Ponzio Pilato |
Alla divisione del regno avvenuta alla morte di Erode il Grande la regione di Gerusalemme venne assegnato al figlio Archelao: questi però fu tanto crudele e inviso al popolo che Augusto nel 6 d.C., decise di rimuoverlo, confinarlo nelle Gallie e la regione fu direttamente amministrata da Roma che nominava un "Praefectus" (che generalmente viene definito " procuratore" ) dipendente da Antiochia in Siria, il potere giudiziario era nelle mani del procuratore. Il sinedrio non poteva pronunciare ne far eseguire condanne a morte (Gv 18,31). Al tempo di Gesù la Galilea e la parte settentrionale della Transgiordania erano rette da re giudei, Erode Antipa nel nostro caso. Invece la Samaria, la Giudea e L’Idumea erano rette da un procuratore romano (Lc 3,1), all’epoca di Gesù c’era Ponzio Pilato che ebbe questa carica dal 26 al 36 d.C. dopo altri quattro governatori. Si tratta di un personaggio di rilievo molto modesto che deve però la sua immensa notorietà all'episodio evangelico: poco perciò sappiamo di lui. Dal nome sembra di origine sannita: Ponzio infatti era una gens sannita: troviamo infatti un Caio Ponzio alla guida dei sanniti nell'episodio delle forche caudine e un altro Ponzio guidò gli italici nella guerra sociale. Ponzio Pilato era di ordine equestre, fece la sua carriera ai tempo di Seiano, l'onnipotente prefetto di Tiberio finchè, nel 26 a.C. ebbe l'incarico in Giudea. Si trovò subito in grande difficoltà: fece porre le insegne romane sul Tempio ma dovette ritirarle per timore di una sommossa generale, usò il tesoro del Tempio per la costruzione di un acquedotto ma scoppiarono disordini sedati con l'uso di bastoni da soldati sparsi tra la folla, alla fine represse sanguinosamente tumulti scoppiati in Samaria: per questo ultimo episodio fu richiamato a Roma per giustificarsi dall'imperatore Tiberio nel 36. Quando vi giunse pero l'imperatore era morto e di lui si persero le poche tracce storiche: possiamo presumere che la sua modesta carriera avesse termine. Il suo governo risultò caratterizzato da “venialità, corruzione, violenza, furti, ingiustizia, offese, esecuzioni fatte senza processi giudiziari, continua e insopportabile crudeltà”1 (Lc 13,1; Mc 15,7). Fino però dai primi secoli sulla sua figura così importante nei vangeli sorsero tante leggende: in una di esse si sosteneva che si sarebbe convertito con la moglie al cristianesimo. Questo racconto fu accolto dalla chiesa Copta d'Egitto che lo proclamò santo e tuttora lo festeggia il 25 giugno. Per quanto attiene all'episodio evangelico facciamo qualche osservazione: generalmente il procuratore romano non risiedeva a Gerusalemme ma in occasioni come la Pasqua nelle quali potevano scoppiare tumulti egli vi si recava a capo dell'esercito che prendeva posizione nella città sacra; mentre nelle altre occasioni si preferiva avere presenza più discreta. Infatti nei Vangeli solo in questa occasione appaiono soldati e autorità romana. La situazione personale di amministratore di Pilato ben si accorda con la sua esitazione nel prendere una posizione precisa nel processo di Gesù in quanto evidentemente egli teme comunque di sollevare tumulti e si trova a dover giudicare una situazione religiosa di cui non ha alcuna competenza. Cerca di scaricare la "patata bollente" a Erode che certamente aveva più dimestichezza con simili situazioni ma questi, però, ha le sue stesse preoccupazioni e rifiuta di accollarsi questo fastidioso e pericoloso incarico. 1 Filone, Leg. Gai. 302 |