Approfondimento sistematico |
Natura conviviale |
Lungo la storia è stato il punto più trascurato e quindi merita di tornare in vetta al discorso attorno all’eucaristia . Questa natura conviviale si fonda sui racconti dell’istituzione. Colui che ha identificati il dono con se stesso, che ha definito i doni come sacrificali, ha anche detto “prendete e mangiate”. ► Nutrimento: Gesù ha identificato la finalità manducatoria dell’eucaristia. Una corretta comprensione della messa richiede anche la manducazione del sacramento. Se il fine dell’eucaristia è la comunione, come dice Giovanni, dunque questa comunione e presenza si realizza mediante la manducazione. L’originalità della presenza di Gesù nell’eucaristia è che lui si presenta come cibo e bevanda, perché Gesù è presente anche nel battesimo e negli altri sacramenti. Quindi se io non mangio, come posso assumere Gesù? La stessa natura sacramentale dell’eucaristia porta a confermare l’idea di banchetto. Se il pane e il vino non cessano di esistere nei loro accidenti, vuol dire che la comprensione totale dell’eucaristia la si ha mangiando e bevendo. Se Gesù voleva istaurare una permanenza solo visiva, poteva scegliere altri segni. Egli ha istituito l’eucarestia per essere mangiata! ► Gli effetti: Il secondo problema è relativo agli effetti della grazia eucaristica. Quali sono gli effetti della grazia? · Il primo effetto è lo sviluppo della cristificazione della grazia battesimale. Tommaso fa l’esempio antropologico: “come io mangio per completare il mio sviluppo fisico, così il nutrimento eucaristico serve allo sviluppo dell’identità cristiana”. Nel decreto Pro Armenis, in Dz 1322, si dice: l’eucaristia sostenta, accresce, fortifica, ripara e da gioia. E’ il sacramento della gioia. · Il secondo effetto, propriamente cristologico: la trasformazione dell'uomo in Cristo (S.Tommaso IVsent.n.12). il Cristo che si offre nell'eucarestia è nello stato del dono. Quindi la nostra non è una pura cristificazione, ma una cristificazione che ci fa uomini del dono. Perché il Cristo dell'eucarestia è il Cristo del dono, la cristificazione compiuta dall'eucarestia è in quel senso. · Il terzo effetto è il dono della carità. Cristo non viene in noi per abitare in maniera inerte, ma per renderci comunicatori d'amore: abitazione comunicativa. · Il quarto effetto è di tipo ecclesiologico. Seguono altri effetti, questi trattati sono i principali, ma non bisogna dimenticare la remissione dei peccati, preservazione da quelli gravi (Dz1638); l'anticipazione escatologica. ► Il termine banchetto: con questo termine vogliamo richiamare il terzo elemento della natura conviviale dell'eucarestia e cioè partecipazione; l'idea di un pasto comune. L'eucarestia ha una natura comunitaria, infatti la terminologia più esatta non è quella dell'altare, ma della mensa. Scrive Kasher in Teologia e Chiesa, n.327: “nell'ultima cena, ciò che appare singolare è che Gesù, a differenza di quanto previsto nelle usanze del tempo, offrì il calice a tutti, consentendo, quindi, a ciascuno di partecipare a lui e costituendo, così, anche la nuova alleanza. Da questo, il movimento liturgico, ha spesso concluso, che la figura essenziale dell'eucarestia sarebbe quella del banchetto. Dove c'è banchetto c'è invito. Il pane spezzato e il calice che passa di mano in mano, indica che la celebrazione eucaristica, implica un'assemblea, un raduno nella fraternità ”. Ciò è testimoniato, anche dai racconti neotestamentari dove troviamo che la celebrazione eucaristica avviene sempre alla presenza della comunità, tutti insieme radunati. |