I SACRAMENTI

 

Dimensione ecclesiale

 

           

Questo è un tema sacramentario oggi molto richiamato riguardo alla dimensione comunitaria dei sacramenti. È innegabile che in un certo periodo la sacramentaria sia stata individualista, cioè riduceva il sacramento ad un fatto privato tra il ministro che lo celebrava e l’individuo che lo richiedeva; e la comunità? Oggi si preferisce dare maggiore respiro alla dimensione ecclesiale del sacramento. I punti di partenza sono due:

- il 1° è la concezione comunitaria della salvezza: la salvezza nel progetto di Dio non è mai un fatto individualistico. Paolo sintetizza l’opera della salvezza di Cristo dicendo che: “è venuto ad abbattere i muri di separazione, a far abbondare l’amicizia lì dove regna l’inimicizia” (Ef 2, 13-22); “a realizzare la riconciliazione ristabilendo la pace” (Col 1, 19-23). Uno dei maggiori linguaggi che esprime il contenuto della salvezza è quello della riconciliazione e della pace. Dunque se la grazia è una grazia di riconciliazione, di comunione, come posso concepire il sacramento in maniera privatista, individualista? Sia nella sua celebrazione, sia nella sua comprensione devo rendere atto di una dimensione comunitaria.

- il 2° punto di partenza è la pista ecclesiologica: cioè scoperto il legame forte che c’è fra sacramenti e sacramentalità della Chiesa, questo fa da fondamento alla dimensione ecclesiale dei sacramenti, dunque ad una riscoperta della dimensione comunitaria dei sacramenti.

Nei  “Principi e norme per la liturgia delle ore” si legge: “Poiché la liturgia appartiene alla comunità, questa ha il diritto – dovere di manifestare il suo carattere comunitario anche nella preghiera”.

Per quanto riguarda i Padri antichi, abbiamo un famoso liturgista francese, padre Gry  il quale in un articolo “La mesòn dié”, “LMD” 110 (1972):

Nella Chiesa antica, per i padri, l’approccio ai sacramenti è innanzitutto comunitario, li si considera come avvenimenti di storia della salvezza per il popolo di Dio, prima di situarli in una storia personale”.

La comunità deve esserci non soltanto come “madre celebrante”, ma è anche “effetto” dei sacramenti. Un effetto dei sacramenti è la creazione della Chiesa in quanto comunità. I sacramenti trasformano la Chiesa in comunità.

Tutto questo ha portato, oggi, ad un’attenzione specifica al valore dell’assemblea liturgica, dove si è visto che lo stare insieme dei credenti, nella convocazione comune per la celebrazione di un sacramento, non è uno stare insieme anonimo, ma l’assemblea partecipa (SC 11), in maniera attiva, consapevole, fruttuosa alla costruzione dell’evento sacramentale.

Oggi si punta anche molto sull'ecclesiologia dei sacramenti, la dimensione comunitaria era sullo sfondo, oggi invece si insiste molto su questo aspetto, ogni sacramento deve avere riferimento alla Chiesa, ogni sacramento implica la Chiesa. Sul piano liturgico, la riscoperta della dimensione ecclesiologica dei sacramenti ha portato a valorizzare l'assemblea. L'assemblea è il primo grande segno della celebrazione, che ingloba tutti gli altri.

            Gli eventi principali della storia della salvezza avvengono quando i fratelli sono in comunione tra loro (eucarestia, pentecoste). Così si spiega la mediazione della Chiesa; per cui la comunicazione dei beni salvifici si condiziona alla comunione.

            La Chiesa fa i sacramenti, li riconosce, li celebra, li disciplina. I sacramenti prendono corpo nella Chiesa in quanto sacramento fondamentale, i sacramenti partono dalla Chiesa, rimandano alla Chiesa.  I sacramenti sono eventi ecclesiali, ogni sacramento appartiene alla comunità

            I sacramenti fanno la chiesa, la chiesa non è solo il soggetto dei sacramenti, ma anche obiettivo di essi, perché i sacramenti fanno la chiesa: finalizzata alla costruzione, edificazione della Chiesa.

L’incontro con Cristo realizzato nello Spirito per volontà del padre, avviene attraverso la presenza e l’azione della chiesa, facendo l’indole ecclesiale dei sacramenti. Il fondamento biblico: si elabora attraverso, l’idea archetipa del disegno divino che è quello del fare alleanza con un popolo; Dio si serve di mediatori degni ma il destinatario è sempre un popolo.

Quindi l’idea archetipa del disegno divino è la comunione. Gli eventi principali della storia della salvezza avvengono quando i fratelli sono fra loro in comunione ( vedi l’istituzione dell’eucarestia, la pentecoste ecc.). questo spiega la mediazione della Chiesa; per cui la comunicazione dei beni salvifici si condiziona alla comunione.

Il rapporto fra Chiesa e sacramento si può sintetizzarlo in due linee direttrici:

a)      La Chiesa fa i sacramenti;

b)      I sacramenti fanno la Chiesa

 

a)      La prima linea sottolinea la “soggettività” della Chiesa rispetto ai sacramenti. Una soggettività che la chiesa realizza in vari modi, anche attraverso il riconoscimento (la Chiesa riconosce i 7 sacri segni; i libri della scrittura ecc.), e la celebrazione dei sacramenti (riceve; riconosce; disciplinandoli celebra i 7 Sacramenti), disciplinandoli con le norme liturgiche perché non siano stravolte dalla libera interpretazione. Il principio fondamentale che guida la soggettività è che i sacramenti prendono corpo nella Chiesa in quanto sacramento fondamentale; i Sacramenti partono dalla Chiesa, rimandano alla Chiesa.

Dicendo che i sacramenti sono atti di Cristo che si compiono nello Spirito, qual è il ruolo della Chiesa? Sc7 “E’ volontà di Cristo associare a se la Chiesa come sua sposa amatissima la quale prega per il suo Signore e per mezzo di Lui, rendono culto a Dio Padre”. Sarebbe una contraddizione, se la Chiesa da sola si arrogasse questo ruolo. Il “signum ecclesiae” rientra in maniera particolare nella celebrazione dei sacramenti; la Chiesa è soggetto della celebrazione sacramentale.

Sc26 “Le azioni liturgiche non sono azioni, private, ma celebrazioni della Chiesa che è sacramento d’unità"” tali azioni appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano.

Ne consegue la necessità di “fare Chiesa” ogni volta che si celebra un sacramento. I sacramenti sono eventi ecclesiali, ogni sacramento appartiene alla comunità. Ne consegue la necessità di fare Chiesa nei momenti principali della comunicazione liturgica e sacramentale. Ne consegue il riconoscimento alla assemblea liturgica, ordinata secondo i ministeri, la dignità di soggetto integrale della celebrazione liturgica stessa. Ogni sacramento va sentito come celebrazione di fraternità, in maniera ordinaria, ogni nuovo rito, prevede la presenza dell’assemblea nella celebrazione dei sacramenti.

b)      La seconda linea, (i sacramenti fanno la Chiesa), è quella della finalità. La chiesa non è solo soggetto dei sacramenti, ma anche obiettivo di essi, perché i sacramenti fanno la Chiesa: finalizzata alla costruzione, edificazione della Chiesa.

Ogni sacramento, dal Battesimo al Matrimonio, comporta una specifica inserzione nel mistero ecclesiale (senza escludere l’atto personale).

 

 

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