Sacrifici del Sabato e le nenomenie Dopo il sacrificio quotidiano compaiono altri due momenti particolari della vita cultuale di Israele: il sabato e la neomenia o luna nuova. Anche se non c’è corrispondenza tra i sacrifici offerti in questi due tempi questi vengono sempre trattati insieme. Oltre al sacrificio giornaliero la normativa prevede un sacrificio aggiuntivo ogni sabato come ogni giorno particolare superiore in santità a tutti gli altri. La legislazione conosceva da tempo l’importanza che aveva assunto il sabato nell’accezione biblica di 7° giorno e di assoluto riposo, ma solo in seguito il sacrificio diventò essenziale per esprimerne la santità. Accanto al sacrificio sabbatico, sia in Nm 28,11-15 che in Ez 46,6-7, viene presentata la normativa sui sacrifici da offrire all’inizio di ogni mese. Nelle raccolte di leggi sulle festività e sui calendari cultuali si parla del sabato e delle feste annuali, ma manca ogni riferimento alla festa di inizio mese. Nelle normative cultuali all’interno della pericope del Sinai si è interessati soltanto ai doni che il popolo deve portare a tempio durante le grandi feste, senza prendere in considerazione l’offerta quotidiana e neppure quella della luna nuova e della luna piena. Il gruppo di feste annuali fa parte a sé stesso e non è mai confuso con gli altri tempi sacri pubblici. È probabile che nelle leggi cultuali del pentateuco si volesse deliberare soltanto riguardo alle grandi solennità. Infatti, la presenza del sabato in Es 23,12; 34,21 è volta a stabilire l’osservanza del riposo, senza accenni a festività o offerte o sacrifici. In Lv 23,3 la festa del giorno di sabato è collegata vicino alla solennità senza comunque accennare a sacrifici, il versetto 4 lascia intendere che il ricordo del sabato (v.3) sia una inserzione posteriore. È anche probabile però che si sia voluto eliminare il ricordo di festività di inizio e metà mese per il loro forte sapore pagano. Solo in epoca più recente sulla linea tracciata dalla legge del tempio di Ezechiele, si determinò in Nm 28,1-30 i tempi sacri nei quali offrire sacrifici e offerte al tempio. Per la sopravvivenza del secondo tempio era rilevante poter avere entrate fisse oltre a quelle delle feste annuali. Così si elevò Sabbat ormai come 7° giorno della settimana e come giorno di assoluto riposo, a festività con un suo rito sacrificale, si recuperò anche hodaes nel senso di festa con un suo rito sacrificale ogni inizio di mese e si collocò a capo di tutta la serie l’olocausto perpetuo. In tal modo l’enumerazione in senso crescente: giorno, settimana, mese e anno, si è imposta, finché si è celebrato il culto nel tempio di Gerusalemme. Accanto al sacrificio sabbatico, sia in Nm 28,11-15 che in Ez 46,6-7, viene presentata la normativa sui sacrifici da offrire all'inizio di ogni mese. Nelle raccolte di leggi sulle festività e sui calendari cultuali si parla del sabato e delle feste annuali, ma manca ogni accenno alla festa d'inizi mese. Singolare per la mancanza del sabato, è il testo di Nm 10,10, in cui i giorni di festa del Signore, annunciati dal suono delle trombe, sono riassunti nella frase "e nel giorno del vostro gaudio e nelle vostre occasioni di festa e agli inizi dei vostri mesi(ro'shodaes)". La mancanza della festa hodaes nei calendari cultuali del Pentateuco richiede un chiarimento sulla presenza di tale termine, che si trova insieme a sabbat e anche da solo, in diversi testi narrativi e poetici, valutato a volte in senso negativo e a volte in senso positivo. Almeno per le culture semitiche dell'antico oriente, è abbondantemente documentata la celebrazione festosa della luna nuova e della luna piena, con sacrifici e offerte, Israele non ha vissuto la sua storia, soprattutto quella più arcaica segregato dagli altri popoli. L'esilio e la restaurazione successiva sono le cause più importanti per la messa in atto di una profonda revisione dei testi legislativi all'interno della pericope sinaitica. L'autore di Nm 28,1-30, è interessato a stabilire, all'interno di una logica precisa, i doni da presentare a Yhwh durante i tempi sacri, a partire dall'olocausto quotidiano e sabbatico fino ai sacrifici delle neomenie e delle grandi feste annuali. È probabile che nelle leggi cultuali del pentateuco si volesse deliberare soltanto riguardo alle grandi solennità, è anche probabile però, che in queste disposizioni cultuali sulle feste si sia voluto eliminare il ricordo di hodaes wesabbat (festività all'inizio e a metà mese) per il loro forte sapore pagano. Solo in epoca più recente, sulla linea tracciata dalla legge del tempio di Ezechiele, si determinò in Nm 28,1-30, i tempi sacri nei quali bisognava presentare sacrifici e offerte al tempio. Per la sopravvivenza del "secondo tempio" era rivelante poter avere delle entrate fisse oltre a quelle delle offerte annuali. Così si elevò sabbat, ormai concepito come settimo giorno della settimana e come giorno di assoluto riposo, a festività con un suo rito sacrificale; si recuperò anche hodaes nel senso di festa con un suo rito sacrificale ogni inizio mese e si collocò a capo di tutta la seire l'olocausto perpetuo. |