Apostolica |
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Mentre la cattolicità riguarda la Chiesa nello spazio, l'apostolicità riguarda lo svolgimento della Chiesa nel tempo non nello spazio, vuol dire essere fedeli alle proprie origini. Nasce con l'affacciarsi di molte eresie e dottrine, si sentì per i cristiani il bisogno di un criterio stabile normativo che permettesse alla Chiesa di essere se stessa nel fluttuare nel tempo. Per apostolicità in senso stretto si intende tutto ciò che fa riferimento agli apostoli. Si riconosce agli apostoli l'autorità normativa, assoluta e causale per la Chiesa di sempre. Il termine apostolo è frequente, non è come “cattolicità”, a partire dai 12 tra i quali è scelto Pietro, a loro Gesù confida l'autorità di parlare nel suo nome, dà il mandato di ammaestrare e battezzare tutte le nazioni, negli Atti degli Apostoli si vede che gli apostoli hanno un ruolo di direzione, un ruolo indiscutibile, significativo nella scelta di Mattia, il numero 12 si deve ricomporre, resta il ruolo significativo e singolare dei 12. Gli apostoli hanno un ruolo chiave nella storia della Chiesa, lo si vede dal Nuovo Testamento. I 12 sono apostoli ma l'apostolato non è esclusivo dei 12, apostolo fu Paolo infatti che rivendica questa qualifica, apostolo fu Barnaba. Cosa significa soprattutto nella Chiesa di Antiochia il ministero di Apostolo? Significa essere fondatore di Chiese, chi crea comunità cristiane dove non c'era il cristianesimo. Paolo parla non solo del ministero dell'apostolato, ma di tanti carismi come doni di edificazione della Chiesa, quindi non solo l'apostolato edifica la Chiesa ma anche i carismi con la profezia in prima linea. L'apostolicità indica la considerazione del potere normativo dei 12 apostoli ma anche il compito di restare fedeli al primo nucleo ecclesiale, al modello di vita ecclesiale apostolico uscito dalla predicazione di Cristo. L'apostolicità implica un dono e un compito, il dono è la promessa di Cristo che la Chiesa rimarrà nel tempo al punto che le forze del male non prevarranno contro di essa, il compito è conservare nel tempo l'identità di fede del modello apostolico. Gli apostoli non vanno visti solo all'indietro nel tempo, sono anche quelli che verranno alla fine dei tempi, quindi non solo l'apostolicità in rapporto al passato, ma anche alla parusia, al Cristo che viene, l'apostolicità non va vista solo staticamente come conservazione di un deposito, conservare in una cassaforte la tradizione apostolica. L'apostolicità è una proprietà dinamica che spinge la Chiesa a essere proiettata verso il futuro, l'ideale apostolico della Chiesa va vissuto con fedeltà al passato alle proprie radici e fedeltà verso il futuro, al Cristo che viene, ciò implica anche la capacità di creare il nuovo, l'apostolicità senza storicità diventa una fotocopia. L'apostolicità fa si che si impedisca la creazione di una Chiesa nuova slegata dalle sue radici, ma impedisce anche una Chiesa del ricordo, slegata dal tempo presente.
Apostolcità di ministero dottrina e d'orgine
Il concetto di apostolicità è sempre più fondato su quello di successione apostolica, questo a partire dal VI secolo. Si cominciano a stillare liste dei vescovi, alcune Chiese cercavano proprio l'origine dell'apostolo che l'ha fondata. L'apostolicità viene sempre più identificata con il ministero episcopale, il trapasso dei poteri apostolici nel corpo episcopale, chi mette in crisi questa visione è Lutero, sostenendo che non è la successione a fare apostolica la Chiesa, ma il fatto che quella Chiesa è rimasta fedele alla Parola degli apostoli, prende posizione soprattutto a favore dell'apostolicità di dottrina, non semplicemente al ministero. Se nel medioevo si era affermata l'apostolicità di ministero, ora con Lutero quella di dottrina. Oggi le posizioni sono in avvicinamento, per i cattolici conta sia ministero che dottrina, ma di certo è stata data molta più attenzione al ministero rischiando di dimenticare la dottrina. Da parte protestante è avvenuto il contrario, ci si è concentrati sulla dottrina sottovalutando l'episcopato. Da parte protestante c'è una certa valorizzazione della parte episcopale, da parte cattolica si sta riconoscendo quelle Chiese che pur non avendo avuto un vescovo hanno mantenuto la retta dottrina. È dottrina cattolica che il ministero episcopale si fonda su quello degli apostoli che tramandano il loro mandato, non è di semplice istituzione ecclesiastica. Il rapporto apostoli e vescovi va precisato, non tutto ciò che è degli apostoli viene tramandato nei vescovi, gli apostoli conservano un ruolo unico e insostituibile, neanche i vescovi possono sostituirli, un ruolo unico per tutta la Chiesa e tutte le Chiese, che implica alcuni aspetti incomunicabili, per essere apostoli bisogna essere testimoni oculari del risorto, questo non può essere trasmesso, gli apostoli normano la tradizione, i vescovi sono normati dalla tradizione, sono sottoposti dalla tradizione. Dagli apostoli ai vescovi passa il loro carattere di pastori e di maestri, non tutto viene tramandato. Da notare infine che nessun vescovo succede a un apostolo particolare, l'apostolicità d'origine è collegialità, l'apostolicità d'origine è collegiale, nessun vescovo succede a un apostolo particolare, solo il Papa. Al centro della comunione tra le Chiese si colloca il vescovo di Roma successore di Pietro, suo compito essenziale è presiedere nella carità alla comunione delle Chiese, è chiamato ad avere un ruolo di presidenza nella comunione tra le Chiese, di garanzia della comunione. Il Vaticano II ha preso soprattutto su alcuni punti il Vaticano I, allo stato attuale non possiamo parlare della Chiesa senza parlare del ministero papale, pensare di essere nella Chiesa senza essere in comunione con il Papa non è pensabile. C'è l'importante riaffermazione del primato giuridico del Papa, confermato nella Lumen Gentium, il Papa gode della plenitudo potestatis, è un primato non solo di onore ma giuridico. Tuttavia il Vaticano II rispetto al Vaticano I, pur confermando questi aspetti, ha voluto affermare che questo riconoscimento nulla toglie alla pienezza del mistero episcopale, nulla toglie alla pienezza che appartiene anche al corpo episcopale, quindi il Papa possiede a titolo personale ciò che il vescovo possiede a titolo collegiale, in un concilio si può condannare come eretico un Papa.
Tutta la Chiesa è apostolica
I vescovi devono regolare il loro ministero sottomettendosi alla fede della Chiesa. Tommaso d'Aquino sostiene che il ministero episcopale non deve condurre a un credito incondizionato, ma non si deve obbedire ai vescovi cattolici anche se legittimi quando i loro insegnamenti contrastano con le scritture, al punto di ritenere che è compito dei fedeli rimproverare pubblicamente i vescovi quando errano su questioni di fede, perché errare su questioni di fede fa male alla Chiesa e quindi sono da correggere pubblicamente, questa è apostolicità di dottrina. L'idea è contenuta in una tesi comune sino all'epoca della controriforme, quella del Papa eretico, quando Lutero poi ha creato quella separazione tra apostolicità di dottrina e di ministero, ha minato pure queste sensibilità che c'erano nella Chiesa. C'era l'idea comune del Papa eretico che perderebbe di fatto il suo incarico, fuori dalla fede della Chiesa non c'è ministero, il Papa è condizionato dalla fede della Chiesa. |