TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

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Che cos'è la Chiesa?

 

La Chiesa secondo il Concilio

 

Il Concilio Vaticano II

 

          L'autocomprensione ecclesiale che sorge dal concilio: mistero, sacramento e popolo di Dio.

          Il Vaticano II è stato per lo più un concilio ecclesiologico, un concilio della Chiesa sulla Chiesa lo definisce Rahner. Il Vaticano II è una concentrazione di pensiero ecclesiologico, tutti i testi di ecclesiologia non sono altro che un estensione, un approfondimento del concilio. Si trattava di collocare la Chiesa nel suo giusto posto all'interno del piano di Dio. Questa idea di Chiesa come piano centrale, non era nei piani del concilio. La svolta comincia già alle prime congregazioni conciliari, le commissioni presentano gli schemi, e si rifiutano gli schemi, mai avvenuto questo. L'idea di fondo era quella di portare avanti loro il concilio, rifiutati gli schemi significa che c'è un momento di confusione generale. Alla 33° congregazione arriva la svolta, il cardinal Schultz disse che bisognava semplificare i valori del concilio seguendo un progetto guida, che il concilio quindi sia un concilio de ecclesia, e articolava questo concetto dicendo che sia un de ecclesia ad intra e ad extra. Montini aderì subito a questa proposta e questo fu molto importante perchè questa scelta fosse accettata.

          La Lumen Gentium ha avuto vita non facile, il primo schema comprendeva 11 capitoli, il testo conteneva diverse aperture, ma molto aderente alla dottrina tradizionale, veniva intravisto in questo testo però un testo trionfalista, clericalista. Il no placet di questo testo fu giustificato sul fatto che il primo schema era poco attento alla realtà misterica, era bloccato a un modello ecclesiologico del primo millennio.

         Altro testo di discussione conciliare è la Dei Verbum, c'è il famoso rapporto tra Scrittura e Tradizione, non si riusciva a trovare un accordo, non si raggiungevano i due terzi né per approvarlo né per rifiutarlo. Per due anni venne quindi messo da parte prima di essere approvato. Emerse uno schema elaborato da Gerard Philips, l'impostazione di questo schema piacque, e ci fu l'accordo sostanziale sul testo da parte dei vescovi. Il dibattito divenne consistente tra le due correnti quella tradizionalista e quella rinnovatrice. Uno di questi dibattiti fu quello dell'identificazione o no della chiesa visibile con il corpo mistico, in maniera assoluta i tradizionalisti erano propensi all'identificazione tra la chiesa visibile e quella invisibile, la linea rinnovatrice invece non metteva limiti alla chiesa invisibile. Anche l'idea del sacerdozio dei fedeli all'epoca suonava un po' protestante. Uno degli scontri più gravi si compì sul tema della mariologia perchè l'idea originaria del concilio era di dedicare alla mariologia un documento a parte, invece un consistente numero di vescovi propendeva all'inserimento nella questione ecclesiologica. Lo scontro fu molto duro, e la maggioranza era veramente lieve per l'inserimento nell'ecclesiologia, passò quindi dopo tre votazioni per maggioranza semplice invece che per maggioranza di due terzi, alcuni in questo vedevano la fine della mariologia. Lo schema Philips si comprendeva di quattro capitoli, si approvò lo scambio di ordine tra il secondo e il terzo capitolo. Mancava il capitolo sui religiosi, ottenuto dividendo quello della santità.

  1. Il primo capitolo della Lumen Gentium prospetta la Chiesa come mistero, la Chiesa scaturisce dal disegno del Padre realizzata con l'opera del Figlio e dello Spirito Santo è annunciata sin dall'inizio del mondo preparata dalla storia di Israele, stabilita con la venuta di Cristo, manifestata dall'effusione dello Spirito Santo e avrà compimento alla fine dei tempi.

  2. Il secondo capitolo è il popolo di Dio, abbondano le citazioni bibliche, ma sottolineando l'aspetto comunitario, è la dimensione comunitaria della Chiesa, questa è l'idea che il concilio ha di Popolo di Dio. LG n.9 si ha in sintesi la carta d'identità della Chiesa.

  3. Il capitolo terzo, una volta definito il mistero della Chiesa e applicata a tutto il popolo della Chiesa se ne studiano le strutturazioni. Si comincia dall'episcopato, si affrontano la sacramentalità la collegialità e il rapporto tra vescovi e papi. Dalla consapevolezza che si tratterà poco dei presbiteri verrà fuori la Presbitorum ordinis.

  4. Il capitolo quarto è dedicato ai laici ed è la prima volta in un concilio. Il problema è dargli una definizione in positivo e non in negativo. La definizione del laico era al negativo, definito per quello che non era che non poteva fare, ora si cerca la definizione dei laici in positivo. Il Concilio fonda questo sul battesimo, c'è una teologia battesimale molto profonda che sta alla base della Lumen Gentium, dignità e missione della Chiesa si fondano sul battesimo e quindi sono condivise dai laici, inoltre si dice che partecipano al triplice munus, che prima era applicato solo ai ministri. Un altro punto importante è il proprium del laico è l'indole secolare, l'impegno nel mondo da cristiani, con cui i laici contribuiscono all'edificazione del Regno di Dio. Il proprium non significa l'esclusivo, il fatto che sia quello principalmente non vuol dire che bisogna che facciano solo quello.

    Chi è il laico nella Chiesa? È un cliente? Certo che no. Bisogna fare uscire i laici dai parametri negativi in cui erano stati rinchiusi. Sulla base del battesimo il Concilio trova un posto anche al laico, i laici condividono la condizione comune nella dignità e nella missione. Il proprium del sacerdote è che può agire in persona Christi, quale è il proprium dei laici visto che il battesimo è comune? Il laico ha un posto originale nella Chiesa, un posto suo, questo è quello che vuole far capire il Concilio, il proprium è l'impegno nel mondo, l'impegno di non far sentire la Chiesa distaccata dal mondo. Propium dobbiamo ricordarci che non significa esclusivo, il concilio ha aperto le porte anche alle attività intra ecclesiali, compreso il ministero con il diaconato permanente, apertura del concilio anche ai laici di un campo finora riservato come quello dei ministeri. Il problema qui è anche di non rendere esclusive le cose, se noi rendiamo esclusivo un compito non siamo più in ecclesiologia di comunione, come non lo è se il suo impegno esclusivo è nelle cose della Chiesa, ci si deve muovere con grande equilibrio.

  5. Capitolo 5 della Lumen Gentium è il tema della santità, tema coniugato con quello del Popolo di Dio, il tema della santità non viene tanto considerato come nota ecclesiale, ma come chiamata alla santità. Qui soprattutto ciò che interessa è la chiamata alla santità, siamo tutti chiamati alla santità, si supera il limite della chiamata alla santità solo per i religiosi. Essere Chiesa e fare la missione della Chiesa significa cercare la santità che è aperta a tutti, la Chiesa è santa per dono comune, ma si coniuga con la molteplicità delle condizioni.

  6. Capitolo 6, quello sulle articolazioni, uno sguardo sulla vita religiosa, una particolare chiamata alla santità, ma il loro compito è anche quello di essere da faro per la santità della vita di tutti. I religiosi non hanno un sacramento perchè si è sempre vista la vita dei religiosi come un approfondimento speciale della vocazione battesimale, il religioso non si estranea dalla comunità dei battezzati. Stimola la Chiesa alla ricerca della santità.

  7. Capitolo 7 parla della dimensione escatologica della Chiesa, nel primo schema non c'era neanche questa dimensione.

  8. Capitolo 8 dedicato al tema mariologico, la beata vergine è inserita nella Chiesa quale membro sovreminente e singolarissimo, inoltre sua figura e modello. Paolo VI usa il titolo “Maria Madre della Chiesa” per sottolineare che rimane Madre, che l'idea di “membro della Chiesa” poteva essere letta contro questa affermazione.

          Tutti i documenti del concilio possono essere fatti salire alla Lumen Gentium: il capitolo 1 tratta del mistero e il mistero della Chiesa trae le sue ragioni dalla Dei Verbum, e va a sfociare nella Sacramentum Concilium e quindi Ad Gentes. Il capitolo II parla del Popolo di Dio ispira quindi Orientalium Ecclesiarum, Unitatis Redintegratio, Nostra Aetate, Gaudium et Spes. Capitolo III sulle articolazioni interne, il tema dell'espiscopato di cui si parla in maniera speciale alla Christus Dominus e servirà per sviluppare un altro documento Presbyterorum Ordinis e ai futuri presbiteri è Optatam Totius. Capitolo 4 i laici, ritorna in Apostolicam Actuositatem. Capitolo 6 i religiosi viene ripreso in Perfectae Caritatis.

           La Lumen Gentium è quindi il cuore pulsante di tutto il concilio, un ecclesiologia più teologica, questo è stato ottenuto fondando un autocomprensione più misterica e meno giuridica, più attenta al mistero meno all'organizzazione giuridica, più attenta alla comunione, meno concentrata sulla gerarcologia, un'ecclesiologia più diaconale, più al servizio e meno autoreferenziale, il soggetto non è la Chiesa ma Cristo. Questi obiettivi sono stati raggiunti senza cadere negli eccessi opposti. Nel grande panorama dell'ecclesiologia ci sono autori che sono caduti negli estremi opposti, c'è la gerarcologia e c'è il populismo, una struttura appiattita senza più ministeri. Il concilio ha cercato di mediare, ma non per trovare un punto di incontro, ma perché ci sono due cose da salvaguardare che sono entrambe importanti e da non portare all'estremo. Dal concilio esce una Chiesa rinnovata non un'altra Chiesa. Grazie alla Lumen Gentium l'ecclesiologia volta pagina, in un periodo in cui si era ristretti alla categoria societaria.

          Paolo VI nel discorso di chiusura del terzo periodo manifesta la propria gioia per il concilio, e per il dono che dà alla Chiesa. Giovanni Paolo II giunge a definire la Lumen Gentium la magna carta conciliare. Elemento chiave del concilio è sicuramente la pneumatologia. A condurre la Chiesa è lo Spirito Santo, si tende a dimenticarlo, che esercita la sua azione nella Chiesa in due modi:

  1. In modo diretto, è lui che la guida e la porta avanti, la Chiesa non è nostra, non è una struttura umana, è una creatura dello Spirito Santo. Dovremmo invocarlo in tutta la vita della Chiesa, dovremo invocarlo di più. Certo bisogna saper discernere ciò che viene dallo Spirito Santo.

  2. In modo indiretto, cioè servendosi degli uomini, distribuendo tra essi ministeri e carismi. La novità qui è il recupero dei carismi, ridimensiona il concilio il loro appellativo straordinario, prima erano riservati a uomini straordinari come San Francesco. Fa posto il concilio invece ai carismi ordinari, i doni quotidiani che assicurano la testimonianza del vangelo. Si ricorda così il contributo che tutti possono dare all'edificazione ecclesiale. Carismi sono quelli che edificano la Chiesa, che aiutano la comunità a essere più Chiesa, non sono tutti i miracoli. Questi carismi dai più straordinari ai più semplici, come anche saper mettere i fiori sull'altare, saper dire una buona parola a un altro.

          Altro elemento da considerare è la carità, Dio è amore, ma certo lo Spirito Santo ha un legame particolare con l'amore, è caratteristica specifica dello Spirito Santo, questo ci viene sicuramente da Sant'Agostino, ma certo anche Rm 5,5 attribuisce l'amore allo Spirito Santo.


          La Chiesa è rinnovata e riformata dalla Lumen Gentium. Due avvertenze metodologiche: tutte le immagini del concilio hanno sempre di vista il soggetto totale, non sono mai immagini riservate a una parte della Chiesa, ai laici, ai sacerdoti, agli anziani ai giovani. Inoltre tutte le immagini del concilio vogliono innovare una nuova comprensione della Chiesa, non si vuole fare un trattato ecclesiologico, si vuole rinnovare l'immagine di Chiesa.

 

La Chiesa secondo il Concilio