TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

 

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Parabole

 

          Gesù ha parlato oltre che con le beatitudini con altri loghia, e con le parabole. Le parabole rappresentano una parte non indifferente del discorso di Gesù. Le parabole non sono soltanto dei modi di dire, come l'apologo di Agrippa per far vedere che lo stato ha bisogno di varie membra, oggi si studiano le parabole soprattutto come un evento linguistico. Il linguaggio appartiene a un modo di fare conoscitivo, oggi che siamo nell'epoca della comunicazione vediamo come il linguaggio di Gesù apre a nuovi orizzonti, la parabola è una forma linguistica per cui si viene a capo di una nuova convinzione, il linguaggio introduce la possibilità di una nuova interpretazione della realtà e inoltre rimanda a una decisione pratica. Una delle caratteristica delle parabole è questo fare pratico, Gesù ha fatto largo uso delle parabole per annunciare il Regno, questo non perchè parlava a persone incolte, ma parlava a tutti in parabole. Parlava in parabole per farsi capire? Ma Gesù non è un dottore della legge, non è un filosofo, si è vero è un Rabbì ma lo è in modo particolare, si legavano molto alla sacra scrittura, le parabole invece non si richiamano all'Antico Testamento. La parabola porta una nuova interpretazione e porta a una pratica. La parabola è ciò che di più interattivo esiste, non si può ascoltare la parabola e fare come si vuole, non si entra nella parabola in questo modo.

          È simbolica la parabola, simbolico è qualcosa che va al di là di ciò che è sparso. Perchè quel credo che recitiamo viene chiamato simbolo? È un raccogliere insieme perchè in queste tessere c'è innanzi tutto un'ordine, simboli che esistevano preesistenti organizzati, ma contengono altro: “credo in Dio Padre onnipotente” in che senso? Lo devo leggere nei vangeli, c'è altro dietro. Simbolo è quindi qualcosa che rimanda a un significato ulteriore. Il segno ha qualche cosa di maggiormente univoco, se qualcuno porta la croce sulla giacca, in genere vuol dire che è un sacerdote, il segno è più che altro l'aspetto univoco, accettato da tutti di un qualcosaltro, ci sono dei segni che appartengono al linguaggio comune. Il semaforo è un segno, è accettato da tutti che quando è rosso bisogna fermarsi. Il simbolo richiama qualcosa di anche più spirituale, se vedo la bandiera italiana dico che è non solo segno, ma simbolo della nazione, se sono patriottico ci vedo qualcosa di più di un segno. L'acqua del battesimo è un simbolo della grazia del battesimo, certo è difficile stabilire la distinzione tra segno e simbolo. La bandiera italiana è soltanto il segno che siamo in Italia per alcuni può essere qualcosa di più. Le parabole usano dei segni, ma soprattutto dei simboli. Il linguaggio delle parabole è sui generis, noi utilizziamo anche la metafora e l'allegoria che sono linguaggi simbolici, ma la parabola è più di una metafora e non è un allegoria.

          Nella Bibbia ci sono molte allegorie, alcune vengono anche utilizzate in senso parabolico, allegoria deriva da parlare esprimersi altrimenti. Significa esprimersi in modo diverso rispetto al senso letterale, l'allegoria è una forma retorica (la retorica è l'arte del dire) che rappresenta idee e concetti attraverso immagini e figure con significato diverso da quello letterale, l'allegoria quindi è una costruzione letterale. Ci si mette a costruire qualcosa di nuovo e di diverso. Il racconto del buon pastore è una costruzione letteraria, Gesù non è un pastore, è un immagine allegorica. Nell'Antico Testamento ci sono ad esempio nel profeta Ezechiele o  in Geremia: la visione delle ossa morte di Ezechiele, che cosa rappresenta? Si riferiva al fatto che Israele era schiavo in Babilonia e adesso ritorna in patria, lo strumento per raccontare questo è l'allegoria delle ossa morte. Se questa è l'allegoria, costruzione letteraria per dire qualche cosa di altro che cos'è la paraola? La parabola appartiene anch'essa a un linguaggio simbolico, rimanda ad altro, il segno lo riconoscono tutti, il simbolo ha anche una parte di soggettivita, la parabola veicola un senso letterale, diversamente dall'allegoria la parabola crea una comparazione a volte nel testo scritto: il sacerdote, il levita il samaritano, altre volte invece è verso l'interlocutore, se tu ti adegui all'nsegnamento della parabola avrai capito il significato. Questa comparazione spinge poi ad un'azione, la parabola è quanto di più interattivo potesse inventare, se non ci metti del tuo non la capisci.

          Altro linguaggio è la metafora, metafora deriva da portare oltre, portare oltre il significato letterario, chiaro che anche la metafora è quindi un linguaggio simbolico, ci apre ad altri sensi. La metafora appartiene a una forma retorica, un'arte del dire che consiste nel sostituire una parola con un'altra in base a un rapporto di palese o intuitiva analogia tra i significati letterali. La metafora è quindi essa stessa analogia? Se dico “lo Spirito Santo è fuoco” uso un linguaggio sia metaforico che analogico, c'è analogia tra lo Spirito e il fuoco, ma l'analogia è un linguaggio letterale, ha una componente simbolica ma parte dal senso letterale, se dico che Dio è essere dico un'analogia, poi posso dire in che modo. L'analogia ha un linguaggio abbastanza astratto, la metafora più concreto. Nelle parabole ci sono degli esempi metaforici, ma il linguaggio della metafora è un andare oltre per rimandare a qualcosaltro, nella parabola si tratta di un linguaggio comparativo a partire dal quale si comprende la parabola stessa, nella parabola i vari particolari si comprendono nel tutto e la parabola ha sempre come esito il fatto di interpellare l'interlocutore, la parabola ti coinvolge nel racconto, la metafora è un linguaggio per dire una cosa, la parabola per operare.

          Per i rabbini la parabola era uno strumento sussidiario, diventa il mezzo privilegiato per parlare del Regno, i vangeli sono disseminati di parabole, non è solo un appoggio sussidiario per spiegare la Sacra Scrittura, il modo di raccontare le parabole di Gesù è del tutto originale:

  1. prima caratteristica è che la parabola ha un forte significato di prassi, non trasmette idee religiose, ma un comportamento da eseguire. Gesù non è primariamente un didatta, non è un professore, non è un maestro di scuola. Trasmette comportamenti. A volte nel raccontare le parabole vede il comportamento degli uditori, altre volte il comportamento di Dio. Ci sono delle parabole in cui il comportamento di Dio è messo vicino al comportamento di Gesù, soprattutto quando è vicino ai peccatori.

  2. Seconda caratteristica ha una funzione dialogica, è sempre riferita all'interlocutore, la metafora e l'allegoria non interpellano di per sè sempre l'interlocutore. Perchè Gesù usa questo carattere dialogico? Non perchè sono incolti i suoi ascoltatori, ma perchè vuole evitare il dissenso aperto, così si ha un dissenso velato, tutta l'attenzione si sposta sul confronto tra due comportamenti, Gesù non guarda tanto al perchè l'interlocutore la pensa in modo diverso, Gesù è un grande mediatore, Gesù sembra concedere un po' di dissenzo all'interlocutore per portarlo a una verità più grande, si mettono a confronto due comportamenti quello dell'interlocutore e quello di Gesù, sembra concedere un punto di vantaggio all'interlocutore, per poi rovesciare il tutto.

  3. Le parabole traggono la loro forza persuasiva più dall'esperienza che dalla capacità logica delle persone. Le parabole fanno leva sull'esperienza legata a un comportamento concreto, individuale o collettivo, dietro il racconto delle parabole evidentemente c'è l'esperienza vitale di Gesù. Gesù è una persona che vive la vita e trasferisce questo stile vitale, questa esperienza religiosa e la riflette in questo linguaggio che è esperienziale

          Il linguaggio utilizzato da Gesù tende a far vedere come si instaura il Regno, non si manifesta violentemente ma ha una sua gradualità, Gesù come buon pedagogo sa aspettare, c'è uno sviluppo del Regno, c'è una semina, c'è bisogno di un po' di tempo per raccogliere, e poi c'è un compimento, un raccolto. Il Regno di Dio non si percepisce subito ma è vero.

          Poi ci sono le parabole della crisi, in senso di discernimento o del giudizio. È arrivato il tempo del discernimento, sono le parabole che fanno vedere il comportamento dell'uomo in questo tempo, c'è l'agitazione nell'arrivo del momento importante. Il Regno sta per venire quindi l'invito alla vigilanza, queste parabole sono soprattutto di Matteo e collocate alla fine dei tempi, non guardiamole con l'aspetto moralistico, non in questo modo, non è darsi da fare perchè sta arrivando la fase finale, il significato principale è quello escatologico, se viene il Regno ci deve essere un'attesa. Vanno lette nel significato ultimo, il Regno è ormai vicino bisogna vivere questa attesa.

          La parabola del Figliol prodigo è la più lunga del vangelo, ci fa comprendere qual è il comportamento singolare di Gesù, capire chi è Gesù attraverso questa parabola, possiamo avere una linea guida, le parabole di Gesù sono un passo avanti per scoprire la sua identità. In questa fase gesuana si mostra già la cristologia di Gesù, c’è già la riflessione sul chi. Gli storici e gli esegeti cercano di ricavare il nucleo storico e di come abbia riflettutto poi la fede cristiana su questo dato storico. Gesù naturalmente è uno solo e lo comprendiamo attraverso la fede della Chiesa, ma qui vogliamo dire che in questo caso la Chiesa ha riconosciuto quello che era lo stile di Gesù il suo comportamento. Questo stile di Gesù è lo stile di uno che viene da Dio, non c’è il termine incarnazione, ma lo stile vitale che usa e il suo comportamento è il comportamento di qualcuno che viene da Dio. Gesù ci rivela un volto nuovo di Dio, che va al di là di quello che gli ebrei di quel tempo intendevano. I migliori studiosi delle parabole dicono che in questa parabola vi è un indice fortissimo di carattere cristologico-teologico, la parabola ci vuole manifestare l’identità di Gesù perché tramite questa si manifesta l’identità cristiana. Il Gesù che accosta i peccatori, in maniera originale rispetto ai Rabbì del tempo, mostra la totale disponibilità di Dio al perdono e alla grazia del condono del peccato. L’evangelista Luca mette l’accento sul pasto condiviso che è come una conseguenza di tutto ciò, questa gioia è la stessa gioia del Padre, tanto che si dice che vi sarà più gioia in paradiso per un peccatore convertito che per 99 giusti. Questo non significa che non gli interessa niente dei giusti, ma è preoccupato della persona che si perde perché ha riacquistato un figlio che aveva perduto.

          Attraverso il comportamento del Padre della parabola vogliamo capire il comportamento di Gesù. La parabola ha un tono di prassi eccezionale, Gesù ritaglia degli episodi dalla vita normale e li fa diventare prassi di conversione per noi. Gesù racconta qualcosa che è successo o può succedere e quindi le parabole diventano un esegesi del suo comportamento. Gesù destava scandalo, e questo scandalo avrà due profili, un profilo dogmatico e uno sociale politico, per questo avviene l’eliminazione di Gesù: da un punto di vista dogmatico Gesù sta fuori dalla ortodossia e da un punto di vista sociale Gesù insegna cose che non bisognava insegnare e destabilizza un certo ordine costituito, certamente sovverte alcuni punti fondamentali della religione del Tempio. Gli uomini pii e religiosi venivano considerati puri, rispetto agli altri che venivano considerati peccatori, i pubblicani erano pubblici peccatori, addirittura non gli si poteva stringere la mano, Gesù non avrebbe dovuto quindi famigliarizzare con peccatori e pubblicani, questo inclinava una certa immagine di Dio e certi privilegi che gli osservanti in Dio accampavano. È la legge di Mosè in sé stessa che creava una società in caste? No, ma l’applicazione della legge si, uno che non faceva le abluzioni o i riti di purità veniva visto con sospetto, trattato diversamente, Gesù va incontro a certi tipi di categorie. In Giovanni Battista il discorso della conversione precede la remissione dei peccati che è compimento del Regno nell’ultimo giorno, Gesù ora rimette i peccati e dice che il cammino di grazia viene prima del cammino di conversione, Gesù mostrava di fatto un Padre che non fa privilegi anzi è portato a gioire per il riscatto di anche un solo peccatore.

          Il giusto che ha capito male il cammino di conversione è il fratello maggiore, l’emblema di colui che ha pretese di fronte a Dio e non lo riconosce Padre, soprattuto non lo riconosce Padre di chi sbaglia. Il Padre è padre dell’uno e dell’altro e la non accettazione dell’altro significa non comprensione di Dio allora il fratello maggiore è l’emblema del giusto che accampa dei diritti di fronte a Dio Padre. Tutti e due i figli della parabola hanno una concezione errata della figura del Padre, il Figliol prodigo perché dice di non essere più degno di essere chiamato suo figlio., ha una concezione del Padre come di colui che punisce se ha sbagliato. Ma il figlio maggiore non è più capace di chiamare Padre suo padre, lo considera padre del fratello unicamente. È l’atteggiamento del fratello maggiore che non vuol riconoscere che Dio Padre è padre anche del fratello che ha sbagliato, questo è l’atteggiamento quindi peggiore. Il messaggio di Gesù è che non si può comprendere Dio come Padre se allo stesso tempo non si accetta il fratello come figlio dello stesso Padre. Le parabole attengono ad una prassi, se fai come la parabola dice, hai capito quale è l’identità di Gesù e di Dio, quindi sei cristiano, altrimenti non lo sei. Qui la parabola è chiarissima, se vuoi comprendere Dio come Padre devi comprendere il fratello come tuo fratello e quindi riconoscere il peccatore come figlio del Padre, figlio allo stesso titolo dello stesso Padre. L’esito della parabola, il far festa, diventa emblematico dello stile di Gesù che non disdegnava il convito con i peccatori, quello che Gesù qui ha detto è quello che faceva nella sua prassi. In conclusione nessuno può avere diritti reconditi davanti a Dio perché i presunti diritti verso Dio diventano diritti contro i nostri fratelli, il giusto presuntuoso non riconosce Dio come suo Padre perché nello stesso tempo rifiuta che sia Padre del fratello che ha sbagliato. Gesù davvero ci ha insegnato una nuova immagine del volto di Dio, Gesù vuole cambiare i rapporti umani, ci mostra un Padre che ama senza calcoli e la paternità di Dio genera rapporti nuovi tra gli uomini al punto che la negazione della fraternità compromette la gioia del perdono anzi riduce in misera schiavitù. La condotta di Gesù è la forma storica concreta del Dio che salva, questo è il succo delle parabole di carattere teologico-cristologico.

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