I SACRAMENTI

 

Eucarestia

 

La presenza eucaristica

 

         Le parole di Gesù indicano che volesse veramente identificare il pane e il vino con il suo sangue, le discussioni non sono mancate a causa di questo estin, che può anche essere  metaforico, come quando si dice che Gesù è la roccia. È una discussione a partire dal greco, ma in ebraico il verbo essere non esiste, quindi Gesù deve aver detto "questo il mio corpo" "questo il mio sangue". I protestanti interpretano "questo è il mio corpo" come "questo significa il mio corpo". La questione non può essere risolta a livello semantico, ma bisogna fare riferimento a due argomenti:

  1. Il contesto è un contesto realistico, quando parlerà io sono la vita io sono la porta è chiaro il riferimento metaforico, qui non è così Gesù è un ebreo e anche gli apostoli sono ebrei, quindi sanno che va versato sangue vero e non metaforico nelle alleanze, l'agnello era quello vero. I suoi discepoli sono ebrei hanno capito benissimo che devono mangiare Gesù l'agnello che sostituisce. Gesù fa in modo che il pane e il vino fossero veramente il proprio corpo e il proprio sangue, se la presenza fosse metaforica lo sarebbe anche il sacrificio e l'alleanza. Bisogna entrare nella mentalità ebraica del sacrificio, Gesù aveva affermato della nuova alleanza ma non c'è un agnello sulla tavola, se Gesù avesse voluto dare un significato puramente simbolico lì dove lui parla di offerta di sangue per la nuova alleanza si dovrebbe intendere che tutte queste cose sono simboliche, se non c'è una vera vittima e se non mangio della vittima, l'alleanza è metaforica e non reale. Intendeva parlare di quel sacrificio invece e invita i discepoli a farne parte, nell'atto in cui Gesù istituiva un nuovo sacrificio e una nuova alleanza dobbiamo dare un valore realistico all'estin, perché vi fosse vero sacrificio e vera alleanza deve esserci Cristo, altrimenti tutto si ridurrebbe a una semplice rappresentazione simbolica. Per il contesto eucaristico non abbiamo solo questi testi, ma anche altri testi, soprattutto Gv dove arriva ad affermare “Io sono il pane della vita. [49]I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; [50]questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. [51]Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,48-51) gli uditori intendono in maniera realistica.
  2. Un secondo argomento a favore dell'interpretazione realistica. 1 Cor 11,27 (“Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore”) qui Paolo dice che vi è identità tra il pane e il vino e il corpo e sangue, al punto di dire che chi lo prende in maniera indegna e reo contro il corpo e il sangue del Signore.

            I testi però non precisano come avviene questa presenza che sarà oggetto della successiva riflessione teologica, inutile cercare testi sulla transustanziazione nella scrittura, così la Chiesa spiegherà il modo, i testi ci  dicono che è presente. I testi ci permettono di rilevare:

1)      L’identità della persona del Signore, pane e vino si identificano con il Signore stesso

2)      Era il Signore ma la presenza avviene sul piano sacramentale, dei segni, loro mangiano pane

3)      Natura dinamica di questa presenza. Il Cristo presente è il Cristo nell'atto di offrirsi e quindi di salvare l'umanità. È la presenza di Cristo nell'atto di salvare l'umanità.

 

L'EUCARESTIA