TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

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Elementi unitari e diversità

 

Episcopato

 

          La dottrina dell'episcopato del Vaticano II è esaminata in quattro punti:

  1. origine della successione apostolica,

  2. sacramentarietà,

  3. collegialità,

  4. ministero pastorale.

          Il Concilio di Trento nell'elencare i diversi ministeri abbiamo detto tra gli ordini maggiori non cita l'episcopato, perché la dottrina prevalente è quella della visione giuridica dell'episcopato, il vescovo si differenziava dal sacerdote per la giurisdizione. Per il Concilio Vaticano II con la consacrazione episcopale viene amministrata la pienezza dell'ordine, è una vera e propria ordinazione, si viene ordinati. Bisognerebbe andare a capire in che cosa consiste questa pienezza dell'ordine. C'è però una distinzione non solo sul piano giuridico come era idea nel Concilio di Trento, la differenza è anche sull'ordine, dobbiamo trarne la conclusione che la messa del vescovo non è propriamente uguale a quella del prete, c'è una differenza: dal punto di vista cristologico non c'è alcuna differenza, si tratta della stessa eucarestia, dal punto di vista della rappresentazione ecclesiale il Concilio Vaticano II dice che l'assemblea radunata insieme con il vescovo è la principale rappresentazione dell'assemblea. L'episcopato implica la totalità del sacro ministero la conseguenza è il superamento della tradizionale distinzione tra potere d'ordine e di giurisdizione. Al primo si collegava la missione santificatrice e al secondo si collegavano il magistero e il pastorato del vescovo (il governo). L'autorità del vescovo dipende da Cristo, dalla sua ordinazione a vescovo, tuttavia c'è la missio canonica l'idea quindi di comunione gerarchica con il sommo pontefice e gli altri vescovi. In caso di grave mancanza gli viene tolta la missio canonica e la possibilità quindi di attuare il suo ministero. Prima si vedeva il ministero vescovale a partire dal Papa, nel momento in cui l'episcopato viene legato alla sacramentalità, al dono di Cristo, l'effetto è di decentrare l'episcopato e collegarlo alla Chiesa locale. Il vescovo quindi non si deve sentire vicario del Papa, prima del Vaticano II c'era questa idea, non è questa la visione del Concilio Vaticano II.

          La discussione sulla collegialità ha conosciuto una delle pagine più difficili della storia conciliare. Per collegialità si intende la dottrina sulla natura unitaria dell'episcopato che per sua natura è unitaria, non è di un vescovo solo, forma un soggetto responsabile del governo di tutta la Chiesa. Lumen Gentium 19 la collegialità viene fondata sul fatto storico della chiamata dei 12. Costituì i primi apostoli sotto forma del collegio. Gruppo stabile con Pietro primo capo ma sempre all'interno del collegio. Questa proposizione contiene già l'idea fondamentale su cui si basa tutto il testo, la forma primitiva è collegiale: i 12 con Pietro a capo ma non esterno ai 12. I vescovi discutevano proprio sul termine collegialità, perché in ambiente protestante equiparava le prerogative interne e escludeva l'idea quindi di un capo sugli altri. Invece i poteri al loro interno non sono perfettamente uguali. Riconosciamo che il Papa è dentro il collegio ma le prerogative non sono identiche, nel collegio ma è sempre il capo, per questo la discussione all'interno del Concilio fu molto aspra proprio perchè la parola “collegio” era sentita in modo equivoco. I lavori al Concilio si bloccarono, fu necessaria la nota esplicativa previa, che non fa parte della Lumen Gentium ma è nota alla costituzione, ribadiva il ruolo del pontefice, e questa nota ottenne l'effetto importantissimo di fare approvare la Lumen Gentium.

          Il vescovo pur ricevendo la sua potestas dal dono sacramentale non può esercitarla al di fuori del corpo perché l'episcopato è uno. Compito del vescovo quindi è proprio la comunione episcopale, questo ha un certo riflesso anche nel presbiterato, quando uno viene ordinato prete anche gli altri preti impongono le mani, cosa che non accade con il diaconato che è in riferimento al vescovo. Anche il compito del presbiterato non va fatto come se fossimo autonomi di una parrocchia, ma in comunione con gli altri presbiteri. Lumen Gentium 22 tratta del rapporto tra Papa e collegio e Lumen Gentium 23 il rapporto del singolo vescovo con l'intero collegio. Quale è il rapporto tra papato e collegio?

  1. Il Papa e il collegio formano un unico collegio, quindi il Papa non va visto fuori dal collegio

  2. Il corpo episcopale tutto insieme e suprema istanza del governo della Chiesa, un'affermazione molto forte. I vescovi possono prendere decisioni di governo quindi per tutta la Chiesa del mondo.

  3. Il collegio non può essere compreso se non in rapporto al Papa suo capo

 

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