La dimensione sacrificale |
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Matteo 26,26-30 |
Marco 14,22-26 |
Luca 22,19-21 |
1 Cor 11,23-26 |
[26]Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». [27]Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, [28]perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. [29]Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».
[30]E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi |
[22]Mentre
mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». [23]Poi prese il calice
e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. [24]E disse: «Questo è
il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. [25]In verità
vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo
berrò nuovo nel regno di Dio».
[26]E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. |
Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo
diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in
memoria di me». [20]Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice
dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato
per voi».
[21]«Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola |
[23]Io,
infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il
Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane [24]e,
dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi;
fate questo in memoria di me». [25]Allo stesso modo, dopo aver cenato,
prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio
sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». [26]Ogni
volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi
annunziate la morte del Signore finché egli venga.
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I quattro racconti sono una fotocopia l'uno dell'altro? A una prima lettura emerge una convergenza, ma emergono anche dei quesiti. La prima domanda è Gesù cosa intendeva fare quella sera? Compiere una normale cena o istituire quello che poi è stato chiamato il sacramento dell'eucarestia? Gli eventi che da lì a poco si verificheranno hanno a che fare con questa cena o sono due eventi staccati tra di loro? Una corrente radicale sviluppata soprattutto in ambito protestante segue la linea di una cena fraterna, una cena di addio, solo in seguito i cristiani hanno interpretato quella cena in senso eucaristico. Tuttavia pochi autori oggi sarebbero disposti ad accettare questa tesi, gli stessi protestanti oggi non la seguono più. C'è stato sicuramente un approfondimento ulteriore, sviluppatosi a partire dalla resurrezione, ma le coordinate essenziali della teologia eucaristica vi si ritrovano nel racconto dell'ultima cena. Alcuni autori notano come il filone Paolo-Luca ha una visione più sacrificale, Matteo e Marco più conviviale. Sulla storicità di questa cena gli elementi sono molto forti: · Innanzitutto l'antichità della tradizione. Paolo che riporta il racconto per correggere i travisamenti della comunità di Corinto, sta scrivendo ai Corinti ciò che aveva già detto a voce quando è andato a predicare a Corinto e che a sua volta aveva ricevuto quando era andato a Gerusalemme. La lettera fu scritta nel 54-55, a Corinto tre anni prima andò a predicare, ma lo ricevette poco dopo la sua conversione nel 40 quindi. Inventare una tradizione storica in 5 anni è impossibile, ci sono gli altri viventi, quindi inventarla è difficile, tempi brevi sia per una invenzione che per un interpretazione che cambia molte cose. · Altro elemento importante sono i semitismi dei testi, quando ci sono questi è un indizio che il testo sia storico. · Altra prova è che i quattro racconti con piccole differenze sono sostanzialmente convergenti. Si deve riconoscere un dato unico nei vari racconti, senza pretendere che siano identici. Le più grandi differenze che che i testi pongono sono soprattutto tra Paolo-Luca e Marco-Matteo, le più rilevanti sono: · le azioni sul pane prima della cena, quelle sul vino dopo la cena, per le parole Matteo e Marco usano benedire, Paolo e Luca usano il rendimento di grazie. · La formula “sangue dell'alleanza” diventa in Luca e Paolo “la nuova alleanza nel mio sangue” · solo Matteo, parla esplicitamente di remissione dei peccati. Questa analisi letteraria ci permette di trarre due conclusioni: 1. I racconti non riportano la cronaca dell'ultima cena ma sono già testi liturgici che si usano nelle comunità cristiane, essendo fedeli alla storicità essenziale rispettano il rito delle comunità celebranti. Nella nostra liturgia facciamo una sintesi dei quattro non ne scegliamo uno. Il fatto che siano testi liturgici lo rivela lo stile, la ritmicità, una manifesta intenzione di allontanarsi dalla liturgia giudaica. Possiamo cogliere l'antichità della celebrazione eucaristica, se fossero solo racconti storici, avremmo argomenti in meno sull'antichità della celebrazione eucaristica; la convinzione della comunità di obbedire al comando del maestro in questo modo; si celebra la messa imitando quello che ha fatto Gesù nell'ultima cena. 2. Le evidenti somiglianze tra Marco e Matteo e Luca e Paolo indicano due diverse tradizioni, quella di Marco e Matteo viene chiamata di solito pietrina o di Gerusalemme, per l'area geografica o a partire dall'apostolo guida; quella di Luca e Paolo, viene chiamata paolina o antiochena dalla comunità di appartenenza dei due. Lo scritto più antico è sicuramente quello di 1 Cor, ma la tradizione più antica non si sa quale sia, ci sono analisi particolari sui semitismi. Visto le somiglianze innegabili, ci si chiede se ci fosse una tradizione unica prima, possibile ci fosse una tradizione orale o uno scritto addirittura. Se questo testo è veramente esistito doveva avere i seguenti elementi essenziali: § la benedizione e distribuzione di pane e vino; § il legame della cena con la morte imminente, morte intesa in senso redentivo; § il riferimento al pane quanto corpo e al vino quanto sangue; § l'ordine della ripetizione con l'uso del termine memoriale, anche Marco e Matteo non ce l'hanno esplicito, ma lo danno per scontato perché la cena ebraica lo è; § il richiamo escatologico al banchetto eterno. Sono elementi sostanziali, non marginali.
Gli altri testi del N.T.
Il testo dei discepoli di Emmaus (“Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, [14]e conversavano di tutto quello che era accaduto. [15]Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. [16]Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. [17]Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; [18]uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». [19]Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; [20]come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. [21]Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. [22]Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro [23]e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. [24]Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto». [25]Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! [26]Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». [27]E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. [28]Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. [29]Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. [30]Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. [31]Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. [32]Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». [33]E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, [34]i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». [35]Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. ” Lc 24,13-35), chiaro racconto di sapore eucaristico e ci permette di collegare il tema dell'eucarestia alla risurrezione. Questo racconto sembra quasi il racconto della celebrazione della messa. Il racconto di Luca di At 2,42-44 “Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. [43]Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. [44]Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune;”. At 20,7 (“Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro”) testo che documenta l'abitudine di sostituire il sabato con la domenica. Da notare anche la modalità con cui San Paolo celebrava. 1 Cor 10,14-22 (“Perciò, o miei cari, fuggite l'idolatria. [15]Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico: [16]il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? [17]Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane. [18]Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare? [19]Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa? [20]No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; [21]non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. [22]O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?”) contiene diversi riferimenti, è un testo che richiama il carattere sacrificale dell'eucarestia, pone in confronto la mensa dei culti idolatrici con quella cristiana. Importante anche sulla presenza eucaristica, fare la comunione con il pane è fare comunione con il corpo, fare comunione con il vino è fare comunione con il sangue, si entra in comunione con Cristo. Unico testo esplicito che richiama il significato ecclesiale dell'eucarestia v.17. 1 Cor 11,17-34 (“E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. [18]Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. [19]E' necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. [20]Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. [21]Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. [22]Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! [23]Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane [24]e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». [25]Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». [26]Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. [27]Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. [28]Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; [29]perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. [30]E' per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. [31]Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; [32]quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo. [33]Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. [34]E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.”) è quello in cui è c’è il racconto dell'istituzione dell’eucarestia, qui ci dice anche il modo in cui veniva celebrata l'eucarestia nel tempo di Paolo, un agape fraterno, questa dimensione conviviale veniva richiamata in quanto celebrata nell'agape fraterna, l'eucarestia ha un significato fraterno, mangiare insieme serviva ad accrescere la fraternità, è proprio questo che vede contraddetto dalla prassi della comunità. Da questi abusi avverrà il distacco tra la cena e la celebrazione eucaristica. Importantissimo è il brano di Gv 6 che è diviso in tre parti principali: 1. Gv 6,26-51a (“Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. [27]Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». [28]Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». [29]Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato». [30]Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? [31]I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». [32]Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; [33]il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». [34]Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». [35]Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. [36]Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. [37]Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, [38]perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. [39]E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. [40]Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno». [41]Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». [42]E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?». [43]Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi. [44]Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. [45]Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. [46]Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. [47]In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. [48]Io sono il pane della vita. [49]I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; [50]questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. [51]Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.”) la parte Cristologica, dove effettivamente la terminologia del pane ha una chiara valenza metaforica, vuole rappresentare il bisogno di lui, per quel tempo era essenziale il pane, Giovanni fa sempre le catechesi servendosi dei segni essenziali per l'epoca: luce, acqua e pane. In questi versetti Gesù si mostra come il vero pane celeste, bisogna credere in lui, nutrirsi di lui. Vuol dire semplicemente credere in Gesù, il tema è la fede, mangiare lui vuol dire nutrirsi di lui, di fede in Cristo. 2. Gv 6,51b-58 (“Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». [52]Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». [53]Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. [54]Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. [55]Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. [56]Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. [57]Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. [58]Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno»”), la parte eucaristica, qui il pane non è più metaforico ma eucaristico, è la parte eucaristica. Si mostra dal realismo dei termini σάρξ (sarcs) al posto di σῶμα (soma), invece di mangiare usa proprio masticare, assonanza con i racconti dell'istituzione "il pane che io darò è il pane per la vita del mondo". La prova più forte è che gli uditori di Gesù lo intendono proprio in senso realistico, che lo intendono in senso cannibalistico, lo prendono per pazzo e il fatto che Gesù non si affatica a correggerli, anzi chiede se anche i discepoli volevano abbandonarlo 3. Gv 6, 59-61 (“Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. [60]Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». [61]Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?”) il tema della fede, l'eucarestia non si può comprendere se non si ha la fede, occorre essere attratti dal Padre. Gesù fa capire che senza l'intervento dello Spirito l'eucarestia non è piena. |
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