Il rapporto tra
Gesù e gli scribi diventa altamente polemico, cresce con l’avanzare dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Questo
paragrafo è illuminato da tre parabole:
1. La parabola della vigna Mt 20,1-7, siamo ancora
nella prospettiva del rifiuto
2. Quella dei due figli
3. Quella dei vignaioli omicidi, ancora più polemica Rapporto tra coloro che nella sinagoga rifiutano
il Cristo e coloro che hanno aderito a lui, polemica tipicamente matteana, queste parabole sono
esclusive di Matteo, la polemica aumenta con Mt 23 l’elenco delle
maledizioni. Matteo non riporta le maledizioni dopo le beatitudini, come fa
Luca, qui occupano un posto a parte, si trovano lontano dalle benedizioni e le
beatitudini. Matteo rilegge le
maledizioni nella prospettiva del rapporto conflittuale tra la comunità
domestica cristiana e la sinagoga. In seguito alle maledizioni c’è
un’escatologia, l’attenzione è rivolta alla comunità matteana, esortata non
soltanto a credere ma a operare, abbiamo le parabole delle vergini stolte, dei
servi che hanno ricevuto dei talenti, la grande scena del giudizio finale. Il
discorso è escatologico va precisato nella sua prospettiva, Matteo riporta un
discorso escatologico così articolato perché ha la funzione di ridestare il
modo di vivere della sua comunità, non è una profezia sulla fine della storia,
ma è una profezia che intende avere un impatto decisivo sull’oggi. L’impatto
più importante è che non basta la fede ma è necessaria la prassi, per questo
soprattutto nel giudizio finale la questione è come vengono accolti i piccoli. L’escatologia ha una doppia funzione:
1. Vigilanza: la comunità matteana rischia di addormentarsi,
di cadere in un attesa delusa
2. Prassi della
fede: una fede segnata dalle opere, saremo giudicati
sulla fede che diventa opera L’ecclesiologia
non nasce dalla delusione escatologica, è già presente nella predicazione del
Regno di Dio di Gesù. È vero
che l’escatologia è ricompresa, si attende la venuta immediata del Signore, si
attende prima che finisca la generazione di Gesù, così non avviene, e quindi si
ricomprende l’escatologia, ma era già presente nella predicazione di Gesù. Non
è vero quindi che la Chiesa nasce dalla delusione che il regno di Dio non viene
come affermano i protestanti, Gesù ha costruito una chiesa intorno a sé, prima
di Matteo c’è una comunità cristiana che già ha operato e già conserva dei
detti di Gesù. Il proto cattolicesimo è un idea nata in seno al protestantesimo, consiste nella mancata realizzazione della seconda venuta di Gesù, ha fatto nascere tutta la realtà ecclesiologica neotestamentaria. Maranatà la comunità sin dall’inizio ha detto questo, la parusia non c’è, nasce quindi il proto cattolicesimo, con Matteo, Giacomo, 1-2 Timoteo; Tito e Luca comprensivo anche degli Atti. Del proto cattolicesimo fa parte la struttura della Chiesa, la distinzione tra vescovi, presbiteri e diaconi, all’inizio del nuovo testamento questa distinzione non c’era. È salvato Paolo e Marco, Giovanni non è neanche preso in considerazione. Il proto cattolicesimo non ha alcun fondamento perché l’escatologia è compresa nella venuta del Signore, le comunità cristiane nel momento in cui inizia a vacillare l’idea che venga il Regno, iniziano a porsi domande. |