Callisto I (218-222)

 

STORIA DELLA CHIESA

I PONTEFICI

 

Quasi tutto quello che sappiamo di questo papa proviene dagli scritti dei suoi acerrimi nemici, Quinto Settimio Fiorente Tertulliano e l'autore del Philosophumena, l'antipapa Ippolito: ciò che riportavano, seppur in modo distorto, era, probabilmente, basato su fatti reali. Secondo il Philosophumena, che lo definiva "uomo industrioso per il male e pieno di risorse per l'errore", Callisto era lo schiavo di un certo Carpoforo, un cristiano della famiglia imperiale. Costui affidò grandi somme di denaro a Callisto, che creò una banca in cui orfani e vedove potevano portare i loro soldi. Callisto, però, perse tutto e scappò. Carpoforo lo seguì fino a Porto, dove Callisto si stava imbarcando su una nave. Vedendo il suo padrone avvicinarsi su una barca, lo schiavo si gettò in mare per suicidarsi, ma fu salvato, trascinato a riva, e consegnato al padrone affinché lo punisse.

I creditori, credendo che avesse ancora i loro soldi, implorarono affinché fosse rilasciato: Callisto però non li aveva più, così cercò di nuovo la morte attaccando e insultando gli ebrei nella loro sinagoga. Gli ebrei lo trascinarono di fronte al prefetto Fusciano, dove Carpoforo dichiarò che Callisto non doveva essere considerato come un cristiano, ma il prefetto, pensando che il padrone stesse tentando di salvare il suo schiavo, condannò Callisto ai lavori forzati nelle miniere in Sardegna (ad metalla). Qualche tempo dopo, Marcia, l'amante di Commodo, convocò papa Vittore I e gli chiese se c'erano cristiani in Sardegna. Questi le diede un elenco, senza includere Callisto. Marcia spedì allora un emissario con l'incarico di far rilasciare i prigionieri. Callisto si gettò ai suoi piedi, e lo implorò di portarlo con sè. Vittore si risentì dell'accaduto, ma essendo un uomo compassionevole, lasciò Callisto ad Anzio con una sovvenzione mensile.

Quando Zefirino divenne papa, Callisto fu richiamato e organizzò il primo cimitero della Chiesa, non una catacomba privata, che fin da allora si chiama "catacombe di Callisto". Callisto ebbe grande influenza sull'ignorante, analfabeta ed avido Zefirino. Comunque, non ci sono testimonianze su come lo schiavo fuggitivo (per la legge romana, libero dal suo padrone, che aveva perso tutti i diritti quando Callisto venne condannato ai lavori forzati) divenne prima arcidiacono e poi papa.

Döllinger e De Rossi hanno però demolito questa tesi. Tanto per cominciare, Ippolito non affermava che Callisto perse i soldi depositati presso di lui per sua colpa. Questi poi, evidentemente, si gettò dalla nave più per scappare che per commettere suicidio. Quel Carpoforo, un cristiano, avrebbe dovuto evitare ad un suo schiavo cristiano una punizione orribile e ciò non depone bene sul carattere del padrone, mentre l'intercessione dei cristiani per Callisto depone a favore di quest'ultimo. È assurdo, inoltre, sostenere che corteggiò la morte attaccando una sinagoga; ne consegue che chiese ai debitori ebrei di rimborsargli ciò che gli dovevano. La dichiarazione stessa che Carpoforo rilasciò dinanzi al prefetto sulla non cristianità di Callisto era falsa.

Ippolito stesso, infatti, diceva che era proprio in qualità di cristiano che Callisto fu spedito alle miniere, e che in qualità di cristiano fu rilasciato. Se papa Vittore accordò a Callisto una sovvenzione mensile, è evidente che non si pentì della sua liberazione. È, inoltre, molto improbabile che Zefirino fosse ignorante e avido. Callisto non si sarebbe potuto elevare così in alto senza considerevoli doti, e lo spirito vendicativo dimostrato da Ippolito insieme alla sua teologia non ortodossa spiega perché Zefirino ripose la sua fiducia in Callisto piuttosto che nel dotto discepolo Ireneo.

 

Pontificato

Nonostante si faccia iniziare il suo regno nel 217, il suo contemporaneo, Giulio Africano, indicava la data della sua ascesa al soglio di Pietro nel primo (o secondo?) anno del regno di Eliogabalo, 218 o 219. Comunque, sia Eusebio di Cesarea che il "Catalogo Liberiano" concordavano nel riconoscergli cinque anni di episcopato. La sua elezione provocò lo scisma di Ippolito, che rimproverava a Callisto, come è stato sopraesposto, la sua origine servile, la sua arrendevolezza nei confronti dei peccatori e la sua dottrina sulla Trinità.

L'Historia Augusta afferma che un luogo su cui fece erigere un oratorio fu rivendicato da dei tavernai (popinarii), ma l'imperatore decise che un luogo per l'adorazione di qualsiasi dio era meglio di qualunque taverna. Si dice che questa sia stata l'origine della basilica di Santa Maria in Trastevere, che, secondo quanto affermato nel "Catalogo Liberiano", invece, fu fatta costruire da papa Giulio I. Probabilmente non è un caso che la chiesa di San Callisto sia vicina a quest'ultima. Essa, inoltre, contiene un pozzo in cui la leggenda dice che fu gettato il corpo del papa. È questa, con molte più probabilità, la chiesa fatta edificare da Callisto e non la più famosa basilica.

È possiblie che Callisto sia stato martirizzato attorno al 222, forse durante una sollevazione popolare, ma la leggenda secondo la quale venne gettato nel pozzo non ha fondamento. Venne seppellito nel cimitero di Calepodio sulla Via Aurelia. Le sue reliquie vennero traslate nel IX secolo a Santa Maria in Trastevere.

Il suo anniversario, secondo il Depositio Martirum (Callisti in viâ Aureliâ miliario III) e i martirologi seguenti, ricorre il 14 ottobre. Nel 790 papa Adriano I fece traslare le sue reliquie a Santa Maria in Trastevere. Papa Gregorio IV (827-843) ritrovò il suo corpo e quelli di papa Cornelio e san Calepodio sotto l'ingresso della basilica e li fece deporre sotto l’altare maggiore.

 

La dottrina di San Callisto

Ippolito e Tertulliano sfidarono l'ortodossia di Callisto, sul campo di un famoso editto in cui il papa garantiva la Comunione, dopo la giusta penitenza, a coloro che avevano commesso adulterio e fornicazione. È chiaro che Callisto si basò sul potere di rimettere e perdonare concesso a san Pietro, ai suoi successori ed a chi era in comunione con loro.

Si lamentava il montanista Tertulliano: "Come giungesti a questa decisione, io mi chiedo, da dove usurpi questo diritto della Chiesa? Se è perché Dio disse a Pietro: 'Su questa pietra io costruirò la Mia Chiesa, io darò a te le chiavi del regno dei cieli', o sull'affermazione che 'qualsiasi peccato rimetterai o non rimetterai sulla terra sarà rimesso o non rimesso in paradiso'? Forse tu presumi che questo potere di rimettere o non rimettere ti è stato trasmesso e con te ad ognuno in comunione con la Chiesa di Pietro (ad omnem ecclesiam Petri propinquam), chi sei tu per alterare la manifesta intenzione di Dio di conferire questa facoltà personalmente e solo a Pietro?" (De Pudicitia, XXI).

L'editto era un ordine per l'intera Chiesa. Commentava Ippolito: "Ho udito della pubblicazione di un editto perentorio; il vescovo dei vescovi, ovvero il Pontifex Maximus proclama: Io rimetto i peccati di adulterio e di fornicazione a coloro che avranno fatto la dovuta penitenza. E dove si affiggerà questo editto così liberale? Sulle porte dei postriboli?" Gli altri attacchi di Ippolito riguardavano il fatto che Callisto non faceva fare pubblica penitenza per i peccati commessi fuori dalla Chiesa ai convertiti dalle eresie (questa mitezza era consueta ai tempi di sant'Agostino d'Ippona); che il papa aveva ammesso nella sua "scuola" (La Chiesa cattolica) quelli che Ippolito aveva scomunicato da "La Chiesa" (la sua setta); che Callisto aveva dichiarato che un peccato mortale non era ("sempre", si può aggiungere) una ragione sufficiente per deporre un vescovo. Tertulliano (De Exhortatione Castitatis, VII) parlava con ripugnanza dei vescovi che si erano sposati più di una volta, e Ippolito additava Callisto come il primo a permettere queste cose, in contrasto con gli insegnamenti di San Paolo. Callisto permise al basso clero di sposarsi, e permise alle nobili di sposare persone di basso rango e schiavi, cosa impedita dalla legge romana; in questo modo, secondo i suoi oppositori, Callisto creò i presupposti per commettere infanticidi.

Callisto insisteva anche sulla differenza tra la legge ecclesiastica e la legge civile sui matrimoni. In ogni caso, risulta evidente che la chiesa cattolica parteggiava per Callisto contro lo scismatico Ippolito e l'eretico Tertulliano. Nelle loro opere, inoltre, non veniva pronunciata alcuna parola contro la persona di Callisto dal momento della sua elezione, né contro la validità della sua consacrazione.

Ippolito considerava Callisto un eretico quando proprio la sua Cristologia era così imperfetta, e scrisse che Callisto lo accusò di Diteismo. Non c'è da meravigliarsi, poi, se Ippolito definiva Callisto l'inventore di un qualche genere di Sabellianesimo. In realtà è storicamente provato che sia Zefirino che Callisto condannarono vari Monarchianisti e Sabellio stesso, così come l'errore opposto commesso da Ippolito. Ciò è abbastanza per poter affermare che Callisto difese la Fede cattolica e la dottrina trinitaria dell'ortodossia cattolica.