Il romanticismo tedesco
guidato da Mohler sviluppa i primi passi per un'ecclesiologia di comunione.
Il loro intento era rinvigorire la Chiesa sul piano spirituale e di cercare
una forma organizzativa della Chiesa più sinodale. Questa corrente entra nel
Vaticano II, anche se il primo schema del De Ecclesia rispecchiava
ancora la vecchia concezione, ma la Lumen Gentium segna il passaggio da un'ecclesiologia
societaria a una di comunione. Dopo il concilio la categoria di
comunione è diventata centrale, quasi unica, nozione capace di risolvere i
problemi lasciati aperti dalla categoria di società. Società e comunione
sono veramente le due porte di ingresso per l'ecclesiologia. Il valore di
questa categoria, oltre che nei suoi riferimenti biblici (il concetto di
koinonia, comunione che è più biblico sicuramente di quello di
società), si spiega anche per ragioni antropologiche, ognuno di noi sente il
bisogno di rapporti vivi con gli altri. Ma le ragioni non sono propriamente
antropologiche, ma teologiche, la communio è in grado di sintetizzare
tutto il rapporto con Dio. Non è irrilevante ricordare anche le motivazioni
ecumeniche, sull'ecclesiologia
di comunione c'è il consenso tra le chiese.
Non sempre è chiaro cosa intendere con
ecclesiologia di
comunione, ci sono vari modi di intenderla. Quale ordinamento ecclesiale si
stabilisce sul suo fondamento? Aspetti che gli ecclesiologi non hanno
pienamente risolto. In Italia abbiamo tre modelli già di ecclesiologia di
comunione. Non mancano le perplessità e le attenzioni:
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Rischio di
un'interpretazione psico-sociologica, non è un “vogliamoci bene”,
c'è bisogno di una solida
teologia della comunione, altrimenti si rischia di ridurre il mistero
ecclesiale.
-
Invadenze emotive del
concetto, c'è il rischio di trasformare la Chiesa in una setta,
comunione non è comunitarismo. Possiamo avere l'idea di comunità dove
tutti la pensano allo stesso modo sino a un certo punto, la Chiesa è
fatta anche dalle diversità.
-
L'idealismo utopico, una
unione riunita sul fantastico, nell'ecclesiologia di comunione è insito
il problema dell'idealismo, la comunione la devo raggiungere non
pretendere di averla immediatamente. Quindi bisogna inserire il concetto
di comunione in un ambito
escatologico, che si realizzerà quindi nel tempo.
-
Il termine comunione può
essere interpretato in diversi modi. La ricchezza della Chiesa e
dell'ecclesiologia sta nel tener presente tutti gli elementi, la
comunione di tutte le nozioni, non essere unilaterali.
Ci sono tre punti fermi dell'ecclesiologia di comunione:
-
Lo Spirito, base
dell'ecclesiologia di comunione, se la categoria
societaria
privilegiava il riferimento cristologico, il modello comunionale
riscopre la profondità dello Spirito, del
Pneuma. Nella
teologia cattolica lo Spirito veniva studiato all'interno della Trinità
e nella vita spirituale, in
ecclesiologia se ne
parlava poco. Non si può fare
ecclesiologia di
comunione senza riferimento allo Spirito Santo, è fondata sulla
pneumatologia.
Spirito Santo e istituzioni si identificano, ogni atto istituzionale è
un atto dello Spirito Santo, il rischio è quello di strumentalizzare lo
Spirito Santo. Altra linea invece è quella dissociante, lo Spirito è
dove non è l-istituzione, porta ad affermare due chiese parallele, una
della profezia e una del clero, qui annullando il rapporto tra la Chiesa
e lo Spirito annulliamo anche quella tra Cristo e la Chiesa. Coesiva è
un-altra soluzione, lo Spirito Santo e l'istituzione
operano congiuntamente all'interno della Chiesa, neanche questa può
andare bene nonostante è ciò a cui dobbiamo mirare. Bisogna
affermare il primato dello Spirito che non è funzionale neanche alla
figura della Chiesa, c'è un apriori dello Spirito che va anche al di
fuori della Chiesa, opera anche al di fuori di essa, nemmeno però si può
impedire allo Spirito Santo di offrire luoghi concreti di manifestare la
fede, poiché anzi lo Spirito Santo produce il riconoscimento di Cristo,
poichè compito dell'istituzione
è quella di far conoscere Gesù, annullando l'istituzione
si annullerebbe una via di cui lo Spirito si serve per far conoscere
Gesù e Cristo. Il rimedio all'istituzionalismo
non può essere cercato nel carismatismo unilaterale, ma anche la
mediazione istituzionale deve interagire con l'evento. In/con lo Spirito
Santo nell'istituzione
istituita da Cristo, il con indica l'orientamento specifico della
pneumatologia, la Chiesa non può porre altro fondamento di quello che è
posto in Gesù Cristo, ma c'è una certa autonomia dello Spirito Santo che
elargisce doni liberi. Lo Spirito è anche il coistitutore, coistituisce
la Chiesa, agisce anche autonomamente all'interno della Chiesa.
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La
persona: nell'ecclesiologia
di comunione al centro c'è la persona, c'è un'iniziativa di Dio che
viene accolta dall'uomo nella profondità del suo cuore. il dato originario
è la persona quindi, prevalente
sul senso universale, nessun collettivismo all'interno della Chiesa. Il
sacrificio del singolo per il bene del tutto non c'è nell'ecclesiologia
di comunione, dove la persona è centrale, ciò fa dell'amicizia il
principio quasi ermeneutico
dell'ecclesiologia di
comunione. Nell'istituzionalismo
si tende più a divenire sudditi di Gesù Cristo più che amici. Siamo
sudditi si, ma liberi, gioiosi, realizzati, non sottomessi. Lo Spirito
Santo attesta al nostro spirito che siamo figli Rm 8,16. In
Ecclesiologia la centralità della persona deve anche produrre un
riconoscimento del singolo. Il
giuridicismo
producendo la supremazia dell'aspetto d'ordine tende a mortificare
l'aspetto delle persone. Si possono dire del singolo e del tutto gli
stessi enunciati, ogni singolo è irrepetibilmente il tutto, Dio ci ama
singolarmente uno per uno. Anche la missione dovrebbe privilegiare il
rapporto interpersonale, come Filippo e l'eunuco, lo converte con un
rapporto interpersonale, la Chiesa si estende con rapporti
interpersonali.
-
Chiesa e comunità, che c'entra la comunità con la Chiesa? La
Chiesa ha una dimensione comunitaria? viene dal termine stesso
ecclesia,
per creare la Chiesa in un nuovo posto devo creare una comunità. Sul
piano storico la valutazione del comunitario è dai tempi degli Atti
degli Apostoli, però in effetti durante l'ecclesiologia
societaria, era più
considerata una società più che una comunità. La differenza è che la
comunità ha più coesione, più calore. Nel campo
ecclesiologico un
libro chiave è Catholicisme
di De Luback. Koinonia
(comunione), il cristianesimo appare sin
dall'inizio come personificazione dell'amore con cui da sempre la
comunità è stata cercata e amata da Dio. La comunità è una volontà di
Dio stesso, che sceglie un popolo, dimostra che non vuole l'uomo solitario,
l'israelita sapeva di poter partecipare ai beni
messianici come membro della
collettività e di perderli qualora perdesse questo legame. Nei testi del
Nuovo Testamento Cristo è presentato come la personificazione dell'amore che
Dio ha sempre avuto per l'umanità. Negli
Atti degli apostoli il
dono dello Spirito è visto venire quando la comunità sta insieme, ed è
un dono che genera comunità, gli Atti ci parlano di comunità, descrivono le
azioni di una comunità.
Per la comunità primitiva un cristianesimo
individuale è impensabile. La Gaudium et Spes afferma proprio questo al
n.32, affermando che Dio sin dall'inizio ha scelto degli uomini
all'interno di una comunità.
Il contenuto dell'idea comunitaria si spiega all'interno di diverse
caratterizzazioni:
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L'affettività, quando si parla di
comunità non si vuole solamente intendere una massa, una quantità, ma
una realtà di relazione.
Essere
fuori dalla Chiesa per Agostino è essere fuori dalla carità. Comunità
sul piano affettivo, ma anche sul piano della dimensione integrale, i
profeti dell'Antico Testamento denunciano le ingiustizie sociale in nome
dell'alleanza.
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L'organizzazione ecclesiale, la
volontà comunitaria da parte di Dio porta a considerare l'intera
assemblea dei fedeli come responsabile della vita della Chiesa, tutti
sono suoi collaboratori.
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Altro punto è la comunità locale che
offre le coordinate storico-spaziali dell'evento.
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