalla consuetudine. L'amministrazione centrale era ridotta a pochi uomini; quella regionale era quasi tutta nelle mani del conte, aiutato da un vicario che godeva di attribuzioni civili e militari. Sopra di lui, a capo di diverse contee, stava il duca. Bastava che il re fosse incapace, malato o altro, che il potere centrale fosse debole e i conti e i duchi intraprendenti, perché si arrivasse all'anarchia o allo spezzettamento.
Carlo Martello, maggiordomo di Childerico, non accettò l'invito di Gregorio III, poichè riteneva i Longobardi un valido alleato nella lotta contro i Saraceni.
Morto Carlo Martello (+741), gli succedettero i due figli Carlomanno e Pipino II: il primo per l'Austrasia (la regione orientale della Gallia, con al centro Aquisgrana), l'altro per la Neustria (la regione occidentale).