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Gregorio V (996-999)
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Crescenzio non osò far eleggere un nuovo papa, senza consultare l'imperatore: inviò così un'ambasceria a Ottone III, che allora si trovava a Ravenna. L'imperatore avocò a sé l'elezione papale scegliendo, per di più, il candidato non fra il clero romano, ma tra la sua parentela: elesse infatti un suo cugino, un chierico di 23 anni, che prese il nome di Gregorio V (996-999). Seguì la formalità dell'elezione canonica e il nuovo pontefice, nel maggio 996, incoronò a Roma l'imperatore Ottone III. Ma erano passati tre mesi, da che l'imperatore era tornato in patria, e a Roma scoppiò una rivolta, capeggiata da Crescenzio, che costrinse Gregorio V a fuggire a Pavia, mentre a Roma si eleggeva un antipapa, il greco-calabrese Giovanni Filogato, vescovo di Piacenza, che prese il nome di Giovanni XVI. Contro tali disordini intervenne Ottone III che punì severamente Crescenzio e i ribelli, ristabilendo Gregorio V (29 aprile 998). Il giovane imperatore tentò allora di realizzare il suo piano grandioso di rinnovamento dell'impero d'Occidente, la renovatio imperii Romanorum. Suo intento era non di tornare in Germania, bensì di fare Roma capitale effettiva dell'impero. Fissò la sua dimora sull'Aventino, a quel tempo ricco di monasteri. Il giovane imperatore vagheggiava una stretta unione tra i due poteri, ma con un predominio dell'impero sulla Chiesa. L'ideale di Ottone III sembrò raggiunto quando, alla morte di Gregorio V, fece eleggere il suo antico maestro, il francese Geberto di Aurillac, già nominato nel 998 arcivescovo di Ravenna, che prese il nome di Silvestro II (999-1003).
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