BENEDETTO XVI
DOCUMENTI
intervista pubblicata su Avvenire del 27 aprile
2003, di Gianni Cardinale
Il 7 marzo la sala stampa della Santa Sede ha reso nota una lettera con
la quale Giovanni Paolo II chiede al cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della
Congregazione per la dottrina della fede, di presiedere una Commissione speciale
per approntare un Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica.
In pratica la Commissione, coadiuvata da un agile Comitato di redazione, dovrà
stilare una sintesi essenziale e completa del corposo Catechismo della Chiesa
cattolica (circa mille pagine nell'edizione italiana) pubblicato nel 1992 e
diffuso in circa otto milioni di copie nel mondo. Per saperne abbiamo chiesto
un'intervista al cardinale Ratzinger.
Il porporato ci ha ricevuto, con la consueta affabilità, nei suoi uffici del
palazzo del Sant'Uffizio
Eminenza, perché un Compendio del Catechismo? Il testo
pubblicato nel 1992 era troppo ponderoso?
"Il desiderio di un Catechismo breve è nato subito dopo la pubblicazione di
quello grande. L'edizione del 1992 è un punto di riferimento importante per
sapere cosa insegna la Chiesa, ed è per questo utile anche per i non cattolici.
D'altra parte però risulta troppo voluminoso soprattutto per il semplice uso
catechistico. Da qui la necessità di una sintesi - in una forma breve, semplice
e chiara - di ciò che è essenziale e fondamentale della fede e della morale
cattolica. Nel frattempo sono stati pubblicati diversi tentativi in questo
senso. Nessuno veramente riuscito, direi. Finalmente nel Congresso
internazionale celebrato in Vaticano lo scorso ottobre per i dieci anni del
Catechismo è stato espresso questo desiderio al Santo Padre. E il Papa ha
acconsentito".
Eppure, come ha affermato il cardinale di Vienna Christoph
Schönborn, l'idea stessa di catechismo è rifiutata molto frequentemente "per lo
meno nei Paesi germanofoni e soprattutto nell'ambiente ufficiale della
catechesi"...
"È vero, c'è una certa avversione verso ogni tentativo di "cristallizzare" in
parole una dottrina, in nome di una flessibilità, e c'è un certo antidogmatismo
che è vivo in molti cuori; e soprattutto il movimento catechistico
postconciliare ha accentuato l'aspetto antropologico della questione e ha
creduto che un catechismo, essendo troppo dottrinale, sarebbe di impedimento al
necessario dialogo con l'uomo di oggi. Noi siamo convinti del contrario. Per
dialogare bene è necessario sapere di cosa dobbiamo parlare. È necessario
conoscere la sostanza della nostra fede. Per questo un catechismo oggi è più che
mai necessario".
Anche alla luce dell'"esito catastrofico della catechesi
moderna" da lei denunciato alcuni anni fa?
"È un fatto. Senza voler condannare nessuno è evidente che oggi l'ignoranza
religiosa è tremenda, basta parlare con le nuove generazioni... Nel
post-Concilio evidentemente non si è riusciti concretamente a trasmettere i
contenuti della fede cristiana".
Quali saranno i criteri generali con cui verrà compilato il
Compendio? Sarà strutturato in domande e risposte?
"Stiamo ancora riflettendo; sembra che si vada verso il sistema di domanda e
risposta, che è usato anche fuori dalla Chiesa cattolica, ma non oso fare il
profeta anche perché il progetto andrà trasmesso a tutti i cardinali e ai
presidenti delle Conferenze episcopali e dipendiamo molto anche dalle loro
reazioni. Il Compendio non sarà un Compendio della fede cattolica ma il
Compendio del Catechismo del 1992, cui dovrà essere fedele. Allo stesso tempo
poi il Compendio dovrà avere caratteristiche di leggibilità che lo rendano
veramente accessibile a molti".
Se si ritornasse alla formula domanda-risposta si tratterebbe
di un recupero della metodologia del Catechismo di san Pio X...
"A dire il vero anche i catechismi dell'epoca della Riforma, sia quelli
cattolici che quelli di Martin Lutero, usano questo metodo. In effetti l'uomo ha
le sue domande e la fede si presenta come risposta a queste domande. Così
proprio in un periodo come quello odierno, in cui il dialogo è ritenuto
giustamente essenziale nell'educazione alla fede e nella relazione tra i vari
gruppi umani, mi sembra naturale che il metodo dialogico domanda-risposta trovi
applicazione in un libro come il Compendio".
A proposito del Catechismo di san Pio X, che tutt'oggi
continua ad avere degli estimatori: con la pubblicazione del Compendio è da
ritenersi definitivamente sorpassato?
"La fede come tale è sempre identica. Quindi anche il Catechismo di san Pio X
conserva sempre il suo valore. Può cambiare invece il modo di trasmettere i
contenuti della fede. E quindi ci si può chiedere se il Catechismo di san Pio X
possa in questo senso essere considerato ancora valido oggi. Credo che il
Compendio che stiamo preparando possa rispondere al meglio alle esigenze di
oggi. Ma questo non esclude che ci possano essere persone o gruppi di persone
che si sentano più a loro agio col Catechismo di san Pio X. Non bisogna
dimenticare che quel Catechismo derivava da un testo che era stato preparato
dallo stesso Papa quando era vescovo di Mantova. Si trattava di un testo frutto
dell'esperienza catechistica personale di Giuseppe Sarto e che aveva le
caratteristiche di semplicità di esposizione e di profondità di contenuti. Anche
per questo il Catechismo di san Pio X potrà avere anche in futuro degli amici.
Ma questo non rende certo superfluo il nostro lavoro...".
Torniamo al Compendio. Quando potrebbe essere pronto?
"Difficile fare previsioni. Anche perché dovremo preparare un testo che poi
dovremo sottoporre alla valutazione di tutti i cardinali del Sacro Collegio e di
tutti i presidenti delle Conferenze episcopali. Comunque, se tutto va bene, il
Compendio dovrebbe essere pronto in due anni".
Una volta pubblicato dovrà essere normativo per tutti i
Catechismi delle Conferenze episcopali?
"Il testo sarà normativo per quel che riguarda i contenuti dottrinali, che sono
quelli del Catechismo del 1992. Mentre offrirà dei suggerimenti riguardo al
metodo, visto che in questo campo deve essere lasciata una grande libertà perché
i contesti sociali e culturali nell'orbe cattolico sono molto diversi tra di
loro. Fatti salvi i contenuti essenziali della fede, una certa flessibilità
metodologica è sempre necessaria nella catechesi ".
Riguardo a due temi, pena di morte e guerra giusta, è
possibile che ci siano degli sviluppi rispetto a come sono stati trattati nel
1992?
"In effetti sulla questione della pena di morte, tra la prima edizione del
Catechismo 1992 e la sua editio typica in latino, uscita nel 1997, c'è stata una
evoluzione notevole. La sostanza è rimasta identica, ma la strutturazione degli
argomenti si è sviluppata in senso restrittivo. Non escludo che su questi temi
ci possano essere delle variazioni nel tipo di
argomentazioni e che nelle proporzioni dei diversi aspetti dei problemi ci
possano essere delle variazioni. Escluderei cambiamenti radicali ".
Eminenza, una domanda di attualità, in qualche modo inerente
al Catechismo. La guerra angloamericana all'Iraq rientra nei canoni della
"guerra giusta"?
"Il Papa ha espresso con grande chiarezza il suo pensiero, non solo come
pensiero individuale, ma come pensiero di un uomo di coscienza nelle funzioni
più alte della Chiesa cattolica. Certo, non ha imposto questa posizione, come
dottrina della Chiesa, ma come appello di una coscienza illuminata dalla fede.