Riforma calvinista
Con Calvino si può parlare di una seconda generazione di riformatori.
Nato a Noyon a nord della Francia nel 1509, studia logica e latino a Parigi e diritto e filosofia a Orleans a Bourges. A Parigi subisce l’influsso dell’evangelismo francese e sotto questo influsso pubblica un commentario al De Clementia di Seneca. A seguito di questa pubblicazione viene sospettato di tendenze pro-evangeliche, di simpatia verso il movimento di riforma della Chiesa e nell’autunno del 1533 è costretto a lasciare Parigi. Nel 1534 si stabilisce a Basilea, dove avviene la sua conversione al protestantesimo e la conseguente rottura con la Chiesa di Roma. A Basilea nel 1536 scrive institutio christianae religionis, che è un trattato dove Calvino riassume la dottrina dell’opera riformata. Questo trattato sarà rielaborato e accresciuto nella sua seconda edizione del 1556. Calvino a differenza di Lutero aveva una solida formazione giuridica, Calvino diede un ordinamento sistematico alla riforma protestante. A differenza di Lutero fu un'umanista, era uno dei più brillanti latinisti della sua generazione. Si impegno pubblicamente per ricondurre la Chiesa alla sua forma originale e ripristinarla nella sua autenticità purificandola da ogni difetto. Nel luglio del 1536, a seguito dell’incontro con Guglielmo Farel (1489-1565: riformatore della prima generazione), avviene la svolta della sua vita. Il Farel si adoperò per diffondere la nuova fede nella parte francese dell’attuale Svizzera e vi riuscì egregiamente, visto che nel 1536 l’autorità politica di Ginevra ha adottato la nuova fede. Farel divenne il predicatore di questa nuova fede e chiamò Calvino affinché lo affiancasse in quest’opera. Calvino resta a Ginevra fino al 1538, ovvero fino a quando fu costretto a lasciarla a seguito di un conflitto con le autorità politiche della città. Calvino e Ginevra sono strettamente collegati, fu del tutto casuale questa sua permanenza qui, dovuta all'incontro con Farel, che lo convinse a rimanere a Ginevra. Calvino capì quale era la sua vocazione, quella di mettersi al servizio della riforma, prima non si vedeva tanto come un pastore, più come un erudito, nel luglio del 1936 decide di rimanere a Ginevra per questa opera. Per un breve periodo Calvino si stabili a Strasburgo.
Quindi rimase a Strasburgo dove per tre anni fino al 1541, insegnò Sacra Scrittura all’Accademia. In questo periodo incontrò Martino Bucero (1499-1551). Questo fu un periodo fecondo per Calvino visto che pubblicò diverse opere:
- La seconda edizione del suo trattato Institutio christianae religionis;
- Un commento all’Epistola di S.Paolo ai Romani (1541)
- Un trattato sull’eucarestia dove cercò di superare la divisione che sussisteva tra i protestanti sulla questione dell’eucarestia (Lutero affermava la consustanziazione; invece Zwingli negava la presenza reale di Cristo nell’eucarestia). Calvino cerca di superare il conflitto dicendo che tra le due posizioni non c'è differenza sostanziale, ma che si tratta soltanto di divergenza terminologiche e non dottrinali. Calvino afferma che tutti i riformatori ritengono che il pane e il vino sono segni della partecipazione al corpo e al sangue di Cristo.
Nel settembre del 1541 tornò a Ginevra e vi rimase fino al giorno della sua morte. Qui ebbe modo di applicare i suoi principi facendo di Ginevra un punto di riferimento per tutta la Chiesa protestante (l'anti-Roma). Calvino non è un teologo originale perché egli ha sintetizzato il pensiero della riforma. La sua dottrina può essere riassunta nei seguenti punti:
- riassume e riprende la dottrina di Lutero della giustificazione per mezzo della sola fede afferma la dottrina della predestinazione, secondo la quale tutti gli uomini non hanno né la fede, né la grazia e quindi alcuni sono eletti e altri no. In questa dottrina c'è l'idea dell'elezione vista come un atto positivo della volontà divina fatta fin dall'eternità. Però, Calvino non cade nel fatalismo perché ritiene che le opere da chiunque siano fatte (eletti o non) danno gloria a Dio e quindi è necessario farle. La certezza dell'elezione dà al credente la sicurezza della protezione divina anche sotto l'aspetto economico.
Ritiene che la Chiesa è allo stesso tempo invisibile e visibile: invisibile perché è la comunione di tutti gli eletti che sono conosciuti soltanto da Dio e quindi non sono visibili a tutti; visibile perché è una comunità organizzata di fedeli, radicata in un determinato territorio che è dotata di proprie regole e propri ministri.
Afferma che il pastore ha una funzione ministeriale e non sacerdotale. Egli rifiuta l'idea del sacerdozio perché ritiene che non si può sostituire l'autorità di Cristo con quella dell'uomo (è da notare che Calvino a differenza di Lutero, non era sacerdote e riteneva di avere una vocazione profetica).Calvino nelle sue Ordonnances ecclesiastiques, del 1541, cerca di organizzare la Chiesa di Ginevra distinguendo quattro uffici ecclesiastici:
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i pastori, fanno parte della Compagnia dei pastori ed è affidato loro il compito di predicare e di distribuire i sacramenti;
- i dottori ai quali è affidata la formazione dei giovani;
- gli anziani, che sono dei laici anziani ai quali è affidata la sorveglianza, sul piano morale, della città e compongono con i pastori il concistoro, cioè il governo della Chiesa;
- i diaconi, è affidato loro il compito di occuparsi delle opere di carità e dell'amministrazione dei beni ecclesiastici.
Egli ritiene che la Chiesa non abbia alcun potere temporale e che l'autorità civile debba rispettare e aiutare la Chiesa nella sua missione di portare il regno di Dio sulla terra. Ritiene, inoltre, che il potere civile non possa essere neutrale nei confronti della religione cristiana. Secondo la sua concezione lo Stato è uno strumento nelle mani della Chiesa e quindi possiamo affermare che egli ha una concezione teocratica della Chiesa che è in netto contrasto con la tendenza all'autonomia dei due campi, quello spirituale e quello temporale. In sintesi: lo Stato deve essere subordinato alla Chiesa perché la sua missione è quella di difendere la pura dottrina cristiana e di reprimere l'idolatria e le bestemmie.
Ginevra diventa la città della riforma, la Roma protestante, il punto di riferimento del mondo protestante e ciò per almeno tre motivi:
- perché diventa la città rifugio, in quanto accoglie tutti quelli che abbandonando la fede cattolica sono costretti a fuggire dal loro paese;
- perché dopo la creazione dell'accademia di teologia nel 1559, diventa il centro intellettuale del mondo protestante. L'accademia è diretta dal discepolo più fedele di Calvino, Teodoro da Beza, e vi studiavano, all'epoca, circa 1500 giovani;
- perché diventa la Città-Chiesa, diventa cioè un modello di città riformata