Cirillo e Metodio
La missione di evangelizzazione dei santi Cirillo e Metodio, un'evangelizzazione inculturata
Le trasmigrazioni barbariche dei Germani avevano lasciato liberi dei territori in varie zone dell'Europa dove, fra III e VII secolo, si insediarono le numerose stirpi degli Slavi che, per lo più, si stabilirono nei Balcani settentrionali; ma alcuni popoli giunsero fino al Mediterraneo e alle Alpi.
Della loro cristianizzazione si preoccuparono, con vario successo, tanto la Chiesa di Roma, quanto quella di Bisanzio. La parte principale del mondo slavo fu tuttavia guadagnata al cristianesimo della chiesa Greca.
Gli sloveni, immigrati all'inizio del VII secolo nelle marche di Carinzia, Carniola e Stiria, nel secolo successivo si convertirono al cristianesimo ad opera dei Bavaresi e dei Salisburghesi. I Croati divennero cattolici tra VII e IX secolo. Nell'805 la Boemia passò sotto la sovranità dei Franchi. Convertiti al cattolicesimo, i Boemi furono incorporati alla diocesi di Regensburg finché, nel 975, da Ottone I il grande, fu eretto il vescovado di Praga. Dalla Boemia il cristianesimo penetrò poi in Polonia. Quando con lo scisma di Grecia il patriarcato di Costantinopoli si separò da Roma anche gli slavi meridionali vi furono coinvolti. Accadde pure che alcuni popoli slavi cambiarono, nel corso dell'azione missionaria, il rito ecclesiatico: così i Moravi passarono a Roma, i Bulgari a Bisanzio. Ne risultarono dei movimenti ancora oggi di notevole importanza sia religiosa-ecclesiastica, che culturale-politica.
Nella Crimea e nel basso Don operarono, verso l'860, i fratelli Cirillo (Costantino era il nome di battesimo) presbitero e filosofo e Metodio, abate del monastero presso Cizico. Dalla Crimea gli apostoli degli Slavi passarono in Moravia.
I Moravi, gli antenati degli odierni Cechi e Slovacchi, nell'802 erano stati annessi all'impero dei Franchi ed erano stati evangelizzati ad opera di missionari tedeschi. Ma il principe moravo Ratislaw, volendosi rendere indipendente dall'Impero dei Franchi sia politicamente, sia religiosamente, nell'862 fece richiesta di missionari che fossero in grado di spiegare il Vangelo nella lingua del popolo a papa Nicolò I (che però declinò l'invito) e all'imperatore bizantino Michele III il quale, nell'863, inviò i fratelli Cirillo e Metodio.
Queste le tappe dell’azione missionaria degli Apostoli degli Slavi: traduzione della Bibbia e dei testi liturgici (secondo il rito romano) nella lingua popolare slava, il cosidetto slavo ecclesiastico, un dialetto macedonico-bulgaro; creazione, da parte di Cirillo, di una propria scrittura slava, la glagolitica che si accostava alla greca; istituzione di scuole e aiuto per un ordinamento civile (traduzione accomodata del codice civile Nomocamon).
La missione bizantina dei santi Cirillo e Metodio fu essenzialmente una missione di evangelizzazione con lo stesso scopo missionario di impiantare stabilmente la Chiesa tra i popoli slavi, come lo è oggi. Si trattò di una evangelizzazione efficace e resistente alle difficoltà storiche, perché sapientemente inculturata. Ed è qui l'aspetto più moderno di questa attività che è originale per il secolo IX e anticipa di più di un millennio la moderna metodologia missionaria, come è espressa dal Vaticano II.
Ai tempi dei due fratelli Cirillo e Metodio la grandi Chiese di Oriente e di Occidente conservavano l'unità dell'unica Chiesa cattolica. Amici del patriarca Fozio e mandati nella Grande Moravia da Bisanzio, i due fratelli ricorsero però a Roma per sottoporre al giudizio del papa la dottrina, i riti liturgici e i metodi missionari. Per questo Giovanni Paolo II nell'enciclica 'Slavorum apostoli', del 2 giugno 1985, li definisce autentici precursori dell'ecumenismo, anelli di congiunzione tra la tradizione orientale e quella occidentale. E la loro opera costituisce un contributo eminente per il fromarsi delle comuni radici cristiane dell'Europa.
Gravido di conseguenze fu invece il problema bulgaro. Questi gli antefatti, che si intrecciano con le vicende del patriarca Fozio.