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Autori Patristici
Si converte in età abbastanza adulta aveva 35 anni circa, subito dopo la conversione fu battezzato e subito si può dire fu acclamato vescovo, vescovo di Cartagine, teologo, pastore dotato di grande capacità intellettuali, spirituali. Fu testimone di un secolo tormentato perché ormai l'impero romano è avviato verso la decadenza, tanto che avvertendo questa disgregazione dell'impero romano, l'imperatore Decio impone il sacrificio agli dei. Per i cristiani significa una persecuzione feroce, non potevano certo sacrificare agli dei. Con Decio si ha quindi una persecuzione feroce. Cipriano si sottrae con una fuga strategica, passata l'emergenza la Chiesa Africana si trovò dinnanzi a nuovi problemi. C'era il problema dei lapsi, molti cristiani sacrificano o comunque comprano il libello che attestava di aver sacrificato, come si doveva considerarli? I riferimenti alla Chiesa sono numerosi, si ritiene che fu tra i primi a scrivere un “trattato”, naturalmente non un vero trattato completo. Novato era un presbitero di Cartagine che aveva ordinato un diacono di nome Felicissimo, creava molti problemi, divideva la comunità contro Cipriano, qualcosa di simile faceva Novaziano a Roma per disturbare la Chiesa Romana, contro chi porta scismi e divisioni Cipriano insiste sulla necessità di rimanere nella Chiesa, unica arca di salvezza. I confessori erano coloro che condannati al martirio per una ragione o per l'altra non erano morti e avevano un grande carisma, e i lapsi si facevano dare da questi una lettera di reintegro nella Chiesa. Queste persone stavano producendo una scissione interna alla Chiesa. La Chiesa è sacramentum unitatis, la Chiesa svela la sua identità attraverso l'unità. Tutto è a servizio di questo bene sommo. Il vescovo Cipriano è un tipo abbastanza pratico e avverte l'esigenza di dare un criterio più visibile. Per Cipriano la Chiesa è fondata sugli episcopi per volontà del Signore, Ireneo diceva che gli apostoli avevano affidato la Chiesa a dei successori, Cipriano giunge ad identificare i vescovi con gli apostoli. Mt 16,18-19 Gesù permette di edificare la Chiesa su Pietro. Textus Receptus parte da Pietro riconoscendo la dignità di onore e di potestà dell'episcopato, quello che ha Pietro ce l'hanno anche gli altri apostoli. Noi partiamo da Pietro per dire del primato, qui invece per parlare di tutti i vescovi. Ma anche Cipriano ha questa interpretazione, certamente anche gli altri apostoli erano ciò che fu Pietro, questo anche per noi ora, anche il Papa è un vescovo non è un super vescovo, ma il primato è stato dato a Pietro in modo che si riconosca una sola cattedra. Cipriano ha un doppio rapporto con la sede romana, prima insieme ci lotta per il problema dei lapsi, Roma e Cartagine sono in piena armonia, poi c'è una seconda fase in cui il rapporto è completamente conflittuale ed è nell'occasione del battesimo degli eretici. Segue la dottrina dell'episcopato di cui sviluppa due aspetti: particolare e universale. Individualmente ogni vescovo è in netta connessione con la sua Chiesa locale “il vescovo è nella Chiesa e la Chiesa è nel vescovo, se qualcuno non sta con il vescovo non sta con la Chiesa”. Come c'è però un'unica Chiesa c'è un unico episcopato, unico e compatto. Questa visione sta alla base della collegialità episcopale (termine che non usa mai Cipriano), la comunione con un singolo vescovo in una singola Chiesa è comunione con tutti i vescovi con tutta la Chiesa universale. Uscire dalla singola Chiesa locale è quindi uscire dall'universale comunione. Si è vescovo per essere ministro di comunione, questo prima di tutto, la comunione all'interno della propria diocesi e la comunione tra i vescovi. A livello pratico, Cipriano cercherà di mettere in pratica queste idee. Cipriano inventa l’istituto conciliare (a partire dal 250, organizza concili a livello di chiesa africana). Anche quando è in esilio dice che prima di prendere decisioni, bisogna trovarsi insieme. Molte le immagini che usa Cipriano riguardo la Chiesa, molte sono riprese dalla Bibbia, la sposa ad esempio, altre elaborate da lui personalmente come i raggi del sole che sono molti ma unica è la luce, come molti sono i rami degli alberi ma unico è il tronco questi conservano l'unità dall'origine, se separi dall'origine non vive più il ramo. Un simbolo che sta molto a cuore a Cipriano è la tunica di Cristo, senza cuciture, fatta tutta di un pezzo. La tunica di Cristo serve per ribadire il concetto che c'è una sola Chiesa e che è importante l'unità. Non può rivestire la veste di Cristo (il battesimo per i Padri era rivestire questa veste) chi non rimane in unità con la Chiesa. L'assioma di Cipriano “fuori dalla Chiesa nessuna salvezza” è famosissimo, si trova nell'Epistola 73, questo non costituisce un assioma assoluto, non sta parlando Cipriano se c'è salvezza per chi non è stato battezzato, Cipriano non se lo pone proprio il problema, non sta neanche parlando di salvezza eterna, ma sta parlando della Chiesa che su questa terra è salvezza per gli altri, ha gli strumenti della salvezza. Se tu rompi l'unità della Chiesa, ti metti fuori, tu non hai più i mezzi di salvezza, riguarda i cristiani, non i pagani o le altre religioni. Chi si separa dalla Madre di separa da Dio, se si poteva salvare chi era fuori dall'arca di Noè ora si può salvare chi sta fuori dalla Chiesa. Il vero fondamento dell'unità della Chiesa, cuore di tutto il discorso è il mistero trinitario, poiché Padre e Figlio sono una cosa sola ne deriva che chi lacera il tessuto della Chiesa fa ben di più che lacerare un'organizzazione umana, ma non conserva la fede nel Padre nel Figlio e nello Spirito Santo, non ha la fede nella Trinità, se sei motivo di divisione nella Chiesa non hai la fede nella Trinità. La Chiesa è il popolo radunato nell'unità del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, la Chiesa è derivata dalla comunione trinitaria, è un estensione sulla terra della comunione trinitaria.
Agostino è certamente la figura più imponente della chiesa occidentale. Agostino non ci dà un’opera sistematica sulla Chiesa, ma ha una solida ecclesiologia, radicata nella Scrittura, sviluppata col suo sistema filosofico neoplatonico, e attualizzata anche contro alcune eresie, come il donatismo e il pelagianesimo. L’ecclesiologia di Agostino è un’ecclesiologia cristologica, al punto da parlare di un’unica persona: il Christus Totus. Questo lo apprende dalla Scrittura, due testi: Ef 5,31-32 (Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! ), e At 9,4 in cui si domanda a Paolo "Saulo perché mi perseguiti?" Chi perseguita la Chiesa perseguita Cristo. Un testo chiaro è l’esposizione al Salmo 3: Noi tutti insieme uniti al nostro capo siamo il Cristo, senza il capo non valiamo nulla, perchè con il nostro capo siamo la vita, senza siamo tralci spezzati destinati al fuoco. Nulla senza di te, ma tutto in te, perché quello che Dio fa in noi, sembra che siamo noi a farlo. Questo in sintesi il pensiero di Agostino:
Christus Totus: è alla base di tutto il sistema di Agostino; è il paradigma interpretativo dell’ecclesiologia agostiniana, cioè il legame tra Chiesa e Cristo, tanto da far parlare di una sola persona. Ef 5,31-32 (unione tra sposo e sposa), e At 9,4: Cristo si identifica con la Chiesa che Paolo perseguita. Riguardo al Sal 30, Agostino dirà che si accentua l’unione, senza mai perdere di vista la sottomissione. Nel commento a Giovanni: pienezza di Cristo sono il capo e le membra, il Cristo e la Chiesa. Unitatis ecclesiae: seguendo questo orientamento, Agostino formula una teologia dell’unitas ecclesiae, per i padri, il tema dell’unità è forte. La chiesa per Agostino non è semplicemente una collectio fidelium, ma qualcosa di più della somma, è qualcosa di ontologico, è un dono di Dio, che rende l’unità produttrice di verità e di salvezza. La verità si trova nell’unità della chiesa. Quando siamo disuniti, perdiamo verità e salvezza; concezione dinamica. Il principio di questa unità è pneumatologico; è lo Spirito Santo che fa da anima all’unitas ecclesiae. Per Agostino lo Spirito Santo è anima dell’unità della chiesa. Come l’anima vivifica il corpo, così è lo Spirito Santo. Staccarsi dall’unità ecclesiale significa staccarsi dall’anima. Chi si stacca dall’unità si allontana dall’influsso dello Spirito Santo. Corpus permixtum: la sacramentaria di Agostino. Distingue il signum dalla res: possiamo avere il sacramento, ma non è detto che dobbiamo avere la res. Quando il battesimo è celebrato con le caratteristiche del signum, il sacramento è valido, ma non è detto che il signum corrisponda alla res. Agostino distingue 2 aspetti della chiesa: uno esteriore (signum) e uno interiore; non li separa, li distingue soltanto. L’aspetto visibile è ciò che ci fa essere chiesa (aspetto esteriore), e cioè la communio sacramentorum; per esserci questa, deve esserci la communio sanctorum. Senza il primo non si è nella chiesa, ma anche il secondo è necessario, perché molti sono nella chiesa esteriormente, ma non interiormente. Questa riflessione serve per riconoscere la natura escatologica della Chiesa. La Chiesa per Agostino vive due fasi: fase terrena e fase celeste; nella fase terrena, la Chiesa è corpus permixtus (vi sono degni ed indegni). La Chiesa non è adesso ciò che sarà dopo la resurrezione. Allora non sarà più un misto di buoni e cattivi. È alla fine dei tempi che sarà chiaro chi è la Chiesa. Agostino non distingue due chiese: la chiesa è una. Agostino ragiona in termini di unità e di carità. L’idea del Christus Totus influenza anche la sacramentaria di Agostino, che risolve la questione del battesimo degli eretici: l’unione tra Cristo e la Chiesa è così stretta che è Cristo stesso il garante della validità dei sacramenti, al di là del merito o demerito del ministro. Battezzi pure Pietro, è Cristo che battezza; battezzi pure Giuda, è Cristo che battezza. Ecclesia de eucarestia: se la Chiesa è Christus Totus, il sacramento che alimenta la comunione è l’eucarestia. L’idea sull’eucarestia è un’idea caratteristica di Agostino: l’eucarestia ha un aspetto ecclesiologico perché Agostino parla del Cristo eucaristico, intende sempre il Christus Totus (caput et corpus, capo e corpo). Il banchetto del Signore è l’unità tra il Signore e il suo corpo; la Chiesa è sempre implicata nell’eucarestia. Nel Discorso 272 Sant'Agostino parla del gesto dell’amen alla comunione, la sua interpretazione è ecclesiologica. C'è un doppio amen: della presenza di Cristo e dell’essere della Chiesa con Cristo, così alla frase "Corpo di Cristo" rispondiamo "Amen". Se dunque noi siamo il corpo di Cristo, rispondiamo amen a ciò che noi siamo. Dobbiamo allora essere membri del corpo di Cristo, dobbiamo anche comportarci da corpo di Cristo perché il nostro amen sia veritiero (spessore ecclesiologico ed eucaristico). Ricevi il dono per essere Chiesa. Dopo la controversia berengariana, il senso ecclesiologico dell’eucarestia si è perso, a vantaggio di quello “materiale”, soggettivo. |