- Il primo verso è di primaria importanza: Biblos
genedsws Ihsou Cristou uiou Dauid uiou Abraam, Marco ci ha detto che il suo è un vangelo
che riguarda Gesù figlio di Davide figlio di Dio, qui non più un vangelo o
un libro, l’accentuazione è collocata su “figlio di Davide e di Abramo”, omette l’origine divina di Gesù
Cristo. Essere figlio di Abramo non è essere lo stesso che figli di
Davide, figli di Abramo possono essere anche Cristiani, Mussulmani, figli
di Davide solo gli ebrei, da una parte quindi l’universalismo, figlio di
tutti gli uomini e figli di Davide, quindi un ebreo ben preciso. Qui c’è
la scommessa del vangelo di Matteo, quella del particolarismo e
dell’universalismo, questo sarà sviluppato in tutto il vangelo di Matteo.
- Il vangelo
di Matteo non è un ordinata biografia di Gesù, anche se ha i tratti più consoni
a una biografia, questo perché completa i dati di Marco, ci presenta Gesù sin
dalla sua nascita, con l’elenco delle sue generazioni addirittura, non è però
completa, c’è un salto dalle origini alla predicazione, gli anni intermedi sono
lasciati nel silenzio, ci troviamo quindi sempre di fronte a un vangelo e non
di fronte a una biografia. Arteficio letterario di Matteo sono le formule
conclusive: Mt 7,28 (“Quando
Gesù ebbe finito questi discorsi,
le folle restarono stupite del suo insegnamento”), finito il lungo discorso della montagna,
Matteo segnala lo stupore dei suoi interlocutori, Mt 11,1 (“Quando Gesù ebbe terminato di dare
queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e
predicare nelle loro città.”) è
una nuova formula conclusiva di discorso perché succede al famoso discorso
missionario, Mt 13,53 (“Terminate
queste parabole, Gesù partì di là”) il discorso parabolico si chiude e così Matteo conclude con una
nuova formula, Mt 19,1 (“Terminati
questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea,
al di là del Giordano”) alla
fine del discorso ecclesiale, del discorso su cosa è la Chiesa nel vangelo di
Matteo, Mt 26,1 (“Terminati
tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli”) alla fine del discorso escatologico, si chiude
l’ultimo discorso, quello escatologico e inizia la passione di Gesù, ci fa
cogliere ciò che il vangelo si divide in 5 parti fondamentali. Non è fuori
luogo paragonare questo vangelo ai 5 rotoli che commentano la Torah, 5 libri
del Pentateuco, 5 rotoli e 5 discorsi nel vangelo di Matteo. Gesù compie dei
miracoli, dei segni che mostrano l’identità di Gesù. Altrettanto importanti
sono i sommari di Matteo (Mt 4,23-25; Mt 9,25-38) che fanno il punto della
situazione, dicono il punto a cui si è arrivati, è una tecnica letteraria
narrativa che Matteo usa per indicare il punto della narrazione.
- Terza
caratteristica di Matteo è che è caratterizzato dall’uso abbondante della
Scrittura, il vangelo di Matteo senza le citazione sarebbe un quarto, la
Scrittura è abbondante in questo vangelo. La scrittura in Matteo è citata con
tre livelli:
·
Citazioni
dirette, accompagnate dalle formule di adempimento “Affinché si realizzasse” (Mt 1,23), in alcuni casi Matteo sembra
riportare un argomento soltanto a conferma dell’AT.
·
Citazioni
indirette, molto più difficile identificarle, non c’è la formula con la quale
si dice che sta pensando all’AT, importante l’uso dell’Esodo nel vangelo di
Matteo, quando parla dello sterminio dei bambini, sta evocando Es 1-3, l’Esodo
rappresenta il racconto indiretto evocato nel capitolo 2 del vangelo di Matteo
·
Prosopografia
Antico-testamentaria, Matteo è l’evangelista che cita più nomi dell’AT, Mt 1,2
elenco della geneaologia da Abramo a Giuseppe. Il nome è fondamentale nella
tessitura del vangelo di Matteo quindi, quale è il nome di Gesù? E come rivela
qualcosa del progetto di Dio, i nomi delle persone non sono scelti a caso.
- Ultimo tratto è la polemica crescente con
gli scribi e i farisei, in Matteo la polemica tra Gesù e gli scribi e i
farisei diventa accesa, in Marco la polemica non è così forte, Gesù in
Marco non dà nessuna maledizione. La motivazione si trova nel periodo in
cui Matteo scrive il suo vangelo, quasi certamente dopo il 70, e tra il
70-80, in un periodo in cui il Tempio è distrutto, la città è stata
incendiata, la sinagoga ha espulso i giudeo-cristiani, rispetto a questa
espulsione la reazione è molto forte, se la comunità cristiana non è
riconosciuta dai figli di Davide, Gesù resta figlio di Abramo. C’è una
rivendicazione nella comunità di Matteo della loro partecipazione al
giudaismo, questo segnala una situazione molto concreta, il conflitto tra
una sinagoga e una comunità cristiana ben precisa quella di Antiochia di
Siria. Questa ipotesi ha molto fondamento, scrive in una comunità che è in
polemica con la sinagoga, Matteo sta scrivendo in un periodo di piena
rottura, si sta consumando la separazione dalla sinagoga.
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