Liturgia eucaristica |
Sull’esempio degli apostoli, possiamo dire che certamente l’ Eucarestia è al centro della vita della chiesa. All’inizio la celebrazione si svolge nel contesto di un Agape (nel I sec.) (cfr 1 Cor). Già nel II sec. Questa usanza tende a scomparire, per vari motivi (abusi, numero delle persone, questioni pratiche, problemi per le persecuzioni) e col passare del tempo si affaccia un altro rito, non presente fin dall’origine, ovvero: la liturgia della Parola. Tale rito nasce dall’influsso del culto sinagogale, prevalentemente incentrato sulla Parola, e risalta il ruolo della Parola. Fin dal II sec., quindi, nasce quello che poi sarà l’asse principale della Celebrazione dell’Eucarestia attuale. Lo possiamo riscontrare nella Didachè cap.14 che pone in rilievo la Celebrazione Eucaristica, la Domenica giorno in cui celebrare l’Eucarestia, e nei capp. 9-10 riporta una benedizione eucaristica, (nei primi due secoli le preghiere erano spontanee, solo poi appaiono i formulari…) Più esplicito è Giustino nel cap. 67 della sua Apologia (I), dove offre una descrizione della celebrazione eucaristica domenicale: si compie il giorno del sole (Domenica); si ascolta la Parola del Signore; poi c’è l’omelia; c’è la preghiera dei fedeli; quindi si passa alla parte eucaristica che inizia con la presentazione dei doni da parte dei diaconi; poi la preghiera eucaristica conclusa dall’Amen” dell’assemblea, la comunione al pane eucaristico da parte dei fedeli, e la riserva della parte del pane eucaristico che viene portato agli assenti, malati e carcerati (che i padri chiamavano fermentum (custodia eucaristica)) e infine la colletta (questua) per i poveri (tra cui Giustino mette tra i primi poveri il sacerdote). Me è Ippolito, nella Tradizione Apostolica, ad offrirci il primo schema ufficiale della mensa, ed anche il primo schema di Preghiera Eucaristica, schema che farà da modello nelle successive celebrazioni, e che è quello che noi ritroviamo oggi nella Preghiera Eucaristica II. Ci presenta un modello così composto: un prefazio; racconto dell’Ultima Cena con le parole dell’istituzione dell’Eucarestia; offerta del sacrificio; supplica dello Spirito Santo (cioè l’epiclesi); “Amen” dell’assemblea. Nelle parole dell’istituzione Ippolito dice: “memori dunque della sua morte e della sua risurrezione ti offriamo questo pane e questo calice rendendoti grazie perché ci hai trovato degni di stare dinnanzi a te e di servirti come tuoi ministri, e ti chiediamo di mandare il tuo Santo Spirito [epiclesi] sulla oblazione della Santa Chiesa e radunandoli insieme di dare a tutti coloro che partecipano ai santi misteri di essere riempiti dello Spirito Santo”. Fra i documenti Orientali abbiamo le Costituzioni Apostoliche, che sono anonime, del IV secolo, contenendo una testimonianza più antica. Ci da un ordine della celebrazione già più sviluppato rispetto alla Tradizione Apostolica, e a Giustino. Gli elementi fondamentali però sono sempre quelli: la Liturgia della Parola; l’omelia; preghiera dei catecumeni e loro congedo; preghiera dei fedeli; abbraccio di pace; presentazione dei doni, preceduta da una monizione del diacono per la riconciliazione fraterna; preghiera eucaristica; comunione dei fedeli che veniva preceduta dall’annuncio: “le cose sante per i santi” e il popolo rispondeva: “uno solo è Santo, uno solo è Signore, Gesù Cristo, benedetto eternamente, per la gloria di Dio Padre” (veniva data sotto le due specie ed ad ogni specie si rispondeva “Amen”); preghiera dopo la comunione, preceduta da monizione del diacono che diceva: “dopo aver ricevuto il Prezioso Corpo e il Prezioso Sangue ringraziamo Colui che ci ha resi degni di partecipare ai Santi Misteri”; benedizione; congedo dato dal diacono “Andate in Pace”. La caratteristica teologica che possiamo trarne è il forte accento comunitario che hanno questi ordinamenti liturgici, dato dall’assemblea. Nei primi secoli “liturgia” e “assemblea” erano sinonimi. “La chiesa antica conosceva solo la liturgia dell’assemblea. Non c’era assemblea a quell’epoca che non fosse liturgia, nel senso preciso del termine attuale, e non c’era azione liturgica che non riunisse effettivamente tutti i cristiani. Il termine “assemblea” era all’ora l’equivalente di quello che noi oggi chiamiamo “liturgia”.[Martimort]. Nella chiesa antica il termine assemblea indicava il radunarsi, grande importanza nei padri, Tertulliano scrive che siamo un corpo quindi ci raccogliamo in un corpo, era talmente usuale il radunarsi per i cristiani che quando Plivio il giovane deve scrivere un libro sul quale si parla dei cristiani, li descrive come persone che usano radunarsi, il raduno come una caratteristica di questa nuova religione. La Didachè anche parla del raccogliersi della chiesa. Celebrazione che convoca tutta la comunità. Il senso della chiesa era molto forte. Lo sviluppo è sempre ordinato, c'è sempre una presidenza. Ignazio afferma che non si possono celebrare eucarestie senza il consenso del vescovo, tuttavia non dimentica di ricordare che ogni celebrazione dell'eucarestia comporta l'invito dell'assemblea al punto che chi non va all'assemblea si pone al di fuori della chiesa. Molto vivo il tema del sacerdozio dei fedeli basato sul battesimo. Per trovare le prime leggi che comandano di partecipare alla Messa, è necessario aspettare il III sec. con il Concilio di Elvira, che dirà che chi manchi per tre volte a messa la Domenica commette peccato grave. È la prima disposizione giuridica sull’obbligo della frequenza alla celebrazione dell’ Eucarestia. È significativo che le prime disposizioni appaiano nel III sec., significa che fino a quel momento le assemblee non venivano disertate, e che quindi era necessaria una legge. La presenza dell’assemblea non è una presenza puramente quantitativa, nominale, ma una presenza sacerdotale. La liturgia dei padri è una liturgia fortemente influenzata dall’unitas ecclesiologica di Agostino. Il Caput è Cristo e il Corpus è tutta l’assemblea. Agostino scrive nel De civitate Dei 20,10: “come chiamiamo punti, cioè cristiani, quelli che hanno ricevuto l’unzione mistica dobbiamo chiamare sacerdoti tutti coloro che sono membra dell’unico sacerdozio che è Cristo”. Questa diffusione del sentimento sacerdotale portava l’assemblea ad essere partecipante attiva. C’era un ordine, la presidenza spettava sempre al ministro ordinato, ma non era l’unico. L’assemblea non era passiva, non riceveva soltanto, ma c’era una forte consapevolezza alla partecipazione della celebrazione. C’è un’affermazione molto forte di Y. Congar: “la liturgia antica non conosceva un io separato dal noi dell’assemblea”. Con la svolta costantiniana iniziano i cambiamenti. Il cristianesimo ha un riconoscimento pubblico. Questo permette il cambiamento anche architettonico, dalle domus alle basiliche. Questo determina anche un culto confacente al nuovo luogo. In questo periodo abbiamo; una liturgia più sfarzosa; uno stile più ufficiale; un decentramento dei singoli; si afferma l’uso dei paramenti, delle insegne; l’uso di un cerimoniale molto particolareggiato; dalla simbologia della mensa si passa a quella dell’altare. Quindi si passa da una particolare immediatezza, con ampia libertà liturgica, ad una istituzionalizzazione che stabilisce forme fisse, giustificato per preservare abusi, per dare unità alle diverse comunità celebranti, per mantenere il legame con la tradizione e con i gesti del Signore. Con questa svolta a Roma, si passa dalla lingua greca a quella latina, molto rapidamente. In questo periodo avviene la fissazione del canone eucaristico: il famoso canone romano. La sua elaborazione comincia nel IV sec. E si compie verso il VII sec. Soprattutto per il contributo determinante di Gregorio Magno e di Leone Magno. Intorno al IX sec. si può dire che i libri liturgici hanno la composizione attuale, dove tutto sarà disciplinato e giuridicamente fissato. Vi saranno sacramentari (per le orazioni), antifonari (per i canti e le antifone), legionari (per le letture bibliche). In questo tempo si trasforma anche il rapporto con l’Eucarestia da parte dei fedeli. Oramai i formulari terranno presente un’Eucarestia celebrata vista da parte del clero celebrante. Perderà sempre più la partecipazione dell’assemblea. L’ordo romanum si indirizza ad una celebrazione la cui partecipazione è del clero. I fedeli, con il passare del tempo, vengono addirittura scoraggiati ad assumere la Comunione (in alcuni quadri di quell’epoca ci sono fedeli che guardano l’Ostia ma non l’assumono). I fedeli, quindi diventano degli audientes o spettatores e non più degli actores. Intorno al IX secolo, la liturgia eucaristica ha la sua struttura attuale, almeno per quanto riguarda la sua struttura portante. Ciò che bisogna evidenziare è però il fatto che insieme a questa progressiva istituzionalizzazione della celebrazione eucaristica, si nota l’affermarsi di una mentalità che trasforma il rapporto tra la celebrazione e il fedele. Abbiamo visto come la celebrazione nei primi secoli aveva una dimensione prettamente comunitaria, infatti non esisteva un “io” separato da un “noi”. Con questo progressivo passaggio si nota invece anche una variazione dal punto di vista teorico e si passa sempre più da una dimensione comunitaria ad una dimensione clericale, cioè del singolo celebrante. I fedeli tendono a diventare spettatori. In occidente ci saranno anche altri esempi a difesa di ciò, ad esempio le escusatio sacerdotiis, cioè il sacerdote prega per i suoi peccati, quindi solo per se.
Il giorno del Signore
Per gli ebrei solo il sabato aveva il nome, gli altri giorni sono contati, primo giorno della settimana era la domenica quindi. Per noi diventa giorno del Signore, giorno signoriale. Dies dominicus, giorno del Signore. Le testimonianze sulla domenica sono antichissime, le troviamo nella Didachè, in Giustino, nello pseudo Barnaba, qui c'è la prima spiegazione, gli altri lo danno per scontato, il motivo è che è il giorno della risurrezione. Per i padri era importante questo giorno anche a livello simbolico, questo era il giorno della gioia, dicevano che chi di domenica è triste commette peccato. Per questo non ci si metteva in ginocchio, si interrompevano i digiuni, anche la quaresima. Famosi i 49 martiri a Abitene vicino Cartagine, messi a morte perché hanno partecipato all'assemblea domenicale. Agli interrogatori del governatore risposero che un cristiano non può esistere senza dominicum, dominicum significava: · Assemblea · Eucarestia · Giorno. Le prime leggi sono nel 305, al concilio di Elvira, dice di imporre una pena per chi manca 3 volte consecutive alla domenica. Brutto segno questo di una legge: vuol dire, come abbiamo detto, che si stavano disaffezionando. A partire dal IV secolo nasce l'ufficio della domenica, che a Gerusalemme determina quella prassi della veglia domenicale, si attende la domenica. Difficile reperire testimonianze sulla messa quotidiana, la liturgia non è omogenea come ora. Sconosciuta la messa quotidiana a Roma, in Africa c'è, conosciuta già da Giustino, nel V-VI secolo si espanderà universalmente. Vari fattori provocarono le messe giornaliere tra cui l'accentuazione del carattere espiatorio, del legame croce-messa, della trasformazione a devozione privata, e l’usanza ai funerali di lasciare l'eredità per fare messe, questo provocò il fenomeno della moltiplicazione della messa quotidiana. Le messe di suffragio aumentarono nel periodo medioevale, si usava addirittura la messa quadrifacciale, un unico prete faceva per quattro volte la parte iniziale della messa e poi la finale per tutte e quattro in modo da poter dire la messa per 4 persone. Chi favorì la messa tutti i giorni fu il monachesimo, che inventerà l'idea dell'offerta. Nacque la confessione, per controllare gli abusi nacque l'uso di fare i libri, per ogni peccato c'era la tariffa. Oppure far dire 5 messe, il numero delle messe diventa grande, un concilio di Vienna dice che si può dire la messa ma non più di 20 volte al giorno. Si racconta anche di Papa Leone III che celebrava fino a 9 messe al giorno. Il vaticano II ha messo ordine consentendo solo il 2 novembre di celebrare tre messe, si raccomanda la messa quotidiana. Tutto questo moltiplicarsi di messe produrrà la perdita di significato della domenica. La domenica non sarà più il giorno del dominicum, nasce quindi in questo periodo l'idea del giorno di riposo, per i padri non era così si lavorava la domenica. |