I SACRAMENTI

 

Articolazioni della realtà sacramentale

 

Dalla struttura sacramentale (il disegno di Dio), dobbiamo trarre un’altra conseguenza, che non è soltanto quella di fondare i sette sacramenti, ma che è quella di comprendere una “concezione allargata del sacramento”.

Da questo discorso vogliamo trarre tre tipi di conclusione: la prima, fondare i sette sacramenti; la seconda, comprendere la loro modalità operativa attraverso segni sensibili; la terza, sostenere una concezione allargata dei sacramenti.

 

§  L’estensione dei sacramenti

 

Anche quest’idea può sembrare nuova, una novità che sconfessava la definizione tridentina del numero sette, sacro. Ma non è così nuovo.

-         Ugo di San Vittore (autore medioevale, † 1141): fu il primo autore a scrivere un trattato esplicito sui sacramenti (abbiamo visto che Tertulliano ed Agostino trattano il battesimo o l’eucarestia, ma sui sette sacramenti in genere, nessuno aveva scritto). Con “De sacramentiis christianæ fidei”  egli parte da uno stretto collegamento tra “salvezza” (il fine) e “sacramento” (il modo). Sostiene che tutto ciò che ha legame con la salvezza va considerato sacramento. Con questo principio di base estende la dignità di sacramento a tantissime realtà (processo che è condiviso da San Tommaso).

-         San Tommaso, nella “Summa teologica” I,II,q.99-105 estende la dignità sacramentale addirittura a molte realtà dell'AT, che potevano, nella sua concezione cristologia, comunicare la salvezza, perché avevano davanti il Cristo. Questo processo si blocca nel momento in cui con la Scolastica si arriva alla definizione propria del concetto di sacramento, e dunque ad una quantificazione settenaria che sarà sancita definitivamente dal Concilio di Trento.

Oggi, però, si preferisce recuperare la visione ampia, non per sconfessare la definizione tridentina, ma per articolarli meglio. Cioè la mappa concettuale dei sacramenti, o meglio della sacramentalità, si deve meglio articolare e soprattutto non si deve contrarre linguisticamente ai sette segni rituali. Questa articolazione sacramentale la divideremo in tre livelli:

1° livello della creazione, che chiamiamo “una sacramentaria possibile”

2° livello cristologico, in cui parleremo di Cristo “sacramento fontale”

3° livello Chiesa, in cui parleremo di Chiesa “sacramento fondamentale”

 

a) La Creazione

 

Abbiamo detto che sacramento è la comunicazione salvifica di Dio attraverso un segno sensibile. Bisogna fare dei passaggi rispetto a vecchie considerazione, che non davano alla creazione questa interpretazione salvifica.

Sia in oriente che in occidente la visione eccessivamente geocentrica, produceva una svalutazione delle cose terrene (l'influsso del platonismo: cosmo, creazione, corpo-prigione dell'anima), o nei migliori dei casi ad una interpretazione antropocentrica, cioè il cosmo a servizio dell'uomo. La creazione appariva piuttosto sullo sfondo della storia salvifica, che però non era protagonista, anzi veniva vista con accezioni negative, legate più al peccato che alla grazia. Grazie ad approfondimenti biblici e soprattutto ad un riassetto del cristocentrismo teologico, si è giunti ad una diversa considerazione, riconoscendo la funzione mediatrice della creazione nel piano di Dio. Quindi parlare di sacramento in rapporto alla creazione, significa riconoscere la funzione mediatrice della creazione nel piano di Dio nella salvezza.

Su quale base motiviamo questa affermazione? La prima base, lo abbiamo detto, è la parola: nella nostra teologia tutto ciò che è creato è stato creato dalla parola di Dio. Il significato pregnante del verbo “dabár”: presenza divinizzante della parola divina che viene contenuta nelle cose.

Dunque le cose sono un "discorso" di Dio, sono possibilità di incontro di Dio se sono state create dalla sua parola.

DV 3: “Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo, offre agli uomini, nelle cose create, una perenne testimonianza di sé”.

CCC 1147: “Dio parla all'uomo attraverso la creazione visibile. L'universo materiale si presenta all'intelligenza dell'uomo perché vi legge le tracce del suo Creatore. La luce e la notte, il vento e il fuoco, l'acqua e la terra, l'albero e i frutti parlano di Dio, simboleggiano ad un tempo la sua grandezza e la sua vicinanza”.

CCC 1148: “In quanto creature, queste realtà sensibili possono diventare – ecco perché abbiamo detto "sacramento possibile” per il fatto che vi è oscurità, ambiguità, p.e. l'acqua può essere anche distruzione – luogo in cui si manifesta l'azione di Dio, che santifica gli uomini si noti come il Catechismo applica alle cose del cosmo la definizione di sacramento, azione di Dio che santifica l'uomo attraverso segni sensibili – e l'azione degli uomini che rendono a Dio il loro culto”.

Sacramento non solo come discesa di Dio verso di noi, ma anche la nostra salita cultuale verso Dio. Le due dimensioni del sacramento (del culto): Dio che scende verso di noi e noi che saliamo verso Dio.

Quindi nella considerazione della struttura sacramentale della salvezza di Dio, la creazione costituisce la prima tappa, il primo gesto di Dio, la prima delle opere mirabili (mirabilia Dei) di Dio, attraverso cui si manifesta, in qualche modo si realizza, la presenza di Dio.

Questa idea della creazione come mediatrice salvifica possibile, acquista un maggior significato su base cristologica, cioè sul legame molto stretto che il NT stabilisce anche tra Cristo e la creazione. L'opera redentrice di Cristo nel NT, non è visto solo nel rapporto Cristo-uomo, non è un antropocentrismo salvifico, semmai la relazione del rapporto redentivo di Cristo è visto in termini di relazione a tutto il cosmo. Basta citare Col 1,17: “Egli è prima di tutte le cose, e tutte sussistono in lui”. Ma il primato di Cristo è anche nell'ordine della redenzione, perché il mistero del Padre è “ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra” (Ef 1,20).

Quindi la materia dell'universo va vista, in termini cristologici, materia ordinata a Cristo.

 

b) Cristo Sacramento Fontale

 

Che vuol dire “Cristo sacramento fontale”?

Tutto il discorso della sacramentalità confluisce in Cristo e parte da Cristo, è Lui il Mysterion (Sacramentum) nascosto e finalmente rivelato nella pienezza dei tempi. Ef 3,9 “…poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà ”.

Cristo verbo fatto carne è la definizione più alta di sacramento; la trascendenza mantiene la sua originalità. La condiscendenza di Dio, non porta a una diminuzione della trascendenza, il segno conserva la forza del trascendente. Il verbo fatto carne, esercita la sua mediazione salvifica, unendo,in modo unico, il divino e l'umano.

La logica incarnatoria di Dio, dunque, trova il suo vertice in Gesù, dove non si tratta più di singoli eventi (l'Esodo, la tenda…), non si tratta più di singole parole (i profeti, i sapienziali…), non si tratta più di singoli riti, ma si tratta della sua globalità, di una persona: Gesù cristo. Tutto lo svolgimento del disegno di Dio andava verso questa perfezione assoluta che è Gesù il “mediatore”.

Anche questa idea - applicare a Cristo l'idea di sacramento – non è del tutto nuova, già Agostino nell'epistola 187,n.34 dice: “non c'è altro sacramento di Dio se non Cristo”. In seguito, per vari motivi, quest'idea si è persa e verrà recuperata intorno agli anni '60, caratterizzandola in diversi termini, alcuni la chiamano: “sacramento originario”; “sacramento fontale”; “sacramento sorgivo”. Ciò che si vuole indicare è la caratteristica originante, propulsiva della sacramentalità di Cristo.

K. Rahner  in “Chiesa e Sacramenti”,(1969) dice: “Cristo nella sua complessità è sacramento fontale, ma anche nella sua particolarità”, ogni cosa che è di Cristo è sacramento, ogni avvenimento della sua vita, in particolare la sua morte e risurrezione, i suoi gesti: “…chi ha visto me ha visto il Padre”(Gv 14,9).

Tommaso stesso valorizza molto l'analisi della dimensione umana di Gesù in rapporto alla teologia. Legge le tentazioni, la trasfigurazione, ecc., interpretandoli in un'ottica salvifica per noi. Una lettura (dei misteri di Gesù) questa che verrà poi presa dopo Tommaso, il quale dedica un'attenzione all'umanità di Cristo che mancherà nella successiva cristologia.

In virtù di questa sacramentalità fontale, i singoli sacramenti dobbiamo comprenderli come dispiegamento della potenza di Cristo, ogni sacramento è il luogo d'incontro con Cristo; non bisogna mai separarli da Cristo, perché attingono da lui la loro ragione d'essere e la loro forza salvifica.

I sacramenti sono il prolungamento “Teandrico” (umano-divino), cioè il prolungamento divino-umano del Verbo –mistero teandrico per eccellenza - (divino, perché comunicano la salvezza di Dio, umano perché comunicano attraverso strumenti umani, sensibili).

 

Definizione di Sacramento: I sacramenti sono il prolungamento del mistero teandrico del Verbo e l'attualizzazione della grazia scaturita dalla sua vicenda terrena, soprattutto dall'evento pasquale.

            Conclusione: l'incontro sacramentale tra l'uomo e Dio non può essere che un incontro con Gesù Cristo.

 

c) La Chiesa

 

La chiesa sacramento fondamentale. *Da dove nasce la sacramentalità della chiesa?

Dal fatto (ragione storica), che Cristo, sottoponendosi alle leggi della storia, a un certo punto scompare. Nasce dal dispetto di Dio per le leggi della storia, per cui Cristo risponde alle leggi della mediazione storica mancando del prolungamento indefinito del tempo e dello spazio, tipico di tutti gli esseri umani. Nessun uomo si prolunga nel tempo e nello spazio perché avviene la scomparsa con la morte.

In Cristo c'è l'ascensione che determina, in ogni caso, la scomparsa terrena, privandolo della possibilità di incontrare ogni uomo. La speranza cristiana lo attende per una seconda venuta, da qui la preghiera del “maranathà”.

·        Ma, il tempo di mezzo fra la prima e la seconda venuta è un tempo vuoto?

·        Cristo s'impedisce di incontrare ogni uomo?

Cristo, al tempo dell'ascensione, lascia ai suoi un dono che è il più importante del mistero pasquale, che è lo Spirito Santo.

Lo Spirito Santo, in analogia all'agire sacramentale proprio di Dio, fa germogliare dall'evento Cristo, il sacramento Chiesa.

L'idea di Chiesa sacramento, non la troviamo nella Bibbia, ma c'è una concezione ecclesiologica che è equivalente: “Voi siete il corpo di Cristo e sue membra” – Chiesa, continuità del Cristo.

Quindi, anche la Chiesa risponde alla logica dell'incarnazione, portando in sé i caratteri propriamente storici di una comunità visibile. La Chiesa, non è una realtà tutta divina, ma è una realtà teandrica (divino-umana),anch'essa.

La Chiesa è una realtà visibile; una comunità di uomini, con le sue leggi, i suoi riti, le sue autorità, anche se umane, ma questa dimensione umana è sacramento, anche perché non è chiusa in se stessa (realtà teandrica = realtà umana al servizio della realtà divina). Attraverso la Chiesa, lo Spirito continua a comunicare la salvezza di Cristo agli uomini.

·        In che cosa la Chiesa è sacramento?

·        Dove trovare la sacramentalità della Chiesa?

·        Come si esprime?

·        Chi è il soggetto della sacramentalità della Chiesa?

Il problema del “come” e il problema del “soggetto”.

         A queste domande rispondiamo dicendo che vi sono :

§  Vie ufficiali;

§  Vie meno ufficiali.

-         Le vie ufficiali, comprendono l'intero essere e l'intero agire della Chiesa.

Hilk Kongard, nel libro “Un popolo messianico”, nel quale la prima parte è dedicato al concetto di salvezza , e la seconda parte dedicato al concetto di sacramento, applicato alla chiesa, egli scrive: “Nel senso in cui diciamo che la Chiesa è sacramento di salvezza, tutta la vita della Chiesa, e non solo i sette sacramenti, propriamente detti, fa parte di questo sacramento”.

            Al di la di quelle che possiamo chiamare le attività sacrali della chiesa, le liturgie, la liturgia delle ore, ecc., ci sono tutte le attività della carità, o della sua diaconia che così spesso si esercitano nelle strutture del mondo profano, o meglio, nella necessità della vita degli uomini. Da per tutto e in tutti i modi in cui si esprime l'amore di Dio, là c'è sacramentalità della Chiesa.

            O. Semmelroth, nel libro “La Chiesa sacramento di salvezza”, ha cercato di costruire un'intera ecclesiologia a partire da questa categoria sacramentaria. Applica alla chiesa le categorie proprie del sacramento liturgico, sostenendo che la sacramentalità della chiesa è di due specie:

·         sacramentalità che manifesta la Grazia, ed applicando le categorie proprie del sacramento liturgico, la chiesa, non soltanto manifesta, ma è anche “causa” di Grazia;

·         causa, da la Grazia, la comunica, è autodonazione della Grazia. Non solo segno “manifestativo”, ma è anche segno “causativo”.

Importante è anche la posizione del Vaticano II, con LG 1 e LG 48. [Addirittura, secondo alcuni autori, il Vat.II, ha fatto, della concezione sacramentale della chiesa, una quasi definizione di chiesa, visto che non esiste una definizione precisa.]

LG 1 “…la Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento [manifestazione e

causa]dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano”.

Il concilio aggiunge anche il “fine” di questa sacramentalità, individuandolo in una salvezza generica, ma precisandolo ulteriormente: “La comunione. Precisa la sua finalità specifica che è, appunto, la comunione.

            LG 48 bE in vero, quando Cristo fu elevato da terra, attirò tutti a sé; risorgendo dai morti immise negli Apostoli il suo Spirito vivificatore, e per mezzo di Lui costituì il suo Corpo, che è la Chiesa, quale universale sacramento della salute [della salvezza].”

            Il Vaticano II, non ha voluto porre un problema “quantitativo” nella sacramentaria, bensì contestualizzare la efficacia esistenza dei singoli sacramenti, inserendoli nell'attività salvifica che il signore esercita attraverso la Chiesa, per opera dello Spirito Santo.

            I sacramenti, non funzionano per virtù proprie, ma virtù della grazia di Cristo, comunicata alla sua Chiesa, per opera dello Spirito Santo.

Quindi, come la sacramentalità della Chiesa non può essere staccata dalla sacramentalità di Cristo, così i sette sacramenti non possono essere staccati dalla sacramentalità della Chiesa.

Dicendo che Cristo è sacramento fontale e che la Chiesa è sacramento fondamentale, diciamo qualcosa di portante sui sette sacramenti, cioè i sacramenti vivono di queste due sacramentalità. Essi vivono di queste due sacramentalità in maniera asimmetrica, perché la sacramentalità di Cristo è fontale nel senso che tutta la grazia attinge da lui, e quella della Chiesa è detta fondamentale, nel senso che è lui a costituirli in rapporto a Cristo.

Concludendo diciamo che non si tratta di un problema quantitativo, ma di inserire i sacramenti in una realtà che li comprenda tutti, seguendo questa linea:

partendo da    Cristo → Chiesa → 7 Sacramenti.

partendo dai   7 Sacramenti → Chiesa → Cristo.

Attraverso i 7 Sacramenti, la natura sacramentale della Chiesa, raggiunge l'uomo in tutte le sue età, quando nasce, cresce, sceglie, ecc..  

 

I SACRAMENTI