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Viaggio nella Passione |
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Tema |
Riassunto |
Il viaggio verso Gerusalemme in Luca è uno solo e segna la svolta dalla sua missione in Galilea verso il suo destino a Gerusalemme, Gesù indurisce il volto deciso e va verso Gerusalemme. Gesù in Galilea aveva trovato chi lo amava e chi lo odiava e molti indifferenti. Una grande folla, Gesù chiede qualcosa di più, invita a un salto di qualità e c'è la rottura con la Galilea. Gesù vuole sottrarsi a ogni interpretazione magica e politica, e scappa sempre quando stanno interpretando in questo modo la missione di Gesù. Il messia umile e sofferente che si rivelerà a Gerusalemme non è il messia che voleva Israele, un messia appeso al legno, non può essere un vero messia. Gesù indurisce il volto e va verso Gerusalemme, va incontro al suo destino. La fede della Chiesa ha certamente aiutato a comprendere la passione, ma c'è uno zoccolo storico che si vede anche dal criterio dell'imbarazzo, gli apostoli non ne escono affatto bene e sono i capi delle comunità primitive. La morte di Gesù non è una necessità ineluttabile, ma il coerente sviluppo del suo stile di vita, è una scelta che richiede molto sacrificio, Gesù chiede se è possibile allontanare questo calice. La morte di Gesù coincide con la sua esaltazione e glorificazione.
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Ultima cena e |
La morte in croce di Gesù porta salvezza e compimento, è un evento di salvezza e un evento escatologico. Qui c'è il dato storico più ampio tutti i vangeli sono concordi, certo ci sono delle differenze, ma la sequenza è la stessa. Ciò che interessava non era una biografia, ma un'annuncio, non la storia, ma il messaggio, tanto è vero che Paolo non narra la storia di Gesù, interessa il messaggio. Questo non vuol dire che non esista una vicenda storica, tutto parte dal fatto storico. Fare memoria è tipico dell'Antico Testamento nei sacrifici di lode si faceva memoria di ciò che il Signore aveva fatto lungo la storia della salvezza. Il fare memoria vuol dire ridare vita a quell'evento in modo che abbia influenza anche nell'oggi. Nell'ultima cena rivive l'evento salvifico di Cristo. Non servono i sacrifici ma si fa memoria dell'unico sacrificio di Cristo, non ci sono più barriere di purità. La prima Lettera ai Corinti è il primo testo che parla dell'eucarestia, forse come tradizione è il testo più antico in assoluto del Nuovo Testamento. La mira di questi racconti non è biografica, ma si basa su un evento storico che non conviene alle prime comunità, di solito la storia non la scrivono i vinti, Gesù morto sulla croce non è di certo l'esempio della vittoria, nè della gioia che sperimentavano le comunità cristiane. Nella passione ci sono due tradizioni che si incontrano: quella cultuale e quella testamentaria. All'interno della tradizione cultuale c'è la tradizione antiochena e quella marciana: quella antiochena insiste insiste sul dono di Gesù e sulla nuova alleanza, l'orientamento marciano invece vede il compimento dei sacrifici espiatori, l'unico sacrificio è quello del Servo di Jahvè che compie la nuova alleanza. Nella tradizione testamentaria l'annuncio cade invece sul comandamento nuovo: l'amore. I primi cristiani nell'eucarestia fanno memoria della morte e resurrezione di Gesù. Nei racconti della passione si incontrano diverse tradizioni, le comunità erano diverse e i narratori diversi.
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Il racconto della Passione |
La storicità dei racconti della passione è confermata dal contrasto tra la gioia che vivevano le comunità cristiane, e il racconto pieno di sofferenza e dolore di un uomo che sembra sconfitto. Inoltre le somiglianze sono molte, c'è una linea continua, nonostante le differenze che ci sono tra i vari scritti, ognuno con una sua intenzione. Nel Getsmani Gesù vuole evitare questo calice, non è solo la passione che dovrà sostenere, non è solo la paura della morte e della sofferenza, che umanamente ha, Luca dice che suda sangue, è come se iniziasse la passione già da qui, c'è anche il profeta Gesù, che vede fallita la sua missione, non ascoltato, i suoi apostoli più fidati non capiscono il momento, non riescono a pregare con lui. Nell'arresto di Gesù salta agli occhi la sua non violenza anche di fronte all'arresto, Gesù creava dei problemi, criticava i sacrifici apertamente, anche i farisei lo facevano, ma non in pubblico, criticava il Tempio e tutto ciò che ci girava intorno, era un uomo scomodo. Non tutto il Sinedrio era contro Gesù ma alla fine prevale la maggioranza. Le regole del Sinedrio sono molto rigide e i testimoni non concordi in questo modo Gesù non può essere condannato, interviene allora il Sommo Sacerdote che inizia a interrogarlo, e Gesù si autoaccusa, si dice non solo essere il messia, ma il Figlio dell'uomo che siede alla destra del Padre, questa frase nel suo insieme vuol dire porsi allo stesso livello di Dio, inconcepibile, non c'è più bisogno di nessun processo. Si può fare uno strappo alla regola in questo caso e condannarlo subito a morte Ma i giudei non avevano alcun potere di condannare a morte, per questo vanno da Pilato, che capisce subito l'innocenza di Gesù e cerca di salvarlo in tutti i modi. Ma viene ingannato dalla folla, che dà a Pilato il motivo da cui non può tirarsi indietro, lo presenta come un nemico di Roma, che se Pilato non condanna diventa anc'esso un nemico di Cesare. Per quanto riguarda la morte, Marco riporta un racconto sobrio ma con molti nomi, addirittura i figli di Simone di Cirene, che erano probabilmente ancora vivi e potevano testimoniare, quindi è un dato in più di storicità. In Matteo ci sono altri segni, il velo del Tempio si squarcia, i giusti risorgono. Luca invece fa vedere Gesù come un martire paziente, in lui grande attenzione è all'innocenza di Gesù. In Giovanni abbiamo invece la rivelazione dell'amore di Dio, c'è già tutta la gloria della resurrezione nella croce. La morte di Gesù ha un senso soteriologico, di salvezza, c'è tutto l'Antico Testamento dietro questa affermazione. Gesù ci riscatta come il Goel che era il parente prossimo che riscattava dalla schiavitù un proprio parente, fratello. Nell'Antico Testamento già il Goel era Dio per il suo popolo, Gesù così come il Goel ci riscatta dalla schiavitù del peccato. Non tanto con la morte che è lo strumento, ma con la sua oblazione, con il dono totale di sè. Nella apparizioni del Risorto importante vedere l'oggettività dell'avvenimento "fu visto" non è la fede a creare la resurrezione, ma la resurrezione a suscitare la fede, certo sono eventi che non si possono spiegare scientificamente, c'è sempre bisogno di fede per accoglierli. C'è il riconoscimento il risorto è lo stesso Gesù terrestre. C'è una rivelazione nel Gesù risorto, tutto si chiarisce e c'è una missione che ne segue, la missione apostolica, l'annuncio della presenza di Dio tra di noi. |