Sacrificio espiatorio/Hattat Nei capitoli 4 e 5 abbiamo i sacrifici espiatori, nel capito 4 abbiamo una distinzione sul perdono dei peccati. La caratteristica di questi sacrifici è il sangue, si asperge con il sangue ciò che deve essere asperto, segno di perdono dei peccati, dipende però dove viene usato, se viene usato su un altare non vuol dire che si perdonano i peccati all'altare, anche il sacerdote prima del concilio vaticano II girava intorno all'altare e lo purificava prima della celebrazione, ma è segno di purificazione. Siccome viene utilizzato il sangue di questo sacrificio per altare o altri suppellettili vuol dire che vengono purificati, quando invece viene usato su una persona umana purifica nel senso che perdona dai peccati, purifica ciò che l'uomo ha fatto di sbagliato. Nei versetti 1-12 si parla del perdono dei peccati dei sacerdoti, nei versetti 22-26, c'è il perdono del capo, se dopo l'esilio il sacerdote prende il posto del re perché si parla di capo? Perché quando inizia a perdere colpi l'impero persiano e inizia a infiltrarsi il mondo greco, i persiani si indeboliscono e non riescono più a controllare tutto, quindi si iniziano a scegliere dei capi che rappresentano il popolo per andare a trattare, è un periodo quindi più recente. Sotto i persiani non c'era un capo politico, quindi questa parte è stata introdotta successivamente. Tutti i documenti di Elefantina, inoltre,non citano questi due sacrifici, perché ancora non esistevano probabilmente questi tipi di sacrifici, nascono nel momento in cui il popolo non riesce a essere santo nonostante il santo sia in mezzo a loro e quindi devono esserlo per forza. Di entrambi i sacrifici il sangue è presente in entrambi, le carni visto che sono sacre vanno tutte al sacerdote. Tutte le volte che si tratta di una rottura o una contaminazione del sacro, viene spaccato, qualcosa che rovina un aspetto sacrale, si ha il sacrificio di riparazione. Con il termine hatta’t l’ebraico biblico indica un tipo di sacrificio tradotto con sacrificio per il peccato, ma forse è più logico che il sacrificio si riferisca all’effetto più che alla causa, per questo è preferibile la traduzione sacrificio espiatorio. Nella riflessione teologica si è sentita la necessità di trovare una soluzione per poter riparare la rottura causata dal peccato. Questa riflessione è comune a tutti i popoli, ognuno ha elaborato una sua forma rituale, non necessariamente sacrificale, attraverso cui si ristabilisce la situazione iniziale e si elimina la colpa. Il problema che pone l’uso di hatta’t, come atto sacrificale espiatorio, riguarda la difficoltà di poter determinare l’epoca, quando è avvenuto lo spostamento semantico del termine verso un ambito strettamente sacrificale. La funzione espiatoria, che veniva attribuita ai sacrifici minha, zaebah, olà, kalil, diventa esclusiva del sacrificio hatta’t. trovandosi in contesti normativi riferiti alle celebrazioni rituali delle feste, il sacrificio hatta’t è molto spesso unito ad altri sacrifici, specialmente a olà e minha. Il sacrificio hatta’t può essere utilizzato sia nella sfera pubblica che in quella privata, ma la consumazione della carne spetta solo ai sacerdoti, e non in tutti i casi. È comunque un sacrificio cruento e le vittime sacrificali preferite sono il giovenco e il capro, ma in casi particolari è previsto anche l’uso di tortore o colombi. Degne di nota sono le espressioni con hatta’t in status constructus, nelle quali la vittima, durante la cerimonia, acquista una chiara importanza, tanto da divenire essa stessa ricoperta di peccato, in modo tale che, per mezzo della sua immolazione, vengano annullate tutte le malefiche conseguenze del peccato. |