Epoca Moderna
Dopo la crisi conciliarista non mancarono i tentativi di riforma nella
Chiesa. Tentativi vi furono da papi, cardinali, vescovi e anche ordini
religiosi, come i francescani. Alla vita religiosa giunsero intanto nuove
energie, ad esempio attraverso il carisma di Ignazio di Loyola, la cui
Compagnia di Gesù fu approvata dal Paolo III il 27 settembre del 1540.
La riforma operata con il Concilio di Trento è da ritenersi come il
coronamento di molti sforzi precedenti, un cui punto debole fu sempre il
persistente timore di una ritorno delle teorie conciliariste.
L’origine della Riforma Protestante invece è dovuta sicuramente a una serie
di abusi e vizi che afflissero la Chiesa e in particolar modo il Papato. È
d’obbligo menzionare almeno Alessandro VI e Leone X. Ma probabilmente la
Riforma non sarebbe scoppiata se ad essi non si fossero aggiunte ben più
determinanti concause. Due in particolare potrebbero indicarsi nel:
·
Definitivo frantumarsi e dissolversi dell’unità medioevale
·
La caduta dell’autocoscienza ecclesiastica.
Riforma Protestante |
Protagonista principale della riforma protestante
è certamente Lutero.
Il suo primo problema non è di certo stato quello di capire quale
fosse la vera Chiesa, il suo problema è tutto personale ed è un
problema di salvezza. Per Lutero al centro di tutto c'è la Parola,
Parola da cui nasce la Chiesa, quindi la Parola è superiore alla
stessa Chiesa. Ciò che conta è la predicazione e i due sacramenti:
battesimo ed eucarestia. Dove è presente il vangelo lì c'è la
Chiesa, Lutero critica anche la successione apostolica, la vera
Chiesa che mantiene la tradizione degli Apostoli è quella più fedele
al loro insegnamento.
Giovanni Calvino è di certo colui che ha
organizzato la Riforma Protestante, descrive la Chiesa come
comunione dei santi, come madre e come ministeriale. Calvino da
un'organizzazione alla Chiesa. |
Concilio di
Trento |
Il Concilio di Trento, va studiato come concilio di riforma, non
come controriforma.
Contrappose la riforma cattolica a quella protestante, ma non fu un
semplice ritorno al medioevo, bensì modernizzò. Una sorta di
ecclesiologia implicita o pratica è rintracciabile nei dibattiti
circa la predicazione della Parola di Dio, la residenza dei vescovi
e del clero in cura d’anime che accompagnarono le discussioni
teologiche; come pure nei tentativi di soluzione al problema
beneficiale e di rinvigorimento dell’autorità episcopale. Il
Tridentino imporrà la residenza, suggerisce l’istituzione dei
seminari, stabilisce una serie di norme per tutelare la dignità dei
sacerdoti e via di seguito. |
Da
Trento al Vaticano I |
L’opera riformatrice avviata dal Concilio di Trento e ora posta così
decisamente nelle mani del papato finirà per sviluppare quello che è stato
chiamato “tridentismo”. L’impressione data è stata quella che il capitolo
delle riforme fosse chiuso. Si è creata allora una deformazione della
riforma, dando origine al “tridentinismo”.
C’è un atteggiamento di chiusura, la teologia stessa preferirà
limitarsi ai canoni tridentini piuttosto che all’approfondimento dei
capitoli dottrinali che li precedevano.
I teologi cattolici e protestanti elaborano ecclesiologie, ma con il
limite del metodo controversista. Si limitano l’approfondimento dei
contenuti della fede a quelli negati dagli avversari, con la
dimostrazione della propria verità e dell’errore degli altri.
Con l'illuminismo
ci sarà uno sgretolamento dell’edificio ecclesiastico tradizionale,
una sconfitta del ruolo di guida della società.
L’uomo
è dichiarato da Kant maggiorenne; si esce dal teocentrismo e si
entra nell’antropocentrismo. La società allora laicizzerà i valori
cristiani. |
|