Chiesa locale |
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Importante nell'idea di comunione la comunità locale, determinante per parlare della Chiesa come assemblea. Una concreta vita comune non è solo un richiamo alla Chiesa ma è la Chiesa di Dio che si realizza. L'ecclesiologia societaria portava a puntare l'attenzione sull'aspetto dell'universalità della Chiesa, riducendo la realtà locale a un distretto geografico senza alcuna autonomia. Diversi sono gli effetti dell'ecclesiologia di comunione, porta attenzione al fatto che ogni singola realtà locale è tutta la Chiesa. La comunità locale il Diritto Canonico la chiama Chiesa particolare. La terminologia è abbastanza fluttuante, Congar quando dice Chiesa locale intende quello che intendiamo con diocesi, invece con la Chiesa particolare intende un elemento che congiunge alcune Chiese come la Chiesa africana. De Lubach fa esattamente il contrario. La terminologia è quindi molto fluttuante, questa oscillazione la aumenta il Concilio Vaticano II che a volte usa particolare a volte locale, la parrocchia la chiama a volte Chiesa particolare altre Chiesa locale. Solo il Diritto Canonico è più preciso. Termine criticato perché Chiesa particolare può dare l'idea che è una parte della Chiesa non tutta la Chiesa. Una delle importanti convinzioni che si è riaffermata dopo il Concilio Vaticano II è che la Chiesa locale diocesana non può essere considerata una frazione del mistero ecclesiale ma una realtà che lo realizza pienamente, la Chiesa non è divisa in distretti geografici. La Chiesa di Dio che è a Corinto dice Paolo, non è una frazione, ma la Chiesa tutta, è una Chiesa locale. L'ecclesiologia societaria ha un po' trascurato questo aspetto. La Chiesa di Cristo esiste nella Chiesa locale in forma piena anche se le diocesi sono piccole, povere e disperse. Qual è la motivazione per cui la Chiesa locale è piena realizzazione della Chiesa di Cristo? nella Chiesa locale ci sono gli stessi elementi costitutivi della Chiesa intera:
Sacrosantum Concilium n. 41 la più grande manifestazione della Chiesa si ha nella celebrazione eucaristica: un solo altare, una sola preghiera, una sola eucarestia. Sul piano cristologico non c'è nessuna differenza tra una messa celebrata dal vescovo o dal parroco, sul piano ecclesiologico è diversa perché ha una portata più rilevante. La Chiesa locale realizza il tutto della Chiesa ma non è la totalità della Chiesa. Riconoscere quindi si autonomia e pienezza ma non trascurando il legame con la Chiesa universale. Elemento principale di riconoscimento della Chiesa è l'eucarestia, che contiene tutti gli elementi essenziali della Chiesa. Uno degli autori che ha apportato questa riflessione è Karl Rahner. Per Rahner evento vuol dire che la Chiesa si deve realizzare nella storia, la Chiesa si fa evento nella Chiesa locale, le parrocchie infatti nascono non dall'esigenza amministrativa, ma dall'indole locale della Chiesa. L'ecclesiologia eucaristica per necessità è locale. A prescindere dalla sua ordinata destinazione a tutti gli uomini è concretizzata in una Chiesa locale, celebrata in una realtà locale. Ogni Chiesa locale realizza la pienezza del corpo di Cristo, come ogni ostia spezzata in ogni suo frammento contiene tutto Cristo. L'eucarestia fa la Chiesa la fa in pienezza. Una lettera della Congregazione della Fede afferma:
Il punto 3 è molto discusso il cardinal Casper afferma il contrario, che è la Chiesa locale che precede ontologicamente quella universale. Il riconoscimento delle culture è importante, la presenza piena di una Chiesa nella città ha conseguenze sul piano culturale, se la Chiesa si concretizza, localizza, non assume un unico linguaggio ma tutti i linguaggi dei popoli, le loro colture i loro valori. Non distrugge la cultura dei popoli ma la utilizza. Quando intendiamo Chiesa locale quindi non intendiamo soltanto lo spazio fisico, ma l'evocazione simbolica che richiama, tutte le ricchezze della comunità locale, diventa rilevante l'attenzione all'elemento culturale, se questo non avesse valore la Chiesa non si realizzerebbe sul piano locale. Non si tratta solo di assumere la lingua ma tutta la comunità locale, anche la sua povertà se è povera. C'è stato all'interno della Chiesa una latinizzazione proprio in una chiesa universalista, quando si riconosce la pienezza del locale se ne sancisce anche il valore, anche la Bibbia è una realtà immersa nella cultura semitica. Così la Chiesa si deve inculturare, disegnare un Cristo di colore, non è un problema, nel momento in cui ha assunto l'umanità ha assunto tutto ciò che è l'umanità. La localizzazione implica addirittura il dovere della diversificazione, non è un movimento centripeto ma centrifugo, tende ad allontanarsi dal centro per raggiungere i confini del mondo. Contrastiamo la globalizzazione, per un diritto ad avere una propria originalità, radichiamo il vangelo lì dove si realizza l'annuncio. Il Vaticano II ha preso questa posizione, naturalmente dov'è c'è contrasto con il vangelo va fatta opera di discernimento, ma solamente verso alcune strutture, non verso la cultura locale, non si deve sopportare una chiesa diversa, ma si deve essere contenti di questa diversità. Da parte degli organi centrali si richiede una non forte intromissione nelle Chiese locali. Se la comunità locale è un elemento di immediatezza e comunione, anche la realtà locale nella Chiesa locale va vista in questo senso. Se la realtà locale è l'elemento caratterizzante, devo valorizzare il locale nelle sue forme più concrete. Valorizzare le parrocchie, o i movimenti, che offrono un esperienza associativa in grado di dare una esperienza comunitaria. Anche la famiglia in questo che viene considerato come soggetto della Chiesa locale, la famiglia ha un'identità ecclesiologica, responsabilizzare i genitori non è tatticismo, viene dalla realtà ecclesiale della famiglia, i genitori sono i primi responsabili. L'affermazione del particolare non dice però la parola conclusiva perché lo Spirito è anche colui che spinge alla comunione totale, affinché nessuna realtà si concepisca come realtà esclusiva, la Chiesa locale non può pensare di essere l'assoluto, anche se è totalmente Chiesa, appartiene alla sua essenza essere in comunione con la Chiesa universale. Soltanto tutte le Chiese locali sono tutta la Chiesa totale. Nessuna Chiesa locale, nessun gruppo al suo interno possono chiudersi in sé stessi. Storicamente questo ci viene attestato dal fatto ad esempio che per ordinare un vescovo ce ne volevano tre, quindi come vescovo hai il compito non solo di presiedere questa Chiesa ma di essere in comunione con le altre Chiese, non esiste la successione, nessun vescovo ordina i suoi successori. Escludere uno dei due dati quello universale o locale vanifica la comprensione della Chiesa. Il vescovo ha due compiti fondamentali quello di dirigere la Chiesa locale e fare in modo che sia in comunione con le altre Chiese, in particolare con quella di Roma che presiede la comunione. Come risolvere questo problema del rapporto tra località e universalità? Come si può tutelare l'universalità della Chiesa? Il papato è stato lo strumento più importante dell'ecclesiologia universale, è lui che assicura l'universalità alle Chiese, questo è caduto nell'eccesso opposto di pensare il Papa come l'unico vescovo della diocesi mondo, e invece il compito del papato è quello di vigilare la comunione delle Chiese. Questo lo riconoscono anche gli ortodossi, quello che non riconoscono è il potere giuridico del Papa, il potere di intervenire nella Chiesa locale. Una volta riconosciuta quindi la bipolarità della Chiesa viene il problema di come articolare questa bipolarità. La Chiesa va vista nelle e a partire dalle Chiese locali, però al tempo stesso le Chiese vanno viste nella e a partire dalla Chiesa Universale, l'una non può stare senza l'altra. Non si è Chiesa senza l'universalità, non si è universali senza la particolarità. Durante la messa noi diciamo il nome del Papa, per dire che questa eucarestia non è solo locale ma in comunione con tutte le eucarestie del mondo. |