Famose sono le 5 vie di San Tommaso d'Aquino, 5 vie per
dimostrare l'esistenza di Dio. Andiamo a vederle insieme proprio citando le
parole del Doctor Angelicus nella sua meravigliosa opera, La somma
teologica
(Tommaso d’Aquino, La somma teologica, Salani, Firenze, 1964, vol. I, pagg. 180, 182, 184 e 186):
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"La prima e la piú evidente è quella che si desume dal moto. È certo infatti e consta dai sensi, che in questo mondo alcune cose si muovono. Ora, tutto ciò che si muove è mosso da un altro
[..] È dunque impossibile che sotto il medesimo aspetto una cosa sia al tempo stesso movente e mossa, cioè che muova se stessa. È dunque necessario che tutto ciò che si muove sia mosso da un altro. Se dunque l’essere che muove è anch’esso soggetto a movimento, bisogna che sia mosso da un altro, e questo da un terzo e cosí via. Ora, non si può in tal modo procedere all’infinito perché altrimenti non vi sarebbe un primo motore, e di conseguenza nessun altro motore, perché i motori intermedi non muovono se non in quanto sono mossi dal primo motore, come il bastone non muove se non in quanto è mosso dalla mano. Dunque è necessario arrivare ad un primo motore che non sia mosso da altri; e tutti riconoscono che esso è Dio"
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"La
seconda via parte dalla nozione di causa
efficiente. Troviamo nel mondo sensibile che
vi è un ordine tra le cause efficienti, ma
non si trova, ed è impossibile, che una cosa
sia causa efficiente di se medesima; ché
altrimenti sarebbe prima di se stessa, cosa
inconcepibile. Ora, un processo all’infinito
nelle cause efficienti è assurdo. Perché in
tutte le cause efficienti concatenate la
prima è causa dell’intermedia, e
l’intermedia è causa dell’ultima, siano
molte le intermedie o una sola; ora,
eliminata la causa e tolto anche l’effetto:
se dunque nell’ordine delle cause efficienti
non vi fosse una prima causa, non vi sarebbe
neppure l’ultima, né l’intermedia. Ma
procedere all’infinito nelle cause
efficienti equivale ad eliminare la prima
causa efficiente; e cosí non avremo neppure
l’effetto ultimo, né le cause intermedie:
ciò che evidentemente è falso. Dunque
bisogna ammettere una prima causa
efficiente, che tutti chiamano Dio"
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"La terza via è presa dal possibile [o
contingente] e dal necessario, ed è questa.
Tra le cose noi ne troviamo di quelle che
possono essere e non essere. Ora, è
impossibile che tutte le cose di tal natura
siano sempre state, perché ciò che può non
essere, un tempo non esisteva. Se dunque
tutte le cose [esistenti in natura sono tali
che] possono non esistere, in un dato
momento niente ci fu nella realtà. Ma se
questo è vero, anche ora non esisterebbe
niente, perché ciò che non esiste, non
comincia ad esistere se non per qualche cosa
che è. Dunque, se non c’era ente alcuno, è
impossibile che qualche cosa cominciasse ad
esistere, e cosí anche ora non ci sarebbe
niente, il che è evidentemente falso. Dunque
non tutti gli esseri sono contingenti, ma
bisogna che nella realtà vi sia qualche cosa
di necessario. Ora, tutto ciò che è
necessario, o ha la causa della sua
necessità in un altro essere oppure no.
D’altra parte, negli enti necessari che
hanno altrove la causa della loro necessità,
non si può procedere all’infinito, come
neppure nelle cause efficienti secondo che
si è dimostrato. Dunque bisogna concludere
all’esistenza di un essere che sia di per sé
necessario, e non tragga da altri la propria
necessità, ma sia causa di necessità agli
altri. E questo tutti dicono Dio"
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"La quarta via si prende dai gradi che si riscontrano nelle cose. È un fatto che nelle cose si trova il bene, il vero, il nobile e altre simili perfezioni in un grado maggiore o minore. Ma il grado maggiore o minore si attribuiscono alle diverse cose secondo che si accostano di piú o di meno ad alcunché di sommo e di assoluto; cosí piú caldo è ciò che maggiormente si accosta al sommamente caldo. Vi è dunque un qualche cosa che è vero al sommo, ottimo e nobilissimo, e di conseguenza qualche cosa che è il supremo ente; perché, come dice Aristotele, ciò che è massimo in quanto vero, è tale anche in quanto ente. Ora, ciò che è massimo in un dato genere, è causa di tutti gli appartenenti a quel genere, come il fuoco, caldo al massimo, è cagione di ogni calore, come dice il medesimo Aristotele. Dunque vi è qualche cosa che per tutti gli enti è causa dell’essere, della bontà e di qualsiasi perfezione. E questo chiamiamo Dio"
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" La quinta via si desume dal governo delle cose. Noi vediamo che alcune cose, le quali sono prive di conoscenza, cioè i corpi fisici, operano per un fine, come apparisce dal fatto che esse operano sempre o quasi sempre allo stesso modo per conseguire la perfezione: donde appare che non a caso, ma per una predisposizione raggiungono il loro fine. Ora, ciò che è privo d’intelligenza non tende al fine se non perché è diretto da un essere conoscitivo e intelligente, come la freccia dall’arciere. Vi è dunque un qualche essere intelligente, dal quale tutte le cose naturali sono ordinate a un fine: e quest’essere chiamiamo Dio"
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