TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

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Esegesi

 

Lettere Paoline

 

    LA PRIMA LETTERA AI CORINZI

           

            Corrispondenza di Paolo con le comunità di Corinto

 

            Di Paolo alla comunità di Corinto ci sono pervenute due lettere. Corinto è la città più importante per il rapporto tra oriente e occidente, perchè per la navigazione si doveva per forza passare per corinto per il commercio, altrimenti bisgonava circunnavigare il peliponneso ed era difficile. Qui c'è la comunità che gli ha creato più difficoltà. La città di Corinto non ha nessun requisito per dirsi cristiana, una citta polietnica in cui tutti i culti convivono, una incestuosità sessuale abbastanza diffusa. Molta prostituzione c'era, Paolo evangelizza una comunità dove i prerequisiti per essere cristiani erano azzerati. Espressione politeista, tutte le divinità trovano spazio, dalla divinità indigene alla divinità greche e romane. Un contesto avverso al cristianesimo perchè c'è di fatto un politeismo diffuso, ma è presente già una piccola comunità giudaica, c'è una sinagoga. Paolo giungendo a Corinto cercherà di raggiungere prima la sinagoga e poi di evangelizzare questa città.

            A Corinto c'erano 10000 prostitute sacre, si confondono le prostitute sacre con le cortigiane che venerano afrodite per il ritorno dei mariti delle battaglie, c'è quindi un tempio di venere ma è ridotto. Comunque Corinto è una città incestuosa sicuramente, c'è una licensiosità sessuale, che non è però come la moderna, Corinto non è Amsterdam. La licensuosità sessuale entra nella sfera religiosa, non c'è quella anti religiosità che c'è nel nostro tempo.

           

         Ambiti fondamentali

 

            Il mittente: Paolo

 

            Paolo giunge a Corinto e inizia ad evangelizzare tra il 51, 52, data certa perchè compare davanti a Gallione che governava in quel periodo. Nel 52 Paolo riparte per il secondo viaggi missionario e dal 53 al 56 si instaura una rapporto epistolario fortissimo, le due lettere che ci sono pervenute sono soltanto la punta di un iceberg. Non abbiamo ad esempio nessuna lettera dei Corinzi a Paolo, ingnoriamo la lettera delle lacrime di cui parlerà in 2 Cor 1,2-4.

            Ci sono state altre lettere perdute, dopo il 70 d.C. La questione della legge viene posta in discussione, viene accusato di andare contro la legge, questa posizione di antinomismo, all'interno delle comunità cristiane determina il contrasto con la teologia di Paolo che porterà alla distruzione di una parte dell'epistolario paolino, senza l'attenzione di alcune comunità sarebbe stato distrutto tutto. Con le omelie di pseudo-Clemente abbiamo un anti paolinismo sfacciato, la sua visione della legge è problematica.

            Il pietrinismo è la corrente che contasta l'antinomismo, la corrente della tradizione di Pietro, la chiesa caratterizzata dall'osservanza di regole per precise.

            Durante il terzo viaggio Paolo torna a Corinto per organizzare la colletta per i poveri di Gerusalemme, ma la visita è disastrosa, un offensore lo denigra davanti la comunità di Corinto, Paolo abbandona la comunità e torna in macedonia dai Filippesi. Da qui invia la lettera delle lacrime, consegnata da Tito ai Corinzi, che si pentono e desiderano di rivedere ardentemente il volto di Paolo, di qui nasce la 2 Cor, i capitoli 1-9, sono la lettera della riconciliazione.

            Improvvisamente arrivano degli avversari che provengono dall'esterno della comunità che lo denigrano di nuovo, arrivano degli avversari di origine giudaica che l'accusano che mentre a distanza siamo aggressivi, da vicino siamo deboli, quindi non ha il carattere di un apostolo degno di questo nome, non ha mai visto Gesù non è uno degli apostoli, questa scatena la risposta di paolo 2 Cor 10-13.

            Il clima che si va rasserenando diventa burrascoso ora nella seconda parte, tutto questo non inficia l'ispirazione, inficia solo la formazione del testo. Paolo alla fine ce la fa, la comunità decide di stare dalla parte di Paolo, e la colletta si farà.

 

Il destinatario: I Corinzi

 

            Ci sono tante domus, le comunità sono chiese domestiche che si radunano a Corinto in maniera autonoma non regolamentata, con inevitabili differenziazioni, si tratta per ogni domus di 50 persone, queste comunità sono di estrazione non agiata, provengono dal contesto degli umiliores, sono poveri in gra parte, schiavi o liberti. Non ci sono senatori ed equestri, le parti più nomili, senatori chi gestisce le normative governative, equestri, i militari. Ci sono alcuni che però sono più agiati e possono permettersi una domus, così si capiscono le divisioni della comunità al momento del mangiare, c'è chi arriva prima e mangia, e chi dopo, i poveri, e non mangiano.

            Il contesto socio religioso si riflette sulle comunità, Paolo deve compiere un lavoro enorme di evangelizzazione che tutela la comunità, c'è uno slogan a Corinto "tutto mi è lecito". Le donne hanno un peso notevole, comandano nelle comunità domestiche, a tal punto che non usano il velo e mettono a tacere gli uomini, sono donne emancipate. A questi problemi Paolo dedica due sezioni della 1 Cor, il capitolo 10, le donne all'assemblea, e il capitolo 14 le donne devono tacere durante l'assemblea. Queste due prescrizioni perchè c'è un abuso opposto.

            Ci sono alcuni che comandano, gli arconti di Corinti, che hanno un peso nella comunità, monopolizzanoo tutto i ministeri sononelle loro mani, al punto chei deboli se ne vogliono andare 1 cor 12-14. Catecumeni e eboli che si senono esclusi dala vita della comunità. La 1 Cor è la letter più ecclsiologica dellelter diPaolo.

 

Logos

 

            Il centro del vangelo di Paolo è Gesù Cristo bche è morto e risorto per noi, la 1 Cor è una ripresentazione ecclesiale del vangelo, che cosa significa cioè la morte e risurrezione di Cristo per noi, Paolo struttura la lettera distinguendo i due elementi del kerigma, nei primi 4 capitoli è centrale la parola della croce, il versetto centrale 1,18.

            Della resurrezione parla in 1 Cor 15. Questa divisione perchè intende  affrontare dal kerigma tutte le questioniche riguardano la comunità. I corinti credevano nella resurrezione a tal punto che pensavano di poter fare tutto in virtù i questo, il problema è come si risorge.

            Questa composizione determina un dato contenutistico essenziale, nessuna questione etica morale puòn essere affrontata in quanto tale, perchè così si perde la battaglia, ciò che è bene per me non è bene per te, qualsiasi questione va affrontata con il kerigma, tu non devi andare a prostitute non perchè è vietato, per il mondo greco non è vietato, ma perchè il tuo corpo è tempio di Cristo.

            Perchè dal kerigma all'etica e non dall'etica al kerigma? Paolo è portato a sparare contro un moscerino con la bomba atomica. Paolo parte sempre dalle fondamenta, ha delle pagine dedicate all'etica di ampio spazio, ma non cade mai nel moralismo, perchè tutta l'etica è incentrata sul kerigma.

            La categoria centrale che attraversa la lettera è soma, per definire la comunità, l'ecclesia, la comunità è corpo di Cristo, categoria molto studiata nel campo esegetico. Oggi abbiamo due tendenze, che questa categoria sia mutuata dalla filosofia cirico storica, oppure dalla missione di israele come realtà corporativa unitaria, un solo uomo. Non è il primo Paolo ad utilizzare questo termine, questo si trova già nelle parti prepaoline. Il rapporto tra Cristo e i credenti si trova già nella trasmissione delle parole di Gesù ai suoi discepoli, quando Gesù si identifica con il corpo che sta per dare, questa categoria è espressa con tre accezioni: il soma eucaristico (questo è il mio soma, 1 cor11 23-25); soma è il corpo risorto di Cristo (1 Cor 15); corpo di Cristo è la Chiesa credente (1 Cor 12).

            Ognuno dei credenti è parte del corpo di cristo, il suo corpo è di Cristo, appartiene al signore, soma caratterizza quindi il corpo eucaristico, il corpo della chiesa, il corpo della chiesa, con l'accezione comunitaria e quella singolare. Paolo non considera uno di questi prioritario rispetto a un altro, dal punto di vista valoriale corpo di cristo è l'eucarestia, corpo di cristo è la chiesa, nessuna scissione.

            Dal punto di vista della formazione, del farsi, si va dall'eucarestia alla chiesa, prima il kerigma del corpo di cristo, già anticipato al capitolo 10, dall'eucarestia alla chiesa, non il contrario.

            Qual è la conseguenza del rapporto tra l'eucarestia e la Chiesa? Il battesimo nobn è il proprium del cristianesimo, è diffuso a qumran, nel gruppo di giovanni battista, una forma di abluzione, purificazione, Paolo non vede nel battesimo il cuore dell'essere cristiano, che è invece l'eucarestia, il fattoche uno abbia detto prima di morire in croce "questo è il mio corpo questo è il mio sangue" e questo determina anche la rivalutazione del battesimo, che non è una purificazione dal peccato originale, ma è essere con crocificssi, consepolti per conrisorgere insieme a Cristo. Il battesimo è unione e partecipazione alla morte e resurrezione di Cristo.L'eucarestia è il novum, il cristiano diventa l'eucarestia che mangia, diventa soma.

            Dalla diversità di cultura, di etnia, di ambiente sociale, si giunge alla unità. Questo è il modello che riscontriamo nella polis romana. Paolo utilizza gli stessi fattori in 1 Cor 12, 13-27, ma compie un edificio capovolto, non dalla diversità all'unità, dalla unità alla diversità, dalla unicità della fede in Cristo, dalla singolarità della fede di ognuno alla unità e quindi alla diversità, questa è l'unica ragione per la quale la chiesa si differenzia dalle altre associazioni, in cui le diversità convergono nella unità, nel cristianesimo dovrebbe essere il contrario.

            Questo permette a Paolo di evitare due tendenze presenti nella comunità di Corinto, l'uniformismo "forse sono tutti testa, forse sono tutti mani?". L'altro pericolo è che la diversità diventi divisione. Un'unità che si esprime in diversita.

 

1 Cor 13

 

            Il testo di 1 Cor 13 rappresenta un novum negli elogi, nessuno prima di Paolo ha pensato di elogiare l'agape. Per agape intediamo l'amore gratuito, eros è quello erotico, fisiologico, la philia è l'amore di amicizia, secondo la classica distinzione la philia è l'amore che contraccambia, l'eros è l'amore fisiologico, l'agape è una forma di angelizzazione dell'amore, sublimazione dell'amore. Per Paolo le cose non stanno così non contrappone mai l'agape l'eros e la philia, contrapposto invece l’agape ai vizi, soprattutto alla fornicazione e all'impucidizia ma non all'eros. Paolo non crea una netta contrapposizione tra queste realtà. In 2 Cor 12,15 (“Per conto mio mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime. Se io vi amo più intensamente, dovrei essere riamato di meno?”) l'agape segue i connotati della philia.

            Abbiamo tre parti fondamentali:

·        v.1-3 la necessità;

·        v. 4-7 l'utilità dell'amore;

·        8-13 la permanenza, ciò che resta è l'amore.

Un elogium è caratterizzato dall'encomio per una persona o per una virtù, il contrario è il biasimo. Dell'elogium abbiamo 5 parti fondamentali:

1.      l'esordio;

2.      l'origine;

3.      le azioni;

4.      il confronto;

5.       l'epilogo.

Bisogna introdurre, l'origine, che cosa hanno fatto queste persone, queste virtù il confronto con le altre persone, con le altre virtù, poi la conclusione. Qui nella 1 Cor c'è l'exordium bellissimo, non si parla dell'origine perchè si tratta di una virtù ma si passa alle azioni. Paolo non dice l'amore da dove viene ma dice cosa fa, abbiamo una lista dei verbi di cosa fa l'amore. Terzo momento è importante il confronto, quello che chiameremo sygknisis, l'agape è posto in confronto con fede e speranza innanzitutto e con le altre virtù ciò che resta è l'amore.

            Mancano l'origine e la conclusione. Manca la conclusione perchè questo introduce al capitolo 14. Manca l'origine perchè Paolo non intende parlare dell'amore di Dio, di Cristo e dello Spirito, questa pagina se la togliamo dall'epistolario paolino e la mettiamo in un libro di filosofia ci sta benissimo, assume caratteri universali, sta parlando dell'amore non solo quello cristiano, preferisce quindi non presentare da dove viene.

            Un altro elemento che caratterizza tutto lo stile del brano, l'amore è come una persona, è impersonificato, è una persona che è davanti e che sta operando. È una persona che sopporta, che crede, l'amore è come una persona. Paolo ricorre alla prosopopea, per dire che l'amore non è una virtù neppure tra le tante, ma la via della virtù, è la via dei carismi, non è una virtù tra le tante ma ha le virtù.

            È stato visto come un inno, un salmo, abbiamo tante possibilità, nessun elemento strofico che ci fa pensare a un testo in poesia, è un testo in prosa ma un testo elevato, termini rari che elevano il tessuto dell'amore. L'Io di questi versi è un io di Paolo, è un Io esemplare però, non abbiamo un identificazione storica dell’io che incontra l'amore, non è solo autobiografico. Quando ero bambino ragionavo da bambino, vale per tutti non soltanto per Paolo.

            Chi è il soggetto che ama chiunque altro? Chi ama chi? Paolo non cità il soggetto dell'amore, non parla dell'amore di Dio, non parla dell'amore di Cristo, che non è citato, non parla dell'amore dello Spirito, il soggetto di chi ama chi, non esiste. Questa pagina deve riguardare tutti non soltanto i credenti, ma anche coloro che non credono.

Altrettanto indefinito l'oggetto di questo amore, non si parla di amore verso gli amici o verso i nemici, è amore ecclesiale e extraecclesiale, comunitario e extracomunitario. Non è importante chi ama chi ma che qualcuno ami qualcun altro.

            L'agape di cui parla Paolo è visto come superiore alla pistis e alla elpis, superiore alla fede e alla speranza, Paolo evidenzia come l'amore sia soltanto ciò che resta non la fede e neppure la speranza resta. Nella comunità di Corinto i conflitti non sono risolti per la fede, la fede non risolve nessun conflitto, anzi li aggrava, non basta la fede, anzi in nome  della fede si creano partiti, divisioni. Non lo risolve neppure la speranza, tutti sperano nella risurrezione, speranza collettiva, ma ognuno la pensa in modo diverso sul come, risorgerà l'anima o solo il corpo? Il corpo spirituale e quello materiale? L'unica via di comunione è l'agape per questo non soltanto è l'elogio principale, nonostante la fede è fondamentale nelle lettere paoline, Paolo non fa mai l'elogio della fede. In un contesto battagliero Paolo deve scegliere, in realtà in un contesto non polemico come la 2 Cor, la fede la speranza e l'amore non sono tre virtù separate ma sono un'unica virtù. La fede autentica è quella che opera tramite l'amore dirà in Galati 5,5-6 (“Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo. Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità”). Nella stessa relazione tra agape e speranza dice che l'amore tutto spera, nessuna separazione tra agape e speranza, speranza di lungo raggio speranza verso il futuro.

            Il contesto fondamentale dei riferimenti all'agape è quello dei ringraziamenti epistolari (“perché sento parlare della tua carità per gli altri e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi. La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo. La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua.”Fm 1,5-7). Nelle sezioni kerigmatiche in cui Paolo presenta il suo vangelo cap 5 e 8 della lettera ai romani è qui, in queste sezioni, che Paoo si sofferma sull'origine dell'amore, l'amore di Dio, l'amore di Cristo, non quello che noi abbiamo per Lui. Rm 8,28 (“Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno”) è uno dei pochi testi che parla di amore che noi abbiamo per Lui, ma subito surclassato dall'amore che Lui ha per noi che è molto più grande. Amore che si rende presente nello Spirito, Giovanni dirà che lo Spirito è amore, secondo Paolo lo Spirito produce amore.

            Nelle sezioni paracletiche, Lv 19,18, citato in Gal 5,13 e Rm 8,10. L'amore del prossimo è formato su questa citazione, è l'adempimento della legge l'amore. Il frutto dello Spirito è amore gioia pace, Gal 5,22 (“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”), l'agape in prima posizione. Paolo evidenzia la dimensione comunitaria e extracomunitaria, quest'amore vicendevole nella comunità portare i pesi gli uni degli altri, ma anche verso quelli di fuori, l'amore per il nemico, soltanto l'agape porta le relazioni da inemicate ad amichevoli.

            I post scriptum, le conclusioni episcolari, qui pone ancora una volta l'accento sull'agape, l'amore di Gesù Cristo la pace dello Spirito 2 Cor 13,13 (“La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.”): la grazia, l'amore la comunione, qui l'amore è subito posto in relazione con Dio che è l'amore che dona amore, la presenza dell'agape è in tutte le sezioni episcolari delle lettere di Paolo. Qui in 2 Cor riporta la funzione kerigmatica ed esortativa dell'amore.

In 1 Cor 13 l'amore non è descritto nella sua origine tranne nel verso 12 (“Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.”) che però è messo alla fine, qui  Paolo richiama l'origine teologica dell'amore.  Conoscenza è sinonimo del linguaggio dell'amore nell'A.T. Non è una conoscenza noetica, paolo dice che la conoscenza gonfia l'agape edifica, non è una conoscenza intellettiva dei libri, ma una conoscenza esperienziale, conoscenza di Dio per me. Conoscerò perchè sono stato conosciuto da Dio, amato da Dio. Questo verso ci fa capire dove Paolo ha sviluppato questo amore universale di cui parla.

            L'origine teologica dell'amore è imprenscindibile dall'origine cristologica, Per Paolo ci ha amati e conosciuti in Cristo, l'amore di Dio non è comprensibile senza Cristo, in Lui l'amore di Dio si è reso estremamente visibile. Dio ci ha detto si in Cristo, l'evento centrale è quello della morte e risurrezione, il luogo in cui l'amore di Dio ci raggiunge, non un elogio dell'amore in astratto, ma Dio ci ama in Cristo sulla croce, non è teorico, è concreto, è visibile.

            Perchè Paolo pone tra 1Cor 12 e 1 Cor 14,  1 Cor 13? La comunità è divisa da carismi ricercati da alcuni e non frequentati da altri, quello di parlare in lingue è il carisma più ricercato, in 1 Cor 12 Paolo porta il problema.

  1. L'agape rappresenta il criterio per valorizzare carismi, ministeri attuazioni. Posso avere anche un ottimo carisma e ministero donatomi dallo Spirito, ma il criterio che lo fa esprimere è l'agape, neppure l'interesse comunitario, l'agape è la cartina di tornasole per conprendere i ministeri.
  2. L'agape rappresenta la via, non uno dei carismi ma la via dei carismi chi è raggiunto dalla vita si esprime in tanti carismi, chi non è raggiunto dall'amore si sterilizza.  Non è un carisma quindi ma la via, non un carismo, ma un itinerario, quello che propone Paolo è un progetto è un itinerario, nessuno può dire sono all'altezza, la comunità deve avanzare verso la meta. Se i carismi e i ministeri non hanno come meta l'agape sono nocivi, non solo inutili, ma nocivi.
  3. La meta, Paolo escatologizza l'amore, che è più forte della morte, lo presenta al di là della morte al di là della fine temporale, questo sia in positivo che in negativo, perchè saremo giudicati sull'amore. Suding ha evidenziato che Paolo sottolinea non solo la via ma la meta oltre la morte.

            La 1 Cor è attraversata come un fiume dalla tematica dell'agape nel positivo e nel negativo, Paolo ha bisogno di cercare una realtà che stabilisce la comunione nella comunità e la trova nell'agape, che non è miele dolce, l'agape è comprensivo per Paolo sia dell'eros che della philia, non è negazione di eros e philia. È un agape fisiologico, non soltanto spirituale ed è un amore che chiede contraccambio.

            Più della fede e della speranza perchè ciò che non possono fede e speranza lo può solo l'amore: la fede non ha creato unità anche se tutti i credenti hanno la stessa fede, la speranza anche questa non ha creato comunità l'unica via che edifica è la carità.

            1 Cor 13 va oltre le connessioni comunitarie, non chi ami chi, ma che ami chi.

 

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