Feste annuali Le grandi feste del mondo ebraico, quelle cicliche sono feste agricole, la prima festa agricola è la festa degli azzimi . Le feste sono di origine agricola perché seminare era la sussistenza, era un dono di Dio, quando si ricavavano i doni dalla terra bisognava ringraziare, era la festa della raccolta dell'orzo, che poi è stata riletta, storicizzata. In questa festa del 14 Nisan c'è la festa di pasqua, cioè l'uscita dall'Egitto, festa originariamente agricola quindi che poi prende una caratteristica che riguarda proprio la storia del popolo. Poi c'è la festa delle settimane, quando si offre l’orzo è il giorno dopo il sabato, da questo giorno bisogna contare 7 settimane e poi ci sarà la festa delle settimane, la festa della raccolta del grano, è una festa agricola, che noi abbiamo chiamato pentecoste, festa del ricevimento dello spirito, per loro storicizzato ricorda il momento in cui Dio ha dato le tavole. L'altra grande festa è la festa delle capanne , è la festa della raccolta delle ultime cose che ci sono da raccogliere, uva e olive, olio e vino. Questa festa richiedeva ai vari proprietari, durante la notte di farsi delle capanne di frasche per abitare in mezzo all'oliveto per stare attenti che non venissero i ladri. Questo è rimasto nella festa, ma quando gli ebrei l'avevano storicizzata ricordando i 40 anni del deserto le capanne non erano più l'ideale, le capanne di frasche nel deserto non si potevano fare, quindi è stata chiamata festa delle tende, anche se ancora oggi alcuni fanno capanne di frasche che è rimasto da questa festa antica. La festa del capodanno ebraico, è una festa molto ricca, la festa della luna nuova. Nel mondo antico si usa il calendario lunare. Fin dalle epoche arcaiche sono documentati particolari tempi di festa, il ritmo incessante delle stagioni ha stimolato osservazioni attente degli astri maggiori per regolare i tempi della semina e del raccolto. Un particolare interesse per fissare i mesi e l'anno in funzione delle attività agricole suscitò la ritmata cadenza delle fasi della luna, del corso del sole e degli equinozi di primavera e di autunno. I tempi forti della mietitura e della vendemmia, quali momenti di gioia per la raccolta del frutto di tante fatiche, sono stati collegati a riti festosi ricorrenti ogni anno, celebrati nei vari santuari da tutta la popolazione. La festa, in cui si sprigionano sentimenti di gioia, è unita ai miti primordiali, rappresentati nelle azioni cultuali e sempre rivolti alla comprensione del fine ultimo della vita. Con prepotenza irrompe il desiderio dell'uomo di fuggire dalla vita quotidiana e di aprirsi alla trascendenza. Per questo motivo la festa, col suo impeto divino, acquieta gli animi. Nel gioco si scavalca la noia e si viene travolti dalla nota gioiosa di un'azione legata all'eterna opera divina. Nell’evocazione della memoria il tempo primordiale è attualizzato nei riti. Creazione ed eventi mitologici, in cui il mondo e l'uomo sono chiamati alla vita, vengono nella festa rievocati e rappresentati, affinché il loro beneficio non abbia mai fine. Durante la celebrazione la popolazione si sente trasportata in una sfera rigeneratrice: nel tempo sacro, nel suo calore, nella freschezza e nell'originalità dell'attimo creativo. Nel dì di festa si viene trasportati là, dove tutto sfavilla come il primo giorno. |