Santa Ildegarda di Bingen |
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Lo stile con cui esercitava il ministero dell'autorità è esemplare per ogni comunità religiosa: esso suscitava una santa emulazione nella pratica del bene, tanto che, come risulta da testimonianze del tempo, la madre e le figlie gareggiavano nello stimarsi e nel servirsi a vicenda. Già negli anni in cui era superiora del monastero di San Disibodo, Ildegarda aveva iniziato a dettare le visioni mistiche, che riceveva da tempo, al suo consigliere spirituale, il monaco Volmar, e alla sua segretaria, una consorella a cui era molto affezionata, Richardis di Strade. Come sempre accade nella vita dei veri mistici, anche Ildegarda volle sottomettersi all'autorità di persone sapienti per discernere l'origine delle sue visioni, temendo che esse fossero frutto di illusioni e che non venissero da Dio. Si rivolse perciò alla persona che ai suoi tempi godeva della massima stima nella Chiesa: san Bernardo di Chiaravalle. Questi tranquillizzò e incoraggiò Ildegarda. Ma nel 1147 ella ricevette un'altra approvazione importantissima. Il Papa Eugenio III, che presiedeva un sinodo a Treviri, lesse un testo dettato da Ildegarda, presentatogli dall'Arcivescovo Enrico di Magonza. Il Papa autorizzò la mistica a scrivere le sue visioni e a parlare in pubblico. Da quel momento il prestigio spirituale di Ildegarda crebbe sempre di più, tanto che i contemporanei le attribuirono il titolo di "profetessa teutonica". È questo il sigillo di un'esperienza autentica dello Spirito Santo, sorgente di ogni carisma: la persona depositaria di doni soprannaturali non se ne vanta mai, non li ostenta e, soprattutto, mostra totale obbedienza all'autorità ecclesiale. Ogni dono distribuito dallo Spirito Santo, infatti, è destinato all'edificazione della Chiesa, e la Chiesa, attraverso i suoi Pastori, ne riconosce l'autenticità. Ildegarda è la prima mistica tedesca, celebre per le sue visioni e le sue profezie. Suo intento, quello di scuotere la coscienza delle persone del suo tempo, opponendosi alle malvagità. Nonostante ciò, non si fermò all’essenza spirituale. Il suo fine era l’interpretazione religiosa di tutto l’universo e della vita cristiana. Cielo e terra, fede e scienza naturale, l’esistenza umana in tutte le sue sfaccettature e potenzialità, tutto ciò che secondo lei rappresentava lo specchio dell’amore divino, un dono e una sfida al suo tempo. Le sue opere riguardano soprattutto le Scritture, la liturgia e la Regola di san Benedetto. In queste opere dà prova di essere non solo un’eccellete teologa, ma anche una poetessa e drammaturga di valore. Le opere più importanti sono lo Scivias (Conosci le vie), l’ Ordo Virtutum, il Liber Vitae Meritorum (il Libro dei meriti della vita) e il Liber Divinorum Operum (il Libro delle opere divine, cfr. PL 197). Una notevole quantità di lavori musicali, raccolti sotto il nome di Synphonia harmoniae celestium revelationum, divino in due parti: I Carmina (canti) e l’ Ordo virtutum (la schiera delle virtù), opera drammatica musicata. Un notevole contributo diede pure alle scienze naturali, scrivendo due libri che raccoglievano tutto il sapere medico e botanico del suo tempo e che vanno sotto il titolo di Physica (Storia naturale, o Libro delle medicine semplici) e Causae et curae (Libro delle cause e dei rimedi; o Libro delle medicine composte). Importante è anche il suo epistolario (in PL 197); tra i vari destinatari, s. Bernardo di Chiaravalle. Più di 300 le lettere giunte fino a noi: sono una testimonianza di coraggiosa schiettezza, impegno personale verso i poveri e influenza politica di grande portata per ciò che concerne le questioni della Chiesa. Definitasi una piuma abbandonata al vento della fiducia di Dio, Ildegarda -il cui nome significa protettrice delle battaglie- ebbe il coraggio di sfidare l’imperatore Federico Barbarossa, fino ad allora suo protettore, quando questi oppose due antipapi ad Alessandro III, provocando così lo scisma, conclusosi con la Pace di Venezia (1177). Giovanni Paolo II ricorda l’evento in una lettera, per l’ottocentesimo anniversario della sua morte, scrivendo che IIdegarda, “profetessa della Germania [...] non esitò a uscire dal convento per incontrare intrepida interlocutrice, vescovi, autorità civili e lo stesso imperatore”. Ildegarda fu anche autrice di una delle prime lingue artificiali di cui abbiamo notizia, la Lingua ignota. La concepì come un linguaggio segreto, simile alla ‘musica inaudita’ della quale ella avrebbe avuto conoscenza per ispirazione divina. La utilizzò, probabilmente per fini mistici, in un ‘opera che ha per titolo Lingua ignota per hominem simplicem Hildegarden prolata, opera pervenutaci in due manoscritti, ambedue risalenti al XIII secolo il codice di Wiesbaden e un manoscritto di Berlino. Questa grande donna "profetessa", parla con grande attualità anche oggi a noi, con la sua coraggiosa capacità di discernere i segni dei tempi, con il suo amore per il creato, la sua medicina, la sua poesia, la sua musica, il suo amore per Cristo e per la Sua Chiesa: sofferente anche in quel tempo, ferita anche in quel tempo dai peccati dei preti e dei laici, e tanto più amata come corpo di Cristo. Ildegarda morì il 17 settembre 1179 nel suo monastero di Rupertsberg. La santa appartiene al periodo detto delle “badesse mitrate”. |