Le Regole
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NEL NOME DEL SIGNORE INCOMINCIA
LA VITA DEI FRATI MINORI
La regola e la vita dei frati minori e questa, cioè osservare il santo Vangelo del
Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.
Frate Francesco promette obbedienza e ossequio al signor papa Onorio e ai suoi successori
canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri frati siano tenuti a obbedire a
frate Francesco e ai suoi successori.
DI COLORO CHE VOGLIONO INTRAPRENDERE QUESTA VITA E COME DEVONO ESSERE RICEVUTI
Se alcuni vorranno intraprendere questa vita e verranno dai nostri frati, questi li
mandino dai loro ministri provinciali, ai quali soltanto e non ad altri sia concesso di
ricevere i frati. I ministri poi diligentemente li esaminino intorno alla fede cattolica e
ai sacramenti della Chiesa. E se credono tutte queste cose e le vogliono fedelmente
professare e osservare fino alla fine; e non hanno moglie o, qualora l'abbiano, essa sia
già entrata in monastero o abbia dato loro il permesso con l'autorità del vescovo
diocesano, dopo aver fatto voto di castità; e le mogli siano di tale età che non possa
nascere su di loro alcun sospetto; dicano ad essi la parola del santo Vangelo, che vadano
e vendano tutto quello che hanno e procurino di darlo ai poveri . Se non potranno farlo,
basta ad essi la buona volontà. E si guardino i frati e i loro ministri di essere
solleciti delle loro cose temporali, affinché dispongano delle medesime liberamente
secondo l'ispirazione del Signore. "Se tuttavia si chiedesse loro un consiglio, i
ministri li potranno mandare da persone timorate di Dio perché con il loro aiuto diano i
loro beni ai poveri." Poi concedano loro i panni della prova, cioè due tonache senza
cappuccio e il cingolo e i pantaloni e il capperone fino al cingolo, se ai ministri non
sembrerà diversamente secondo Dio. "Terminato l'anno della prova siano ricevuti
all'obbedienza promettendo di osservare sempre questa vita e la Regola. "E in nessun
modo sarà lecito di uscire da questa Religione secondo il decreto del signor Papa;
poiché, come dice il Vangelo, nessuno che pone la mano all'aratro e poi si volge indietro
e atto al regno di Dio. E quelli che hanno già promesso obbedienza, abbiano una tonaca
con il cappuccio e un'altra senza, coloro che la vorranno avere. E coloro che sono
costretti da necessità possano portare calzature. E tutti i frati si vestano di abiti
vili che possono rattoppare con sacco e altre pezze con la benedizione di Dio. I quali
ammonisco ed esorto di non disprezzare e di non giudicare gli uomini che vedono vestiti di
abiti molli e colorati ed usano cibi e bevande delicate, ma piuttosto ciascuno giudichi e
disprezzi se stesso". |
DEL DIVINO UFFICIO E DEL DIGIUNO E COME I FRATI DEBBONO ANDARE PER IL MONDO
I chierici recitino il divino ufficio secondo il rito della santa Chiesa romana eccetto il
salterio, e perciò potranno avere i breviari. I laici dicano ventiquattro Pater noster
per il mattutino, cinque per le lodi; per prima, terza, sesta, nona, per ciascuna di
queste, sette; per il Vespro dodici; per compieta sette; e preghino per i defunti. E
digiunino dalla festa di tutti i santi fino alla Natività del Signore. La santa Quaresima
invece, che incomincia dall'Epifania e dura ininterrottamente per quaranta giorni e che il
Signore santificò con il suo digiuno, coloro che volontariamente la passano nel digiuno
siano benedetti dal Signore, e coloro che non vogliono non vi siano obbligati. Ma l'altra,
fino alla Resurrezione del Signore, la passino digiunando. Negli altri tempi non siano
tenuti a digiunare, se non il venerdì. Nei casi di manifesta necessità i frati non siano
tenuti al digiuno corporale. Consiglio poi, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore
Gesù Cristo che, quando vanno per il mondo, non litighino, ed evitino le dispute di
parole, ne giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili,
parlando onestamente con tutti, cosi come conviene. "E non debbano cavalcare se non
siano costretti da evidente necessità o infermità. In qualunque casa entreranno prima
dicano: Pace a questa casa. "E secondo il santo Vangelo potranno mangiare di tutti i
cibi che saranno loro presentati"
CHE I FRATI NON RICEVANO DENARI
Ordino fermamente a tutti i frati che in nessun modo ricevano denari o pecunia
direttamente o per interposta persona. Tuttavia per le necessità dei malati e per vestire
gli altri frati, i ministri soltanto e i custodi per mezzo di amici spirituali, abbiano
sollecita cura secondo i luoghi, La circostanza, il clima delle regioni, cosi come
sembrerà convenire alla necessità, salvo sempre, come e stato detto, che non ricevano in
nessuna maniera denaro o pecunia.
DEL MODO DI LAVORARE
Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e
con devozione, così che, allontanato l'ozio, nemico dell'anima, non spengano lo spirito
della santa orazione e devozione al quale devono servire tutte le altre cose temporali .
Come ricompensa del lavoro per se e per i loro frati ricevano le cose necessarie al corpo,
eccetto denari o pecunia, e questo umilmente, come conviene a servi di Dio e a seguaci
della santissima povertà.
CHE I FRATI DI NIENTE SI APPROPRINO E DEL CHIEDERE L'ELEMOSINA E DEI FRATI
INFERMI
I frati non si approprino di nulla, ne casa, ne luogo, o alcuna altra cosa. E come
pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà ed umiltà,
vadano per l'elemosina con fiducia. Ne devono vergognarsi, perché il Signore si e fatto
povero per noi in questo mondo. Questa e, fratelli miei carissimi, l'eccellenza
dell'altissima povertà, che vi costituisce eredi e re del regno dei cieli, facendovi
poveri di cose e ricchi di virtù. Questa sia la vostra porzione che vi conduce alla terra
dei viventi. E a questa povertà, fratelli carissimi, totalmente uniti, non vogliate aver
altro sotto il cielo, per sempre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. E ovunque sono
e si troveranno i frati, si mostrino familiari tra loro. E ciascuno manifesti con fiducia
all'altro le sue necessità, "poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale,
con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale? "E se
uno di essi cadrà malato, gli altri frati lo devono servire come vorrebbero essere
serviti.
DELLA PENITENZA DA IMPORSI AI FRATI CHE PECCANO
Se alcuni frati, per istigazione del nemico, avranno mortalmente peccato, per quei peccati
per i quali sarà stato ordinato tra i frati di ricorrere ai soli ministri provinciali, i
predetti frati siano tenuti a ricorrere ad essi quanto prima potranno senza indugio. I
ministri poi, se sono sacerdoti, impongano con misericordia ad essi la penitenza; se
invece non sono sacerdoti, la facciano imporre da altri sacerdoti dell'Ordine, così come
sembrerà più opportuno, secondo Dio. E devono guardarsi di non adirarsi ne risentirsi
per il peccato commesso da un frate, poiché l'ira e il risentimento impediscono in sé e
negli altri la carità.
DELLA ELEZIONE DEL MINISTRO GENERALE DI QUESTA FRATERNITA' E DEL CAPITOLO DI
PENTECOSTE
Tutti i frati siano tenuti sempre ad avere uno dei frati di quest'Ordine come ministro
generale e servo di tutta la fraternità e a lui devono fermamente obbedire. Alla sua
morte l'elezione del successore sia fatta dai ministri provinciali e dai custodi nel
Capitolo di Pentecoste, al quale i ministri provinciali siano tenuti sempre ad intervenire
dovunque sarà stabilito dal ministro generale; e questo una volta ogni tre anni o entro
un termine maggiore o minore, cosi come dal predetto ministro sarà ordinato. E se talora
ai ministri provinciali e ai custodi all'unanimità sembrasse che detto ministro non fosse
idoneo al servizio e al comune bene dei frati, i predetti ministri e custodi, ai quali e
commessa l'elezione, siano tenuti nel nome del Signore ad eleggersi un altro custode. Dopo
il Capitolo di Pentecoste i singoli ministri e custodi possono, se vogliono e lo credono
opportuno, radunare nello stesso anno, una volta i loro frati a capitolo.
DEI PREDICATORI
I frati non predichino nella diocesi di alcun vescovo qualora dallo stesso vescovo fosse
loro proibito. E nessun frate osi predicare al popolo se prima non sia stato esaminato e
approvato dal ministro generale di questa fraternità e non abbia ricevuto dal medesimo
l'ufficio della predicazione. "Ammonisco anche ed esorto gli stessi frati che nella
loro predicazione le loro parole siano ponderate e caste a utilità e a edificazione del
popolo, annunciando ai fedeli i vizi e le virtù, la pena e la gloria con brevità di
discorso poiché il Signore disse sulla terra parole brevi.
DELL' AMMONIZIONE E DELLA CORREZIONE DEI FRATI
I frati, che sono ministri e servi degli altri frati, visitino e ammoniscano i loro frati
e li correggano con umiltà e carità, non ordinando ad essi niente che sia contro alla
loro anima e alla nostra Regola. I frati poi, che sono sudditi, si ricordino che per Dio
hanno rinnegato la propria volontà. "Per cui fermamente ordino loro di obbedire ai
ministri in tutte quelle cose che promisero al Signore di osservare e non sono contrarie
all'anima e alla nostra Regola. E ovunque ci siano dei frati che sapessero e conoscessero
di non potere spiritualmente osservare la Regola, debbano e possano ricorrere ai loro
ministri. E i ministri li accolgano con carità e benevolenza e mostrino ad essi tanta
familiarità che quelli possano parlare e fare con essi cosi come parlano e fanno i
padroni con i loro servi; infatti cosi deve essere, che i ministri siano i servi di tutti
i frati. Ammonisco poi ed esorto nel Signore Gesù Cristo, che si guardino i frati da ogni
superbia, vana gloria, invidia, avarizia, dalle cure e dalle preoccupazioni di questo
mondo, dalla detrazione e dalla mormorazione. E se non sanno di lettere, non si
preoccupino di apprenderle, ma attendano a ciò che devono desiderare sopra ogni cosa:
avere lo Spirito del Signore e le sue opere, per pregare sempre con cuore puro e avere
umiltà, pazienza nelle persecuzioni e nelle infermità "e amare quelli che ci
perseguitano e ci riprendono e ci calunniano, poiché dice il Signore: Amate i vostri
nemici e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano. Beati quelli che sono
perseguitati per la giustizia, poiché di essi e il regno dei cieli. E chi persevererà
fino alla fine, questi sarà salvo.
CHE I FRATI NON ENTRINO NEI MONASTERI DELLE MONACHE
Ordino fermamente a tutti i frati di non avere vicinanza o colloqui con donne tali da
ingenerare sospetto, e di non entrare in monasteri di monache, eccetto quelli ai quali e
stata data dalla Sede apostolica una speciale licenza. Ne si facciano padrini di uomini e
di donne, affinché per questa occasione non sorga scandalo tra i frati e dai frati.
DI COLORO CHE VANNO IN MISSIONE TRA I SARACENI E TRA GLI ALTRI INFEDELI
Quei frati che, per divina ispirazione, vorranno andare tra i Saraceni e tra gli altri
infedeli, ne chiedano il permesso ai loro ministri provinciali. I ministri poi non diano a
nessuno il permesso se non a quelli che riterranno idonei ad essere mandati. Per
obbedienza, inoltre, ordino ai ministri che chiedano al signor Papa uno dei cardinali
della santa Chiesa romana il quale sia governatore, protettore e correttore di questa
fraternità; affinché sempre sudditi e soggetti ai piedi della medesima santa Chiesa,
stabili nella fede cattolica, osserviamo la povertà, l'umiltà e il santo Vangelo del
Signor nostro Gesù Cristo, che abbiamo fermamente promesso. |
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