Possiamo definirla? C’è una definizione di Chiesa? Non c’è una definizione
formale di Chiesa. Generalmente sono tutti concordi che è difficile trovare
una definizione di Chiesa, impossibile e inappropriato. Si è tentato di
farlo per esempio come “Società perfetta di diseguali” ma rinchiudendo il
concetto Chiesa in un solo registro. È improprio definire la Chiesa perché
bloccherebbe il suo sviluppo, impoverisce il mistero, quando si vuole
definire una realtà soprannaturale la si limita. La Chiesa non si comprende dal di
fuori ma solo dal di dentro.
Quali sono le vie per
conoscere la Chiesa?
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Una prima via è quella
della Storia, la Chiesa non è un oggetto statico immobile, dato una
volta per tutte, in cui i contorni si possono disegnare una volta
per sempre, è in evoluzione, ha il compito di aggiornarsi secondo le
problematiche del tempo. Da sfatare il mito della Chiesa
semper eadem,
la Chiesa sempre la stessa. No, la Chiesa cambia, si aggiorna, si
adatta al tempo e dà risposte per gli uomini del suo tempo. Da
sfatare anche il mito della Chiesa
sempre reformand,
sempre riformata,
riformata si, ma sempre è troppo, la Chiesa ha una continuità con il
passato che non le si può e non le si deve togliere. La Chiesa è
sempre la stessa e sempre riformabile, queste due proprietà vanno
strettamente insieme. Studiare la Storia della Chiesa, non
concentrati solamente sulle date e sui personaggi, ma a partire
dalla storia del dogma della Chiesa, permette di distinguere il
relativo dall’assoluto, c’è qualcosa di assoluto e qualcosa di
relativo, il problema è che cosa è assoluto e che cosa è relativo?
Elemento di assolutezza perché deriva da Dio, ma è di uomini quindi
elemento di relatività. Cosa deve mantenersi e cosa può cambiare? La
conoscenza della Storia ci permette a volte di fare una prima
operazione di discernimento, che cosa è assoluto e che cosa è
relativo? La resurrezione è assoluto, ma non solo teologicamente, ma
perché è creduto sin dall’inizio come cosa fondamentale.
Naturalmente bisogna stare attenti anche con che tipo di auto
comprensione ci si accosta alla storia. Può esserci la prospettiva
dell’idealismo
fondamentalista
che legge la Chiesa solo all’interno dell’eaden,
il fisso, con la paura di qualsiasi cosa di diverso come ad esempio la messa
dal latino all’italiano. Secondo atteggiamento il
conservatorismo
infallibilista
che attribuisce alla Chiesa caratteri divini e basta, dandole tutte
le caratteristiche di Dio. Terzo atteggiamento il
progressismo
militante,
che pensa che la Chiesa sia una realtà che ogni mattina deve essere
inventata da capo, c’è invece una continuità.
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Una seconda via è
quella della descrizione,
se la definizione non si può dare la si descrive una cosa,
procedimento descrittivo, che cerca di rappresentare in maniera più
o meno particolareggiata gli elementi costitutivi della Chiesa.
Questa via descrittiva a sua volta è fatta attraverso diversi
linguaggi per esempio c’è il
linguaggio
dell’immagine,
una via delle immagini, al suo interno ci sono metafore, simboli,
allegorie. Non tutte queste immagini hanno la stessa forza
espressiva, la più espressiva delle categorie delle immagini è il
simbolo, la più forte. In quanto il simbolo non soltanto rimanda
alla realtà significata ma in qualche modo la contiene. Nella Bibbia
ci sono molte immagini, il Regno paragonato al lievito, il chicco di
senape, immagine dell’ovile, del gregge, immagini collettive per
raffigurare la Chiesa. Anche nei Padri, molto presente ad esempio la
Chiesa come Regno di Dio, l’arca di Noè serve già come paragone per
la Chiesa, in mezzo alle intemperie offre protezione e salvezza.
Un’immagine molto rilevante nei padri è quella dell’Ecclesia
Mater,
innanzitutto per indicare la preesistenza della Chiesa, la Madre è
prima dei suoi figli, questo è molto presente nel Pastore di Erma,
c’è una visione in cui un giovane vede una vecchia allora domanda a
colui che lo guida nella rivelazione chi è ed è la Chiesa, ed è
vecchia perché la Chiesa esiste da sempre, prima della creazione del
mondo è già nel piano di Dio. Con Cristo la Chiesa si manifesta ma
già prima c’era, Agostino la indica già da Abele. La madre allatta,
nutre, quindi spesso la Chiesa richiama questa immagine di sè come
colei dal cui latte siamo nutriti. Cipriano famoso per aver detto “Non
si può avere Dio per Padre se non si ha la Chiesa per Madre”,
di qui la sua idea che chi si separa dalla Chiesa si condanna alla
morte, chi si separa dalla Madre si separa dal Padre. Importante
l’immagine della Chiesa come sposa, Clemente Alessandrino,
Damasceno, questo con tutti i suoi corollari, a volte viene chiamata
la fidanzata, la promessa sposa a Cristo, la Chiesa è la camera
nuziale con Cristo.
Lumen Gentium
n.6.
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Un’altra via è quella
dei criteri, già affermata dai tempi di Ireneo di Lione, quando
nella controversia contro gli eretici, che sostenevano loro di
essere la vera Chiesa, Ireneo comincia a fare percorso ad alcuni
elementi caratterizzanti per distinguere la vera Chiesa di Cristo.
Famoso per avere elaborato il criterio dell’apostolicità, della
successione apostolica, scrivendo che le lingue sono diverse ma la
forma della tradizione è la stessa. Da allora tutte le Chiese fanno
una lista dei vescovi che si sono succeduti. Un altro autore è
Ottato, lui costruisce quasi l’ecclesiologia già sulle note della
Chiesa, tra queste valorizza l’apostolicità, accenna alle doti della
Chiesa, riferendosi alla sposa del cantico dei cantici, la vera
Chiesa ha in se una dote. L’elenco più autorevole è quello del credo
niceno-costantinopolitano “Una Santa, Cattolica, Apostolica”, ciò
che cambia è la denominazione, quella ufficiale è note della Chiesa,
ma ecclesiologie più recenti preferiscono superare questa
terminologia, “dimensioni della Chiesa” “le proprietà della Chiesa”.
Perché questa diffidenza del termine “note”? Nel catechismo della
Chiesa Cattolica si parla ancora di note, ma la diffidenza nasce perché sono state
utilizzate in termini apologetici polemici contro i protestanti, si
dava l’impressione che le note fossero delle qualità già delineate,
mentre si tratta anche di compiti della Chiesa, chiamarle in altro
modo serve per avere questa visione più dinamica, sono realtà in cui
la Chiesa deve crescere. Sempre in reazione al protestantesimo, loro
pure d’altronde riconoscono queste proprietà alla Chiesa, una nota
prevalente diventerà “Chiesa cattolica romana”.
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La via delle categorie,
cosa sono le categorie? Categoria che possono anche essere immagini,
ma formulate in modo da circoscrivere tutto l’oggetto dello studio
che è la Chiesa, la Chiesa Madre è particolare, non mi offre il
tutto della Chiesa, ci son degli aspetti che restano fuori. Le
categorie, ci permettono di circoscrivere l’aspetto Chiesa nel suo
generale, trovare alcuni concetti che diano il senso del tutto. Per
otto secoli noi abbiamo avuto una categoria ecclesiologica
dominante, la Chiesa società perfetta, oggi conosciamo molte altre
categorie, come quella di Sacramento, la categoria sacramentale ha
voluto avere la pretesa di circoscrivere tutta la Chiesa. Altra
categoria è quella di Popolo di Dio, oppure Comunità. Il panorama
odierno è possibile ridurlo alla scelta tra due grandi categorie,
quello di società o quello di comunione, per primo domina il
Vaticano I, nel secondo il Vaticano II, il sinodo straordinario dei
vescovi, ha sostenuto questa tesi, che la categoria di comunione,
attraversa tutto il Vaticano II. Non c’è rottura, non è che quando
parlo di Chiesa Società e di Chiesa Comunione parlo di due cose
opposte.
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Un’altra via è quella
del soggetto, porci non tanto la domanda di cos’è la Chiesa ma chi è
la Chiesa, proprio su questa soggettualità
ecclesiale
ci sono alcune deduzioni, il
gerarcologismo, si intende una
comprensione del soggetto della Chiesa riferito esclusivamente ai
membri della gerarchia, la reificazione, quando si riduce la Chiesa
a qualcosa di impersonale e non si comprende bene quale sia il
soggetto, in molti casi avviene con l’istutuzionalismo, anche
l’istituzione è un’attività preziosa, però è una riduzione esaurire
il concetto di Chiesa alla sola
istituzione, la Chiesa ha al suo
interno l’istituzione, ma non è solo questo, in questi casi è una
Chiesa Cosa, terzo caso è la spiritualizzazione, una visione
unicamente misterica della Chiesa. Anche "la Chiesa siamo noi", è
giusto, ma porta il rischio del comunitarismo, siamo noi, ma è di
Dio prima di essere nostra. Bisogna trovare limiti e contenuti
positivi in ogni soluzione, il termine Chiesa è compromesso nel suo
uso storico, è diventato sinonimo di istituzione. Addirittura è
compromesso in termini architettonici, pensano alla Chiesa come le
mura della Chiesa. Addirittura ha significati politici,
identificandola con lo stato vaticano, anche la Chiesa è comunione,
è un po’ astratto, la Chiesa non è solo un volersi bene, anche il
termine comunità può produrre il comunitarismo, esaurendo la Chiesa
solamente in un insieme di sentimenti. Il concetto di popolo non è
risolutivo anch’esso, non tiene presente l’aspetto che bisogna
essere convocati e radunati nell’assemblea liturgica.
L’ecclesiologia deve essere costantemente stimolata da questo
interrogativo, dice Congar, “che
cosa si suppone quando si dice il termine Chiesa?”.
Quando Congar approfondisce la categoria di sacramento, ma chi è il
sacramento della Chiesa? Il corpo di Dio nella sua storia. Un’altra
domanda ecclesiologica può essere a chi serve la Chiesa? Può servire
alla difesa delle eresie, alle resistenze verso gli attacchi
dall’esterno ecc.. Altra domanda sulla Chiesa può essere quella
dov’è la Chiesa? I luoghi dove c’è Cristo sono quelli in cui più
persone si radunano in suo nome, quindi il punto più alto è la
celebrazione eucaristica, dove c’è Cristo c’è la Chiesa.
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