Ci troviamo di fronte a un racconto molto ampio e dettagliato tanto che
qualcuno ha potuto affermare che i vangeli sono un racconto sulla passione
con un ampia introduzione. Questo fa si che la storicità del racconto è
confermata, anche la contrapposizione tra la gioia in cui risplendevano le
comunità cristiane e i racconti di questi avvenimenti non felici, perchè
insistere su questi argomenti quando la comunità viveva la gioia? Facendo
d'altronde una non bellissima presentazione degli apostoli che erano a capo
delle comunità.
La storia di Gesù è una storia
situata, è qui che lo capiamo più di prima. Questa insistenza su tanti
particolari fa capire che da questa vicenda dipende tutto il significato
della storia di Gesù. Da questa vicenda dolorosa nasce un messaggio di
salvezza per tutti per sempre. Mai come in questo caso vale il criterio
della molteplice attestazione, c'è una convergenza su tante cose, anche se
ogni evangelista dà un suo tocco originario. In negativo diciamo che questi
racconti non sono ne cronaca, né biografia, né catechesi, anche se questi
elementi certamente si ritroveranno ma non in senso completo.
Non sono cronaca perchè
altrimenti si noterebbero delle imprecisioni: Luca non parla di una seduta
notturna del processo di Gesù davanti al
sinedrio, se fosse una cronoca in
senso puro ci sono delle imprecisioni, tuttavia lo zoccolo duro del racconto
è sicuro. Non è biografia, perchè non ci
parla dei sentimenti, solo Luca ci dice qualcosa del dolore, non sono quindi
una biografia in senso stretto. Come anche non sono una
parenesi, un'esortazione, non vogliono essere esempi edificanti da seguire,
da suscitare una pietà popolare. Si tratta di una storia scritta
con un annuncio, un annuncio che racconta. Lo scopo non è quello di
raccontare per fare cronaca, ma raccontare per rafforzare la fede, in vista
di un adesione a Cristo, ci troviamo ancora una volta di fronte al genere
letterario unico che si chiama vangelo.
Nei racconti dei vangeli tanti
conti tornano, la cornice che ha intorno è una cornice reale e credibile. Ci
dicono le cose con sincerità e verità. C'è un intento
apologetico,
giustificare la fede di fronte al pregiudizio giudaico, vogliono dire ai
giudei che questo messia crocifisso è morto per tutti. Dovevano affrontare
il pregiudizio dell'interpretazione del Deuteronomio, maledetto è per loro
l'uomo che pende dal legno.
La storiografia ufficiale narra
in genere le gesta dei vincitori non quella dei vinti, nasconde la realtà
dell'insuccesso, i vincitori devono apparire sempre in una certa cornice.
Che interesse poteva avere la comunità primitiva a raccontare di uno
sconfitto sulla croce? Una comunità che viveva il contesto esaltante di un
Cristo vivo nella cena eucaristica, si vive un momento esaltante, che senso
ha raccontare questi fatti?
Come si formano questi
racconti?
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La prima pista ha voluto vedere nei quattro racconti evangelici un
substrato comune chiamato premarciano al quale tutti gli altri testi
avrebbero attinto. Matteo e Luca dicono la stessa cosa di Marco, ma con una
caratteristica propria di ciascuno, Giovanni riporta i fatti fondamentali.
Se ci si mette a vedere bene versetto per versetto non si possono negare
queste infinite somiglianze tra di loro. È evidente che c'è un'intezionis
autoris ma è impossibile negare questo substrato comune. Questo
racconto premarciano deve essere nato nel contesto della cena, questa
ipotesi è al quanto verosimile, cioè che quando si radunavano per la cena,
oralmente si trasmettesse il racconto della passione, si raccontavano le
cose che erano accadute, certo anche se dettagliato questo racconto
orale poi passando di bocca in bocca hanno subito delle sfumature diverse.
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La seconda ipotesi è quella che
ritiene che la formazione dei racconti della passione non differisce da
quella delle altre pagine dei vangeli. Ogni singolo evangelista può aver
raccolto dati sparsi, frammenti e uniti secondo una teologia propria, i
racconti evangelici rispecchiano l'intenzione dei vari autori.
Di certo poi questi racconti rispecchiano poi l'intenzione dei vari autori
che sono diverse:
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Nel racconto della passione
tipico di Marco l'intento è di portare alla professione di fede i non
credenti insieme al centurione romano che ai piedi della croce riconosce in
Gesù il Figlio di Dio, Marco inizia con “il Vangelo di Gesù Figlio di Dio” e
termina facendo annunciare al centurione il fatto che Gesù è Figlio di Dio.
Gesù nella sua passione impressiona per il suo silenzio, parla poche volte,
quando si dichiara Figlio dell'uomo di fronte al
sommo sacerdote, davanti a
Pilato quando accetta il titolo re dei giudei, e nella preghiera al Padre
sulla croce. In Marco la croce è scandalo e paradosso.
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Matteo ha di fronte i giudei
che si sono convertiti al cristianesimo, ma che rimangono giudei, faticano
non poco a accordare il vecchio con il nuovo, Matteo fa vedere nel quadro
del suo evangelo come da una parte c'è l'infedeltà del popolo dell'alleanza,
e dall'altra l'accoglienza di un popolo che ne prende il posto ed è l'assemblea dei
credenti, la Chiesa. Il Gesù della passione e morte di Matteo è il Gesù che
adempie e compie le scritture. Mentre per i giudei morire in croce era
inimaginabile, contro le stesse Scritture, invece Matteo fa vedere come è secondo le scritture,
in sintonia e non contro. Fa inoltre vedere un Gesù cosciente di essere
Figlio di Dio e nonostante ciò non allontana la sua morte in croce. Con la
morte di Gesù inizia una nuova era, questo particolare è prevalentemente di
Matteo, tanto che ci sono particolari come il terremoto, le tombe che si
scoperchiano, i morti risuscitano, c'è un intento redazionale, far vedere
che la morte in croce ormai ha compiuto il
Regno.
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Luca scrive per gli ellenisti,
descrive la passione come un cammino doloroso, ci vuol far vedere come anche
noi possiamo camminare nella croce di Gesù, il discepolo può seguirlo anche
nei suoi sentimenti interiori, è l'evangelista che pone più attenzione a
questi dati è l'unico che afferma che Gesù suda sangue. Fa capire come
questa sofferenza terribile iniziava a rompere il cuore di Cristo. Luca dice
ai discepoli di Emmaus che si adempiono le scritture, non è quello
l'interesse fondamentale, ma quello di far vedere la bontà e l'umanità di
Gesù. Noi capiamo il Gesù di Luca da alcuni particolari di grande affetto
che avvengono nell'intimo di Gesù: la lotta interiore di Gesù nel Getsemani,
la lotta contro il diavolo che l'aveva abbandonato a
Gerusalemme, solo Luca
dice che l'aveva lasciato per tornare al momento opportuno, che è questo. La
tentazione diabolica si esprime come attraverso delle voci fuori campo, per
Luca la passione è l'ultima battaglia dalla quale Gesù esce vincitore. Gesti
di grandi tenerezza e squisita umanità, gli sguardi di Gesù e Giuda si
incrociano, c'è uno sguardo benevolo di Gesù a Giuda, c'è l'orecchio
ridonato al servo, l'incontro con il Pietro traditore, le donne che piangono
per lui, il ladrone buono, Gesù entra in paradiso con un ladro. Con la sua
bontà muore sulla croce ma con senso di affidamento “padre nelle tue mani
consegno il mio spirito”. Luca ha invitato i discepoli a entrare nella
passione di Gesù a riconoscere insieme a Pietro la propria debolezza. Simone
di Cirene diventa l'emblema del discepolato.
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Per Giovanni la passione è il
viaggio trionfale di Gesù verso il Padre. Giovanni coglie la portata
escatologica e soteriologica di ciò che sta accadendo.
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