La dimensione sacrificale |
Paolo inizia il suo racconto dicendo che tutto ha inizio nella notte in cui fu tradito, Paolo invita a leggere l'ultima cena in stretta relazione con gli avvenimenti della passione. Lo indicano anche le parole di Gesù quando dice “Questo è il mio corpo che è per voi”, o che il suo sangue è versato per i molti, con il verbo, ἐκχέin, versare, usato in Luca, si intende un sangue versato in seguito a una morte violenta, è il suo sangue che sarà effuso in seguito alla sua passione. È il sangue innocente versato sopra la terra. È il sangue della passione che Gesù, mostra di accettare come sacrificio volontario per la remissione del mondo. Si usa il “per” che è una preposizione teologica, richiama la dimensione soteriologica del dono di Cristo. Lo scenario all'interno del quale dobbiamo leggere l'ultima cena è quella del servo sofferente di Isaia, l'oblazione del servo sofferente. Le allusioni alla figura del servo sofferente sono talmente numerose, da far ritenere che Gesù stesso parlava autocomprendendosi come servo sofferente. L'effetto dell'eucarestia sono gli stessi effetti del sacrificio di Gesù visto che l'ultima cena anticipa sacramentalmente il sacrificio di Gesù. La messa invece commemora sacramentalmente la croce. L'effetto di questo sacrificio è l'alleanza, la nuova alleanza. Il fine primario della messa è la rinnovazione del patto, se l'abbiamo infranto si ricostituisce. Perché Gesù dice le parole dell'alleanza sul vino? Perché è il sangue che sancisce l'alleanza, la prima alleanza fu sancita con il sangue degli animali, anche l'alleanza Cristologica è sancita con il sangue di Cristo, Paolo e Luca sottolineano che è nuova alleanza, anche qui il richiamo a Isaia e al servo sofferente "sarà chiamata alleanza del popolo" e ancora di più richiamo a Ger 31,31 (“Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova.”). Paolo qualifica se stesso come ministro della nuova alleanza. Matteo è l'unico che specifica ulteriormente l'effetto sostenendo che quel sangue oltre che per la nuova alleanza è versato per la remissione dei peccati, da buon ebreo sapeva che le profezie promettevano completa remissione dei peccati. D'altronde che Gesù producesse la remissione dei peccati è un tema vicino a Matteo, vedere il caso del paralitico, presente in Mt 9,1-7 (“Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. [2]Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». [3]Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: «Costui bestemmia». [4]Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? [5]Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? [6]Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua». [7]Ed egli si alzò e andò a casa sua. [8]A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.”). I destinatari della nuova alleanza e dei doni eucaristici, per Marco e Matteo sono in molti, per Luca sono il voi, entrambi appaiono delimitanti, come se i destinatari fossero solo i futuri discepoli ma Ratzinger nel libro "il Dio vicino" scrive che nel nuovo testamento e che in tutta la tradizione della Chiesa, Dio vuole la salvezza di tutti. Il sacrificio è redentivo solo per coloro che vi aderiscono, nella Chiesa orientale si dice per molti e si rimproverano agli occidentali di aver cambiato le parole di Gesù, il per tutti è teologico. C'è da dire che il "molti" ebraico significa una moltitudine, quindi tradotto in realtà è reso più con il nostro "tutti" che con "molti". È il servo che celebra e la presenza eucaristica questo pane e questo vino sono corpo e sangue, questo corpo e questo sangue sono dati in cibo, si offriva l'agnello nel tempio e poi lo si mangiava, quel mangiare implicava l'adesione al sacrificio, se non mangiavi era come se non avevi offerto, ci si doveva nutrire della vittima. Non si parla mai dell'agnello che invece era il cibo principale in questi casi, l'intenzione è di presentare Gesù come nuovo agnello e quindi la vittima di cui bisognava nutrirsi era Cristo stesso. Le parole "questo è il mio corpo questo è il mio sangue" non c'erano nel rituale ebraico, Gesù esce dal rituale ebraico. Nella teologia semitica, si distingue per unire, questo è il mio corpo questo è il mio sangue, significa questo sono io. Per essere partecipi del sacrificio di alleanza bisogna mangiare di lui. C'è il problema dell'estin, va interpretato in modo reale o figurato, il verbo essere spesso è figurato, io sono acqua, porta. In ebraico il verbo essere non esiste, Gesù deve aver detto “questo il mio sangue, questo il mio corpo”. Il consenso generale degli autori è sull'interpretazione realista anche perché qui il contesto è realistico non metaforico come per la porta o la luce, erano ebrei e sapevano bene che per partecipare al sacrificio bisognava mangiare della vittima, e che senza questo la nuova alleanza non si poteva fare, il contesto non è affatto metaforico. I testi ci assicurano che c'è una trasformazione eucaristica, ma non ci dicono come si realizza, noi oggi la spiegheremo con la transustanziazione, ma oggi. "Questo corpo e sangue
dato per...", "versato per..." ci inducono a pensare che nell'istituzione dell'eucarestia
è incluso un elemento sacrificale evidente nei gesti e nelle parole. Gesù
anticipa l'evento prossimo del suo sacrificio sulla croce.
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