At 2,42-44 ("Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e
nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. [43]Un
senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli
apostoli. [44]Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e
tenevano ogni cosa in comune"),
è uno dei due sommari, dei riassunti degli elementi chiavi della comunità
antica. Tre elementi: La Parola, i Sacramenti, la Fraternità.
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La Parola è in molte forme
non soltanto nell’annuncio del
kerigma, ma anche nel suo risuonare, nel
suo accompagnarti nel cammino cristiano. Non basta aderire al
kerigma,
ma si deve continuare “erano assidui nell’insegnamento degli apostoli”.
I cristiani sono i convocati alla Parola, sono per loro natura gli
uomini dell’ascolto. In questa attività emerge anche un altro elemento,
la particolare responsabilità degli apostoli nella predicazione della
Parola, sono i primi responsabili. Questa Parola apostolica non è quindi
puramente dottrinale, ma Parola viva, non si tratta solo di sapere delle
cose, ma è una Parola che comunica vita, che ha la forza di imporsi da
sola. Luca attribuisce alla Parola delle forme verbali, quasi come se
fosse un soggetto personale, La Parola si moltiplicava, cresceva, una
Parola che cresce e si diffonde da sola. La Parola per i primi cristiani
è molto importante soprattutto perché nella loro memoria è forte il Gesù
Maestro,questo legame tra Gesù e Parola si approfondisce sempre più per
arrivare a Giovanni “in principio era la Parola e la Parola era Dio” si
arriva al punto di vedere in Gesù non solamente la Parola potente, ma la
Parola preesistente. Intorno a questa Parola si costituisce l’antica
convocazione. Per Paolo è talmente importante la Parola che lui sostiene
di avere generato le Chiese mediante il vangelo, mediante la
predicazione del vangelo. Paolo arriva al punto di ribadire una sorta di
alternativa alla sacramentalizzazione, chiaro che è un iperbole, ha
battezzato anche lui (1 Cor 1,17).
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La vita sacramentale, la
comunità primitiva era strutturata su battesimo ed eucarestia. La prassi
battesimale è data per scontata, importante il discorso di Pietro,
l’annuncio genera le Chiese, tocca il cuore, produce la risposta alla
Parola che è la fede unita a conversione, dopo questo c’è il battesimo,
la prassi battesimale è ben documentata a partire dalla pentecoste. Non
ci viene raccontata la scena del battesimo degli apostoli, ma ci viene
raccontata quella di Paolo. Il battesimo non fa mai problema alla
comunità primitiva, nessuno lo mette in discussione, battezzano convinti
che in questo modo si entra nella comunità
messianica, ha un effetto non
solo soteriologico, si partecipa delle promesse
messianiche, ma
ecclesiologico, si
entra nella comunità messianica. L’altro rito è la
fratio panis,
con questo rito si stabiliva un collegamento con la cena del Signore e
gli avvenimenti della pasqua contenuti nella cena del Signore, non solo
richiamava il rito esterno, ma anche quelli interni, non è un semplice
rito fraterno l’eucarestia, è dato dagli eventi pasquali (1 Cor 11,26).
Memoriale è quel rito liturgico che rende presente l’evento, che rende
presente in questo caso la morte del Signore con il suo effetto
salvifico. Inoltre l’eucarestia aveva un significato
ecclesiologico,
comunione con il corpo di Cristo, noi quindi pur essendo molti siamo un
corpo solo.
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Ultimo aspetto quello della
fraternità, i primi cristiani si presentano come una fraternità, il
termine fratelli è un’altra auto denominazione, gli Atti spesso dicono
“i fratelli”, è una denominazione
ecclesiologica,
ricorre almeno un centinaio di volte, c’è un autocomprensione
ecclesiologica. È una
fraternità la Chiesa, che si realizza anche sul piano dei sentimenti, ci
si ama, ci si apprezza, ci si difende, si è un cuor solo e un anima
solo, ma anche sul piano produttivo della solidarietà.
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