Esistono nella affermazioni della Bibbia alcune contraddizioni, come ad esempio quella di Gen 7,2-3 e quella di Gen 7,8-9. Nella prima si afferma che di ogni animale Noè ne avrebbe dovuti prendere sette paia da mettere nell’arca, nella seconda invece non si parla più di sette paia. Secondo Gen 4,26 l’umanità fin dall’origini invoca JHWH, mentre secondo Es 3,13 questo nome è manifestato a Israele solo con la vocazione di Mosè. Nei racconti delle piaghe ci sono versetti in cui si afferma che JHWH permette che il cuore del faraone si indurisca (Es 7,3), accanto ad altri passi in cui si dice che il Faraone indurisce il proprio cuore (Es 8,11). Allo stesso modo si possono rilevare vari doppioni:
Ci sono nella Bibbia, testi molto antichi vicino a testi quasi contemporanei all’ultimo autore che pose insieme i testi. “Dio non concepì a tavolino uno schema astratto, ma si coinvolse concretamente con gli uomini. […] Per mezzo di loro Dio parlò a noi – e non nonostante loro.”1 Nel caso del diluvio universale, non si voleva analizzare ciò che era realmente accaduto ma far vedere come Dio non si prende cura soltanto degli uomini ma di tutta la creazione. Espressero queste idee con il modo di pensare dell’epoca. Secondo Wellhausen il Pentateuco (I primi 5 libri dell’A.T.) è il risultato della fusione di quattro documenti: il documento jahwista (“J”), così chiamato per la preferenza in esso accordata al nome divino JHWH, il documento elogista (“E”), nel quale ricorre invece la preferenza per il nome Elohim, il deuteronomio primitivo (“D”) e il documento sacerdotale (“P”).
1 Klaus Vogt, Piccola storia d’Israele, Cittadella Editrice, pag. 6 |