TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

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Esegesi

 

Il vangelo di Luca

 

Teologia di Luca

 

La Signoria di Gesù di Nazareth

 

La cristologia lucana si concentra su due aspetti originali di Gesù di Nazareth: la sua Signoria e la sua soteriologia. Il titolo di Kyrios, di portata post-pasquale, è volutamente anticipato da Luca nella vita pubblica di Gesù, per sottolinearne l’azione nell’esistenza dei discepoli. Il retroterra tipicamente giudaico ne evidenzia la portata teologica: Gesù è riconosciuto come il Signore, con l’attribuzione dello stesso titolo che la LXX riserva a JHWH (cf. l’inno pre-paolino di Fil 2,5-11). Nello stesso tempo, in contesto della diaspora giudaica, la Signoria di Gesù si pone in tensione con quella che nei culti imperiali è riservata all’imperatore: il Signore a cui si rende culto non è più l’imperatore del tempo bensì Gesù Cristo.

La seconda dimensione cristologica tipica di Luca riguarda la soteriologia. Da questo versante è emblematico l’incontro con Zaccheo (Lc 19,9). La salvezza offerta da Dio in Gesù Cristo non è soltanto spirituale ma è globale, riguarda l’intera persona che incontra Gesù nell’oggi. L’intera vicenda di Gesù di Nazareth è per Luca evento soteriologico.

Le note dominanti della soteriologia lucana sono quelle dell’oggi, dell’accoglienza di Gesù, della conversione del cuore e della gioia che ne deriva (cf. Lc 15): sia della gioia di Dio per la conversione umana, sia di quella di chi incontra Gesù. I contesti principali della soteriologia lucana sono quelli della casa di ognuno dove Gesù è ospitato e della strada, dove Gesù incontra coloro che sono bisognosi della salvezza (cf. il cieco di Gerico in Lc 18,35-43). Infine si tratta di una salvezza universale che parte dai poveri per raggiungere tutti, secondo il programma annunciato in Lc 4,18-21.

 

I discepoli

 

Se per Marco i discepoli sono coloro che seguono Gesù sino alla croce e per Matteo sono i piccoli che diventano fratelli, per Luca sono coloro che diventano testimoni del Signore nella loro esistenza: una testimonianza da rendere con la potenza dello Spirito e senza timori di fronte a chiunque. La sezione del viaggio verso Gerusalemme è di apprendimento costante e crescente nella via della sequela, sino a condividerne la passione. Le caratteristiche dominanti dei discepoli in Luca sono quelle che li relazionano da una parte alla preghiera e dall’altra alla fiducia costante nella provvidenza, poiché hanno fatto di Gesù il loro unico tesoro. Da Gesù i discepoli imparano a pregare poiché dalla preghiera deriva la relazione fiduciale nel Signore: in Lc 11 la preghiera del Padre nostro scaturisce dall’esempio che i discepoli riscontrano in Gesù mentre prega (v. 1). Il contenuto principale della preghiera che il discepolo deve chiedere è lo Spirito (cf. Lc 11,13), poiché soltanto lo Spirito permette di riconoscere che il Signore dona un pane e non una pietra, un uovo e non uno scorpione, un pesce e non una serpe.

La questione delle ricchezze è di capitale importanze nella visione lucana del discepolato, con il principio fondamentale delineato in Lc 12,34: dove si trova il proprio tesoro si trova il proprio cuore. La rinuncia alle proprie ricchezze diventa condizione imprescindibile per essere discepoli di Gesù. In Atti Luca aggiungerà l’orizzonte della condivisione dei beni nella comunità quale valore fondamentale nelle relazioni con i propri beni, sottolineandone la libertà e il valore per l’essere Chiesa.

 

La pneumatologia lucana

 

Quanto accomuna il vangelo di Luca e gli Atti è la pneumatologia, ossia l’azione costante dello Spirito. Per questo la formula “lo Spirito scende su qualcuno…” vale in Lc per la mariologia 1,35), per la cristologia (cf. Lc 4,18) e per l’ecclesiologia (cf. At 1,8). Senza lo Spirito non è possibile l’incarnazione, la missione di Gesù e quella della Chiesa. Per Luca lo Spirito che opera nella Chiesa è lo stesso che ha agito una volta per sempre nell’esistenza di Gesù e in quella di Maria. Pertanto non si tratta di una pneumatologia anonima bensì ben identificante ed operante nell’esistenza di Gesù e in quella della comunità cristiana. L’unico evento della morte e risurrezione di Gesù è cadenzato da Luca nel tempo, mediante l’ascensione e la pentecoste, proprio per sottolineare che è lo Spirito che lo rende presente nell’oggi e che abilita i discepoli a diventare testimoni della Signoria di Cristo.

Se l’azione dello Spirito è anticipata in modo così diffuso nella sezione delle origini (cf. Lc 1, 47 per Maria all’inizio del Magnificat; Lc 3,22 con la presenza “somatica” dello Spirito durante il battesimo di Gesù) è perché quanto vale per gli inizi vale per sempre nella vita della Chiesa. L’azione dello Spirito su Gesù è annunciata per i discepoli durante il viaggio verso Gerusalemme: «Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento che cosa bisogna dire» (Lc 12,11). Per questo la bestemmia contro lo Spirito (cf. Lc 12,10) consiste nel non credere alla sua azione, nella sua esistenza e nella sua presenza nella Chiesa.

Lo Spirito è il contenuto dela preghiera: per questo Gesù è sempre in preghiera. Come per il maestro così per il discepolo, la preghiera è il momento decisivo della propria esistenza.

 

 

ll vangelo di Luca