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Basta sentire come stiamo dentro di
noi quando siamo in pace con il mondo, quando sentiamo scorrere dentro di
noi il bene verso una persona e come stiamo invece quando l'odio e la rabbia
hanno il sopravvento.
Il messaggio di Gesù è particolare
invece perchè arriva a dire di amare i propri nemici. Qui il sorriso sul
volto dei miei ragazzi si trasforma spesso in una smorfia di dissenso che
significa più che altro "professore ora non esageriamo". E invece no
esageriamo perchè qui il bello è proprio esagerare, il messaggio di Gesù è
bello proprio per questo, altrimenti se Gesù fosse venuto per dirci che
amare e volere bene a chi ci sta intorno dà la felicità, che un paese in
pace è più felice di un paese in guerra, poteva anche non scomodarsi a
venire giù, bastava qualcuno con un po' di senno.
Come professore, ma prima di tutto
come cristiano devo dire grazie a persone come
Antonella Leardi, lei rende più semplice spiegare la magia
dell'amore che ci insegna Gesù. Antonella è la mamma di Ciro Esposito, il
ragazzo morto il 25 giugno, era ricoverato a causa degli scontri del 3
Maggio, in occasione della finale di Coppa Italia. Io mi ritrovo qui
ammirato a contemplare l'atteggiamento di questa madre, perchè di certo ci
verranno in mente poche cose più brutte di perdere un figlio, di perderlo
ucciso da qualcuno, di perderlo per una partita di calcio, per uno sport,
per un divertimento, per un gioco. Eppure questa madre ci spiega, con i
fatti, quello che ci chiede Gesù: "amare i propri nemici".
"Io non conosco odio, non odio questa persona, non ho rancore nel mio cuore. E quando una persona non ha rancore vuol dire che ha perdonato già". In un altra intervista aveva detto "Il nome di mio figlio non deve mai più essere usato per gesti violenti e soprattutto per insulti. Lo sport deve essere una cosa bella".
Questo mentre il figlio era ancora ricoverato e lottava per la vita. Anche
ora mamma Antonella, dice: "Che il suo sacrificio non sia vano e possa
portare pace, gioia e amore", ha continuato Antonella, "Grazie
ragazzi a tutti e mantenete alta la bandiera dello sport, dei valori e di
Ciro Esposito. Non lo dimenticate mai" e ancora "Il nome di mio
figlio non deve mai più essere usato per gesti violenti e soprattutto per
insulti. Lo sport deve essere una cosa bella". Se una mamma che ha
appena perso il figlio parla di amore e crede ancora nello sport, forse
quell'amore di cui parla Gesù è realizzabile? Non è solo un utopia.
Poco prima Simona, la fidanzata del tifoso napoletano, aveva fatto un
appello: «Basta con la violenza perchè così Ciro lo uccidete due volte.
Non è stato Dio a fare questo, è successo a causa di coloro che non hanno
Dio nel cuore». Con i familiari è rimasto a lungo il cappellano del
Policlinico Gemelli, don Nunzio Currao, che presta la sua assistenza al
reparto Rianimazione e ha raccontato: "Mai una parola di astio dalla
famiglia Esposito".
Ma funziona? E' veramente questa la via per la felicità? La
scelta di Mamma Antonella è una scelta che le dà pace, siamo abituati agli
insulti, all'odio, alla rabbia, qui troviamo solo pace, e in questo
Antonella non può che essere un esempio per noi «Abbiamo tanto pregato, io e mio figlio, e dopo la preghiera, su di noi è scesa la pace»
e ancora "con Ciro abbiamo pregato, ho visto il sorriso sulle sue labbra".
Contro tutto questo stride quanto scrive la Digos di Napoli
nelle informative inviate al Viminale «Rischio di ritorsioni a medio e lungo termine» tra napoletani e romanisti.
C'è sete di giustizia sommaria. Sentimenti che, per ora, corrono sul web ma vengono presi in seria considerazione dagli inquirenti. Sotto la lente di chi sta monitorando anche i social network finsice l’hashtag: #nonfiniscecosi”. Significa: vendetta. Qualcuno ha già lanciato su twitter, rivolto ai romanisti, una minaccia: «State attenti, vi consiglio di fare i bagni ad Ostia e Fregene». Sottinteso: quest’estate non potrete girare in vacanza tranquillamente.
Il Tempo
fa un analisi inquietante:
"Ma la vendetta? Che fine hanno fatto, i proclami di vendetta? Non se ne parla «per rispetto della volontà della famiglia di Ciro», spiega chi sa come funzionano le cose in un mondo regolato da codici rigidissimi e universalmente accettati. E il primo comandamento della Bibbia Ultrà, «non sparare», è stato violato per la prima volta in Italia il 3 maggio. E così gli insulti e le minacce ora affollano solo i social network, infestati di «tastieristi», ovvero di ragazzini che si divertono, da una parte e dall’altra, a fare i gradassi. Ma qui, nel mondo «reale», qui a Napoli, in questa giornata surreale, nessuno ha voglia di gridare, insultare, offendere. C’è solo da stringersi intorno ai familiari di Ciro, alla fidanzata.
È il momento del dolore, non certo delle urla e degli insulti.
In fondo tra gli ultrà partenopei si sta facendo sempre più strada l’idea che la vera vendetta nei confronti dei romanisti si consumerà quando, dalla prima giornata del prossimo campionato, «si accorgeranno di non poter andare più da nessuna parte, in trasferta». C’è chi si lascia sfuggire frasi forti («dovranno temere la nostra ira») e chi gira intorno. Le parole dell’ultrà «old schooll» sono lucidissime: «L’hanno fatta grossa, con quegli striscioni inneggianti a De Santis apparsi nelle due curve dell’Olimpico. Hanno fatto capire chiaro e tondo che sono dalla parte di uno che ha infranto ogni codice, ogni legge ultras, sparando contro un tifoso avversario. Potevano e dovevano dissociarsi - aggiunge - e mandare un messaggio chiaro di rigetto di quel gesto. Non solo non lo hanno fatto, ma hanno inneggiato allo sparatore». Cosa significa questo? Significa che ogni partita della Roma, il prossimo anno, potrà essere un problema, un grave problema di ordine pubblico. «Dovranno giocare in una località segreta - aggiunge un altro tifoso - perché si rischia di bloccare il campionato. Ovunque andranno, troveranno solo ostilità». Non li nomina nessuno, i giallorossi. Nessuno o quasi. «Siete romanisti?» è però la domanda ripetuta agli sconosciuti. E la sensazione è che di risposta esatta ce ne sia una sola. Vendetta o non vendetta, l’odio è totale e irreversibile. Freddo e appuntito. Come una pallottola."
La vita è normalmente fatta da
catene di odio e di amore. Normalmente quando usciamo di casa e ci viene
detto qualcosa di bello nella nostra giornata viene innescata una catena
d'amore, siamo portati a regalare un gesto gentile anche noi. Quando invece
la nostra giornata si imbatte in una litigata, in qualcosa di negativo si
innesca una catena di rabbia e così saremo portati a rispondere peggio a chi
abbiamo vicino. Nel mondo ci sono tre categorie di persone. La maggioranza è
rappresentata da chi è trascinato da queste catene, da chi quando incontra
un po' di queste catene d'amore le riporta poi a chi ha intorno, ma aimè fa
lo stesso con le catene di rabbia. Poi ci sono le persone che hanno
accumulato tanta rabbia nella vita per cui non solo fanno partire
costantemente catene di rabbia, ma bloccano e interrompono anche quelle
d'amore, sono persone cupe, che stanno male, persone che hanno bisogno
d'amore, ma con il loro atteggiamento finiscono per ricevere ancora più odio
e rabbia. Poi ci sono le persone che io chiamo eroi e sono quelle che
bloccano le catene di odio e rabbia e innescano catene d'amore, trasformando
le catene di odio in catene d'amore. E di fronte a queste persone non si può
che rimanere ammirati, imparare l'insegnamento e ringraziare perchè con
persone come loro il mondo sarebbe di certo migliore. Grazie Antonella
perchè ci hai mostrato il segreto della felicità. |