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Leone VIII (963-965)
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Pochi giorni dopo, il 13 febbraio 962, con il Privilegium Ottonianum l'imperatore riconfermò alla Chiesa di Roma le donazioni di Pipino e di Carlo Magno e ripristinò la supremazia imperiale conforme alla costituzione di Lotario dell'824, che comportava il giuramento di fedeltà da parte del papa canonicamente eletto, prima della consacrazione e il controllo dell'imperatore sopra i funzionari papali. Da parte loro, il papa e i Romani giurarono di restar fedeli all'imperatore e di non favorire mai Alberigo né suo figlio Adalberto L’allora pontefice Giovanni XII non mantenne però la promessa per cui Ottone I tornò a Roma e convocò un sinodo in S. Pietro (6 novembre 963) presieduto da lui stesso. Giovanni XII fu deposto per le sue indegnità (omicidio, spergiuro, sacrilegio, simonia e scostumatezza) e fu eletto Leone VIII (963-965), un laico che, in un sol giorno, ricevette tutti gli ordini sacri. Questa intromissione dell'imperatore suscitò una prima rivolta dei Romani, subito domata da Ottone I. Ma alla sua partenza ritornò il deposto Giovanni XII che, in un concilio al Laterano del febbraio 964, condannò i suoi avversari e annullò l'elezione di Leone VIII, in base al principio "prima sedes a nemine iudicatur". Alla sua morte violenta (14 maggio 964) i Romani elessero Benedetto V (964-965), continuando così lo scisma. Ottone I, che riconosceva solo Leone VIII, venne di nuovo a Roma e, convocato un sinodo al Laterano, depose Benedetto V che condusse prigioniero, con sé, in Germania. Dopo la morte di Leone VIII (+ 965) venne eletto, d'intesa con l'imperatore, il vescovo di Narni, Giovanni, forse un figlio di Teodora junior, che prese il nome di Giovanni XIII (965-982).
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