(? 1303 ca. - Roma, 1373)
Nata da una famiglia
svedese di nobilissimo lignaggio, Brigida fu una mistica dotata anche di
facoltà profetiche. Andata in sposa nel 1316 a Ulf Gudmarsson, dal quale
ebbe otto figli, Brigida ebbe manifestazioni delle sue capacità
profetiche dopo la morte del marito (1344). Tali capacità avevano
particolare attinenza agli eventi di stretta attualità religiosa e
politica, come per esempio il conflitto tra l’Inghilterra e la Francia.
Recatasi a Roma in occasione del giubileo cristiano del 1350, Brigida
ricevette dal papa la sanzione della regola dell’Ordine che ella andava
progettando. I suoi messaggi religiosi nascevano dalla sua totale
dedizione, secondo visioni estatiche, del Salvatore, ossia dello “sposo
della sua anima” che l’aveva scelta per comunicare al mondo le
“rivelazioni celesti”. Brigida effettuò numerosi pellegrinaggi a
Santiago di Compostella (1341-1342), a Roma, dove morì nel 1373, e in
Terrasanta. Il processo di canonizzazione avvenne prima per mano di papa
Bonifacio IX, poi per volontà di papa Martino V, il quale ne ratificò la
canonizzazione per la Chiesa intera. Nel 1500, la Chiesa dette origine,
in nome della santa svedese, all’Ordine di San Salvatore al quale
vennero affiliati venticinque conventi di clausura, sia femminili che
maschili, distribuiti tra la Svezia, l’Italia, l’Inghilterra, la
Polonia, la Germania, la Baviera e i Paesi Bassi.
Brigida di Svezia, fu
fondatrice dell’Ordine del S. Salvatore. Il monastero delle Clarisse di
S. Lorenzo in Panisperna fu santificato dalla sua presenza e da quella
di sua figlia, Caterina. La salma deposta il 27 luglio 1371 in un
sarcofago d’epoca romana, che ancora oggi si conserva nella cappella a
lei dedicata, venne traslata in Svezia il 2 dicembre dello stesso anno.
Nella chiesa romana sono conservati l’osso del femore e parte di un suo
braccio. Quest’ultimo è stato da pochi anni portato nella chiesa di S.
Brigida in Piazza Farnese e nell’attiguo convento, nel quale la santa
morì, vi sono altre sue reliquie. |
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Medico, divenne vescovo della città di Sebaste in Armenia nel IV
secolo, dove operò molti miracoli. Sotto il Preside Agricolao fu
imprigionato, lungamente picchiato e sospeso ad un legno, dove con
pettini di ferro gli furono lacerate le carni. Fu nuovamente rinchiuso
in un’orrida prigione e quindi sommerso in un lago, dal quale uscì
salvo. Per ordine del medesimo giudice, subì il martirio decapitato
insieme con due fanciulli dopo l'uccisione di sette donne arrestate
mentre raccoglievano le gocce di sangue che scorrevano dal corpo dello
stesso martire, durante il suo supplizio. È invocato per le malattie
della gola, la tradizione infatti racconta del miracolo operato dal
santo per liberare un ragazzo cui si era conficcata una lisca di pesce
in gola. |