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Concilio di Trento

Il concilio più lungo e tormentato della storia durato dal 1545 al 1563, ben 18 anni


Tormentato perché durante questi 18 anni ci sono stati 12 anni di interruzione, un primo periodo dal 1548 al 1551 un secondo ancora più lungo dal 1552 al 1561. Ha avuto però una lunghezza quasi secolare, convocato nel 1536, ce ne furono tre di bolle di convocazioni per aprire questo concilio, e la recezione dei decreti e insegnamenti posteriore allungano la sua durata. I decreti conciliari in Francia sono stati recepiti solamente nel 1600. Nel suo discorso dell'aprile del 1995 a Trento, Giovanni Paolo II afferma che il Concilio di Trento è stato la grande risposta della fede cattolica alle sfide della cultura moderna e agli interrogativi posti dai riformatori. E, inoltre, che esso ha tracciato le grandi vie della Chiesa per i secoli successivi. Due sono le interpretazioni che sono state date del Concilio:

Le sfide che la Riforma Protestante ha posto alla Chiesa Cattolica riguardano vari campi:

Fin dall’inizio del ‘500, all’interno della Chiesa vi fu un movimento di rinnovamento teologico/spirituale/pastorale:

  1. Rinnovamento teologico, nella I° metà del secolo, legato alla scoperta e alla diffusione dell’opera di s. Tommaso, la cui autorità fino ad allora era limitata e contestata all’Ordine dei Predicatori, fino alla fine del ‘400, quando la sua autorità si estese in tutta Europa, dovuto ciò anche alla stampa. Tra i più grandi diffusori del pensiero tomista ricordiamo:
    • Tommaso detto il Caietano (1469-1534), maestro dell’Ordine dei Predicatori, che scrisse un commento alla Summa Teologica di s. Tommaso. Nell'ottobre del 1518 ad Augusta, quando era già cardinale, incontrò Lutero: fu lui che il Papa Leone X mandò in Germania per incontrare Lutero. Elaborò delle proposte di riforma della Chiesa, e può definirsi un tomista riformatore. Nel 1566, all'indomani della chiusura del concilio, Tommaso fu proclamato "dottore della Chiesa" da Papa Pio V, un papa domenicano, da questo momento l'influenza di San Tommaso sarà predominante nella Chiesa.
    • Francisco de Vitoria (1480-1546), che con la scuola di Salamanca cerca di promuovere lo studio dei testi di s. Tommaso e di confrontarne il pensiero con i problemi del tempo, quali, almeno per la Spagna, la colonizzazione e la pace con gli altri Stati europei. I maggiori teologi dell'epoca studieranno a Salamanca, saranno i teologi del Concilio di Trento.
  2. Rinnovamento spirituale, in questo periodo ci furono vari focolai spirituali che sostennero la cristianità:
    • La Certosa di Colonia in Germania che si dedica all’edizione e alla diffusione dei grandi mastri della teologia mistica tedesca;
    • L’Abbazia benedettina di s. Giustina di Padova, che svolse un ruolo di primo piano sotto la guida dell’abate Gregorio Cortese;
    • I grandi predicatori itineranti spagnoli, tra cui: Pietro d’Alcantara e Giovanni d’Avila;
  3. Rinnovamento pastorale, ci furono varie iniziative per riformare il clero, quale la fondazione di vari istituti clericali:
    • i Teatini, fondati da Gaetano da Tiene, fu una Congregazione di Chierici Regolari che propongono un nuovo modello di sacerdote cattolico, soprattutto per quanto riguarda la pietà, la morale e la carità;
    • i Barnabiti (Chierici regolari di s. Paolo), fondati dal medico milanese Antonio Maria Zaccaria.
    • i Somaschi, fondati a Bergamo nel 1533 a Bergamo dal laico veneziano Girolamo Miani;
    • i Gesuiti, fondati nel 1534 da Ignazio di Loyola, che si distinguono dagli altri istituti sorti nello stesso periodo per l’approfondita formazione intellettuale e spirituale; la rigida obbedienza nei confronti del superiore, uno spirito quasi militare, un'obbedienza totale al superiore, devi lasciarsi condurre e dirigere dalla divina provvidenza che agisce tramite il superiore, in modo particolare l'obbedienza al papa; la diversità dei carismi, non vivevano in comune, ma potevano avere una vasta gamma di impegni, tipo le missioni, l'insegnamento, i gesuiti insieme ai seminari hanno contribuito alla formazione del clero. Il fondatore era un laico, un ufficiale, un giovane ufficiale basco, che non pensava nemmeno a una vocazione religiosa, nel 1520 ebbe una grave ferita alla gamba che lo portò a un grande periodo di convalescenza, in cui si mise a leggere opere di pietà, visto che i libri cavallereschi erano finiti, così avvenne la sua conversione spirituale e da quel momento decise di dedicarsi a Dio. Fu anche processato perché sospettato di eresia dall'inquisizione, processato per tendenze eterodosse, i riformatori all'interno della Chiesa erano visti con un certo dispetto, poteva diventare un nuovo Calvino. Tutti questi uomini sono uniti da una riforma al vangelo, e quindi erano sospettati di tendenza protestanti, nel 1528 Sant'Ignazio andò a Parigi per compiere i suoi studi, non era ancora sacerdote. Fu proprio a Parigi che si incontrò con i suoi primi compagni, un piccolo gruppo di giovani tutti stranieri, molto più giovani di lui che hanno riconosciuto in lui un maestro spirituale e si sono messi a praticare i suoi esercizi spirituali, e decisero di servire Dio nel mondo, e prima di lasciarsi a Parigi nel 1534 il 15 agosto, fecero il voto di povertà castità e obbedienza, al quale si aggiungeva il proposito di andare insieme in Terra Santa, nel 1537 ritrovò i suoi compagni a Venezia e fu ordinato sacerdote. Per vari problemi politici non riuscivano ad organizzare per andare in Terra Santa decisero di recarsi insieme a Roma per mettersi al servizio del Papa, e nacque questo quarto voto che è quella del servizio al Papa. Nel 1540 dopo lunghe trattative fu approvata la compagnia di Gesù, ci furono delle resistenze anche sul nome, anche per fare accettare il nome. Non fu una cosa semplice, Papa Paolo III la riconobbe nel 1540, e Sant'Ignazio fu ordinato preposito generale a vita. Clemente XIV alla fine del 1700 sciolse il movimento. Una storia di successo, hanno avuto un ruolo determinante i gesuiti nell'applicazione del Concilio di Trento e nel rilancio dell'azione della Chiesa. Rinascerà poi la compagnia di Gesù dopo la bufera rivoluzionaria nel 1814 e ci sarà la seconda fase dei gesuiti.

C'era già in atto quindi un movimento riformatore, ma il papato non era così d'accordo con questa riforma. Nel 1534, alla morte di Clemente VII, fu eletto papa Paolo III Farnese, che, a differenza del suo predecessore, era fortemente convinto della necessità di convocare un concilio al fine di, ristabilire la pace, l’unità e riformare la Chiesa. Nonostante la minaccia sempre ricorrente del conciliarismo, che sino ad allora aveva impedito ai papi di proporre un concilio. Per preparare questo concilio il Papa rafforzò il partito riformatore, e creò cardinali degli uomini nuovi pieni dell'idea della riforma, c'erano naturalmente molte diversità, c'era chi vedeva questa riforma in modo vicino alla riforma protestante, chi invece la vede come restaurazione, tuttavia il motto di questi restauratori era di togliere gli abusi e mantenere la sostanza, a differenza dei riformatori che avevano cambiato la sostanza, e dei conservatori che non volevano cambiare niente perché era pericoloso, era per loro andare verso la distruzione della Chiesa. Il concilio venne, dunque, convocato a Mantova per il 27 maggio 1537, ma non venne mai celebrato, perché occorreva rafforzare il partito in seno alla curia romana, per cui si fecero entrare nel collegio cardinalizio delle persone propense alla riforma, fra cui Gaspare Contadini (laico veneziano, il giorno che fu ordinato cardinale, fu anche consacrato vescovo, decisamente favorevole alla riforma ma in una tendenza più luterana, aveva avuto anche lui l'esperienza spirituale di Lutero sul peccato e sulla salvezza), Gian Pietro Carafa (fondatore del Sant'Uffizio, sarà il futuro Paolo IV, che non volle riaprire il concilio, la seconda pausa del concilio di Trento, aveva un'altra idea di come fare questa riforma, riforma come una restaurazione dell'autorità papale, un rafforzamento della lotta all'eresia), Giacomo Sadoleto (Umanista, il quale aveva avuto una corrispondenza con Calvino cercando di convincerlo a rimanere nella Chiesa), Reginald Pole (Cugino del re Enrico VIII) e Gregorio Cortese.

Il papa decise la creazione di una commissione preparatoria al concilio, che emanò il documento Consilium de emendando Ecclesia, in cui si stigmatizzavano i mali e i difetti della Chiesa dell’epoca. Fu letto in concistoro il 9 marzo del 1537 e gli argomento toccavano vari punti:

Questo documento si diffuse rapidamente, facendo sperare in delle riforme per la Chiesa, ma l’unica decisione che il papa Paolo III portò a termine fu quella di rinviare alle loro residenze i vescovi che stavano a Roma senza alcune motivazione. Visto l’esito negativo del documento, non restò altra via di riforma che il concilio, il quale ebbe 8 anni di preparazione per superare i vari problemi tra il papato e l’impero, tra cui:

Il concilio si aprì, dunque, a Trento il 13 dicembre 1545 e si svolse in 3 periodi:

  1. 1545-1548, sotto il pontificato di Paolo III, diviso in 10 sessioni, il più importante per l'aspetto dottrinale, tutti i grandi testi furono adottati in questo periodo.
  2. 1551-1552, sotto il pontificato di Giulio III, diviso in 6 sessioni;
  3. 1562-1563, sotto il pontificato di Pio IV, diviso in 9 sessioni;

Le lunghe pause furono dovute alle lotte intestine pro o contro il concilio.

  1. Nel 1° periodo i legati del papa proposero di trasferire il concilio da Trento a Bologna, con il pretesto della peste, per avvicinare il concilio a Roma. Tale proposta fu approvata nel 1547 e i lavori del concilio proseguirono a Bologna, senza i vescovi dell’area tedesca che ebbero l’obbligo di non lasciare Trento. In tale situazione non fu approvato alcun documento, anzi alla fine il papa sospese il concilio. Nel settembre del 1548 vennero sospesi i lavori.
  2. Il 2° periodo è segnato dalla presenza delle delegazioni protestanti, provenienti dalla Germania, dalla Sassonia e da Strasburgo, che rappresentavano i principi tedeschi. Fra i vescovi cattolici e le delegazioni non ci fu un vero e proprio dialogo perché questi ultimi chiedevano:
    • La revisione dei testi fino ad allora approvati;
    • la dichiarazione della superiorità del concilio rispetto al papa;
    Nella primavera del 1552, a seguito della ripresa della guerra tra i principi protestanti tedeschi e l’imperatore, il concilio fu sospeso una seconda volta.
  3. Dopo una pausa di 10 anni, che vide l’inconsistenza dell’idea di papa Paolo IV, il quale voleva riformare la Chiesa soltanto con la sua autorità contro l’idea del concilio che l’avrebbe limitata, il concilio fu riaperto grazie al suo successore Pio IV. Si fece avanti la discussione sull’opportunità di convocare un nuovo concilio, alla cui ipotesi erano propensi l’imperatore Ferdinando e la reggente di Francia Caterina dei Medici, contro l’ipotesi del re di Spagna e dello stesso pontefice di riaprire quello sospeso. Quindi si riaprì il concilio di Trento dove il papa sottolineò l’indivisibilità dell’unico concilio, anche se celebrato in 3 periodi differenti, dunque vengono acclamati i 3 papi del concilio e proclamati i decreti conciliari.

La partecipazione al concilio fu alquanto trascurabile, dal momento che i partecipanti furono 200, su circa 700 vescovi, fra cui parteciparono:

  1. I Padri conciliari, cardinali, vescovi e superiori generali degli istituti religiosi, la cui maggioranza era italiana, mentre gli altri paesi europei erano scarsamente rappresentati. Il gruppo italiano era, nonostante tutto, diviso in vari sottogruppi:
    • quelli legati al papa;
    • quelli legati al re di Spagna e quindi all’imperatore;
    • gli indipendenti di Venezia;
  2. I teologi (o periti), erano gli esperti che aiutavano i vescovi, quasi esclusivamente religiosi, il loro compito era preparare i documenti;
  3. Gli ambasciatori dei principi cristiani d’Europa, sotto il cui controllo si è celebrato il concilio, cercando di influenzare le sue decisioni a vantaggio del loro paese;
  4. I legati del papa, che avevano il compito di presiedere il concilio e di organizzare il piano dei lavori, furono loro a imporre l'ordine del concilio all'inizio, la grande domanda era proprio da che cosa cominciare, se dai dogmi della fede o dalla riforma. Si decise di portare avanti contemporaneamente le due categorie le questioni di fede e le riforme, ma cominciando dalle questioni di fede, la dottrina era il principio stesso di ogni riforma;
  5. Il segretariato del concilio, il cui ruolo era quello di registrare tutti i dibattiti tenutisi durante il concilio, ufficio retto durante tutto il periodo del concilio da Angelo Massarelli.

Il papa approvò i testi del concilio con tre bolle:

  1. con la Benedictus Deus ratificava tutta l’opera del concilio;
  2. con la 2° conferiva forza di legge ai vari decreti;
  3. con la 3° riassumeva tutta la dottrina del concilio, formulata a mò di professione di fede che doveva essere letta e giurata pubblicamente da tutti i vescovi della Chiesa;

L’edizione di tutti i testi approvati fu stampata a Roma nel 1564 in un piccolo volume di 239 pagine.

Il concilio non fece un trattato completo sulla fede della Chiesa, ma furono trattate solo questioni controverse, in risposta alle tesi protestanti:

  1. le fonti della rivelazione: il concilio partendo dall’affermazione protestante della sola Scriptura arriva al decreto che precisa la dottrina della fede e per fare ciò:
    • fissa il canone delle Scritture, determinando i testi ispirati e includendovi i testi contestati dai protestanti (AT: Tobia, Baruc, Maccabei; NT: Giacomo e Giuda);
    • ha riconosciuto come autentica la Vulgata di Girolamo, ma non fa accenno alle traduzioni della Bibbia nelle lingue nazionali;
    • contro il sola Scriptura, si afferma che le fonti della rivelazione sono due: 1) la Sacra Scrittura; 2) le tradizioni degli apostoli e della Chiesa;
  2. Il peccato originale, per cui afferma:
    • contro Erasmo e i pelagiani, che il peccato non è soltanto l’imitazione del peccato di Adamo, trasmesso a tutte le generazioni successive;
    • Contro Lutero e i protestanti, che il peccato originale non è da identificarsi con la concupiscenza, che può essere combattuta mediante la grazia di Dio. La vita cristiana è vista come una lotta contro il peccato e la santità come la vittoria su di esso;
    • il peccato originale, trasmesso all’umanità da Adamo, è cancellato dalla grazia del battesimo, e ciò rende l’uomo capace di fare il bene, anche se in lui rimane la concupiscenza;
    • l’uomo ha conservato il libero arbitrio, quindi è in grado di scegliere tra il bene e il male;
    Il concilio presenta una concezione positiva della natura umana e ciò aprì la strada alla morale naturale.
  3. La giustificazione attraverso la fede: decreto sulla giustificazione, in cui si dice, accettando la posizione dei protestanti, che l’uomo è giustificato dalla grazia di Cristo, ma, il concilio aggiunge, l’uomo deve cooperare alla sua salvezza con la volontà e con le buone opere, la morale è il completamento della fede, contro la concezione della sola fide;
  4. I sacramenti, si afferma che:
    • sono sette e di istituzione divina;
    • sono efficaci per se stessi (ex opere operato), cioè non dipendono dalla fede di chi li riceve, contro la tesi di Calvino;
    • per quanto riguarda l’eucarestia si afferma la dottrina tradizionale della Chiesa: la presenza reale di Cristo attraverso la transustanziazione, negando la teoria calvinista della presenza virtuale o simbolica di Zwingli.:
    • sulla comunione: sotto la sola specie del pane è completa, ma allo stesso tempo non esclude la possibilità di comunicarsi sotto le due specie, previa autorizzazione del papa;
    • sul significato della messa, in cui si afferma il suo carattere sacrificale e propiziatorio, in quanto la messa non è soltanto la commemorazione del sacrificio di Cristo, ma ne è l’attuazione, cioè identità tra il sacrificio di Cristo sulla croce e la messa;
    • per quanto riguarda l’ordine, la concezione che prevale a Trento è legata alla concezione dell’eucaristia e della messa. Si afferma, infatti, il carattere sacramentale dell’ordine e il suo legame con l’eucaristia. Il concilio richiama anche il carattere gerarchico della Chiesa, che paragona ad un esercito ordinato sul campo di battaglia; si precisano anche i compiti del pontefice per evitare i riverberi conciliaristi.
  5. Il purgatorio: riprendendo ciò che affermò il concilio di Firenze e approvato dagli ortodossi, è un luogo dove le anime, dopo la morte, sono imprigionate e soffrono nell’attesa del giudizio finale. Quindi è un luogo di purificazione tra la morte individuale e il giudizio finale. I vivi possono alleviare le sofferenze delle anime purganti mediante le loro preghiere e mediate le intercessioni dei santi. Si dà una duplice definizione di giudizio:
    • il primo, individuale, subito dopo la morte;
    • il secondo, universale e pubblico, alla fine dei tempi e fatto da Cristo, il Figlio di Dio incarnato;
  6. Devozioni: si riconosce la legittimità della venerazione dei santi, della devozione verso le reliquie e la validità delle indulgenze.

Sull’argomento disciplinare o riformatore, il concilio non fu innovatore, in quanto riprese antiche prescrizioni riadattandole alla situazione allora esistente, dando loro una nova motivazione. Esse furono:

  1. il dovere di residenza dei vescovi nelle loro diocesi e la motivazione nuova era che la presenza del Pastore in mezzo al suo gregge era indispensabile per la riforma del clero e della Chiesa. Si insiste sull’aspetto spirituale del vescovo, visto come curatore d’anime e di conseguenza si deve occupare della salvezza dei suoi fedeli;
  2. istituzione dei seminari, mediante il decreto Cum adolescentium aetas, destinati ai ragazzi di età superiore ai 12 anni che sapevano leggere e scrivere e volevano dedicarsi alla vita sacerdotale. L’intento di questa nuova istituzione fu duplice:
    • la formazione intellettuale, si insegnavano la grammatica latina e le Sacre Scritture;
    • la formazione morale e spirituale, era prevista la messa quotidiana, la confessione mensile e il sevizio liturgico;
  3. la riforma del diritto di famiglia, si fissarono le regole per la validità del matrimonio, stabilendo l’annullamento dei matrimoni clandestini e l’obbligatorietà della forma canonica e non si ritiene una condizione valida il consenso tenuto dai genitori;

Alla fine del concilio, il papa si presentò come il vincitore del concilio perché ci fu:

La seconda metà del ‘500 fu un periodo molto importante per la Chiesa, in quanto fu messa in atto la legislazione del concilio. I papi della riforma cattolica furono:

  1. Pio V, domenicano, uomo pio e austero, fu canonizzato nel 1712. A lui si deve la pubblicazione di 3 opere che erano state richieste dal concilio stesso:
    • il Catechismo Romano del 1566, esposizione completa della fede cattolica;
    • il Breviario del 1568;
    • il Messale Romano del 1570;
    Durante il suo pontificato è da ricordare la battaglia di Lepanto che segna la vittoria della cristianità contro il nemico turco;
  2. Gregorio XIII, a cui si deve la creazione del Collegio Romano dei Gesuiti e la riforma del calendario che da lui prenderà il nome di Calendario Gregoriano;
  3. Sisto V, francescano, di umili origini, grande riformatore:
    • della Curia romana;
    • del Sacro collegio cardinalizio, che fu fissato a 70 cardinali;
    • delle Congregazioni vaticane, che divennero 15;
    • ripristino della visita ad limina apostolorum;

La riforma della Chiesa tocca anche i suoi vari organi di governo:

Quindi alla fine del concilio assistiamo ad una centralizzazione del potere papale, il quale oltre tali organi si avvale di altri strumenti quali:

Col ritrovato prestigio del papa, anche la città di Roma diventa la capitale della cattolicità e ciò si ripercuote positivamente su 2 campi:

  1. artistico-urbanistico, sotto il pontificato di Sisto V, viene inaugurata la nuova basilica di s. Pietro e restaurata la basilica di Santa Maria Maggiore e vengono costruite delle nuove chiese. Anche le riscoperte catacombe tornarono ad essere luoghi di pellegrinaggio e di venerazione, soprattutto durante i giubilei del 1575 e del 1600;
  2. intellettuale, prima del concilio la teologia cattolica era famosa soltanto in poche università come quelle di Colonia e Parigi, col dopo-concilio sorgono altre prestigiose quali Salamanca, Lovanio e altre tenute dai gesuiti in Germania e Polonia. A Roma abbiamo l’Angelicum (1577) e la Gregoriana (1585);

Possiamo affermare che i vescovi nominati dopo il concilio presentarono un alto senso di responsabilità e furono migliori dei loro predecessori. Tale miglioramento fu dovuto:

Ricordiamo in questo periodo il cardinale Carlo Borromeo, nipote di Pio IV, che fu arcivescovo di Milano, che riformò con la sua opera, ostacolata dalle autorità politiche.

Accanto ad una riforma dell’episcopato, ci fu una rivalutazione della figura del sacerdote e del parroco in particolare, soprattutto della sua funzione pastorale, a scapito della funzione d’intercessione dei canonici, che provenivano da famiglie nobili e vivevano nell’ozio. I sacerdoti del dopo-concilio, si ritrovano, invece, a dover sottostare all’autorità del vescovo e a dover dedicare parte della loro vita al servizio dei fedeli. Assistiamo ad un miglioramento delle condizioni del parroco da un punto di vista:

Nascono anche dei nuovi ordini religiosi, tra cui ricordiamo:

Il concilio in risposta alla Riforma Protestante che aveva eliminato le devozioni popolari, perché ritenute superstizioni, cercò invece di giustificarle e di conciliarle con la retta fede: