Concezione ecclesiologica nei diversi scritti |
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Ci sono diversi modi per studiare la Chiesa nel Nuovo Testamento, non c’è un’ecclesiologia unitaria nel Nuovo Testamento, gli scritti del Nuovo Testamento si differenziano:
In nessuno scritto abbiamo una visione sistematica della Chiesa, ed è solo mettendo insieme le varie posizioni senza cadere nel conciliarismo negando le differenze, che si può avere una visione di insieme. A una concezione misterica che vede la Chiesa in stretto rapporto con la sua origine divina, corrisponde una particolare vita comunitaria che implica un’organizzazione che si orienta in senso carismatico e istituzionale. Concezione misterica della Chiesa che nasce da Dio, a ciò corrisponde una fraternità, una comunità che vive in modo particolare, e che implica però un’organizzazione. Un’analisi ecclesiologica deve tenere conto della dottrina dei diversi autori, non si può dire che l’ecclesiologia della 1 Cor fortemente carismatica sia come quella delle lettere pastorali dove si sviluppa il principio gerarchico pastorale. Ci sono diverse scelte ermeneutiche, c’è il problema di giungere a un ecclesiologia unitaria. Bisogna tenere presente il carattere canonico di tutti i testi, il criterio quindi è di tenere l’unità nella pluralità. Per Matteo è la nuova Israele, per Paolo è corpo di Cristo, bisogna riuscire a trovare un filo rosso comune, questa idea deriva dal fatto che nessun scritto vuole dare una visione esaustiva della Chiesa. Persino i dati più espliciti esigono di essere ordinati, è questo il motivo per cui la riflessione sulla Chiesa non può chiudersi sono al Nuovo Testamento ma bisogna andare ai Padri. Il metodo diacronico permette di disporre solo dei filoni più evidenti che sintetizzano i temi più rilevanti, notando le differenze si cerca di tenere insieme gli scritti, di tenerli tutti presenti. |