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Islam

L'incontro o meglio lo scontro con l'Islam ha un ruolo determinante per la Storia della Chiesa


A mettere fine all'unità mediterranea del mondo antico e a ciò che si può considerare essenziale nella cultura romana e che si conservava ancora nel V se­colo, più che le invasioni germani­che, fu l'affacciarsi dell'Islam sulle sponde del Mediterraneo. Con le conquista araba si verificò una rottura della tra­dizione an­tica, mentre acquistarono rilievo eminente fatti quali un'altra reli­gione, un'altra cultura.

Henri Pirenne paragona l’espansione dell’Islam alle invasioni germaniche; solo che i Germani non ebbero nulla da apporre al cristianesimo dell’impero, mentre gli arabi erano esaltati da una nuova fede religiosa. Così i Germani cercarono di assimilarsi ai vinti; mentre si innalzò una barriera insormontabile fra le popolazioni conquistate e i musulmani.

Il germano nel momento in cui entrò nella Romania si romanizzò; mentre il romano, nel momento che è conquistato dall’Islam si arabizza. L’islamizzazione di una parte delle province dell’impero romano, dove sorgevano chiese fiorenti, cambiò la storia non solo di quelle regioni, ma della stessa Europa perché con l’Islam un nuovo mondo entrò nel bacino mediterraneo condizionando le l’economia e la cultura: da allora il mare nostrum, centro della cristianità, divenne la frontiera e così si ruppe l’unità mediterranea.

Il Mediterraneo occidentale, divenuto un lago musulmano, cessa infatti di essere la via degli scambi commerciali e delle idee, favorendo così la rottura tra Occidente e Oriente che si consumerà di lì a quattro secoli.

Fra le conseguenze: l'arretramento economico generale in età carolin­gia, rispetto alla florida situazione di epoca merovingica; la restrizione inoltre del concetto stesso di Europa che ora comprendeva solo la parte centro occidentale del continente; mentre per il papa risultò più conveniente avere un protettore vi­cino, anche se privo di tra­dizioni, piuttosto che un supposto protet­tore lontano e rivolto, dopo gli inizi del secolo VIII, decisamente ad Oriente.

L'espansionismo islamico è un dato caratterizzante dell'Alto Medioevo. La presenza araba sulle coste africane ed in medio oriente inizia a realizzarsi dopo la morte di Maometto ( 632 ) una volta realizzata l'unificazione religiosa della penisola arabica sotto l'islam. Ad Abu Bakr successore di Maometto col titolo di califfo ( sostituto del profeta ) seguì Omar, che iniziò una fase di conquista contro i grandi imperi bizantino e persiano. Questa conquista appariva come la Guerra santa voluta da Allah e come lo strumento per uscire dalla tradizionale miseria beduina, grazie alle ricchezze di cui gli imperi erano già colmi. Vennero occupati l'Iran persiano e l'Egitto bizantino e l'impero musulmano si estendeva dalle rive dell'Indo fino al deserto libico. La dinastia Ommayade ( 661 - 750 ) spostò la capitale a Damasco. Nonostante la resistenza di Bisanzio in Asia minore ( Costantinopoli stessa venne assediata nel 674 ) fu occupata tutta l'Africa bizantina e nel 711 gli Arabi passarono in Spagna distruggendo il regno dei Visigoti. La loro spinta investì anche la Francia meridionale: vennero fermati a Poitiers da Carlo Martello nel 732. Successivamente gli Arabi faranno la loro comparsa in Sicilia e sulle coste dell'Italia meridionale.

L'espansionismo islamico è un dato caratterizzante dell'Alto Medioevo. La presenza araba sulle coste africane ed in medio oriente inizia a realizzarsi dopo la morte di Maometto ( 632 ) una volta realizzata l'unificazione religiosa della penisola arabica sotto l'islam. Ad Abu Bakr successore di Maometto col titolo di califfo ( sostituto del profeta ) seguì Omar, che iniziò una fase di conquista contro i grandi imperi bizantino e persiano. Questa conquista appariva come la Guerra santa voluta da Allah e come lo strumento per uscire dalla tradizionale miseria beduina, grazie alle ricchezze di cui gli imperi erano già colmi. Vennero occupati l'Iran persiano e l'Egitto bizantino e l'impero musulmano si estendeva dalle rive dell'Indo fino al deserto libico. La dinastia Ommayade ( 661 - 750 ) spostò la capitale a Damasco. Nonostante la resistenza di Bisanzio in Asia minore ( Costantinopoli stessa venne assediata nel 674 ) fu occupata tutta l'Africa bizantina e nel 711 gli Arabi passarono in Spagna distruggendo il regno dei Visigoti. La loro spinta investì anche la Francia meridionale: vennero fermati a Poitiers da Carlo Martello nel 732. Successivamente gli Arabi faranno la loro comparsa in Sicilia e sulle coste dell'Italia meridionale.

Maometto

L'Islam parola che significa dedizione incondizionata di sé ad Allah, è una reli­gione sincretistica, un miscuglio di giudaismo, cristianesimo e pa­ganesimo arabico. Fece la sua apparizione nel secondo de­cennio del sec. VII.

Terra di origine di questa nuova religione, l'A­rabia, una regione de­sertica dai romani chiamata "Arabia fe­lix". Semiti, nomadi, poveri, di­suniti, gli arabi erano vissuti fino ad al­lora facendo i carovanieri. Le po­polazioni nomadi dell'Arabia erano pagane, ma non mancavano nuclei di giudei e di cristiani ne­storiani e monofisiti.

E' questo l'ambiente di Maometto (Muhammad, 574-632), fonda­tore dell'I­slam. Nato alla Mecca tra il 570/80 e morto a Medina nel 632, egli, con le caro­vane, venne a contatto con il mondo mediterraneo e sotto il forte influsso del pa­trimonio spirituale giu­daico ed escatologico-cri­stiano (da cui assorbì il concetto della storia dell'umanità come realizzazione di un piano divino sulla terra), sviluppò una nuova dottrina.

Sposatosi a 25 anni con Hidigah (Khadigia), una ricca vedova più an­ziana di lui, sviluppò la sua ten­denza alla medi­tazione e, in seguito a pre­sunte vi­sioni dell'angelo Gabriele, a partire dal 611, si dichiarò l'inviato di Dio e sommo profeta mandato ad an­nunciare la vera religione. Insieme ai se­guaci pensò di con­quistare alla propria causa la Mecca, il centro religioso degli arabi, dove sorgeva il santuario della Caaba in cui si venerava la pietra nera insieme ad altri idoli. Tra i primi seguaci, Abu Bakr suocero e Alì, nipote e genero di Maometto.

L'ostilità dei sacerdoti della Mecca e dei ricchi commer­cianti, costrinse però Maometto a fuggire a Medina, la prima città ad aderire al profeta. Era l'anno 622. Ha inizio l'egira, l'era maomettana. Da Medina Maometto cominciò a predi­care la guerra santa: da questo mo­mento la sua attività, da religiosa, divenne po­litica. Raccolse dei se­guaci con i quali, nel 630, potè ritornare vittorioso alla Mecca; impadroni­tosi della Caaba, distrusse gli idoli, eccetto la pietra nera e della Mecca fece la città santa, mentre Medina rimase il centro della sua at­tività di legi­slatore e di organiz­zatore.

La dottrina di Maometto è contenuta nel Corano (= recitazione, lettura) che raccoglie, in forma poetica e sotto forma di racconti, i suoi detti e fatti; e nella Sunnah (= consuetudine, tradizione) che fissò nel sec. IX la tradizione orale in­torno a lui. Gli Sciiti, in opposizione ai Sunniti, ripudiano però la Sunna e ricono­scono come successori di Maometto solo il nipote e genero di Maometto, Alì che fu il IV califfo (656-661) e i suoi di­scen­denti.

Il Corano, base della religione mu­sulmana (da musli­màn, appartenente al­l'Islam) -una religione priva di sacerdozio- è il libro santo degli arabi e per gli Sciiti è anche il codice civile e poli­tico. Esso è costituito dalle "rivelazioni" di Maometto, ricevute da Allah e dallo "Spirito" (l'arcangelo Gabriele) e raccolte sotto i primi califfi. La redazione finale è del 653 ad opera di Othman. Si com­pone di 114 surah, cioè capitoli suddivisi in versetti. I testi non hanno ordine cro­nologico, ma si distin­guono in sure della Mecca e sure di Medina.

Cardine della dottrina di Maometto è il cieco ab­bandono alla volontà di Dio, da cui Islam (che significa de­dizione; consegna di sè; rassegnazione , intesa in senso fata­listico), il nome stesso della religione. Tre i dogmi fondamentali dell'Islam: la fede in un unico Dio invisibile, Allah, creatore del mondo e signore assoluto degli uomini; fede in Maometto sommo profeta; e fede in un giudizio divino che pre­mia con un paradiso di delizie o punisce secondo il me­rito.

Quanto a Dio, egli si è rivelato perché gli uomini lo cono­scano e conoscano la propria vita futura. La ri­velazione è unica e Dio si è ser­vito di legati per manifestarla a diverse nazioni: fu­rono legati di Dio, Abramo e Mosè per gli Ebrei, e Cristo per i cristiani. A Cristo, proposto da Maometto alla venerazione dei fedeli, in quanto profeta, viene però negata la divinità e la figliolanza divina, perché per Maometto "Allah non generò e non fu generato". La se­rie dei profeti termina con Maometto, che si proclama profeta e le­gato di Dio per il popolo arabo.

Cinque i precetti essenziali della reli­gione, detti anche colonne: profes­sione di fede (sciahada = te­stimonianza): "vi è un Dio, Allah e Maometto è il suo pro­feta"; preghiera con ritualità ben precise (preghiera pubblica e solenne nella mo­schea il venerdì; preghiera pri­vata cinque volte al giorno: il muezin invita i cre­denti alla preghiera con questa formula: Allah è il sommo. Io attesto che non vi è Dio se non Allah e attesto che Maometto è l'inviato di Allah. I credenti deb­bono pregare rivolti verso la Mecca Kibla); di­giuno nel mese di rama­dan (nono mese dell'anno lunare); elemosina legale (tassa in favore dei poveri, in seguito confusa con le tasse pagate allo Stato); pellegri­naggio alla Mecca una volta in vita; guerra santa o gihad cioè "il combattere per la vita di Allah" contro tutti gli infedeli (cioè i non maomettani), il che assicura ai combattenti il paradiso.

Altre prescrizioni: circon­cisione, proibizione di alcolici, divieto di carni suine, abolizioni delle immagini sacre, ecc. Una morale che si ri­solve quasi sempre in ritualità esteriore. Non ha preoccupazione per l'interiorità e molto concede alle passioni umane, giustificando schiavitù, poli­gamia e un ruolo subalterno della donna: "le vostre donne siano per voi come un campo sul quale potete andare e venire a vostro pia­cimento" (Surah della vacca, meccana, 223).

Maometto, nel 629, aveva assoggettato le tribù arabe alla nuova re­ligione ed era giunto al limes Syriacus dell'impero. Grazie all'Islam, le tribù arabe ave­vano ricevuto un forte impulso, permet­tendo loro di cre­are una civiltà e un Impero. Maometto moriva l'8 giugno del 632, senza lasciare eredi maschi.

I califfi e la "guerra santa"

Gli successe il capo guerriero, Abu-Bakr desi­gnato dallo stesso profeta con l'appel­la­tivo di Califfo (=luogotenente, successore del profeta); quindi, nel 634 Omar colui che conquistò Gerusalemme e, fino al 661, i califfi furono elettivi. Spinti da un sogno di conqui­sta mon­diale religiosa­mente rafforzato, realizza­rono l'invasione delle popolazioni arabe, ini­ziata già da secoli prima di Maometto, quindi si diressero verso Nord-Ovest e Nord-Est.

I Califfi, con la battaglia di Cadesia (636), posero fine al regno persiano; quindi scacciarono i Bizantini da Siria (634-36) e Palestina: nel 638 il Califfo Omar, succe­duto nel 634 ad Abu-Bakr, pote' entrare nella Città santa e andare a pregare sul luogo del tempio di Salomone: era stato lo stesso patriarca Sofronio a consegnargli la città di cui per ben due anni ne aveva diretto la resistenza; lo fece dove aver prima assicurato la reliquia della croce che inviò a Costantinopoli. L’ingresso di Omar a Gerusalemme ha dell’inverosimile: si veste da nomade, con abiti rappezzati, entra cavalcando un vecchio cammello e, dopo aver assicurato la vita e le proprietà ai cristiani, visita l’anastasis. Si fa accompagnare al luogo del tempio; si addolora nel vederlo ridotto a deposito di rifiuti e con le sue mani, aiutato dai suoi, comincia a ripulirlo, finché scopre la santa roccia di Moriah. Qui fa costruire un oratorio dove più tardi fu eretta la moschea di Omar. Stando alla sura 17 del Corano (la sura del viaggio notturno), quivi Maometto fu trasportato (in una notte del 619) e, dalla roccia di Moriah, intraprese un’ascesa ai cieli sul cavallo antroponfalo al Burag. Gerusalemme al-Quds “la santa” è, dopo la Mecca e Medina, la terza città santa dell’Islam sunnita.

Gli Arabi quindi dilagarono in Egitto (640-642), dove favorirono i ve­scovi copti, che rappresentavano l'opposizione al go­verno imperiale. Le conquiste in Oriente proseguirono dal Nord Africa, fino al fiume Indo e ovunque fecero giustizia dell'elle­nismo. Le ragioni di questi successi militari vanno ricercate, oltre che nella crisi che travagliava l'impero bizantino e nell'abilità dei capi, anche negli elementi tecnici innovativi (uso massiccio e impe­tuoso della cavalleria); né vanno sottovalutati elementi psicologici, come la sete di bottino e il fanatismo religioso della guerra santa.

Dopo una iniziale tolleranza, suggerita dal Corano, dove i cri­stiani sono detti la Gente del libro -sura II, 135- (le disposizioni di legge fa­vorivano però i cristiani che si facevano islamici; mentre la pena di morte riservata a quelli che de­fezionavano dalla religione maomettana bloccava l'attività missionaria dei cri­stiani), si passò alla proibizione (717, decreto del califfo Omar II) e così l'invasione divenne, per la sto­ria della Chiesa, una bufera annientatrice attra­verso la quale la Chiesa perdette proprio le provincie cristiane più antiche e, dopo Roma, più au­to­nome: Siria, Palestina, Egitto, Nord Africa. Nell'antica Africa romana sopravvis­sero qua e là nuclei di resistenza cristiana, ma dopo il 717 quasi tutte le chiese fu­rono trasformate in moschee e di fatto scomparvero tutti i vescovati, an­che se a lungo i titoli continuarono ad essere dati a vescovi non residenti, vescovi che più tardi saranno detti in partibus infidelium.

Dopo la conquista delle maggiori province mediterranee, gli Arabi pensa­rono di attaccare l'Im­pero bizantino, approfittando della superiorità navale acqui­stata con la costruzione di una pro­pria flotta che, da quel momento, tolse ai Bizan­tini il predomino sul mare. L'organizzatore della flotta fu Moavia, go­verna­tore della Siria e poi califfo che portò la sua sede a Damasco e iniziò la dina­stia degli Omniadi durata sino al 750, cui poi successe quella degli Abbassidi, con ca­pitale a Bagdad.

I primi tentativi di attac­care Costantinopoli non riuscirono, ma nel 673 il pericolo fu grave e la capitale fu salva grazie all'eroica difesa di Costantino IV che per l'occa­sione utilizzò contro le navi il fuoco marino o fuoco greco. Costantinopoli subì un successivo assedio nel 717/18 e anche al­lora fu sal­vata dal­l'eroica difesa dell'imperatore Leone III detto l'Isaurico che sconfisse la flotta araba.

Gli Arabi pensarono allora di attaccare l'Occidente, spin­gendosi in Spagna e in Francia dove. Fu Tarik a valicare lo stretto che prese il nome da lui (Gebel el Tarik, quindi, Gibilterra) e nel 711, un se­colo dopo l'egira di Maometto, sconfisse , a Xeres de la Frontera, Rodrigo, re cristiano dei Visigoti di Spagna. Ai cristiani rimase così solo il nord-est della Spagna. Quindi i musulmani valicarono i Pirenei e scesero nell'Aquitania e in Provenza. Ma, nel 732, le forze dell'Eu­ropa occidentale, grazie alla vittoria di Carlo Martello presso Tours e Poitiers, riuscirono a tener lontana dalla Gallia l'ondata degli in­fedeli; il che permise di salvare tutto il nascente Occidente cri­stiano, cioè la nostra Europa.

E quella fu la prima coali­zione eu­ro­pea contro l'Oriente da cui fino ad allora era venuta la luce della fede, e da cui ora viene la minaccia degli infedeli. Ricacciati gli arabi oltre i Pirenei, cominciò la ri­presa cristiana: Alfonso I (739-57) fondò il regno cristiano-visigoto delle Asturie, che iniziò ad al­largarsi a Nord della Spagna; mentre, più tardi, Carlo Magno fondò al di là dei Pirenei la Marca spagnola, tra i Pirenei e l'Ebro (Barcellona). Il resto della Spagna rimase però sotto il dominio dei Mori i quali tuttavia assi­curarono ai visigoti, gli antichi abitanti del paese, detti ora mozarabi (=cristiani arabizzati), una certa libertà di culto. Trasferita la capitale da Toledo a Cordova, questa, resasi in­dipendente dal califfato di Bagdad, si mise sotto la dinastia degli Omniadi e nel 765 divenne califfato rag­giungendo nel sec. X un grande splendore: vi fiorirono cultura e scienza.

Dopo la sconfitta di Poitiers, i maomettani, chiamati dagli oc­ciden­tali sara­ceni, dal greco sarakenòi (abitante dell'Arabia fe­lice) conti­nuarono a lungo ad essere un pericolo per l'Occidente: con la loro flotta dominavano il Mediterraneo, costantemente mi­nacciando le coste dove compivano spedizioni piratesche finché, nell'846, giunsero a saccheggiare le basiliche di S. Pietro e di s. Paolo fuori le mura.

La conquista araba aumentò le distanze e approfondì così la separazione tra Occidente e Oriente. Mentre l'incapacità da parte dell'impero di Costantinopoli di assolvere alla sua funzione univer­sale, comportò gravi conse­guenze per la storia della Chiesa e del papato.